PRESUTTI, Giuliano, detto Giuliano da Fano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PRESUTTI (Presciutti, Persciutti), Giuliano, detto Giuliano da Fano

Bonita Cleri

PRESUTTI (Presciutti, Persciutti), Giuliano, detto Giuliano da Fano. – Non si conosce la data di nascita di questo pittore, originario di Fano, figlio di un Luca calzolaio.

Documentato dal 1490 fino al 1557, Presutti ebbe prolungate frequentazioni in città quali Gubbio e Jesi, che lo annoveravano tra i loro cives. Sposato con Lucia (Boiani Tombari, in Cleri, 1994, p. 182) ebbe un figlio, Orfeo, anch’egli pittore.

I documenti lo attestano presente nella città natale per l’attività artistica e la partecipazione alla vita religiosa e civile a partire dal 1490, quando fu accusato di maleficio e parole ingiuriose, ma graziato dal Comune (il che fa supporre che fosse all’epoca maggiorenne).

Le prime opere conosciute furono realizzate per il centro-sud delle Marche, a iniziare dal polittico attualmente conservato nella chiesa di S. Francesco a Monte San Pietrangeli, dapprima accostato al Perugino (Cavalcaselle - Morelli, 1896, p. 203), ritenuto perduto da Ettore Modigliani (1907), ma identificato e correttamente ricondotto a Presutti da Pietro Zampetti nel 1953 (p. 32).

Originariamente commissionato a Vittore Crivelli nel 1501 dai francescani di Osimo per la loro chiesa, il polittico era stato da questi lasciato incompiuto per l’improvvisa morte, avvenuta l’anno successivo. Fu allora che il cognato di Crivelli, Antonio Solario, si impegnò a terminare l’opera ma, forse male adattandosi a intervenire su un dipinto già iniziato, non portò a termine il lavoro, convincendo i frati a farsi affidare la realizzazione della pala destinata all’altare maggiore, lasciando però anche quest’ultima non terminata.

In entrambi i casi intervenne Presutti: il polittico fu da lui interamente dipinto, poiché Crivelli l’aveva appena abbozzato (Crocetti, 1976, pp. 17-28), e in seguito destinato dai francescani alla loro chiesa di Monte San Pietrangeli, mentre il 6 gennaio 1506 Presutti fu pagato trenta ducati per la citata pala dell’altare maggiore della chiesa di S. Francesco di Osimo (oggi chiesa di S. Giuseppe da Copertino), «pro picturam reliquarum picturarum cone incepte et pro maiori parti depicte per magistrum Antonium venetum pictorem», dove la parte restante (da fare ex novo) – al momento dell’atto notarile – consisteva in «duos quadrectos dicte cone» (Modigliani, 1907, pp. 5-10). Se è chiaro che Presutti, a quella data, dovesse ancora dipingere due scomparti della predella (andata perduta) non si sa con certezza quale parte del dipinto di Solario avesse completato: Anselmo Anselmi (1893, p. 186) riteneva che si trattasse della figura del condottiero Boccolino Guzzoni, rappresentato inginocchiato in basso a destra. L’ancona rimase sull’altare maggiore fino al 1646, anno in cui fu venduta alla famiglia Leopardi, che la spostò nella propria cappella all’interno della medesima chiesa (Modigliani, 1907, p. 6 n. 3).

Nel 1509 si trasferì nel Fermano. Un documento informa che in quell’anno prese in affitto una coppia di buoi con il famulus Giacomo Baldassini, il che riconduce alla considerazione che vi tenesse bottega (Grigioni, 1906, p. 122). Nel 1510 firmò e datò la pala della Vergine in trono tra i Ss. Bartolomeo e Antonio abate per la parrocchiale di S. Bartolomeo di Campofilone, ricoverata, a seguito delle leggi postunitarie, nella Pinacoteca civica di Fermo.

Sia nel polittico di Monte San Pietrangeli sia nella pala di Campofilone è evidente il legame con l’arte di Pietro Perugino e di Giovanni Santi, entrambi attivi a Fano e nella vicina Senigallia, mentre nelle opere successive si notano assonanze con l’arte di Luca Signorelli, più volte attivo nelle Marche.

