Preistoria Periodo della storia delle civiltà umane contraddistinto dall’assenza di documenti scritti e studiato attraverso dati archeologici, paleontologici e antropologici.
J. Boucher de
Con le attuali, moderne tecniche e metodologie di studio sappiamo che la P. copre un periodo che va da circa 2 milioni di anni (Ma), quando compaiono le prime testimonianze della cultura materiale, fino alla comparsa delle società complesse del Vicino Oriente o all’inizio dell’età dei metalli nel Vecchio Mondo.
Per ricostruire le prime fasi evolutive della P. ci si basa essenzialmente sulle testimonianze archeologiche del Paleolitico, cercando di ottenere il massimo delle informazioni dalle industrie litiche, unica espressione della cultura materiale del Paleolitico inferiore, e in un secondo tempo dai prodotti legati all’economia di sussistenza, all’organizzazione del territorio (presenza di campi base, accampamenti, siti di macellazione) e della società (grado di aggregazione dei gruppi, gerarchizzazione, mobilità) fino ad arrivare al momento cruciale della P., rappresentato dall’emergenza del linguaggio simbolico, delle manifestazioni artistiche, dell’agricoltura e dalla fondazione/">fondazione dei primi villaggi e città. Pertanto tutto il materiale archeologico deve essere in primo luogo contestualizzato geologicamente e geograficamente, al fine di valutare l’età del sito archeologico e le fonti del materiale di base per la fabbricazione dei diversi prodotti archeologici: l’inquadramento cronologico delle sequenze culturali e del paleoambiente permette di ricostruire la P. dell’uomo e i cambiamenti evolutivi delle prime società umane.
3. Suddivisione cronologica e tecniche di datazione
In
L’inquadramento temporale della P. è oggi ben delineato applicando i metodi geocronologici assoluti: per la datazione dei siti del Pleistocene inferiore e medio vengono utilizzati i metodi isotopici come Th230/U234 e K40/Ar40, ESR; per quella del Pleistocene superiore e dell’Olocene il 14C. Il metodo della termoluminescenza applicato alla datazione dei siti compresi tra 0,1 e 0,.04 milioni di anni completa la fase paleolitica della preistoria. I metodi di datazione relativi permettono di inquadrare la posizione del reperto nella sequenza stratigrafica in rapporto al contesto del deposito (resti faunistici e vegetali).
La successione cronologica dei manufatti non va considerata nell’ottica di una progressione continua lineare: così come si verifica per l’evoluzione biologica degli Ominini, quella della cultura materiale si presenta come un’evoluzione a cespuglio in quanto possono coesistere fasi evolutive della lavorazione dei manufatti diverse, non associate univocamente a una delle specie di Ominini: per es. strumenti litici primitivi africani (ESA) continuano a essere utilizzati da Homo sapiens (Paleolitico superiore).
Secondo R. Clarke le fasi dell’industria litica sono identificate dalle modalità con cui si ottengono i manufatti litici (Modi I, II, III, IV); la differenziazione morfologica va interpretata in base alla funzione che essi dovevano svolgere, evidenziabile mediante l’analisi delle microtracce d’uso con il microscopio a scansione.
4.1 Homo habilisPer alcuni preistorici in Africa già 2-3 Ma fa erano presenti ciottoli intenzionalmente lavorati dall’Australopiteco, ma gli insiemi più antichi di veri e propri manufatti litici sono rappresentati dai chopper o unifacciali Modo I o industria olduvaiana (dalla
4.2 Homo ergasterCon la comparsa di Homo ergaster in Africa orientale (
4.3 Homo heidelbergensisIn Africa Homo ergaster viene sostituito da Homo heidelbergensis, che domina lo scenario del Pleistocene medio disperdendosi anche in Europa dove è presente in molti siti datati 0,5-0,3 Ma e in Asia (sito di Dali). La migrazione verso nicchie ecologiche tanto diverse da quella d’origine dell’‘uomo africano’ adattato alle savane ha certamente costituito una spinta evolutiva potente anche per i cambiamenti del modello comportamentale nel quale si ravvisano alcuni elementi di successo: in Europa la capacità di controllare e forse innescare il fuoco è testimoniata da siti in
Homo heidelbergensis era un buon cacciatore che utilizzava il fuoco anche per stanare le prede (una pratica oggi adottata largamente in Africa dalle popolazioni savanicole) o intrappolarle mediante una cortina di fiamme e poi abbatterle; il rinvenimento in
4.4 La diffusione del genere Homo in EuropaNegli anni 1990 la presenza del genere Homo in Europa era attestata solo a partire dal Pleistocene medio: il reperto attribuito a Homo heidelbergensis costituito dalla mandibola di
4.5 Homo neanderthalensisA Homo heidelbergensis in Africa si sostituisce Homo sapiens nella sua varietà più antica, Homo sapiens idaltu, mentre in Europa esso viene sostituito da Homo neanderthalensis.
