PRODUTTIVITÀ

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

PRODUTTIVITÀ

Luigi PASINETTI

. Termine usato in economia politica per esprimere una certa relazione tra i fattori produttivi e la produzione che dagli stessi si ottiene. Gli economisti considerano infatti la produzione di ogni bene economico, o di tutti i beni economici di un paese, come il risultato della combinazione di fattori produttivi, i quali, in definitiva (cioè dopo aver eliminato quei fattori intermediarî che entrano come materie prime in alcune industrie, ma escono come prodottí da altre), si possono ridurre ai tre fattori originarî: lavoro, capitale e risorse naturali. Normalmente, tutti e tre questi fattori concorrono congiuntamente, benché in diverse proporzioni, alla produzione di ciascun prodotto; e talvolta alla produzione congiunta di più prodotti.

Ciò premesso, data una certa combinazione tra i fattori produttivi, e quindi un certo prodotto dalla stessa risultante, si denomina p. media di ciascun fattore produttivo il rapporto tra la quantità di prodotto, in termini fisici, e la quantità di ciascun fattore produttivo impiegato. Alla p. media non si può pertanto attribuire alcun significato causale: essa esprime semplicemente il rapporto con cui un fattore produttivo viene usato, congiuntamente agli altri fattori, per l'ottenimento del prodotto finale.

I teorici della scuola marginalista (ancor oggi molto numerosi) hanno tuttavia creduto di poter isolare una certa relazione causale, mediante l'elaborazione del concetto di p. marginale. S'intende per p. marginale di un fattore produttivo l'incremento di produzione che si ottiene aumentando di una unità la quantità del fattore produttivo considerato e mantenendo fisse le quantità impiegate degli altri fattori. In termini più rigorosi, si può rappresentare la produzione come una funzione - in termini matematici - del capitale, del lavoro e delle risorse naturali; e quindi esprimere la p. marginale di ciascun fattore come la derivata parziale della funzione rispetto al fattore stesso.

Questo concetto, che pur è stato tanto fecondo di risultati nelle elaborazioni teoriche di carattere statico, non ha però avuto in pratica quelle applicazioni empiriche che i suoi autori si sarebbero aspettate.

Una delle ragioni va ricercata nelle notevoli discontinuità che normalmente esistono tra un metodo produttivo e l'altro, discontinuità che impediscono i calcoli di natura marginale. Ma un'altra, ancor più grave, ragione è che il concetto di p. marginale presuppone una data e ben definita funzione della produzione, nel senso sopra spiegato, per rappresentare il processo produttivo. Ora, il progresso tecnologico, col trascorrere del tempo, porta dei miglioramenti nelle conoscenze tecniche e quindi dei cambiamenti di quella funzione. E occorrendo normalmente del tempo per passare da un processo produttivo all'altro, ne segue che è sempre molto difficile, se non impossibile, effettuare dei confronti di p. a parità di conoscenze tecniche, cioè effettuare dei calcoli di p. marginali.

La conclusione pratica è stata che l'unico concetto che ha finora trovato applicazioni statistiche di rilievo è stato quello di p. media, molte volte semplicemente chiamato produttività. Per la speditezza del calcolo, le stime della p. media dei varî fattori (specialmente del lavoro) hanno recentemente avuto ampia diffusione nelle statistiche riguardanti le varie branche industriali di molti paesi.

Va notato che la rilevanza pratica della p. media dei fattori produttivi viene ad essere associata non tanto col suo valore assoluto, quanto con le variazioni di tale valore nel tempo. Queste variazioni infatti costituiscono l'indicazione o di progresso tecnico o dell'applicazione di nuovi metodi produttivi (per esempio metodi di produzione di massa) o di entrambe le cose insieme; le quali possono avere importanti conseguenze sulla struttura dei prezzi e dei salari.

Per fare un esempio, se si constata che la p. media del lavoro, in una certa fabbrica di automobili, è passata dal 1950 al 1960 da 3 a 6 automobili per lavoratore all'anno, si possono subito intravvedere delle immediate conseguenze pratiche. L'aumento vuol dire infatti che, se la p. media degli altri fattori produttivi è aumentata in eguali proporzioni (se cioè l'aumento di produttività è stato del tipo cosiddetto "neutrale"), la fabbrica sarà in grado di dimezzare i prezzi, a parità di salarî unitarî e del saggio dei profitti; o di raddoppiare i salarî, a parità di prezzi e profitti.

Se si riflette ora che normalmente, in un paese, il progresso tecnico procede ad un ritmo diverso nelle varie branche produttive, si può subito comprendere quale importanza pratica assuma il calcolo dell'andamento nel tempo della p. media dei varî fattori produttivi nei diversi settori. Per gli organi governativi che presiedono alla politica economica e monetaria di un paese si tratta di dati essenziali ai fini dell'efficace svolgimento di ogni azione di supervisione, e ancor più per la deliberazione di ogni provvedimento che influisca sulla struttura dei prezzi, dei salarî e dell'occupazione.

Bibl.: Per la teoria della produttività marginale si può consultare ogni testo elementare di economia politica. Per le applicazioni pratiche del concetto di produttività media e per i problemi connessi con la variazione della produttività nel tempo, si segnalano: L. Rostas, Productivity prices and distribution in selected British industries, e Comparative productivity in British and American industries, Londra 1948; C. Segrè, Produttività e prezzi nel processo di sviluppo: l'esperienza italiana 1950-1957, Roma 1959; L. Pasinetti, On concepts and measures of changes in productivity, in The Review of economics and statistics, agosto 1959; W. E. G. Salter, Productivity and technical change, Cambridge 1960. Si vedano inoltre i risultati della ricerca: Aspetti economici del progresso tecnologico sull'economia industriale italiana, 1938-1958, in Atti del Congresso internazionale sullo sviluppo tecnologico e la società italiana, Milano, giugno-luglio 1960.

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