Fermo fu una tappa importante nella prima produzione di Presutti: qui eseguì alcune decorazioni nella Sala delle aquile del palazzo dei Priori, perdute a metà Settecento, e l’affresco, ancora parzialmente conservato, nel complesso dei domenicani (in seguito requisito e adibito a scuola), raffigurante la Madonna con Bambino e Ss. domenicani.

Presutti fu attivo anche nel territorio umbro. Nel 1519 fu testimone a Gubbio a un atto rogato in casa del pittore Ventura Merlini, e all’interno della stessa abitazione diversi anni dopo, nel 1532, si sarebbe impegnato a decorare la cappella Chiocci nella locale chiesa di S. Pietro (Cece - Sannipoli, 1992, p. 21), con la tavola raffigurante la Visitazione sull’altare maggiore e dipinte su muro le figure del Profeta Geremia e del Re Davide.

Nella medesima cittadina sono conservate un’Assunta proveniente dalla residenza capitolare, ora nel Museo del duomo, e nel Duomo stesso un’Adorazione dei pastori e la Gloria di S. Maria Maddalena. Quest’ultima era collocata all’interno di una cappella di pertinenza della famiglia Sangradali (poi passata alla famiglia Andreoli), adorna anche di affreschi di cui resta un Dio padre con angeli.

Alla collaborazione con Timoteo Viti è da imputare l’affresco con l’Annunciazione nella chiesa di S. Domenico di Cagli (anche se non datato, l’affresco è generalmente riferito alla fine degli anni Dieci del Cinquecento; Cleri, 1994, pp. 132-135). La lettura stilistica di quest’affresco ha permesso di assegnare al ‘sodalizio’ Viti-Presutti anche la tavola con l’Annunciazione proveniente dalla chiesa della Ss. Annunziata di Pesaro, oggi conservata nella Pinacoteca Vaticana con errata attribuzione a Francesco Francia. È stato ipotizzato che il dipinto con l’Annunciazione sia stato iniziato da Viti e terminato da Presutti, il quale è attestato attivo all’interno della confraternita dell’Annunziata attraverso un documento del 25 agosto 1524, quando fu pagato «per parte dela tavola fatta ala scola» (Calegari, 2005, p. 229). Sempre all’interno del complesso dell’Annunziata di Pesaro Presutti realizzò sicuramente affreschi, essendo annotate le spese per «rena e calcina» (p. 232). In loco esiste ancora un affresco con Adorazione dei pastori, quasi illeggibile, assegnato al fanese da Grazia Calegari (2005, pp. 229 s.).

Ancora da Pesaro, in particolare dalla chiesa di S. Francesco, proviene l’Adorazione dei Magi con s. Francesco, opera soggetta a un articolato percorso di vendita (da Dublino a New York, infine nella raccolta della Cassa di risparmio di Ravenna).

Presutti realizzò un’Immacolata Concezione (1527) per la parrocchiale di S. Antonio Abate di Serrungarina e una Crocifissione (1531) per Mondolfo (conservata nella chiesa di S. Agostino), e altri dipinti in aree limitrofe; per la chiesa di S. Domenico di Fabriano dipinse in data imprecisata la Comunione degli apostoli, palese ripresa dall’opera urbinate di Giusto di Gand, trasferita in epoca non nota nella chiesa dei domenicani di Gubbio (per il catalogo completo dell’artista cfr. Cleri, 1994, pp. 122-166).

La sorella di Presutti, Maddalena, sposò il pittore Andrea da Jesi, con il quale Giuliano rimase costantemente in contatto. A Jesi realizzò alcuni affreschi perduti, e di cui non si conoscono i soggetti, per la cappella di S. Nicola all’interno della chiesa di S. Lucia, ma la committenza più prestigiosa gli derivò dalla Confraternita che gestiva la chiesa. La Confraternita aveva precedentemente affidato a Lorenzo Lotto l’incarico di dipingere la pala per l’altare maggiore ma, poiché il pittore veneziano ritardava la consegna, nel 1528 l’incarico passò a Presutti. Poco dopo Lotto consegnò l’opera, per cui probabilmente il fanese fu compensato attraverso la commissione di un altro dipinto, raffigurante le Ss. Lucia e Caterina, ora conservato nella Pinacoteca civica.

