PRAGA

Enciclopedia Italiana (1935)

PRAGA (cèco Praha; ted. Prag: da práh "soglia", da mettere in rapporto con le piccole rapide della Moldava in corrispondenza dei banchi granitici)

Elio MIGLIORINI
Alzbeta BIRNBAUMOVA
Paul NETTL
Karel STLOUKAL
Karel STLOUKAL
Karel STLOUKAL
Alberto BALDINI
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Capitale della Cecoslovacchia e capoluogo della Boemia, centro culturale, economico e politico del paese, posta sulle rive collinose della Moldava (Vltava), a monte della confluenza di questo fiume nell'Elba e a valle della confluenza in esso nella Berounka, a 50° 5′ 19″ di lat. N. e a 14° 23′ 17″ di long. E., 179-322 m. s. m. (specchio della Moldava-Petřín).

La situazione geografica della citià è per molti riguardi favorevole, posta com'è in posizione centrale rispetto al bacino idrografico boemo (anche se spostata un poco a N. rispetto al centro geometrico), dove la valle è ancora abbastanza stretta per permettere un facile guado, nel punto dove confluiscono da S. alcune valli piuttosto incassate, che trovano poi verso N. una facile comunicazione. Dalla valle dell'Elba il luogo è separato da basse colline e a poca distanza si trovano fertili terreni adatti alle colture. Depositi di carbone sono pure non lontano. I dintorni fanno parte d'un vasto penepiano (costituito da scisti algonchici metamorfosati, scisti e quarziti siluriche), che presenta degli altipiani e delle creste allungate, messe talora a nudo dall'erosione, la quale a partire dal Pliocene superiore ha ripreso d'energia creando una serie di terrazze; invece nella parte settentrionale del bacino questi terreni sottostanno per lo più a una copertura cretacea, oppure sono nascosti da strati di löss. La zona era già abitata nel Neolitico e venne poi più volte prescelta dagli Slavi, venuti in Boemia nel sec. VI-VII, per sede di qualche castello. Il nome di Praga appare tuttavia per la prima volta solo nel 928. Gli abitanti sono stati attirati soprattutto dalle colline isolate dalle due parti del fiume, in primo luogo Vyšehrad (Castello alto), 57 m. sul fiume, poi Hradčany, sul lato concavo d'un meandro, in posizione elevata. Sulla riva convessa, dove vi erano delle terrazze fluviali, già a partire dalla fine del sec. XI, troviamo insediati dei commercianti tedeschi (Città vecchia), mentre a NE. aveva trovato posto un nucleo di Israeliti. Nella seconda metà del sec. XIII s'insediano dei mercanti tedeschi anche presso la riva sinistra sotto il Castello e nel secolo successivo viene ad aggiungersi a queste parti, per iniziativa di Carlo IV, la Città nuova. Questi nuclei, regolati da norme legislative e da privilegi diversi, soltanto molto più tardi vennero riuniti in modo da formare un unico comune: per lungo tempo vissero come città distinte. Le prime mura risalgono a Bratislao I (1037-55), le seconde a Ottocaro II (1253-78).

Il clima di Praga ha carattere continentale non troppo accentuato, con una temperatura media annua di 9° (−1°,3 in gennaio e 19° in luglio) e una piovosità media di 489 mm. (con un massimo di 70 mm. in giugno e un minimo di 21 in febbraio). In media i giorni piovosi sono ogni anno 149, distribuiti abbastanza regolarmente nei diversi mesi. Quanto a venti prevalgono quelli occidentali. D'inverno la città è nebbiosa e triste, con una patina scura, il cielo tetro, l'aria grigia. Le dànno invece un'aria gaia e colorita di maggio e d'autunno i molti giardini, che ben si armonizzano con le cupole delle chiese e con le cappelle e hanno contribuito a far dare alla città l'appellativo di dorata (zlatá Praha). Nei dintorni, in genere ben coltivati, è frequente qualche tratto stepposo. La Moldava è navigabile, ma per quanto siano stati fatti alcuni lavori in modo da facilitare l'accesso al bacino superiore, poco serve al trasporto delle materie prime. I bacini portuali si trovano presso il meandro del fiume, nelle vicinanze di Libeň. Le due rive sono congiunte da 11 ponti (di cui due ferroviarî). Principale è il Ponte Carlo (Karlův Most), costruito nel sec. XIV sul posto d'un ponte preesistente, lungo 505 m., con 16 arcate e un'alta torre (m. 40), ornato al tempo della Controriforma con 28 statue monumentali. Altri ponti importanti e caratteristici sono il ponte Palackü, delle Legioni (tra la Via Nazionale e la Via della Vittoria), Mánes. Con ponti sono pure unite alle rive le isolette della Moldava.

Sulla sinistra della Moldava, simbolo di Praga, s'innalza la cittadella (Hradčany) che con il castello asburgico dalle mille finestre (ora sede del presidente della repubblica e delle sue cancellerie), la cattedrale di San Vito, il Belvedere, la via degli alchimisti, le innumerevoli cappelle, costituisce un grandioso museo della storia boema. Sotto ha trovato posto il quartiere aristocratico di Malá Strana, che in molti angoli e scorci ricorda città italiane, con vie strette in pendio, alberghi con le insegne antiche, chiese, giardini, conventi, palazzi della vecchia nobiltà, dei conti e principi dell'impero (Wallenstein, Liechtenstein, Schönborn, Thun, sede quest'ultimo della legazione italiana, e molti altri), centro amministrativo e sede della classe dominante. Il Ponte Carlo offre il più agevole passaggio alla riva destra, dove presso la curva del fiume che viene da S. e volge a oriente, già da tempo ha trovato posto la città antica (Staré Mĕsto), nucleo commerciale con molte banche e uffici, semispopolato di sera e in diminuzione come numero d'abitanti, con vie strette riunite da passaggi a vòlta, dove la circolazione è resa alquanto difficile. Verso terra questa parte era limitata da mura, ricalcate ora dalle vie Revoluční třída, Na Příkopě, Národni tř. L'unico resto di esse è la torre della Polvere (Prašná brána), alta 51 m., che risale alla fine del sec. XV, ma è stata rinnovata nella seconda metà del XIX. Dalla torre seguendo la Celetná ulice, nota per le sue belle botteghe, si giunge al centro della città vecchia, la Staromětské náměstí o Velký rynk, quadrato irregolare che serviva per feste e tornei, nel quale è stato costruito un monumento a Hus, limitato a occidente dal vecchio municipio (Staroměstská radnice), che ha una torre alta 54 metri con un famoso orologio, a oriente dal principesco palazzo Kinský e dal Týnský chrám con due alte torri, il quale prende nome da una specie di zona franca (týniti "circondare con uno steccato") che vi era un tempo nella zona. A S. vi sono delle case borghesi, a N. è stata aperta una lunga strada (Pařížská tř.), che ha rotto l'armonia della piazza. Un poco più a occidente è un'altra piazza minore (Malé náměstí). Presso il fiume hanno trovato posto alcuni istituti culturali, come il Klementinum, antico collegio dei gesuiti, ora sede dell'università, la scuola d'arte industriale, il Parlamento. A NO. della Citta vecchia s'appoggia l'antico quartiere ebraico (Josefov), chiuso una volta da 9 porte (ghetto); esso ha un'antichissima sinagoga, le mura inferiori della quale risalirebbero al secolo VI.

La Città nuova (Nové Město) circonda ad arco la Città vecchia ed è il centro economico di Praga, con vie regolari a scacchiera. Sviluppatasi sotto la protezione di mura che andavano fino a Vyšehrad, è stata sufficiente fino alla metà del secolo scorso per contenere lo sviluppo della città. L'arteria più importante della Città nuova è Na Příkopě ("il fossato", nome che le deriva dalle fosse d'acqua che fino al 1816 separavano la Città vecchia dalla nuova), che va da Prašná brána, presso la Piazza della Repubblica (Náměstí republiky, la quale è a sua volta continuata verso N., fino alla Moldava, dalla Via della rivoluzione) alla Piazza di S. Venceslao (Václavské náměstí), antico mercato di cavalli che forma un rettangolo di 682 m. per 60, centro di traffico e di divertimenti, limitato all'estremità meridionale dal Museo nazionale (Národní Museum), a NE. del quale si estende un grande giardino (parco di Vrchlický).

