PRODUZIONE

Enciclopedia Italiana (1935)

PRODUZIONE

Renzo Fubini

. Economia. - Nella moderna teoria economica il concetto di produzione ha attraversato due distinti stadî, corrispondenti a due diverse impostazioni dei problemi economici e politici più generali, in parte succedutisi l'uno all'altro nel tempo, in parte interferenti tuttora tra di loro.

Una prima concezione risale ai fisiocratici o anche, in un certo senso, ai mercantilisti: si aggira attorno al concetto, tecnico-economico, di "prodotto netto", la cui dottrina appare il nucleo centrale dell'economia politica e della politica economica. I fisiocrati analizzano i processi di produzione e di circolazione del complesso sociale: nella loro analisi, ripresa da Carlo Marx, prendono le mosse dalla produzione terriera e dalla sua organizzazione concreta, in cui ravvisano l'origine prima del prodotto netto, che si ripartisce poi tra le varie classi sociali. In contrapposto ai mercantilisti, mostrano l'importanza secondaria dei fenomeni monetarî nei confronti dei fenomeni tecnico-economici attinenti alla produzione e alla distribuzione dei beni. Adamo Smith sposta in parte le basi delle analisi precedenti: alla "moneta" o capitale monetario dei mercantilisti e alla "terra" dei fisiocratici sostituisce il "lavoro", fonte di ogni ricchezza: egli considera "produttivo" il lavoro che si fissa in oggetti materiali, durevoli e vendibili. La sua trattazione non è esauriente, ma pare prestarsi bene ai fini che egli ha più propriamente di mira. Davide Ricardo, il quale, pur divergendo assai dallo Smith, espone le proprie idee come svolgimento particolare di tesi smithiane, di cui talora mina però la base, non ha ragione, a questo proposito, di opporsi radicalmente allo Smith, la cui concezione, conciliativa tra gl'indirizzi estremi, egli perfeziona per varia via, dandoci una nuova analisi, tuttora fondamentale, della distribuzione del reddito tra le varie categorie, ove si prendano le mosse da ipotesi più astratte, più comprensive di quelle prese a base esplicitamente dallo Smith. A tale analisi vanno ricondotte molte applicazioni di politica economica e di scienza delle finanze, relative, prevalentemente, al problema della ripartizione di oneri e vantaggi tra le varie categorie e ai quesiti sul progresso, o regresso, capitalistico. Vi è, a questo riguardo, fino al Ricardo, anzi fino a Stuart Mill che codifica il sapere dell'età ricardiana, una perfetta continuità di pensiero,

Una seconda concezione risale a W. N. Senior, a J.-B. Say e a F. Ferrara, oltre che, in un secondo tempo, a W. S. Jevons, a L. Walras e a K. Menger: "produrre" non significa creare un quid da un ipotetico "nulla", bensì, semplicemente, rendere comunque "utili" determinati oggetti, vale a dire trasformarli in beni atti a soddisfare, in maggiore o minor misura, i bisogni degli uomini. L'uomo, non più la classe sociale (storico-concreta o logico-astratta), diviene il centro della nuova economia, la quale, tendenzialmente, pare adattarsi a spiegare i fenomeni economici di tutte le epoche e di tutti i paesi. I beni allontanano, o abbreviano, un dolore del singolo individuo e riconducono il piacere nel suo animo. L'ambito dei fenomeni economici risulta assai ampliato, abbracciando essi molte forme di attività dell'individuo, o, a giudizio di certi autori moderni, la cui influenza tende oggi a prevalere, tutte, indistintamente, le forme di attività, sol che siano considerate da un particolare punto di vista. L'antica distinzione tra lavoro "produttivo" e lavoro "improduttivo"; tra classi "produttrici" e classi "sterili"; tra "sfruttati" e "sfruttatori", esula dalla nuova economia scientifica, la quale si astiene da ogni giudizio di merito intorno a entità essenzialmente soggettive nella loro genesi, quali sono, nella nuova terminologia, i bisogni, i beni, le valutazioni individuali, le posizioni di equilibrio, i rapporti di complementarità e concorrenza, su cui più particolarmente concentra l'attenzione: siffatte distinzioni vengono a costituire il nucleo della sociologia o scienza politica. La nuova concezione amplia, per un verso, l'ambito dell'economia teorica: crea problemi nuovi e considera aspetti nuovi dei problemi vecchi; lo restringe per un altro, oltre che scindendo la sociologia dall'economia, separando nettamente tra di loro produttività tecnica e produttività economica: può aversi produttività tecnica, ad esempio possibilità astratta di creare un numero assai grande di oggetti di un dato tipo, senza che si abbia contemporaneamente produttività economica, parte almeno di tali oggetti non essendo, per il momento, specificamente desiderati dai singoli, i quali non sono in grado di procurarseli perché sono premuti dalla necessità di soddisfare bisogni, a loro insindacabile giudizio più urgenti o essenziali di quelli corrispondenti agli oggetti in questione. Da questa concezione derivano impostazioni nuove, più comprensive, di tutti i problemi di politica economica e di scienza delle finanze. Con V. Pareto il problema della produzione, o "trasformazione", diviene il nucleo dell'economia: si hanno trasformazioni nel tempo e trasformazioni nello spazio, atte, a giudizio soggettivo dei singoli, a ripartire i beni nel miglior modo possibile consentito dalle posizioni iniziali e dalle condizioni dell'ambiente. Più ristretta o differenziata è, invece, la concezione degli autori austriaci, il cui più recente esponente è Hans Mayer.

La seconda concezione ha lasciato la propria impronta in buona arte delle trattazioni moderne, sì da essere largamente assimilata. È però sempre aperta la questione se, e fino a qual punto, giovi a chiarire, nei suoi molteplici aspetti la realtà economica concreta dei nostri tempi, specie i fenomeni della distribuzione della ricchezza, e se, e come, possa essere conciliata, in una certa misura, con la prima concezione, da cui è originariamente derivata per via di contrasto e opposizione. Ne sorgono varî quesiti che assumono un'importanza particolare in relazione alla tendenza odierna a passare allo studio degli aspetti dinamici dei problemi economici.

Bibl.: I termini della questione sono avvertiti e svolti con particolare profondità da F. Ferrara, nella prima serie della Biblioteca dell'economista (I: Note sulla dottrina dei fisiocrati, e XI: Introduzione). Vedi pure H. Mayer, art. Produktion, in Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 4ª ed., VI, 1925. Per la storia delle dottrine, vedi L. Cossa, Introduzione allo studio dell'economia politica, Milano 1892; E. Cannan, History of the theories of production and distribution in the english political economy, Londra 1894, 3ª ed. 1917; J. Schumpeter, Epochen der Dogmen- und Methodengeschichte, in Grundriss der Sozialökonomik, Tubinga 1914; 2ª ed., 1924.