ACCELERAZIONE, Principio di

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

ACCELERAZIONE, Principio di

Luigi SPAVENTA

Il principio di a. costituisce una delle basi su cui si fondano le moderne teorie non monetarie del ciclo economico; i primi a formularlo furono, indipendentemente l'uno dall'altro, A. Aftalion e J. M. Clark.

Il fondamento del principio, di natura tecnica, è l'esistenza di una relazione fra l'entità del flusso di produzione e l'ammontare di capitale fisso necessario per ottenere tale flusso: come prima approssimazione può dirsi che una variazione del flusso di produzione induce una variazione nello stesso senso dell'ammontare di capitale fisso necessario. Pertanto, se gli imprenditori aggiustano l'ammontare di capitale da essi impiegato alla domanda finale, il principio può esprimersi con la seguente relazione:

in cui ΔKt è la variazione del capitale fisso impiegato nel periodo t, Dt e Dt-1 rappresentano la domanda finale nel periodo t e nel periodo t - 1 (sì che DtDt-1 indica la variazione del flusso fra i due periodi) e v è la relazione che gli imprenditori desiderano mantenere tra flusso di produzione e ammontare di capitale (per es.: se per ottenere un valore di 100 milioni di prodotto occorrono impianti per il valore di 500 milioni, v = 5).

La produzione finale e il capitale necessario per ottenerla hanno diversa natura: la prima è un flusso, mentre il secondo è un fondo o stock; le variazioni del fondo di capitale, ossia gli investimenti netti, costituiscono a loro volta un flusso. Da ciò discende una importante conseguenza: la variazione del fondo di capitale, ossia l'ammontare assoluto del flusso di investimenti netti è proporzionale alla variazione del flusso di produzione. Esemplificando: se la domanda finale non varia, gli investimenti netti sono nulli; se la domanda finale aumenta in ogni periodo dello stesso ammontare assoluto, gli investimenti netti si mantengono a un livello costante; se la domanda finale aumenta ad un saggio costante, anche gli investimenti netti aumentano allo stesso saggio; e se il saggio di incremento della domanda diminuisce, il saggio di incremento degli investimenti diminuisce più che proporzionalmente.

Di qui il nome del principio, che indica una relazione fra il flusso degli investimenti e il tasso di accelerazione del flusso di produzione finale e mostra come una variazione della domanda finale si ripercuota, amplificandosi, sulla domanda di beni strumentali (e, naturalmente, sulla domanda dei beni strumentali che servono a produrre i beni strumentali, e così via). L'effetto di amplificazione è tanto maggiore quanto più elevato è v, ossia la relazione tecnica desiderata fra produzione e capitale; considerando gli investimenti lordi, è inoltre tanto maggiore quanto più lunga è la vita tecnica degli impianti, ossia quanto minore è il saggio di ammortamento.

Appare evidente quanto importante sia questo principio per la teoria del ciclo: basta un mutamento nel tasso di variazione della domanda finale per suscitare una fluttuazione nell'ammontare assoluto degli investimenti. Tuttavia il solo principio di a. è insufficiente a costituire una teoria endogena, in cui si dimostri che il sistema è in grado di oscillare indipendentemeute da sollecitazioni esterne: a tal fine è necessario spiegare endogenamente anche le fluttuazioni di domanda, che inducono le fluttuazioni di investimenti. Il problema viene risolto facendo ricorso al moltiplicatore (v. moltiplicatore): con l'interazione fra acceleratore e moltiplicatore si ottiene un movimento ciclico, poiché l'influenza della domanda finale sugli investimenti si ripercuote sulla domanda finale stessa attraverso il moltiplicatore; il tipo di fluttuazione che si verifica dipende dal valore del coefficiente di accelerazione (relazione tecnica fra produzione e capitale) e del moltiplicatore (v. ciclo economico).