Diventata a partire dal 1919, dopo essere stata degli Asburgo per quasi quattro secoli, da città di provincia d'un impero mal sopportato, capitale di uno dei maggiori stati sorti in Europa in seguito alla guerra, Praga, la più occidentale tra le grandi città slave, è rivissuta a nuova vita. Già prima, non trovando più posto le case nella valle del fiume, esse avevano invaso le coste dell'altipiano ed erano venute a contatto con la ricca pianura agricola del Polabí, occupando le colline che si affacciano al fiume, traboccando sugli altri versanti e lungo le testate delle valli affluenti. Lo sviluppo è stato notevole soprattutto dalla parte di oriente. Královské Vinohrady (collina delle viti) ha visto sparire gli orti che le davano il nome, i sobborghi di Karlín (così chiamato dal nome della moglie di Francesco I) e di Žižkov (steso ai piedi della collina d'egual nome, sulla quale è il monumento della rivoluzione) hanno tratto profitto dalla vicinanza delle principali linee ferroviarie, Nusle si è quasi riunito a Vyšehrad, Smíchov, sulla sinistra della Moldava, ha preso sviluppo come centro industriale risalendo anche a ritroso la valle del Motol. A settentrione, presso il grande meandro del fiume, dove nella riva convessa vennero scavati i bacini del porto, Vysočany si è allungata seguendo il corso della Rokytka. A N. di Hradčany, Bubeneč si è invece sviluppata come città giardino. In tal modo la città, diventata sempre più tumultuosa, è venuta acquistando una varietà di aspetti sempre maggiore. Il ritmo e l'attività proprî d'una giovane metropoli non hanno potuto tuttavia cancellare alcuni inconvenienti connessi col fatto che la parte vecchia della città poco si presta al movimento degli autoveicoli. Praga contava soltanto 99 mila ab. nel 1830, ma si è poi rapidamente accresciuta a partire dal 1848, dopo la costruzione delle prime linee ferroviarie, che hanno permesso d'iniziare lo sfruttamento del vicino bacino carbonifero di Kladno. Nel 1857 contava 142 mila ab., nel 1880 162 mila, nel 1910 224 mila, nel 1921 242 mila. Tra i diversi quartieri la Città vecchia è diminuita tra il 1857 e il 1921 da 43.300 a 35.500 ab., avendo dovuto lasciar posto a nuove strade, magazzini e uffici, la Città nuova è aumentata nello stesso periodo da 64.300 a 87.330, Malá Strana è rimasta quasi stazionaria (da 21.050 a 22.780), mentre è fortemente diminuito il quartiere di Josefov (da 8400 a 4070 ab.) per i notevoli lavori di risanamento ivi compiuti. Nel 1921 Hradčany contava 7500 ab., Vyšehrad 5500. L'aumento maggiore si è avuto nelle zone vicine alla città, che a partire dal 1923 sono venute a far parte della "Grande Praga". Appunto in quell'anno sono stati aggregati 37 comuni; i principali sono Karlín (25.050), Královské Vinohrady (83.370), Nusle (34.160), Vršovice (33.010), Žižkov (71.700) sulla destra del fiume, Smíchov (56.250) e Bubeneč (15.830) sulla sinistra. In precedenza erano stati incorporati Holešovice Bubny (1884) e Libeň (1901). Praga si estende ora su 172,1 kmq., dei quali 12,3 costruiti, 104,8 occupati da campi, 15,2 da giardini, 12,9 da vie e palazzi. La città si divide in 13 distretti, che comprendono 19 parti. Il primo distretto corrisponde ai 7 quartieri (části) della città interna: I. Staré Mĕsto, II. Nové Mĕsto, III. MaláStrana, IV. Hradčany, V. Josefov, VI. Vyšehrad, VII. Holešovice Bubny, quest'ultimo, il terzo e il quarto sulla riva sinistra, gli altri sulla destra. Entro i limiti attuali gli abitanti erano nel 1910 616.630, nel 1920 676.675, nel 1930 848.081 (con il notevole aumento decennale del 28%, dovuto a immigrazione). L'afflusso di popolazione slava e l'uso da parte della maggioranza degli Israeliti della lingua cèca ha fatto diminuire sempre più l'importanza dei Tedeschi, che ancora nel 1857 costituivano la metà della popolazione (70 mila), mentre nel 1880 erano già ridotti a un quinto degli abitanti (42.400). Dal 1900 l'attività del comune venne retta del tutto dai Cèchi e nel 1920 i Tedeschi erano ridotti a 30 mila. Anche la loro posizione non è più come un tempo dominante nel campo della cultura e dell'industria. Meno omogenea è invece Praga dal punto di vista delle confessioni religiose; accanto a 395 mila cattolici (1930), pari al 58,8%, vi sono 127.300 senza confessione (18,9), 86 mila aderenti della chiesa nazionale cecoslovacca, 31.700 israeliti, 31 mila protestanti.

Come città commerciale Praga era nota già nel sec. X e la sua posizione nel cuore d'Europa, al limite con l'Oriente ancora poco sviluppato dal lato industriale, è stata la base della sua fortuna. La funzione industriale si è poi sovrapposta su quella commerciale e s'è intessuta con l'altra, favorita dall'avere a disposizione come mercato di consumo il vasto impero austroungarico, come mezzo di trasporto un'armonica rete ferroviaria, come mano d'opera delle maestranze specializzate da lunga data. Di grande vantaggio è stata poi la presenza nella Boemia occidentale di miniere di ferro e di carbone (Kladno, 25 km. O.), che hanno permesso lo sviluppo della grande industria. Nel dopoguerra la città ha dovuto adattarsi alle nuove condizioni e, per facilitare la funzione commerciale, a partire dal 1920 ha richiamato in vita per due volte l'anno (marzo e settembre) le fiere campionarie, per le quali venne messa a disposizione un'apposita area. L'attività principale nel campo delle industrie riguarda la lavorazione del ferro e dell'acciaio (locomotive, automobili, macchine), del vetro, del cuoio (scarpe), della carta, dell'abbigliamento (confezioni di lana e di cotone); notevole la lavorazione di prodotti agricoli (molini, birrerie, distillerie). Fabbriche minori si trovano in tutto il contado per un raggio di 25 km. I quartieri commerciali più animati si trovano in vicinanza (Na Příkopé) o in continuazione delle antiche mura: da una parte la ulice Osmadvacatého ríjna (via Ventotto Ottobre), e la Národní tř. (via Nazionale), dall'altra la Hybernská ulice, come pure sulla Piazza di San Venceslao. Interessanti i mercati di frutta, fiori, patate.

Monumenti. - Il Hrad (castello), sede dei principi e re boemi, nonché dell'amministrazione statale, si affaccia alla storia verso il sec. X. In quell'epoca esisteva già un grande castello, munito di potenti valli con palizzate. I primi edifici in pietra, i più antichi della Boemia, sono la chiesa della Madonna e la rotonda di S. Vito, costruita da S. Venceslao (morto nel 929). Gradualmente, durante i secoli XI e XII, il castello fu trasformato in una residenza in pietra e fu fortificato con costruzioni pure in pietra. Resti di queste costruzioni romaniche si trovano sotto gli edifici attuali. Nel periodo gotico il Hrad fu varie volte trasformato. La parte più importante conservata di quell'epoca è la nota sala di Ladislao (Vladislavský sál), costruita dal 1493 al 1503 dall'architetto Benedikt Rejt. Il Rinascimento adornò il Hrad di una serie di costruzioni tra cui vastissima la sala spagnola (Španělský sál) e il castelletto del Belvedere (v. più oltre). Al tempo di Maria Teresa, dopo il 1770, il Hrad prese l'aspetto che ha ora. Talune parti dell'epoca gotica e dell'epoca del Rinascimento furono abbattute, o riunite in un complesso mediante una massiccia facciata monumentale. Nella parte settentrionale del Hrad si trova il Giardino reale, presso il Belvedere. Questo, che ha pure il nome della regina Anna, fu edificato dal 1534 al 1560 dagli architetti italiani Paolo della Stella e Ferrabosco di Laino; il giardino risale alla metà del sec. XVI.

