Presagio

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Preavviso sul determinarsi di eventi futuri, sul loro esito e sulle loro conseguenze, che si può trarre, secondo alcune credenze religiose o superstiziose, dalla osservazione di determinati fatti, considerati come segni premonitori.

Nella storia delle religioni, la credenza nei p. (lat. omina, gr. τέρατα) non si fonda sul presupposto del principio di causalità, ma su una concezione più o meno inconscia della connessione universale delle cose e del parallelismo tra l’azione automatica di forze analoghe. Perciò ogni cosa può essere p. di un’altra, ma non di qualunque altra: nell’interpretazione dei p. giocano, oltre ad associazioni di idee, tradizioni rituali e mitologiche, ricordi di coincidenze ef­fettivamente sperimentate, nonché i principi fondamentali del pensiero magico (➔ magia), per cui il simile produce il simile e la parte corrisponde al tutto. Ma il pensiero religioso può anche stabilire un nesso tra i p. e la divinità: in tal caso i p. non sarebbero che manifestazioni della volontà divina, segni mandati dalla divinità agli uomini.

Nella pratica religiosa e superstiziosa si può distinguere tra p. casuali (la cui interpretazione può esser fatta da chiunque in base alle tradizioni vigenti, ma può anche esser richiesta a esperti, come indovini o oracoli) e p. appositamente richiesti o provocati. Nel primo gruppo rientrano anzitutto i fenomeni naturali insoliti (terremoti, eclissi, comete, nascita di esseri mostruosi ecc.) o anche fatti normalissimi che tuttavia, accadendo in un determinato momento, danno l’impressione di significare qualcosa: lo starnuto dopo una frase pronunciata, il ronzio delle orecchie, un incontro particolare, la rottura di uno specchio ecc. In questa categoria figurano normalmente anche i sogni (➔ incubazione). I p. provocati o richiesti rientrano nel campo della divinazione (➔) cosiddetta induttiva o obiettiva (a differenza della divinazione ‘ispirata’).

L’osservazione metodica della posizione dei corpi celesti, cui si attribuisce valore di p., porta all’astrologia, che ebbe il suo primo sviluppo importante nell’antica Babilonia; nel sistema divinatorio etrusco i fulmini assumevano significati di p. diverso secondo la regione del cielo in cui apparivano; l’osservazione della direzione del volo degli uccelli ha una diffusione più larga e assurge a particolare importanza nell’antichità classi­ca (➔ auspicio). Sono altrettanti generi della divinazione anche l’osservazione dei p. dati dal fuoco (piromanzia), dall’acqua (idromanzia) ecc.; e così pure il trarre a sorte tra oggetti apparentemente uguali ma distinti con segni o iscrizioni (lat. sortes), il gettare dadi ecc.: questo modo di chiedere p. al caso appositamente provocato è alle basi dell’antico sistema divinatorio cinese descritto nel libro sacro Yijing.

Particolare importanza hanno, come p., le circostanze del sacrificio: comportamento delle vittime, del fuoco sacrificale e l’aspetto delle viscere della vittima (ieroscopia, extispicium), in particolare del fegato (in Babilonia e in Etruria); alla base della ieroscopia vi è la concezione di un rapporto tra le divinità astrali, che presiedono al destino, e l’organismo degli animali.

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