PUPILLA

Enciclopedia Italiana (1935)

PUPILLA (dal lat. pupilla; fr. prunelle; sp. prunela; ted. Pupille; ingl. pupil)

Giuseppe OVIO
Vittorio CHALLIOL

Forame circolare, aperto quasi nel mezzo dell'iride (lievemente più vicino al margine nasale), con un diametro medio di 3 mm., ma variabile, per il quale penetra la luce. Iride e pupilla rappresentano nell'occhio il diaframma, quale si ha in tutti gli strumenti di ottica, e che serve a regolare la quantità di luce che deve penetrare e a diminuire i circoli di diffusione della luce, che diventano sensibili, disturbando la nettezza delle immagini, quando la pupilla sia più ampia di quanto convenga, in causa delle inevitabili aberrazioni che hanno tutte le lenti, comprese anche quelle (cornea e cristallino) dell'occhio. Va notato come questo diaframma è messo nel posto migliore per rispondere allo scopo, cioè fra le due lenti del sistema oculare, come si ha negli obiettivi più perfezionati. La pupilla si trova a 3 mm. circa dal vertice della cornea, poiché tale è la profondità dello spazio ripieno di umore acqueo, che intercede fra cornea e iride e che si chiama camera anteriore. Ma questa non è che la posizione anatomica della pupilla, e noi, guardandola attraverso la cornea, che è una lente, non ne vediamo che l'immagine ottica che è posta un poco più in avanti. Otticamente, importando precisare con tutta esattezza il luogo delle immagini, distinguiamo anzi due immagini della pupilla: una data dalla cornea, lievemente ingrandita e posta al davanti della pupilla anatomica; una data dal cristallino, pure lievemente ingrandita, posta un po' al di dietro della pupilla anatomica, ma al davanti del cristallino; e siccome i raggi incidenti penetrano nell'occhio come se provenissero dalla prima di queste due immagini, e i raggi rifratti entro all'occhio sono diretti come se provenissero dalla seconda pupilla, queste due immagini ottiche della pupilla si indicano rispettivamente con i nomi di pupilla di entrata e di pupilla di uscita. La pupilla è di un bel nero, ma non di un nero assoluto. L'interno dell'occhio è oscuro ma lucidissimo, perciò la luce che vi arriva introducendosi per la pupilla, non viene completamente assorbita, ma in parte si riflette. Riflettendosi, una certa quantità arriva al cristallino, lo attraversa rifrangendovisi, imbocca la pupilla, si rifrange ancora nella cornea, ed esce. Di questa luce che emerge dal fondo oculare trae partito l'oftalmoscopia, riuscendo così, con particolari artifizî, a vedere l'immagine netta di una porzione del fondo dell'occhio. È questa luce riflessa che in particolari condizioni fa parere luminosa la pupilla, fenomeno che, essendo frequente nei felini, va col nome di gatteggiamento.

Reazioni pupillari.

Abitualmente le pupille sono eguali fra loro. L'ineguaglianza (anisocoria) non ha molte volte un significato patologico. Quando lo sguardo è rivolto lateralmente, la pupilla dell'occhio abdotto (omolaterale cioè alla direzione dello sguardo) presenta, nei soggetti sani, un diametro leggermente maggiore di quello dell'altro occhio (reazione di Tournay). Si chiama midriasi la dilatazione anormale della pupilla: essa è di origine paralitica, se dipende da lesione del muscolo sfintere dell'iride, innervato dalle fibre del nervo oculomotore comune provenienti dal ganglio ciliare; è invece di natura irritativa se è causata appunto da un'irritazione del muscolo raggiato dell'iride, innervato dalle fibre simpatiche provenienti dal centro cilio-spinale di Budge, situato a livello del 1° segmento dorsale del midollo spinale. Si ha la midriasi nelle intossicazioni causate da particolari veleni (atropina, cocaina, ioscina, alcool); negli stati, permanenti o accessuali, di squilibrio neuro-vegetativo con prevalenza del simpatico; nella cecità per atrofia del nervo ottico. Si chiama miosi l'anormale restringimento del forame pupillare. Essa si riscontra nelle lesioni pontine, nella tabe, in quei casi di siringomielia che provocano lesione del centro cilio-spinale (si ha allora la cosiddetta sindrome di Bernard-Horner consistente in miosi, enoftalmo, restringimento della rima palpebrale). Si osserva inoltre la miosi nelle iriti, e, inoltre, quando siano istillati nella congiuntiva farmachi irido-costrittori (eserina, pilocarpina) o quando siano in atto taluni avvelenamenti (oppio).