Il principale ornamento del Hrad è la cattedrale di S. Vito, il cui nucleo è la rotonda di pietra già ricordata, cui era stata aggiunta nei secoli XI e XII una basilica romanica a due cori. Nel 1348 Carlo IV fondò l'attuale cattedrale. Prima ne fu architetto Matteo di Arras, poi il famoso Petr Parléř. La parte occidentale della cattedrale fu portata a compimento soltanto dal 1872 al 1929 per opera degli architetti J. Kranner, J. Mockr e K. Hilbert. Nell'interno della cattedrale, la cappella di S. Venceslao ha notevoli affreschi dell'epoca di Carlo IV; l'oratorio reale, di B. Rejt, è del 1493; il mausoleo reale di marmo bianco fu opera del maestro Colin nell'anno 1589; il sepolcro monumentale di S. Giovanni Nepomuceno, in argento, secondo il progetto di Fischer di Erlach, è dell'anno 1736. Nella cattedrale si conserva la corona reale boema, dell'epoca di Carlo IV, nonché un tesoro di gioielli medievali.

Sul Hrad di Praga fu fondato nel 973 il primo convento di Boemia, il convento delle benedettine presso S. Giorgio, la cui chiesa - una basilica romanica del sec. XII - si conserva intatta.

Dinnanzi al Hrad, nei Hradčany, quarto distretto di Praga, sono notevoli il palazzo arcivescovile, con facciata in stile barocco dell'architetto G. Wirch; il palazzo Schwarzenberg della seconda metà del sec. XVI, costruito dall'architetto italiano Antonini; il palazzo Sternberk, costruito nell'anno 1708 dall'architetto Martinelli; la chiesa di S. Giovanni Nepomuceno, di K. I. Dientzenhofer, uno dei suoi edifici più tipici; il palazzo Černín, attualmente sede del Ministero degli esteri, edificato dal 1660 al 1669 secondo un progetto dell'architetto F. Caprati. Nella canonica premonstratense di Strahov, sono una celebre biblioteca, un archivio, una galleria. Nel sobborgo di Břevnov, la chiesa dell'antico convento benedettino fu edificata poco dopo il 1700 da Ch. Dientzenhofer, ed è uno dei primi edifici in barocco pittoresco d'oltralpe.

A Praga resta una serie di piccole costruzioni romaniche, tra cui il convento dei Maltesi nella Malá Strana, fondato nel 1190, e il palazzo vescovile, parzialmente conservato. Al periodo primitivo gotico appartengono il convento della beata Agnese di Boemia (dell'anno 1245); la sinagoga detta Staronová (degli anni 1230-46); le chiese conventuali dei minoriti, presso S. Iacopo, nella Città vecchia e degli agostiniani presso S. Tommaso nella Malá Strana, l'una e l'altra poi sfarzosamente restaurate nell'epoca barocca.

Carlo IV fece edificare nella Città nuova tutta una serie di chiese, tra le altre S. Enrico, S. Stefano, S. Apollinare e S. Caterina, della Vergine Maria na Slupi; la scomparsa chiesa del Corpus Domini; la chiesa ottagona Na Karlově, una delle più notevoli di Praga.

Occorre pure menzionare la chiesa della Vergine Maria fuori Týn portata a termine soltanto all'epoca di Giorgio di Poděbrady; la facciata del palazzo comunale della Città vecchia (l'ala settentrionale e orientale sono in stile gotico del sec. XIX) con la torre, romanica ancora nei suoi basamenti, che ebbe nel 1490 il rinomato "orologio praghese"; il Carolinum, sede dell'università, della seconda metà del sec. XIV. Degli edifici in stile tardo gotico sono rimasti la Prašna brána (Torre delle polveri) edificata tra il 1490 e il 1500, il palazzo comunale della Città nuova (Novomĕstská radnice), nonché alcune case borghesi.

Il Rinascimento ornò la città con l'opera di artisti italiani; e ad artisti italiani appartengono in massima parte le costruzioni barocche. Soltanto nella prima metà del sec. XVIII l'imponente attività dei due Dientzenhofer determinò lo sviluppo architettonico di Praga fino all'epoca attuale.

Delle costruzioni in stile Rinascimento, oltre alle già citate dei Hradčany, occorre menzionare il castello di caccia detto Hvězda (Stella), costruito nel 1555, con notevoli stucchi italiani, il palazzo comunale della Malá Strana (del 1610) e la chiesa di S. Salvatore nel Clementinum, edificata nella seconda metà del sec. XVI dai gesuiti (un tempo collegio gesuitico, ora edificio della biblioteca dell'università). Degli edifici barocchi i più notevoli sono: la chiesa della Vergine Maria Vittoriosa (1610-26), prima manifestazione del barocco romano a Praga; quella di San Giuseppe edificata nell'anno 1680 da J. B. Mathey; la chiesa dei Teatini del 1691, di architetto ignoto, e finalmente la chiesa di S. Nicola, edificio di grande importanza per il barocco dell'Europa centrale, fondato da Ch. Dientzenhofer, ma edificato da K. I. Dientzenhofer dal 1704 al 1745. Nella Malá Strana notiamo il primo palazzo barocco di Praga, il palazzo dei conti Waldstein (1620-32), edificato, su progetto anonimo, da F. Pierroni e da B. Bianco; il cosiddetto Michnův palác, ora casa di Tyrš, del 1660, eseguito su modelli dell'Italia settentrionale; i palazzi Nostic (Nostitz), Morzin, Thun (costruito nel 1720); il palazzo Lobkovic con il giardino, rievocante lo stile del Martinelli. Notevoli giardini posseggono inoltre il palazzo Schönborn, il palazzo Ledebour, e altri.

Tutta la Malá Strana abbonda di facciate barocche che costituiscono spesso gruppi assai pittoreschi: vi lavorarono architetti come Paliardi, Luraghi, Carlone, ecc. Nella Città vecchia l'armonica immagine dell'ambiente barocco fu guastata da infelici interpolazioni moderne. Tra le chiese barocche sono da notare: S. Francesco dei Crociferi, edificata nel 1670 da J. B. Mathey; S. Clemente nel Clementinum, del 1711; S. Bartolomeo di K. I. Dientzenhofer e la chiesa centrale di S. Nicola (nella Città vecchia) dello stesso architetto; tra i palazzi quello rococò dei conti Kinský. Neoclassico il teatro detto Stavovské divadlo (1783).

Nella Città nuova sono da ricordare il barocco collegio gesuitico con la tipica chiesa di S. Ignazio, la chiesa della SS. Trinità dell'inizio del sec. XVIII, le chiese di K. I. Dientzenhofer, S. Giovanni na Skalce e S. Carlo Borromeo: ma i palazzi e le case barocche dovettero cedere per la massima parte il posto in questo quartiere a edifici di epoca moderna. Nella seconda metà del sec. XIX vi furono costruiti molti edifici pubblici, come il Teatro nazionale (Národní divadlo) di J. Zítek (1882). Dello stesso architetto è il Parlamento (1885). Fu allora trasformata la piazza più importante di Praga, la piazza di S. Venceslao (Václavské namĕstí), specie con la costruzione dell'edificio del Museo nazionale, dinnanzi al quale fu collocata la statua di S. Venceslao, opera di J. Myslbek. E sorsero numerosi edifici scolastici, banche (p. es. la Cassa di risparmio), stazioni, ospedali, mentre si sviluppavano anche i grandi sobborghi con il loro carattere tipico per l'Europa centrale.

