RABARBARO

Enciclopedia Italiana (1935)

RABARBARO (fr. rhubarbe; sp. ruibarbo; ted. Rhabarber; ingl. rhubarb)

Fabrizio CORTESI
Alberico BENEDICENTI

Nome volgare che si dà alle specie del genere Rheum (Linneo, 1737), piante Dicotiledoni della famiglia Poligonacee. Questo genere comprende una ventina di specie, in maggioranza asiatiche, che vanno dalla Siberia alla Palestina: i fiori trimeri hanno 9 stami e il calice non si accresce intorno al frutto, che resta in gran parte nudo. Sono erbe vivaci, con rizoma voluminoso a foglie sinuate o dentate oppure più o meno profondamente palmatolobate o partite.

Contrariamente all'opinione della maggior parte degli autori che ritengono la droga sia fornita dal Rheum officinale Baill., il Tschirch ha dimostrato nel suo Handbuch der Pharmakognosie che la maggior quantità del miglior rabarbaro cinese deriva dal R. tanguticum (Maxim.) Tschirch, che alcuni considerano solo come una varietà del R. palmatum L.

Il R. tanguticum ha le foglie basali che raggiungono un diametro massimo di 75 cm., palmate partite, con divisioni profonde alla loro volta pennatopartite: il fusto fiorifero, che si sviluppa nel 2° o nel 3° anno, è alto fino a m. 3,5 e termina con una pannocchia ramificata pluriflora con rami eretti e allungati. L'asse dell'infiorescenza mostra piccole macchie rosse: i fiori rossi o gialli hanno un sottilissimo pedicello, il perianzio di 6 pezzi disposto in due verticilli e ovario trigono 1-ovulato. Il frutto è una noce rossastra trigona, largamente alata.

Questa specie vive in una regione che va dal 39°8′ lat. N. fino al 26°5′ lat. N.; abbonda nelle montagne del Kansu, di Ama-surga e di Dsun-mo-lun, fino a 3250 m. s. m.

Il R. officinale Baill. è alto m. 2,5-3; si distingue facilmente dal precedente per le foglie più grandi (fino a 1 m. di diametro) molto meno profondamente divise: l'asse dell'infiorescenza non presenta macchie rosse e i fiori sono bianchi, meno numerosi e riuniti in infiorescenze più lasse. Vive nella regione di Tachien-lu e nel Hu-peh occidentale, fornendo il rabarbaro che proviene da queste regioni.

Tutto il rabarbaro cinese del commercio deriva da piante spontanee; la droga è costituita dai rizomi raccolti nei mesi di settembre e di ottobre. Questi rizomi decorticati si tagliano a pezzi, a spicchi, a fette e presentano un aspetto caratteristico e odore, colore e sapore speciali.

Altri rabarbari asiatici meno pregiati sono: rabarbaro di Altai (fornito forse dal R. rhaponticum L.); rabarbaro di Siberia (proviene dal precedente o da un suo ibrido col R. undulatum L.); rabarbaro del Himālaya (proviene dal R. Webbianum Royle); rabarbaro del Tibet (fornito dal R. Collinianum Planchon); rabarbaro di Mongolia (la cui pianta stipite è il R. Franzenbachii Münter).

I rabarbari d'Europa derivano da specie asiatiche coltivate in Europa; servono soprattutto a scopo alimentare come ortaggi (specialmente il R. rhaponticum e R. undulatum) e talora anche per falsificare il rabarbaro cinese.

Farmacologia. - Indicato da Dioscuride, proposto per la prima volta in terapia da Tralliano, largamente usato dai medici del Medioevo, il rabarbaro fu per lungo tempo una droga misteriosa non conoscendosi la pianta che lo produceva. Caterina II di Russia destinò un premio a chi avesse fornito precise indicazioni a questo riguardo. La droga contiene una quantità considerevole di tannino (acido reotannico) e una modica quantità di acido gallico, ai quali principî è legata l'azione astringente delle piccole dosi, mentre i principî catartici che determinano l'azione lassativa sono glucosidi emodinici derivati dall'ossiantrachinone.

Il rabarbaro (tintura, estratto, vino medicato) viene usato come tonico eupeptico nelle dosi di 0,10-0,30; a dosi più alte (0,50-1) è un blando e tardivo purgante da usarsi soprattutto nelle affezioni croniche del fegato e della milza. L'uso prolungato può indurre una stipsi ostinata. I principî coloranti vengono eliminati per le urine che si tingono in giallo itterico o, se alcaline, in rosso sangue. Il sudore può macchiare in giallo la biancheria.

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