L'iride normale reagisce in maniere particolari a determinati stimoli, provocando come conseguenza un restringimento o una dilatazione della pupilla. Il riflesso più importante è il riflesso alla luce. Quando la retina viene colpita da un raggio luminoso, la pupilla si restringe. La via nervosa attraverso la quale si compie questa reazione è la seguente: retina - eminenze quadrigemine - nucleo di Westphal nel mesencefalo - fibre del n. oculomotore, attraverso il ganglio ciliare - m. sfintere dell'iride. Nei soggetti sani l'illuminazione della retina di un occhio provoca il restringersi della pupilla anche nell'altro occhio (riflesso consensuale alla luce). Nell'oscurità, invece, le pupille si dilatano.

La pupilla si restringe anche quando la visione viene accomodata per gli oggetti vicini, e al contrario si dilata quando fissa gli oggetti lontani (riflesso all'accomodazione). Si restringe finalmente ancora quando i due globi oculari convergono (riflesso alla convergenza).

Si osserva invece, nel soggetto sano, la dilatazione della pupilla come conseguenza di un dolore fisico; negli stati psichici di eccitamento; finalmente quando il soggetto pensa con qualche intensità a un oggetto lontano nello spazio, oppure oscuro.

La mancanza del riflesso alla luce può osservarsi nelle atrofie del nervo ottico, nella paralisi del nervo oculomotore comune, nelle affezioni del ganglio ciliare e, in complesso, in tutte le lesioni che interessano in un punto qualunque la via nervosa più sopra ricordata, la cui integrità è necessaria perché avvenga la reazione.

Importantissimo è il cosiddetto segno di Argyll-Robertson, consistente nell'abolizione del riflesso alla luce, con la conservazione dei riflessi alla convergenza e all'accomodazione. Questo segno, che si accompagna generalmente a miosi, anisocoria e irregolarità del contorno pupillare, è frequentissimo nella paralisi progressiva, nella tabe e in molti casi di sifilide cerebrale. È stato anche osservato, ma con estrema rarità, in altre affezioni organiche del sistema nervoso centrale.

Nei casi di emianopsia (cecità di una metà della retina) il riflesso pupillare alla luce si ottiene soltanto se, mediante adatti artifici, si fa cadere il raggio luminoso sulla metà non cieca della retina (reazione emianopsica di Wernicke).

Va in ultimo ricordato l'hippus. Questo consiste in contrazioni ritmiche del muscolo sfintere dell'iride, che hanno come logica conseguenza dilatazioni e restringimenti alternati della pupilla. È un fenomeno piuttosto raro: è stato osservato in alcune affezioni del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla, meningiti acute, epilessia), in alcune paralisi del n. oculomotore comune, in qualche affezione del sistema circolatorio.

Non bisogna confondere l'hippus, i cui movimenti sono regolari come periodicità, e visibili a occhio nudo, con le variazioni fisiologiche del diametro pupillare, sempre presenti, ma osservabili solo con particolari apparecchi. La mancanza di questi movimenti è un segno patologico, e può essere un sintomo precoce di un'alterazione dei normali riflessi pupillari, per es. nella tabe e nella paralisi progressiva.

TAG

Riflesso pupillare alla luce

Sistema nervoso centrale

Sistema circolatorio

Nervo oculomotore

Midollo spinale