V. tavv. XXXVII-XLIV.

Musei. - Praga possiede alcune gallerie degne di menzione. La galleria di pitture nel Dům umĕní (Casa dell'arte) già Rudolfinum, fondato nel 1796, contiene una serie di pitture importanti della scuola tedesca, fiamminga e boema (di quest'ultima particolarmente notevoli le tavole del maestro di Wittingau). Il museo di arti industriali è particolarmente ricco di collezioni di vetri e di ceramiche. Oggetti varî di interesse storico e artistico, sono raccolti nel Museo nazionale e nel Museo municipale. La galleria moderna ha pitture e sculture delle scuole tedesca, cecoslovacca e francese dei secoli XIX e XX.

Istituti culturali. - L'università Carlo IV fondata nel 1348 fu frequentata fino dai suoi albori non soltanto da studenti della Boemia, sibbene anche da numerosi studenti della Polonia, della Germania e di altre regioni. Assai numerosi erano i cosiddetti "collegi" in cui professori e studenti abitavano e si riunivano: uno solo di questi si è tuttora conservato, il Carolinum. Dal 1386 il Carolinum è rimasto ininterrottamente sede dell'università. L'università di Praga, nel tempo in cui Jan Hus ne era il rettore, divenne un importante eentro di lotta religiosa. Con la venuta a Praga (1556) dei primi gesuiti, chiamati da Ferdinando I d'Asburgo, si sviluppò un'attività culturale in certo qual modo in concorrenza con quella dell'università.

Nel 1623 avvenne la fusione dell'università con la scuola superiore dei gesuiti che aveva il nome di Ferdinando; all'università venne così imposto il nome di Carlo-Ferdinando.

Dalla fine del sec. XVIII, in modo particolare dall'inizio del sec. XIX, appartennero all'università parecchi dei più notevoli risvegliatori nazionali. Nel 1882 l'università praghese Carlo-Ferdinando fu divisa in università cèca e università tedesca: la prima conta oggi più di 10.000 scolari, la seconda ne ha circa la metà. Delle due università la cèca ha ripreso (dal 1920) il vecchio nome di Università Carlo, mentre la tedesca s'intitola ora Deutsche Universität.

Scuole superiori importanti sono inoltre: la Scuola superiore d'ingegneria, la Scuola superiore d'architettura, la Scuola superiore per ingegneri meccanici ed elettrotecnici, la Scuola superiore d'ingegneria chimico-tecnologica, la Scuola superiore di agricoltura e silvicoltura, la Scuola superiore di commercio, l'Accademia di belle arti, la Scuola superiore tecnica tedesca, la Facoltà giuridica russa (formata da emigrati), l'Università libera ucraina (anche formata da emigrati) e l'Università popolare russa; la Facoltà giuridica russa e l'Università libera ucraina sono associate all'università Carlo.

Tra i numerosi istituti statali sono degni di nota l'Istituto geologico, l'Ufficio di statistica, l'Istituto sociologico, l'Istituto geografico militare che prepara la carta topografica della repubblica, l'Istituto d'igiene e l'Accademia Masaryk del lavoro, l'Osservatorio astronomico e l'Istituto astronomico. Importante pure l'Istituto storico statale, l'Archivio regionale cèco e l'Istituto per le memorie dell'indipendenza.

Tra le numerose biblioteche (637) si possono citare: la Bibl. pubblica e dell'università fondata nel 1773, con 730.000 volumi tra i quali 2444 incunabuli, quasi 4000 manoscritti, tra cui il Codex vyšehradensis e molti manoscritti di Hus; la Biblioteca del Parlamento, la Biblioteca centrale della città di Praga, fondata nel 1891, con 460.000 volumi, la Biblioteca slava del Ministero degli esteri con quasi 200.000 volumi e infine la biblioteca dell'Akademický dům, in quattro sezioni, con circa 90.o00 volumi e 1700 giornali e riviste. Notevoli pure la Biblioteca capitolare e la Biblioteca del convento di Strahov.

A Praga si trova pure un Istituto di cultura italiana, fondato nel 1923, l'Institut français de Prague, fondato nel 1920, infine numerose associazioni miranti alla conoscenza della vita culturale ed economica dei varî popoli slavi. Dopo il raggiungimento dell'unità statale cecoslovacca Praga si sforza sempre più di diventare il principale centro degli studî slavi: numerosissimi gli enti culturali e le biblioteche che adempiono a questo compito oramai tradizionale.

Praga è pure un centro assai importante di cultura germanica; il fatto caratteristico che la minoranza germanica si trova a vivere in regioni assai distanti tra loro e più o meno sparpagliate ha contribuito a farne in certo qual modo la principale sede della cultura tedesca in Cecoslovacchia; dopo avere ricevuto una notevole parte dell'emigrazione russa e ucraina nell'immediato dopoguerra, Praga ha ricevuto dopo l'avvento del regime hitleriano in Germania, parecchi emigrati tedeschi che vi hanno trasferito alcune attività editoriali prima svolgentisi in Germania.

Teatro. - Si può parlare di un teatro cèco fino dal sec. XIV. Alle rappresentazioni medievali cèche e cèco-latine di carattere ecclesiastico, agli sforzi della Controriforma (specialmente dei gesuiti) di portar sulla scena argomenti religiosi, con chiare finalità pedagogiche, segue un accentuato interessamento per il teatro nel sec. XVIII. Nell'atmosfera dell'illuminismo risorge l'interesse per la lingua cèca. Nel 1771, in un tempo in cui dominavano le rappresentazioni tedesche, italiane e francesi, fu organizzata una serata interamente cèca.

Il primo teatro di Praga fu lo Stavovské divadlo (Ständetheater, Teatro degli stati, 1781-83); dapprincipio le rappresentazioni si svolgevano in italiano e in tedesco; gli "stati" di Boemia acquistarono questo teatro nel 1799. Dal 1812 cominciarono le rappresentazioni in lingua cèca nelle domeniche e nei giorni di festa (attualmente vi si recita completamente in cèco). Nel 1850 F. L. Rieger e J. K. Tyl fondarono una società che si proponeva la costruzione di un teatro cèco: tuttavia il regime di Bach, allora in piena auge, guardava con sospetto ogni tentativo del genere e infatti la società poté svolgere ben poca attività.

Il Národní divadlo (Teatro nazionale) si riconnette a una delle pagine più caratteristiche del risorgimento nazionale. Suo immediato precursore era stato fino dal 1862 il cosiddetto teatro provvisorio. La prima pietra del Teatro nazionale fu posta nel 1868 tra manifestazioni imponenti di tutta quanta la nazione cèca (bisogna ricordare che ogni lotta culturale si identificava in quegli anni con un'affermazione nazionale). Le somme necessarie per edificare il Národní divadlo furono raccolte per lungo tempo fra tutti gli strati del popolo. Incendiato a causa di un incidente il 13 agosto 1881, il Teatro nazionale fu in tempo relativamente breve riedificato con una nuova sottoscrizione popolare. Il carattere nazionale-popolare del teatro cèco della prima metà del sec. XIX è rappresentato in prima linea dal Klicpera e dal Tyl. Con l'atmosfera di maggiore libertà che a mano a mano si afferma in Austria nella seconda metà del sec. XIX, le timide affermazioni di un nazionalismo ancora prevalentemente linguistico, storico e culturale, vanno prendendo lineamenti sempre più netti e precisi. E col tempo si fanno sempre più sentire le correnti sociali, naturalistiche, veristiche europee che s'intrecciano a motivi folkloristici e romantici locali.

Degno di nota è pure il Teatro municipale della città di Praga a Vinohrady, costruito all'inizio di questo secolo, nonché il Nuovo teatro tedesco, il Teatro Tyl ed alcuni minori.

Infine negli ultimi anni ha avuto una certa importanza l'Osvobozené divadlo (Teatro liberato) per il suo repertorio d'avanguardia, come per le sue interessanti messe in scena. Come il Teatro nazionale sembra sintetizzare il periodo del risorgimento (e ciò spiega la tendenza più o meno patriottica e sociale che per lungo tempo hanno avuto i suoi programmi), così il Teatro liberato sembra corrispondere all'interesse per le manifestazioni più moderne e più spinte nell'arte, che è forse una delle note più caratteristiche della giovane generazione intellettuale cèca.

