VALLONE, Raf

Enciclopedia del Cinema (2004)

Vallone, Raf (propr. Raffaele)

Gabriella Nisticò

Attore teatrale e cinematografico, nato a Tropea (Catanzaro) il 17 febbraio 1916 e morto a Roma il 31 ottobre 2002. Si impose come figura attoriale del Neorealismo con personaggi di umili condizioni ma di specchiata e vigorosa onestà in ruoli prevalentemente drammatici, come per es. in Il cammino della speranza (1950) di Pietro Germi. Di fisico prestante, bruno con occhi chiari, i tratti decisamente meridionali, lo sguardo intenso, la sua recitazione di sicura personalità, pur raggiungendo poi con il tempo la maturità espressiva, emerse subito in Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis, nel ruolo antagonista rispetto al piccolo malvivente. Nel 1962 si aggiudicò il David di Donatello come miglior interprete di Vu du pont (Uno sguardo dal ponte) di Sidney Lumet.

Figlio di un avvocato, conseguite le lauree in lettere e poi in filosofia a Torino, dove la famiglia si era trasferita dalla Calabria, intraprese i lavori più vari, da calciatore militante nella squadra giovanile del Torino a giornalista sulle pagine del quotidiano comunista "l'Unità". Aveva iniziato a recitare da dilettante in spettacoli teatrali durante il periodo universitario e aveva esordito nel cinema con una piccola parte in Noi vivi ‒ Addio Kira (1942) di Goffredo Alessandrini; fu scoperto nel 1949 da Giuseppe De Santis mentre il regista stava effettuando un sopralluogo in Piemonte per Riso amaro. L'esperienza teatrale di V. colpì De Santis che costruì per lui un personaggio che si attagliava al suo tipo fisico: V. si calò con disinvoltura nella parte del sergente dal cuore d'oro, rivale del bel mascalzone (Vittorio Gassman) nell'amore per la splendida mondina (Silvana Mangano). De Santis lo volle anche protagonista di Non c'è pace tra gli ulivi (1950), in cui impersona un padre di ritorno dopo la guerra nel suo paese, dove si vendica di un pastore che aveva ridotto i suoi congiunti sul lastrico. Recitò con Gina Lollobrigida in Cuori senza frontiere (1950) di Luigi Zampa, e nello stesso anno fu tra i minatori siciliani protagonisti del film di Germi Il cammino della speranza, sul set del quale conobbe Elena Varzi (n. a Roma nel 1920), sua futura moglie. Con lei al fianco V. interpretò altri film, dall'unica opera di Curzio Malaparte, Il Cristo proibito (1951), sino a Roma, ore 11 (1952) di De Santis e a Los ojos dejan huellas (1952; Uomini senza pace) diretto da José Luis Sáez de Heredia. Ebbe quindi modo di lavorare con Mario Soldati (Le avventure di Mandrin, 1952), con Alberto Lattuada (Anna, 1951) e di ricoprire il ruolo di Giuseppe Garibaldi in Camicie rosse ‒ Anita Garibaldi (1952) di Alessandrini e, nello stesso anno, quello del centravanti in Gli eroi della domenica di Mario Camerini. Fece alcune sortite nella commedia segnalandosi in Il segno di Venere (1955) di Dino Risi e in La spiaggia (1954) e Guendalina (1957) di Lattuada. Grazie al consolidamento della sua fama come attore del Neorealismo, V. valicò i confini per cimentarsi in Francia sotto la direzione di Marcel Carné (Thérèse Raquin, 1953, Teresa Raquin, con Simone Signoret), di Christian-Jaque (episodio Lysistrata del film collettivo Destinées, 1954, Destini di donna), di Jean Delannoy (Obsession, 1954, Domanda di grazia); in Spagna per la regia di Juan Antonio Bardem (La venganza, 1959, Ho giurato di ucciderti).

Accanto a Sophia Loren recitò in La ciociara (1960) di Vittorio De Sica; e, ammirato da Sidney Lumet a Parigi sulle scene teatrali nel dramma di A. Miller A view from the bridge, V. venne da lui chiamato nel 1961 a interpretare lo stesso ruolo da protagonista in Vu du pont. Nel 1963 vestì abiti talari oltreoceano in The cardinal (Il cardinale) di Otto Preminger, anticipando così il ruolo che avrebbe ricoperto molti anni dopo per Francis Ford Coppola in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III). V. diede prova di sé anche in film di genere tra i quali si ricordano: i western Nevada Smith (1966) di Henry Hathaway e A gunfight (1971; Quattro tocchi di campana) di Lamont Johnson; i bellici Siluri umani (1954) di Antonio Leonviola e The secret invasion (1964; Cinque per la gloria) di Roger Corman; il poliziesco La morte risale a ieri sera (1970) di Duccio Tessari; lo spionistico The Kremlin letter (1970; Lettera al Cremlino) di John Huston; l'avventuroso Rosebud (1974; Operazione Rosebud) di Preminger. Dopo aver lavorato con Edward Dmytryk in The human factor (1975; Il giustiziere), partecipò al film internazionale 'Umar al-Muhtar: al-Sahra' ‒ Omar Mukhtar: Lion of the desert (1980), diretto e prodotto da Mustafa al-Aqqad. Dagli anni Ottanta le sue apparizioni divennero per lo più televisive: la sua immagine per il grande pubblico rimase legata a personaggi di sceneggiati famosi in onda sin dagli anni Cinquanta (Jane Eyre, 1957; Il mulino del Po, 1963; Marco Visconti, 1975; Cristoforo Colombo, 1985).

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