Nel 1532 partecipò al concorso per la realizzazione della pala per la Confraternita di S. Michele a Fano, avente per soggetto la Resurrezione di Lazzaro. I bozzetti di tutti i partecipanti al concorso furono sottoposti al giudizio dei pittori attivi nella villa Imperiale di Pesaro: non fu scelto quello di Giuliano, ma quello dei concittadini Bartolomeo e Pompeo Morganti, famiglia con la quale la storiografia successiva lo avrebbe a volte confuso.

Dai documenti sappiamo che nel novembre del 1546 risultava debitore verso Antonio Barocci, che gli aveva dato uno scudo «a mutuo, a Roma» (Boiani Tombari, in Cleri, 1994, p. 183). Nell’Urbe, nella chiesa della Ss. Trinità degli Spagnoli, è tuttora conservata l’Ascensione di Cristo, firmata dal pittore e datata 1548. La chiesa però fu edificata tra il 1741 e il 1746, per cui bisogna ammettere per il dipinto una provenienza diversa. L’erudito Pompeo Benedetti di Montevecchio nel 1816 vide l’opera, descrivendola dettagliatamente, nell’abitazione romana del fanese Michelangelo Lanci (Paolini, 2009, pp. 159 s.): si può forse ipotizzare, per questo motivo, che essa fosse stata acquistata proprio da Lanci.

Da un altro documento (Boiani Tombari, 1984, pp. 81 s.) risulta che Presutti nel 1550 a Fano rivendicava il pagamento per l’insegnamento impartito ad Antonio, «altrimenti detto Antonuccio da Jesi», che per un anno e mezzo – dal 1546 – era stato a bottega presso di lui: in tale contesto abbiamo notizia del fatto che da diversi anni aveva allievi nella propria bottega e che a quella data si era trasferito in Ancona portando con sé Antonuccio. Altri suoi discepoli qui documentati furono un non meglio precisato giovane pesarese, Benedetto Nucci da Gubbio e Giovanni Dionigi da Cagli. A Cagli affrescò un’Immacolata Concezione all’interno di un’omonima cappella in Duomo, pittura che più tardi sarebbe stata sacrificata per l’apertura di una porta nel vano e trasferita (ma la sola figura dell’Immacolata, staccata) in un altro punto della chiesa.

Nel 1551 Presutti vendette la sua abitazione fanese, probabilmente per il trasferimento nella ‘città dorica’. Nella vicina Monte San Vito dipinse una Madonna della Misericordia per l’omonima chiesa, non firmata ma datata 1551, mentre nel 1554 firmava ad Ancona la pala della Vergine che appare a s. Orsola con le compagne per la chiesa di San Francesco alle Scale. Ultima opera conosciuta è una Visitazione, datata 1557, proveniente da Ancona e ora conservata in collezione privata in Florida; la medesima tematica era stata precedentemente affrontata a Pesaro in un dipinto tuttora conservato nella sacrestia della cattedrale e nella citata cappella Chiocci a Gubbio.

Dopo il 1577 non si hanno più notizie di Presutti, né si conosce l’anno della sua morte.