Vita musicale. - Già nel sec. XIII troviamo Minnesänger alla corte di Venceslao I. La corte dei Lussemburgo divenne poi un centro di musica francese. A partire dal 1330 soggiornò alla corte di Giovanni di Lussemburgo Guillaume de Machault. Vanno anche ricordati, sempre alla corte di Praga, i Minnesänger Milich da Praga, Heinrich von Mügeln, Konrad Streicher, ecc. Presto vi si affermò d'altra parte l'elemento slavo. Nelle sue notizie sulla musica aulica al tempo dei Lussemburgo, il Machault enumera non meno di 30 strumenti usati comunemente.

Degli Asburgo coltivò la musica Rodolfo II; la sua cappella musicale era la più celebre d'Europa; personalità come Luython, Zangius, Orologio e molti altri vissero in Praga esercitando un fecondo influsso sulla musica di tutta l'Europa: si condussero trattative per scritturare finanche il Palestrina. Il sec. XVII, specie dopo la battaglia della Montagna Bianca, provoca una forte reazione nella vita musicale. Specialmente l'elemento nazionale va affievolendosi, Praga diventa ormai una città austriaca di provincia, una filiale di Vienna. Soltanto la presenza della corte austriaca a Praga reca qualche avvenimento musicale. Abbastanza presto viene introdotta in Praga l'opera: nell'anno 1627 in occasione dell'incoronazione di Ferdinando II e della sua consorte Eleonora - una principessa mantovana -, fu rappresentata una commedia pastorale in lingua italiana, con testo di Cesare Gonzaga e musica dovuta forse al Monteverdi o a G. B. Buonamente. Questi soggiornò in quell'occasione in Praga e provvide ad ogni modo alla musica strumentale, come risulta dalle sue lettere da Praga. Più avanti occasionalmente si eseguirono a Praga opere veneziane secondo il costume viennese. Un'opera datasi nel carnevale 1680, la Pazienza di Socrate, fu composta e diretta da Antonio Draghi.

Quanto al contributo musicale dato dagli ambienti borghesi non manchiamo di informazioni, tramandateci da contemporanei. Particolarmente nota era per esempio la cappella ebraica, come risulta già da atti del sec. XVI. A una festa musicale che ebbe vasta risonanza diede occasione l'incoronazione di Carlo VI a re di Boemia; fu rappresentata l'opera Costanza e Fortezza del compositore J. J. Fux, ascoltata da un pubblico cui partecipavano amatori venuti da tutta Europa.

Frattanto abbiamo notizia (sebbene già nel sec. XVII esistesse in Praga un Collegium Musicum) del primo concerto pubblico. A cominciare dal 1713 s'istituirono ogni giovedì nella casa detta Zur eisernen Tür riunioni musicali. Protettore di questa accademia di concerti fu il barone Ludwig Josef von Hartig. E infatti si svolse nella Praga di quel tempo un'attiva vita musicale. La musica sacra vi predomina, coltivata com'essa è con particolare amore; basterà ricordare i nomi del Fromm, Metzel, Pfleger, Masak, Venzelius, Zelenka, Oelschlägel, Habermann, primissimo fra essi Bohuslav Černohorský, organista di S. Iacopo, Josef Seeger, Johann Zach. Černohorský è il tipico maestro dell'età barocca. I maestri boemi di quel periodo si distinguono specie per le polifonie straordinariamente elaborate, talvolta fino all'artificio. Nessuno più dei maestri praghesi ha sentito lo stile barocco quale arte tipica della Controriforma.

Lo strumento familiare della nobiltà praghese è il liuto, coltivato tanto dalla nobiltà quanto dalla borghesia. Lo attestano una serie di composizioni manoscritte per liuto dei secoli XVII e XVIII, tra le quali meritano di essere menzionate quelle del conte Losy, Padre Jelínek, Kalivoda, Neruda. Il teatro di musica viene curato dagli inizî del secolo XVIII. Il conte Sporck fonda nel 1724 il primo teatro stabile e da allora in poi Praga assurge a grande importanza tra i centri melodrammatici d'Europa. Nel 1783 il conte Nostitz (Nostic) fonda quel Teatro degli "stati", sostenuto dagli ambienti boemi, dove quattro anni dopo sarà rappresentato per la prima volta il Don Giovanni del Mozart (il cui genio già era stato onorato dai Praghesi per i primi) e, nel 1791, in occasione dell'incoronazione di Leopoldo I a re di Boemia, la Clemenza di Tito dello stesso maestro. Da allora in poi l'influenza mozartiana domina Praga e la Boemia, stato di fatto che non viene mutato neppure dal crescente nazionalismo cèco. Va però rammentato che la stessa scuola preclassica di Mannheim, che aveva contribuito alla formazione stilistica del Mozart era formata in parte da cèchi: i due Stamitz, F.-X. Richter, Jiránek, mentre Mysliveček (detto in Italia Venatorini), Gyrowetz (Jírovec), i due Benda e i due Koželuh portano spirito e sangue cèco in Germania, Austria e Italia. Lo stesso Gluck aveva vissuto anche in Boemia, e aveva studiato a Praga col Černohorský. Nella stessa epoca in cui si afferma il Rinascimento culturale boemo, i suoi spiriti s'infiltrano anche nella musica. Primo rappresentante ne è Václav Jan Tomášek che fu tra i primi (prima dello Schubert) compositori di pezzi pianistici di genere libero. Compositore presso il conte Bucqoy, scrive musica sacra e pone in musica una serie di canti del manoscritto Králové Dvůr (un falso del prof. Hanka) senza però riuscire a valori intimamente etnici. Questi canti s'intonano piuttosto alla musica popolare degli slavi meridionali e orientali; la dura e fresca melodia del popolo cèco si rivela meglio, se mai, nelle Egloghe del Tomášek e in altre composizioni per pianoforte. Appartengono a questa corrente anche J. Vitásek, il Voříšek e altri.

Agli inizî del sec. XIX giunge in Praga K. M. von Weber. Nel 1811 viene fondato il celebre conservatorio di Praga, ancor oggi esistente. Una serie di uomini famosi, compositori ed esecutori, è uscita da questo istituto: tra i quali Kittl, D. Weber e A. V. Ambros, ehe fu uno dei fondatori della musicologia moderna.

Mentre lo Ständetheater (Stavovské divadlo) nel corso del sec. XIX aveva piuttosto il carattere di un teatro nazionale tedesco, gli sforzi durati dai cèchi in favore di una musica autonoma e di un teatro nazionale vengono appagati nel 1862 con la creazione del Teatro nazionale cèco. I precursori della musica cèca Ryba, Kníže e altri vengono superati dal genio, improvvisamente rivelatosi, di Bedřich Smetana. Questo maestro, dopo aver vissuto in Germania e in Scandinavia, si stabilisce a Praga e vi crea l'opera nazionale cèca con la sua: Prodaná nevěsta (La sposa venduta), e con le opere eroiche: Libuše, Dalibor ecc. Suo grande successore, che tuttavia non lo uguagliò per vigoria nazionale e genio creativo, fu Antonín Dvořák, che si ricollega tecnicamente al Brahms e intessé anche più dello Smetana di motivi folkloristici la sua musica da camera e le sue sinfonie.

Praga è oggi il centro di una scuola musicale cecoslovacca, derivante in parte dal folklore boemo ma che dall'altra aderisce alle correnti musicali mondiali. Appartengono alla prima categoria Zdenĕk Fibich, Novák, L. Janáček e J. Suk, alla seconda i compositori più giovani: Jirák, Zích, Jeremiáš, Stefan. Il teatro nazionale di Praga ora nel suo pieno splendore gareggia con le altre scene d'Europa. A capo della grande orchestra sta Otokar Ostrčil. La Filarmonica gode di fama mondiale, gli ultimi suoi direttori furono V. Talich e K. Jirák. Nel campo della musica da camera ebbe fama mondiale il quartetto boemo per archi (Hofmann, Suk, Nedbal, Vihan) sostituito oggi dal quartetto praghese (Švejda, Černý, Stitzenberger, Zíka). La cura degl'interessi artistici della città è affidata alla Umělecká beseda; esiste inoltre una Società cèca per la musica da camera e un club musicale. All'università di Praga è annessa una cattedra di musicologia affidata al prof. Z. Nejedlý, assistito dal docente J. Hutter.