L’uomo di
In Africa l’industria musteriana si accompagna ai primi Homo sapiens, che vengono pertanto definiti ‘anatomicamente moderni’ a sottolineare la discordanza tra evoluzione biologica e ritardo tecnologico. L’uomo di Neandertal era un valente cacciatore. Anche se nel caso di megafauna è più plausibile che si comportasse da opportunista sfruttando le carcasse di animali morti per cause naturali o uccisi dai carnivori, nelle battute di caccia in gruppo era in grado di pianificare una scelta isolando gli individui più giovani o comunque più deboli, come testimoniano le stime effettuate sul numero e il tipo di ossa prevalenti nei siti in associazione con manufatti litici. Un certo grado di pianificazione lo si coglie anche nell’organizzazione dello spazio abitativo con campi base semipermanenti e siti utilizzati per l’approvvigionamento di cibo o materiale litico, e nelle regioni più settentrionali come magazzini naturali per la conservazione delle carogne squartate. Ciò implicherebbe un’attività sociale pianificata che si adatta più a un ‘cercatore di cibo’ (forager) che a un ‘opportunista’ (scavenger/">scavenger). Il controllo del fuoco era attuato per mezzo di focolari a pozzetto o su lastra di pietra. L’uomo di Neandertal seppelliva i suoi morti probabilmente più per liberare la comunità dal cadavere che per onorarlo con i riti funebri già descritti per es. per la sepoltura di Shanidar (Iraq) o di Amud e Kebara (Israele), ma che ora sono messi in dubbio. I legami affettivi erano sviluppati, come testimonia il fatto che la comunità si prendeva cura dei disabili (resti di individui morti in tarda età con presenza pregressa di traumi o fratture).
4.6 Homo sapiensMigrato dall’Africa, Homo sapiens arriva in
Con Uomo di Cro-Magnon ci si riferisce al gruppo dei moderni sapiens del Paleolitico superiore che si è affermato in Europa: per la lavorazione della pietra esso introduce il Modo IV o l’industria Aurignaziana (dal sito di Aurignac, Francia) costituita da bulini, grattatoi carenati, lamelle ottenute mediante ritocco marginale, cui si accompagnano strumenti in osso, corno e avorio come punteruoli, aghi, punte di zagaglia, spatole, arpioni. La capacità di parlare fluentemente arricchendo il bagaglio di fonemi quale espressione della progressiva concettualizzazione del mondo fisico ha certamente privilegiato l’uomo modernorispetto all’uomo di Neandertal ‘balbettante e povero di idee’. L’uomo di Cro-Magnon diventa un esperto cacciatore utilizzando giavellotti e lance dotate di propulsore che esso abbellisce con fregi e figure stilizzate; nella pesca utilizza arpioni a una o due file di denti e sagaie e per la raccolta pietre da scavo immanicate. L’organizzazione dello spazio abitativo e delle relazioni sociali è avanzata, come è testimoniato dal villaggio costruito sulle rive del Don (sito di Kostenki, 21.000 anni) con spazi usati da magazzino separati dagli spazi abitativi. La sepoltura dei morti è accompagnata da riti funebri e ricchi corredi funerari, come si osserva nel sito di
Dal Paleolitico al Neolitico cambiano i modelli comportamentali, quando l’uomo scopre i vantaggi che gli può procurare lo sfruttamento del territorio attraverso la domesticazione di specie animali e vegetali. Sganciato dalla necessità di continui spostamenti, l’uomo paleolitico ‘cercatore di cibo’si trasforma nel Neolitico in ‘produttore di cibo’. Questo cambiamento, verificatosi tra 10.000 e 7000 anni fa a seconda della regione geografica dove si è manifestato, un tempo veniva definito ‘rivoluzione neolitica’, ma in realtà il cambiamento è stato progressivo: i cacciatori-raccoglitori, già organizzati in bande nomadi di qualche decina di individui, con l’incremento della complessità sociale si costituirono in comunità stanziate in villaggi e, dopo un periodo di transizione, impararono a sfruttare attivamente il territorio. Grazie al notevole incremento demografico legato allo sviluppo dell’agricoltura, si crearono le basi per la divisione di diverse attività produttive e l’organizzazione dei centri urbani.
6. Popolazioni preistoriche europee
Nei periodi di passaggio dal Pleistocene all’epoca attuale si assiste alla estinzione o trasformazione dei vecchi ceppi razziali del Paleolitico e al diffondersi di nuovi tipi umani.
L’evoluzione e la sistemazione dei gruppi razziali ed etnici, che compongono l’attuale popolazione europea, continuano attraverso tutta l’epoca romana e parte del Medioevo. Vaste regioni, oggi con intensa brachicefalia, come la Balcania, erano fino alla caduta dell’Impero romano abitate da razze dolicomorfe.