Una versione rigida del principio di a., quale quella sopra formulata, si basa su una serie di ipotesi assai restrittive e non sempre legittime: che esista una relazione costante fra livello di produzione e livello desiderato dello stock di capitale; che il livello desiderato possa essere effettivamente raggiunto, tal che in ogni periodo lo stock di capitale sia adeguato al livello di reddito del periodo precedente; che gli imprenditori sempre procedano ad una estrapolazione del passato, assumendo che quanto si è verificato nel passato si ripeta nel futuro. In queste ipotesi si trascurano elementi assai importanti, quali la lunghezza del periodo di gestazione dei beni capitali, la volatilità delle aspettative, la disponibilità dei fondi necessarî per finanziare l'investimento. La relazione fra produzione finale e capitale è una relazione d'equilibrio, che mal si presta ad essere impiegata nell'analisi di perturbazioni cicliche: basterebbero infatti gli inevitabili sfasamenti temporali ad impedire che essa venga mai raggiunta nel corso del movimento ciclico. Il valore della relazione stessa è suscettibile di variazione durante la fluttuazione: così, ad esempio, se vi è capacità in eccesso un aumento di domanda non sarà seguito da un aumento di investimenti. Inoltre la profittabilità dell'investimento, l'elasticità delle aspettative, la disponibilità di fondi variano con il livello assoluto di reddito e con la dimensione dell'investimento da intraprendere: tal che l'ammontare di investimenti non può ritenersi univocamente relato alle variazioni di reddito.

Al fine di tener conto di questi elementi, sono state elaborate versioni meno rigide del principio di accelerazione. In queste versioni si conservano l'essenza del principio - esistenza di una relazione fra ammontare desiderato di capitale e livello di reddito - e la sua proprietà principale - fluttuazioni dell'investimento più violente delle fluttuazioni dei consumi. La relazione, però, viene espressa non linearmente, tenendosi conto delle variazioni che il rapporto desiderato fra capitale e produzione subisce durante le fasi cicliche. In una versione più generalizzata l'investimento viene espresso come funzione crescente del livello di produzione e come funzione decrescente dell'ammontare di capitale esistente, e la relazione assume la forma:

In tale espressione (riducibile alla [1], con uno sfasamento temporale, se α = v e β = 1) lo stock di capitale non è necessariamente aggiustato alla produzione del periodo precedente; in essa inoltre è possibile includere gli sfasamenti temporali fra le decisioni di investimento e gli effetti di tali decisioni sullo stock di capitale.

Bibl.: A. Aftalion, La réalité des surproductions générales: Essai d'une théorie des crises générales et périodiques, in Revue d'économie politique, 1909; id., Les crises périodiques de surproduction, Parigi 1913; id., The theory of economic cycles based on the capitalistic technique of production, in Review of economic statistics, 1927; J. M. Clark, Business acceleration and the law of demand, in Journal of political economy, 1917; id., Strategic factors in business cycles, New York 1934; R. Frisch, The interrelation between capital formation and consumer-taking, in Journal of political economy, 1931 e 1932; id., Propagation problems and impulse problems in dynamic economics, in Economic essays in honor of Gustav Cassel, Londra 1933; J. Tinbergen, Statistical evidence on the acceleration principle, in Economica, 1938; P. A. Samuelson, Interaction between the multiplier analysis and the principle of acceleration, in Review of economic statistics, 1939; N. Kaldor, A model of the trade cycle, in Economic Journal, 1940; id., Mr. Hicks and the trade cycle, in Economic Journal, 1951; A. H. Hansen, Fiscal policy and business cycles, New York 1941; id., Business cycles and national income, New York 1951; R. M. Goodwin, Secular and cyclical aspects of the multiplier and the accelerator, in Income, employment and public policy: Essays in honor of Alvin H. Hansen, New York 1948; id., The nonlinear accelerator and the persistence of business cycles, in Econometrica, 1951; J. R. Hicks, A contribution to the theory of the trade cycle, Oxford 1950; R. C. O. Matthews, The trade cycle, Cambridge 1959.

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