Praga può inoltre essere considerata come centro importante anche per la musica tedesca. Il vecchio teatro Nostitz, dopo la rivoluzione del 1918 è divenuto cèco, ma in compenso è proprietà tedesca il grande Neues deutsches Theater in cui si eseguono importanti spettacoli d'opera. Fra i suoi direttori furono Gustav Mahler, Bodansky, O. Klemperer, L. Blech, A. Zemlinsky; attualmente ne è a capo G. Széll. Per tradizione questo teatro è destinato alla musica moderna e vi si dànno rappresentazioni originali, specialmente di opere di compositori praghesi; vi furono eseguite per la prima volta opere dei compositori praghesi di stirpe tedesca Veidl, Krása, ecc. Dopo la rivoluzione fu anche fondata un'Accademia tedesca di musica diretta dal musicista boemo tedesco F. Finke. Il teatro tedesco cura anche concerti filarmonici; esiste inoltre una società tedesca per la musica da camera. All'università germanica è annessa una cattedra di storia della musica. Molti compositori tedeschi lavorano a Praga, tra i quali, oltre i già ricordati F. Finke, Th. Veidl, H. Krása, si notano W. Kaufmann, K. Seidl ed altri. Numerose sono le riviste musicali cèche, tra le quali Klíč, Tempo; a Praga si pubblica inoltre la rivista tedesca, Der Auftakt diretta dallo Steinhard.

Storia. - Le più antiche tracce di un abitato sul territorio dell'odierna Praga risalgono sino all'età preistorica e dal periodo neolitico sono ininterrotte; ma la fondazione di un luogo fortificato, diventato in seguito nucleo di Praga storica, è di origine slava. Questo, come si è accennato, viene confermato dal nome slavo di Praga, il qual nome, anche se documentato solo nel sec. X, dovette essere usato al più tardi dalla metà del sec. IX. Praga, prima una delle borgate appartenenti ai Přemyslidi, dopo la riunione delle stirpi boemo-slave nel sec. X diventò il castello principale di tutta la Boemia e di tutto l'impero dei Přemyslidi, per rimanere da allora sino ai nostri giorni metropoli dello stato boemo.

L'originario castello dei duchi di Boemia, in legno, fu eretto su una collina sopra la Moldava, chiamata oggi Hradčany, in un luogo importante tanto strategicamente quanto per le comunicazioni. Anche le prime chiese cristiane, erette sul castello di Praga dai duchi Bořivoj, Spytihnĕv e Vratislav furono semplicemente di legno. La prima costruzione in pietra fu, pare, la splendida rotonda della chiesa di S. Vito, fatta costruire da S. Venceslao negli anni 926-929. Nella metà del sec. X il mercante arabo Ibrāhīm ibn Ya‛qūb descrive però Praga già come la località meglio costruita e come il più grande mercato in quelle regioni.

Il nucleo del posteriore comune di Praga fu la colonia dei mercanti e artigiani, stabilitisi sulla riva opposta al castello dei Přemyslidi presso un guado della Moldava. A questa prima colonia, in maggioranza ebrea, si aggiunse poi un comune presso un altro guado della Moldava, sull'odierna Poříč, sorto dalla colonizzazione dei mercanti e artigiani per lo più tedeschi, ma anche francesi e italiani.

All'accrescimento di Praga contribuì anche la Chiesa, specialmente da quando vi fu eretto il vescovato (973). Il primo convento fu fondato da Mlada, figlia di Boleslao I, presso la chiesa di S. Giorgio (973); venti anni più tardi sorse a Břevnov presso Praga un altro convento benedettino, fondato da S. Adalberto, secondo vescovo di Praga. Il castello di Praga fu dai duchi sempre più ampliato e rifatto; si sono conservate le fortificazioni dal tempo di Břetislav I (circa 1050), Soběslav I (dopo il 1126) e dei re Venceslao I e Přemysl Ottocaro II.

Il secondo punto d'appoggio del potere ducale a Praga fu Vyšehrad, dove originariamente si trovava una fortificazione di guardia per il corso meridionale della Moldava. Negli anni 1061-1140 vi fu la temporanea residenza dei duchi di Boemia e nel 1070 vi fu londata da Vratislao II la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo con un capitolo collegiato.

Fra i due castelli di Hradčany e Vyšehrad sorsero progressivamente alcune colonie e villaggi su entrambe le rive della Moldava, l'insieme dei quali formava già di fatto una città. Il centro degli abitati fu il mercato, situato nei dintorni della chiesa di S. Pietro a Poříč e più tardi presso la chiesa di S. Maria di Týn. I mercanti stranieri godevano una certa autonomia già nella seconda metà del sec. XI; ma dal lato giuridico Praga fu eretta a città semplicemente negli anni 1232-1235 dal re Venceslao I. Le istituzioni municipali, modellate su quelle di Norimberga, riguardavano però semplicemente il comune dei mercanti in maggior parte tedeschi, cioè la cosiddetta Città vecchia. Con questo comune si fuse una città nuova, fondata nelle adiacenze della chiesa di S. Egidio dal ricco cittadino Eberhard, zecchiere del re Venceslao I, e la città così unita fu nel 1253 fortificata con mura.

Sulla riva sinistra della Moldava sorse nel 1257 una "città nuova sotto il castello di Praga", chiamata più tardi Città minore (ossia Piccola parte) di Praga, fondata dal re Přemysl Ottocaro II esclusivamente per i coloni tedeschi, secondo il diritto municipale di Magdeburgo. Tutte e due queste città rimasero comuni indipendenti e furono spesso in lite. Ma la Città vecchia riuscì a mantenere la precedenza e dal re Giovanni di Lussemburgo ottenne l'ampliamento dei suoi privilegi: fra i nuovi privilegi il più importante fu quello del 1338 che le dava il diritto di erigere il municipio.

Fra i ricchi cittadini di Praga, in maggioranza tedeschi, e fra la nobiltà boema sorsero già sotto il regno degli ultimi Přemyslidi violenti conflitti economici e nazionali. Ma i re Venceslao I, Přemysl Ottacaro II e Venceslao II presero i cittadini di Praga sotto la loro protezione, dato che essi avevano nelle mani la massima parte della ricchezza cittadina e spesso erano creditori della corona.

Nel sec. XIII Praga si ingrandì anche con la fondazione di nuove chiese e di conventi dei nuovi ordini religiosi che in quel tempo furono introdotti in Boemia, cioè dei minoriti, domenicani, templarî, gerosolimitani e specialmente francescani. Nel sec. XIV si aggiunsero le chiese e conventi dei carmelitani, agostiniani e serviti.

Il massimo sviluppo nel Medioevo Praga lo raggiunse sotto l'imperatore Carlo IV, che la fece capitale di tutto l'impero, eresse a Hradčany una splendida residenza imperiale, ricostruì il tempio di S. Vito, fondò l'università, elevò il vescovato di Praga ad arcivescovato e dai villaggi sotto Vyšehrad fondò nel 1348 la cosiddetta Città nuova, nella quale l'elemento cèco già predominava. Nel 1360 Carlo IV ampliò la minore città di Praga con i Hradčany e con i villaggi adiacenti, situati sulla riva sinistra della Moldavia. L'intenzione di Carlo IV, di unire le città di Praga in un solo comune, rimase allo stadio preparatorio; ma con la costruzione di molte nuove chiese, conventi ed edifizî pubblici, egli impresse ai singoli quartieri il carattem che fondamentalmente Praga conserva tuttora.

