Questione romana

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Denominazione con cui si indica il conflitto sorto prima tra la Santa Sede e il movimento nazionale italiano, poi tra la Santa Sede e lo Stato unitario, per la sovranità su Roma. Fallito il tentativo mazziniano della Repubblica Romana (1848), la q. si ripropose dopo le annessioni del 1859-60, che avevano dato vita al Regno d’Italia. La rigida opposizione di Pio IX, appoggiato dal governo francese, fece naufragare le proposte di Cavour per giungere a una composizione pacifica della controversia, né migliore fortuna ebbero quelle dei suoi successori, costretti ad assicurare alla Francia, con la Convenzione di settembre (1864), la rinuncia a ogni pretesa su Roma, confermata con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze. Solo la ripresa dell’iniziativa popolare guidata da G. Garibaldi e la sconfitta francese a Sedan (1870) permisero di superare la situazione di stallo. Il 20 settembre 1870 le truppe italiane entravano a Roma dove si trasferivano, l’anno successivo, la corte e il governo. La legge delle guarentigie (1871), promulgata dall’Italia per definire i rapporti tra Stato e Chiesa, non venne accettata dal pontefice che impose ai cattolici italiani il non expedit. Solo l’evoluzione della situazione politica interna indusse la Chiesa ad assumere un atteggiamento meno intransigente, che culminò nel 1913 con il patto Gentiloni. La sistemazione giuridica dei rapporti tra Chiesa e Santa Sede si realizzò, durante il fascismo, con la firma l’11 febbraio 1929 dei Patti lateranensi.

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