QASR el-LEBIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

QAṢR el-LEBIA

G. Ambrosetti

Attuale località del Gebel, 3 km a N della strada Bengasi-Cirene, 30 km ad E di Barce. Più che da un ipotetico non attestato Castrum Libyae, il nome è una mutazione da Olbia, centro minore della Pentapoli cirenaica, sede di vescovado, citata agli inizî del V sec. nelle lettere di Sinesio.

Vi era già conosciuta una basilica cristiana; una seconda ha reso una serie di tre mosaici policromi figurati. La basilica, divisa in tre navate da archi su pilastri in muratura, è orientata ad O, come frequente in Cirenaica.

Il primo mosaico fa da pavimento ad una piccola stanza all'inizio della navata destra: tre iscrizioni acclamatorie e di salutazione del "nuovo Vescovo Teodoro" si inseriscono nella figurazione: al centro un pannello di argomento nilotico (lotta di coccodrillo e bufala) incorniciato da una fascia con animali, piante, una scena di caccia alla lepre. Il secondo mosaico copre il coro e sale a rivestire la base della mensa. Vi appaiono croci gemmate, circondate da cervi ed altri animali. L'iscrizione dedicatoria è frammentaria. Il terzo e più importante mosaico si stende nella navata centrale: SO riquadri, ordinati in dieci registri, sono inquadrati da una cornice a trecce collegate. La maggior parte dei soggetti, con carattere di illustrazioni da libro, derivano da quaderni-repertorio. I nuovi valori di simbologia cristiana non sono sempre chiari o afferrabili (presenza di un satiro). Altri soggetti sono invece chiaramente d'occasione: rappresentazione schematica di città murata (Pòlis nèa Theodorìas), personificazioni (v.) (Ktisis, Ananeosis, Kosmesis) che indicano una formale rifondazione della comunità di Q. el-L. sotto il nome e il patronato di Teodora, non ricordata nella lista di provvidenze giustinianee compilata da Procopio, e pertanto con carattere di beneficio speciale. La iscrizione dedicatoria centrale ricorda l'esecuzione sotto il vescovo Makarios del mosaico, databile pertanto al 539.

La presenza in un riquadro di una dettagliata rappresentazione del Faro di Alessandria appare quasi emblematica della provenienza del repertorio. La esecuzione è variamente attribuita ad artisti costantinopolitani (Bianchi Bandinelli) che elaborano elementi di tradizione alessandrina, o direttamente a mosaicisti alessandrini, o ad una tradizione iconografica nord-africana, tesi quest'ultima che contrasta con l'aspetto poco provinciale delle opere. È possibile raccogliere attorno a questi di Q. el-L. un gruppo di mosaici territorialmente e iconograficamente assai organico (Ward Perkins): chiesa orientale e chiesa centrale di Apollonia, cattedrale e chiesa centrale di Cirene; tutti edifici questi databili al VI sec. o ripresi e abbelliti in età giustinianea.

Bibl.: R. G. Goodchild, in Ill. London News, 6184, dic. 1957, pp. 1034-1035; J. B. Ward Perkins, in Riv. di Arch. Cristiana, XXXIV, 1958, pp. 183-192; R. Bianchi Bandinelli, in Atti XI Congr. Int. Studi Bizantini, Monaco 1958, p. 58 ss.