Fino alle guerre ussite Praga fu in maggioranza tedesca. Durante i tumulti i cittadini tedeschi furono però scacciati, in modo che la città per un certo tempo diventò puramente cèca. Nel 1421 i cittadini di Praga rivendicarono il diritto di poter partecipare alle diete del regno. Nel periodo dell'interregno (1419-1436) Praga come "gran comune" assunse la direzione delle sorti della nazione, esercitando accanto alla nobiltà influsso decisivo su tutto lo sviluppo dello stato boemo. Ma già sotto il regno di Giorgio di Poděbrady ricominciò la lotta fra i cittadini di Praga e la nobiltà per il potere nel regno. Praga riuscì a conservare la sua posizione, rinforzata specialmente dall'unione della Città vecchia e nuova in un solo comune, avvenuta nel 1518. Dopo l'avvento degli Asburgo (1526) incomincia però la lenta decadenza dell'importanza politica e morale di Praga. Ferdinando I abolì subito nel 1528 la suddetta unione della Città vecchia e nuova e dopo il fallimento di una rivoluzione antiasburgica nel 1547, nella quale Praga ebbe parte principale, restrinse l'autonomia cittadina. Nel 1548, istituendo una nuova corte d'appello per tutte le città in terre boeme in luogo di quella comunale di Praga, le tolse l'influsso sulle altre città e la mise sotto la sorveglianza di un ufficiale regio. Nel periodo degli Asburgo si affievolì anche l'importanza internazionale di Praga, perché i re di Boemia e imperatori trasferirono la loro sede a Vienna, a eccezione degli anni 1583-1610, quando Rodolfo II imperatore risiedé nuovamente a Praga. Praga diventò allora, per la seconda volta, capitale dell'impero e centro importante di tutta la politica europea. Ma l'afflusso degli stranieri causò allora una nuova germanizzazione.

La prosperità di cui Praga godé sotto Rodolfo fu interrotta subito sotto il di lui successore Mattia, il quale trasportò la sede imperiale nuovamente a Vienna. Il malcontento dei Cèchi contro il governo asburgico crebbe tanto che nel 1618 scoppiò in una ribellione aperta, iniziatasi il 23 maggio con la cosiddetta defenestrazione di Praga. Alla sconfitta dei ribelli boemi nella battaglia della Montagna Bianca presso Praga (1620) seguì per la città una rapida decadenza tanto politica quanto materiale. Nel 1621 furono giustiziati sulla piazza della Città vecchia 27 capi della rivolta, fra i quali ben 12 cittadini praghesi. Alla città furono confiscati i beni e ristretti i privilegi, e a causa dell'oppressione religiosa emigrarono negli anni 1627-30 circa 2000 famiglie borghesi. Praga sofferse le ripetute incursioni degli eserciti stranieri, dei Sassoni negli anni 1631-32, degli Svedesi nel 1634 e 1639, e più nel 1648, quando la Piccola Città con il castello fu occupata dalle truppe di Königsmark e derubata dei tesori artistici che furono trasportati in Svezia.

Da questa decadenza Praga cominciò a riaversi lentamente soltanto nella seconda metà del sec. XVII, quando le fu impresso quel carattere barocco, in gran parte fino a oggi conservato. La nobiltà cominciò a costruire i suoi splendidi palazzi e la Chiesa conventi e chiese. Questa grande attività edilizia culminò nel secolo XVIII (v. sopra). Ma la nuova vita fu poggiata quasi esclusivamente dall'elemento tedesco. Gli Asburgo rinnovarono a Praga progressivamente i vecchi privilegi, senza però ridarle il vecchio significato e splendore. Praga diventò una città provinciale.

Nel sec. XVIII Praga fu ancora una fortezza importante. Le nuove mura secondo il sistema di Vauban s'incominciarono a costruire già sotto Ferdinando III, furono proseguite sotto Leopoldo I e finite soltanto al tempo di Carlo VI. Nel 1756 la città Hradčany che dopo esser stata nel 1598 elevata a città regia non era compresa nel quadro di Praga, ottenne gli stessi diritti che la Città vecchia, la Città nuova e la Città minore, essendo a queste aggiunta come quarta città di Praga. Nel 1784 Giuseppe II unì queste quattro città in un unico comune, chiamato "regia capitale Praga", che fu amministrato dal borgomastro con due sostituti e con un magistrato di tre tribunali: politico, civile e penale. Contemporaneamente però restrinse sostanzialmente l'autonomia di questo nuovo comune stabilendo che i rappresentanti della città fossero eletti fra gli ufficiali governativi. Negli anni seguenti l'autonomia fu ancora più limitata: sotto Francesco II gl'impiegati allora in carica furono nel 1797 nominati a vita e non elettivi, e dal 1808 furono designati dal luogotenente imperiale.

La politica di centralizzazione perseguita da Giuseppe II arrecò a Praga gravi danni materiali e culturali; però, provocando l'opposizione non solo della cittadinanza, ma anche della nobiltà, finì col divenire germe del risorgimento nazionale cèco. Di questo risorgimento Praga diventò il centro, anche se alla fine del sec. XVIII si presentasse al difuori come una città completamente tedesca.

Il carattere provinciale, impresso a Praga dalla politica centralistica degli Asburgo nel sec. XVII e nel XVIII, cominciò a mutarsi in quello di una grande città soltanto nel secondo quarto del sec. XIX, specialmente per merito del burgravio supremo, conte Carlo Chotek. A lui si devono i primi lavori per una sistematica canalizzazione, pavimentazione e illuminazione, nonché per la sistemazione delle piazze, strade, mercati e lungo fiume, per la fondazione dei giardini pubblici, ecc. Le crescenti industrie richiamavano a Praga numerosi abitanti dalla campagna, per lo più Cèchi, in modo che nel 1846 le quattro città di Praga superavano i 120 mila abitanti, non contando gli estesi sobborghi come Smíchov, Karlín, Žižkov e altri, che erano quasi esclusivamente cèchi.

Il nuovo carattere nazionale cèco di Praga si manifestò chiaramente nel 1848, quando vi scoppiò un movimento rivoluzionario che postulava la restaurazione dello stato cèco, e quando vi fu convocato il memorabile congresso degli Slavi. E anche se la rivoluzione di Pentecoste, in cui il movimento rivoluzionario culminò, fu domata dal generale Windischgrätz e a Praga fu proclamato lo stato d'assedio che durò sino al 1853, pure il movimento nazionale cèco continuò. Già nel 1848 Praga chiese anche il rinnovamento dell'autonomia comunale, la quale fu poi realizzata con la proclamazione di un nuovo statuto del comune nel 1850; per esso alle quattro città di Praga fu aggiunta come quinto quartiere anche la città ebrea, il ghetto, chiamato Josefov, fino allora città a sé. Nelle elezioni del 1861 i Cèchi ottennero per la prima volta la maggioranza nella rappresentanza comunale e così fu eletto anche il primo sindaco cèco, chiamato a Praga "primátor". Da allora Praga rimase città in maggioranza cèca e il sopravvento dell'elemento cèco continuò rapidamente. Nel 1861 la lingua cèca sostituì quella tedesca nelle scuole elementari e nel 1865 le scuole passarono sotto l'amministrazione della città.

Parallelamente allo sviluppo della vita nazionale continuò a Praga anche lo sviluppo industriale e commerciale. Sorsero tanto al centro quanto alla periferia della città numerose nuove fabbriche e case commerciali, si costruirono a Praga nuovi istituti culturali.

Nel 1866 Praga fu assediata dagli eserciti prussiani; e a Praga furono firmati i preliminari di pace (v. appresso). Finita la guerra, Praga fu dichiarata città aperta e si cominciarono ad abbatterne le mura. Ciò favorì l'ingrandimento della città.

L'importanza di Praga come centro nazionale cèco si manifestò chiaramente durante la guerra mondiale, quando per l'attività svolta dalla cosiddetta "maffia" cèca fu preparata la separazione dall'Austria, portata a compimento il 28 ottobre 1918 nella incruenta rivoluzione praghese. Praga diventò allora capitale della nuova repubblica cecoslovacca.

