PUGLIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

PUGLIA (XXVIII, p. 505)

Umberto TOSCHI
Emilio LAVAGNINO

Estensione (p. 505). - La superficie della regione, che era di 19.274 kmq. nel 1936, in seguito a ritocchi delle circoscrizioni amministrative è ora di 19.346 kmq.

Popolazione (p. 507). - Su questo territorio la popolazione censita nel 1936 era di 2.642.076 ab. residenti (dens. 137). Una valutazione al 31 dicembre 1947 dà 3.118.498 ab. (dens. 164,1). Nella ripartizione della popolazione maschile per occupazioni, nel 1936, risultavano: 45% addetti all'agricoltura; 24,6% alle industrie e trasporti; 6% al commercio; 3% alle pubbliche amministrazioni; 1,5% ad altre attività e 19,5% a condizioni non professionali.

Condizioni economiche (p. 507). - Nell'agricoltura non sono da segnalare grandi innovazioni, all'infuori dei notevoli progressi della bonifica e appoderamento nel Tavoliere.

Il settore cui si volge ora il maggiore interesse è quello dell'irrigazione, per il quale è stato istituito un apposito Ente regionale.

Il patrimonio zootecnico non ha subìto grandi danni per la guerra: l'apposito censimento 1942 mostra uno sviluppo considerevole dei bovini (da 63.608 del 1930 a 85.652) e dei suini (da 33.771 a 54.633) di contro a diminuzione degli ovini (da oltre un milione a 735.614).

Nelle industrie si notano: inizio e sviluppo dell'estrazione di minerali d'alluminio (21.131 t. come media annua per il periodo 1935-39), e sviluppo della produzione di alcool etilico (14.245 ettanidri nel 1925-29 e 29.801 nel 1935-39), del sale (rispettivamente 110.731 e 177.166 t.), dei perfosfati (86.000 t. nel 1939) e infine, particolarmente importanti, i due nuovi stabilimenti per l'idrogenazione dei petroli, a Bari, e per la cellulosa e carta a Foggia. Nelle altre attività industriali non vi sono variazioni degne di rilievo.

Il commercio con l'estero ha subìto le vicissitudini del decennio: grande sviluppo hanno avuto i rapporti con l'Albania fino al 1943, notevole intensità i traffici con le isole Egee e meno quelli con l'Africa italiana; importazione di carbone, petrolî e prodotti varî dai paesi europei del nord-ovest e d'oltre Atlantico (fino al 1940). Le esportazioni (salvo che per l'Albania) hanno seguìto piuttosto le vie di terra: mandorle anzitutto, e olî d'oliva e prodotti viticoli e ortofrutticoli verso l'Europa centrale e, fino al 1940, verso quella di nord-ovest.

Per quanto sia stata base delle operazioni italiane nella campagna di Grecia e poi di quelle alleate nel settore orientale italiano, la Puglia non ha subìto gravi danni per effetto della guerra. Unica, dolorosa eccezione Foggia.

Danni provocati dalla guerra ai monumenti e alle opere d'arte. - In Puglia la guerra è passata veloce e non sono troppo numerosi gli edifici monumentali che in seguito alle operazioni belliche abbiano riportato danni veramente gravi. I danni maggiori si sono avuti a Brindisi, dove il campanile della cattedrale è stato colpito, a Monopoli, dove è stato necessario consolidare le strutture della torre campanaria di S. Leonardo e della chiesa di S. Salvatore, a Polignano a Mare dove è stata colpita la cattedrale. Anche la cattedrale di Bari ha sofferto a causa della guerra, nel 1945, per lo scoppio di una nave carica di munizioni che era nel porto della città. I danni interessavano soprattutto il prospetto e le coperture della chiesa e sono già stati riparati. A Bari è stato già compiuto anche il risanamento delle murature del Castello Svevo. A Molfetta nel duomo vecchio è stato colpito proprio l'elemento più caratteristico della costruzione, cioè la grande finestra absidale ad archi incrociati. Ma è stata riparata con un meticoloso, difficile lavoro. A Ruvo di Puglia sono già state riparate le coperture del bel duomo danneggiate dagli scoppî. Intanto, mentre a Castel del Monte presso Andria si sono riparati i lievi danni subìti dalle murature di quella insigne architettura eretta da Federico II, a Foggia, dove è crollato l'edificio del museo seppellendo gran parte del materiale, s'è lavorato a salvare il poco che rimaneva del palazzo dello stesso re Federico II e a Lucera si sono riparati i danni, invero non gravi, subìti da un'altra architettura federiciana: il castello, la più vasta architettura militare del Medioevo in Puglia. A Lucera s'è dovuto anche restaurare la chiesa angioina di S. Francesco e a Sant'Angelo sul Gargano la cosiddetta Tomba di Rotari. Uno dei danni più gravi, anche perché assolutamente irreparabile, è stato in Puglia la devastazione del famoso sepolcreto di Canne.

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