Fonti e Bibl.: A. Anselmi, Di due quadri marchigiani depositati nelle chiese di Lombardia attribuiti al Perugino, in Arte e storia, 1893, n. 24, pp. 186 s.; G.B. Cavalcaselle - G. Morelli, Catalogo delle opere d’arte nelle Marche e nell’Umbria, in Le Gallerie Nazionali italiane. Notizie e documenti, Roma 1896, p. 203; G. Annibaldi, Dei pittori in Jesi che portano l’aggiunta ‘da Fano’, in Rassegna bibliografica dell’arte italiana, III (1900), pp. 205-211; C. Grigioni, G. P. di Fano, pittore del secolo XVI, ibid., IX (1906), p 122; E. Modigliani, Antonio da Solario, veneto, detto Lo Zingaro, in Bollettino d’arte, I (1907), 12, pp. 1-21 (in partic. pp. 6-8); R. Sassi, Documenti di pittori fabrianesi, in Rassegna marchigiana, II (1924-1925), pp. 45-56; P. Zampetti, Antichi dipinti restaurati dalla Soprintendenza alle Gallerie delle Marche (catal. Urbino), Urbino, 1953, p. 32; L. Servolini, Le famiglie di pittori fanesi del Cinquecento: Morganti, Presciutti, Milano 1960, pp. 3-46; G. Crocetti, Vittore Crivelli e l’intagliatore Maestro Giovanni di Stefano di Montelparo, in Notizie da Palazzo Albani, V (1976), 2, pp. 17-28 (in partic. pp. 26-28); P. Mencarelli, Per una storia dell’arte fanese nel Cinquecento: il pittore G. Presutti, in Fano. Supplemento del Notiziario di informazione sui problemi cittadini, XI (1976), pp. 43-69; G. Boiani Tombari, Ancora documenti inediti sul pittore fanese G. Persiutti, ibid., XIV (1979), pp. 97-108; G. Cucco, G. P., in Lorenzo Lotto nelle Marche: il suo tempo il suo influsso (catal., Ancona), a cura di P. Dal Poggetto - P. Zampetti, Firenze 1981, pp. 120-124, 251-255, 390 s.; Pittura a Fano. 1480-1550 (catal.), a cura di P. Dal Poggetto - F. Battistelli, Fano 1984, pp. 61-82; G. Boiani Tombari, Un documento inedito su G. P. e sui suoi allievi, ibid., pp. 81 s.; G. Manuali, G. P. a Gubbio, in Esercizi: arte, musica, spettacolo, VII (1984), pp. 38-46; B. Montevecchi, Aggiunte a G. P. e Simone De Magistris, in Notizie da Palazzo Albani, XIII (1984), 1, pp. 180-186; G. Donnini, I pittori fanesi del primo Cinquecento: Morganti e Persuti, in Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino dalle origini ad oggi, a cura di F. Battistelli, Venezia 1986, pp. 239-248; F. Cece - E.A. Sannipoli, La “Visitazione” di San Pietro e alcune note su G. P. a Gubbio, in Gubbio Arte, X (1992), pp. 18-21; B. Cleri, Officina fanese. Aspetti della pittura marchigiana del Cinquecento, Cinisello Balsamo 1994, pp. 122-166; G. Boiani Tombari, I Presciutti, ibid., pp. 182-189; B. Cleri, Citazioni da Giovanni Santi e Pietro Perugino nella ‘Officina fanese’ del Cinquecento, in Giovanni Santi. Atti del convegno internazionale, Urbino... 1995, a cura di R. Varese, Milano 1999, pp. 177-182; A. Mazza, La Galleria dei dipinti antichi della Cassa di Risparmio di Cesena, Milano 2001, p. 29; G. Calegari, Chiesa dell’Annunziata: sette secoli d’arte, in La confraternita e la chiesa dell’Annunziata di Pesaro. Il fenomeno confraternale in Italia, a cura di A. Brancati, Ancona 2005, pp. 221-233; B. Cleri, Maestro e allievi in una bottega del Cinquecento: l’esperienza di G. Persciutti da Fano, in Quaderni dell’Accademia fanestre, VI (2007), pp. 219-242; L. Carloni, in Vincenzo Pagani: un pittore devoto tra Crivelli e Raffaello (catal., Fermo), Cinisello Balsamo 2008, schede nn. 38-41, pp. 212-219; B. Cleri, In bottega con Timoteo Viti, in Timoteo Viti. Atti del Convegno. Urbino... 2007, a cura di B. Cleri, Urbino 2008, pp. 469-495; M.M. Paolini, Pompeo Benedetti di Montevecchio: un erudito in viaggio tra l’Italia e la Sassonia, in Notizie da Palazzo Albani, XXXVIII (2009), pp. 141-166.

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