PULTUCE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

PULTUCE (anche Pultuke e Pulutuke)

S. de Marinis

Nome etrusco di Polluce, uno dei Dioscuri, rappresentato molto frequentemente su specchi del IV-III sec., e su vasi a figure rosse della stessa epoca, per lo più di produzione chiusina; più tardi, inoltre, su ciste e specchi prenestini, spesso con il nome ormai latinizzato di Polouces. Dal punto di vista iconografico le figure dei Dioscuri, che appaiono nella consueta nudità o seminudità eroica, o caratterizzate dal costume frigio, risultano di solito facilmente identificabili, anche quando non sono accompagnate dall'iscrizione del nome.

Le figurazioni sono spesso molto generiche, aggruppamenti di personaggi - divinità ed eroi - che hanno sì, in origine, un legame nel mito, ma sembrano accostati senza che almeno all'apparenza, la scena assuma un significato preciso (cfr. per esempio Etr. Sp., tav. 268 e tav. 355). Soprattutto nella produzione più tarda (III sec.) è frequentissima la rappresentazione della coppia dei Dioscuri isolata o con Turan, Menrva, Elinai (Elena). Dei miti cui i Dioscuri sono connessi nelle leggende greche, soltanto quello di Amykos trova riscontro in Etruria e quasi esclusivamente nel complesso, più italico che etrusco, degli specchi e delle ciste prenestine; su uno specchio tarquiniese (Etr. Sp., v, tav. 91), molto simile ad alcuni esemplari prenestini, il mito appare frainteso dall'incisore, che dà il nome di P. al giovane che, seduto su di una roccia, osserva il pugilato del fratello con Amykos.

La scena di lotta (P. e Kastur armati di spada contro un giovane nudo che cerca di difendersi con una pietra) sullo specchio del Cabinet des Médailles (Etr. Sp., i, tav. 58) viene spesso riferita all'episodio di Talos. Lo stesso soggetto è rappresentato su un cratere etrusco di Chiusi (Beazley, Etr. Vase-Paint., tav. 12). In nessuno dei due casi il personaggio interpretabìle come Talos porta l'indicazione del nome. In una scena molto simile (le tre figure lottano però tutte senza armi) su uno specchio chiusino al British Museum (Etr. Sp., i, tav. 56) all'avversario di Castur e P. è dato il nome di Chaluchasu, noto da altri specchi come equivalente etrusco di Chalchas, senza che di questa identificazione del personaggio si sia potuta dare una spiegazione convincente.

Un certo interesse, perché piuttosto rara in genere nell'arte figurata, presenta la scena della consegna dell'uovo a Tindaro o a Leda, da parte di uno dei Dioscuri o da parte di Turms alla presenza dei Dioscuri e di altri personaggi, scena che ricorre su alcuni specchi (Etr. Sp., v, tav. 76 e 77) e su vasi.

Il culto di P. in Etruria è meno antico e meno celebre di quello di Castore e, d'altronde, anche a Roma la figura di Castore avrà sempre una preponderanza su quella del fratello. Secondo l'Altheim il culto dei Dioscuri fu introdotto a Roma dall'Etruria, insieme a quello di Giuturna. Il Devoto invece pensa che non esista un rapporto diretto, ritenendo che la forma latina dei nomi sia indipendente da quella etrusca.

Bibl.: E. Gerhard, G. Körte, Klügmann, Etruskische Spiegel, Berlino 1835, tav. LVI, LVIII, LXIX, 3; CCLV; CCLXVIII; CCLX, 2; CCCLV, CDX; vol. V, tav. 76; 77, 87, i; 78; 91, 2 ecc.; C. Pauli, in Roscher, III, 2, 1902-909, col. 3278 s., s. v.; G. Devoto, in St. Etr., II, 1928, p. 323 ss.; L. Marchese, Il mito di Amico nell'arte figurata, in St. Etr., XVIII, p. 45 ss.; G. A. Mansuelli, in St. Etr., XIX, 1946, pp. 53-4 ss.; id., in St. Etr., XX, 1948-9, p. 87; 92 e passim; J. D. Beazley, Etr. Vas. Paint., Oxford 1947, pp. 116-199; id., The World of Etruscan Mirror, in Journ. Hell. Stud., LXIX, 1949, p. 15; R. Enking, in Pauly-Wissowa, XXIII, 2, 1959, col. 1972, s. v.; F. Castagnoli, Dedica arcaica lavinate a Castore e Polluce, in Studi e Materiali di Storia delle Religioni, XXX, 1959, p. 109 ss.

(S. De Marinis)