Protervo

Enciclopedia Dantesca (1970)

protervo

Antonietta Bufano

A D., che nel Paradiso terrestre ne ha appena sentite le prime severe parole di ammonizione, Beatrice richiama l'immagine di un ammiraglio nell'atto di sorvegliare la gente che ministra (Pg XXX 58-59); e benché il velo le nasconda il viso, egli la vede regalmente ne l'atto ancor proterva (v. 70), " altera " (Lana e altri), " rigida vel superba " (Benvenuto; " L'atteggiamento è in armonia con i vv. 58 sgg. ", Momigliano).

Il Tommaseo nota che l'aggettivo " aveva senso non sempre di sfacciato; e l'indica l'origine o protero [cfr. la testimonianza di Donato, riportata dal Forcellini] o meglio torvus. Calpurnio dice la protervia leggera contumelia; Dante la fa cosa da re " (e nel Dizionario, con riferimento a questo passo, precisa che p. in s. Gregorio Magno " contrapponesi a Pusillanime, onde può valere semplicemente ardito, severo ". Suo è anche l'accostamento, ripreso da Scartazzini-Vandelli e altri, a Cv III XV 19 essa filosofia pareva a me... fiera... e disdegnosa). " Impetuosa, violenta ", interpreta il Torraca; gli altri commentatori insistono piuttosto sul concetto di alterigia e di severità impassibile (" imperiosa sanza riguardo ", Landino).

Negli altri due luoghi in cui l'aggettivo ricorre, all'idea di arroganza si associa quella di petulanza, propria di chi insiste in un determinato atteggiamento: così in Rime CVI 48 questo servo signor tant'è protervo, / che gli occhi ch'a la mente lume fanno / chiusi per lui si stanno: si tratta del vizio, che è " servo di sua natura... ma signore dell'uomo che a lui si assoggetta, [e che] è così perseverante nella sua arroganza (come avviene dei servi che indegnamente diventano padroni), che... gli occhi dell'intelletto... dell'uomo asservito stanno chiusi " (Barbi-Pernicone).

Riferito alle capre, state rapide e proterve / sovra le cime avante che sien pranse (Pg XXVII 77), l'aggettivo è chiarito nel suo valore dal manse cui si contrappone: " rapaces et temerariae " dice Benvenuto (in sostanza, è il senso di sfacciato di cui parla il Tommaseo); " disobedienti e nocive " il Buti; e poi il Chimenz: " petulanti, cioè ardite e indisciplinate ". Va osservato che l'aggettivo è sempre in rima: proterva con Minerva e reserva (unica rima in -erva); proterve con ferve e serve (solo un'altra rima in -erve nella Commedia: ferve / serve I osserve, Pd XXI 68-72); protervo con servo (la rima -ervo non si ha mai nella Commedia né in altri luoghi delle Rime).