Prostituzione sacra

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Con questo termine si indicano almeno due fenomeni differenti, benché diffusi pressappoco nella medesima area culturale. Il primo è la vera e propria p. esercitata costantemente da determinate donne presso un tempio, al cui personale esse appartengono. In Babilonia queste donne abitavano in un quartiere isolato adiacente al tempio e detto gagum; si chiamavano qadishtu (in accadico) o zērmasītu (in assiro), ma avevano anche il nome sumerico, mugig, perché probabilmente l’istituzione risaliva alla civiltà sumerica; se ne trova traccia anche nell’epopea di Gilgamesh. Simile era l’organizzazione della p. sacra in India, dove essa sorse, pare, verso il 9°-10° sec. d.C. Le donne addette ai templi erano considerate spose di un dio; abitavano, numerose (anche 400), nel recinto sacro, svolgevano servizi di vario genere per la manutenzione del tempio; appartenevano a una casta, in cui però si poteva entrare mediante un rito particolare. Il loro nome variava secondo le regioni (dēvadāsī «schiave degli dei»; bhavīn «donne graziose» ecc.). Questa forma della p. sacra era diffusa nell’antichità in larghe zone del Vicino Oriente mediterraneo e, sotto influsso orientale, attecchì anche in certi culti greci e romani. Nel santuario di Afrodite a Corinto ben 1000 ierodule (schiave sacre) svolgevano le loro funzioni, e simile era l’organizzazione della p. sacra anche nel santuario di Venere a Erice, in Sicilia; di p. sacra la tradizione parla anche per Locri Epizefiri.

L’altro fenomeno indicato genericamente con lo stesso nome è l’obbligo religioso, riguardante tutte le fanciulle, di offrire la propria verginità, prima di sposarsi, a uno straniero in un tempio, lasciando il denaro ricavato al tempio stesso. Erodoto menziona quest’uso per la Babilonia, Strabone per la Persia, Luciano per Ierapoli. Mentre per quest’ultima forma della p. sacra si trovano connessioni anche con il mondo culturale dei popoli di interesse etnologico e col pensiero magico secondo cui la deflorazione è un atto pericoloso che comporta rischi di contaminazione e perciò non deve essere compiuta dal marito, la p. sacra permanente e organizzata nel modo descritto è un fenomeno più circoscritto; essa sembra tuttavia inseparabile dall’ideologia religiosa relativa alla fertilità. Vista l’area di diffusione, si ha motivo di ritenere che, nel Vicino Oriente, si tratti di un fenomeno culturale d’origine anteriore all’egemonia dei popoli di lingua indoeuropea e semitica.

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