V. anche boemia, VII, tavv. XLIX-LII; cecoslovacchia, IX, tav. CLXXX, p. 627.

Bibl.: Fonti: J. Čelakovský, Codex iuris municipalis, I, Privilegia měst pražských (I privilegi delle città praghesi), Praga 1886; V. V. Tomek, Základy starého místopsiu pražského (La vecchia topografia di Praga, sino al 1437), Praga 1866; J. Teige, Základy místopisu pražského (La vecchia topografia di Praga, per gli anni 1437-1620), voll. 2, Praga 1910 e 1915.

Letteratura: V. V. Tomek, Dějepis města Prahy (La storia della città di Praga, fino al 1609), I-XII, Praga 1855-1901; 2ª ed., I-IV, Praga 1899-1901; A. Stocký, Praha pravěká (Praga preistorica), Praga 1925; Z. Winter, Děje vysokých škol pražských 1409-1622 (La storia dell'università), Praga 1897; A. Zycha, Prag. Ein Beitrag zur Rechtsgeschichte Böhmens, ivi 1912; H. Rudolphi, Lage, Entwicklung und Bedeutung von Prag, in Geographische Zeitschrift, 1916; V. Chaloupecký, Praga caput regni, Praga 1919; V. Vojtíšek, Praha v dějinách národních, (Praga nella storia nazionale), ivi 1919; id., Z minulosti naši Prahy (Dal passato di Praga), ivi 1919; V. Vojtíšek, Radnice staroměstská v Praze (Il municipio della Città vecchia di Praga), Praga 1923; V. Vojtíšek, O vývoji samosprávy pražských měst (Intorno allo sviluppo dell'autonomia delle città praghesi), Praga 1927; J. Morávek, Pražský hrad (Il castello di Praga), ivi 1929; V. Vojtíšek, O vzniku pražského mesta (Intorno all'origine della città di Praga), ivi 1930; O. Schürer, P., ivi 1931; I. Guenne, P., ivi 1930; B. Mendl, Vici Theutunicorum a Civitas circa s. Gallum, in Rivista Storica Ceca, XXXVIII (1932); O. Pedrazzi, Praga, Praga 1932; Zd. Witth, Praha v obraze pěti století (Praga nelle riproduzioni di cinque secoli), Praga 1933. Inoltre: Sbornik příspěvků k dějinám hlavního města Prahy (Miscellanea dei contributi alla storia della capitale Praga), I segg., Praga 1907 segg.; Kniha o Praze (Un libro su Praga), sotto la redazione di A. Rektorys, I segg., Praga 1930 segg., con diversi articoli importanti.

La pace di Praga.

Fu conchiusa il 23 agosto 1866 a Praga fra l'Austria e la Prussia e pose fine alla guerra fra l'Austria e la Prussia; fu in sostanza la conferma delle condizioni di pace preliminari, stipulate fra Bismarck e il plenipotenziario austriaco conte Károlyi nel quartiere generale prussiano al castello di Mikulov (Nikolsburg) sulla frontiera moravo-austriaca (v. nikolsburg). Già a Mikulov Bismarck era riuscito con l'appoggio del principe ereditario Federico Guglielmo a vincere la tenace resistenza del re Guglielmo di Prussia, il quale chiedeva l'annessione della Sassonia e dei territorî tedeschi della Boemia, nonché per l'Italia la cessione del Trentino. A Bismarck però interessava di conchiudere quanto prima possibile l'armistizio con l'Austria per escludere l'intervento tanto di Napoleone III, che chiedeva dalla Prussia un compenso sul Reno, quanto dello zar Alessandro II, il quale insisteva per convocare una conferenza della pace. Le principali condizioni di pace furono queste: l'Austria cedette il Veneto in favore dell'Italia, riconobbe lo scioglimento della Unione degli stati tedeschi (Deutscher Bund), lasciò alla Prussia mano libera nella Germania settentrionale, specialmente riguardo all'annessione delle provincie contrastate dello Schleswig-Holstein; inoltre l'Austria si obbligò a pagare un'indennità di guerra di 20 milioni di talleri. Dall'altra parte la Prussia si obbligò a non violare l'integrità territoriale della Sassonia che era stata alleata di guerra dell'Austria, e riconobbe la neutralità dell'unione degli stati meridionali della Germania. Le trattative di pace a Praga furono condotte dai plenipotenziarî Brenner-Felsach per l'Austria e Werther per la Prussia, ma il fattore principale fu Bismarck. Per l'Italia fu presente Manabrea, ma solo come osservatore.

La pace di Praga significa un grande successo della diplomazia di Bismarck. L'Austria fu privata del suo influsso in Germania, ma con le miti condizioni di pace fu preparato il terreno per il futuro riavvicinamento con la Prussia, e contemporaneamente fu esclusa l'ingerenza della Francia e della Russia nei rapporti reciproci delle due grandi potenze tedesche. L'Italia non fu compresa nella pace di Praga. Bismarck le assicurò il possesso del Veneto, ma le negò la richiesta annessione del Trentino. La cessione del Veneto fu definitivamente confermata nella pace conchiusa fra l'Italia e l'Austria a Vienna il 3 ottobre 1866. Nei progetti di Bismarck la pace di Praga segna il primo passo alla creazione della duplice alleanza fra la Germania e l'Austria, che fu poi la base, dopo la posteriore entrata dell'Italia, della triplice alleanza.

Bibl.: W. Oncken, Das Zeitalter des Kaisers Wilhelm, Berlino 1888; A. Stern, Geschichte Europas seit den Verträgen von 1815 bis zum frankfurter Frieden, X, Berlino 1920; O. Bismarck, Gedanken und Erinnerungen, voll. 3, Stoccarda 1898; Fr. Cornelius, Der Friede von Nikolsburg und die öffentliche Meinung in Österreich, Monaco 1927.

Il trattato di Praga-Lány.

Fu stipulato il 16 dicembre 1921 fra la repubblica cecoslovacca e la repubblica federale austriaca nel castello di Lány presso Praga, residenza estiva del presidente cecoslovacco. Questo accordo fu preparato dai tentativi di avvicinamento fra la Cecoslovacchia e l'Austria, fatti già nel gennaio 1920 durante la visita del cancelliere austriaco Renner a Praga e continuati specialmente nel 1921 dopo l'incontro del cancelliere federale Mayer con il ministro Beneš, che ebbe luogo il 2 febbraio 1921 in occasione del passaggio di Beneš attraverso l'Austria. Il risultato di questo incontro fu il trattato economico fra l'Austria e la Cecoslovacchia, conehiuso verso la fine d'aprile del 1921. L'ulteriore passo all'avvicinamento delle due repubbliche fu fatto il 10 agosto del 1921, quando il presidente Masaryk, visitò, insieme col ministro Beneš, il presidente federale austriaco Hainisch a Hallstadt. La politica estera dell'Austria e della Cecoslovacchia fu ancora più ravvicinata dalla rivolta armata della truppe ungheresi contro l'annessione del Burgenland all'Austria nel settembre del 1921, quando non solo la Cecoslovacchia, ma tutta la Piccola Intesa si schierò dalla parte dell'Austria. Il ministro Beneš ebbe il 22 settembre a Hainburg un nuovo incontro con il cancelliere Schober, nel quale fu preparata la conclusione di un patto d'amicizia. Nei giorni 15-17 dicembre il presidente federale austriaco Hainisch insieme col cancelliere Schober restituì la visita al presidente Masaryk e al ministro Beneš, recandosi a Praga, e il 16 dicembre fu firmato a Lány un trattato di 11 articoli. Con questo accordo tutte e due le parti contraenti si obbligavano di portare a pieno compimento i trattati di Saint-Germain e di Trianon, si assicuravano reciprocamente i loro possedimenti territoriali e si promettevano il reciproco appoggio politico e diplomatico. Inoltre si obbligavano a mantenere la neutralità nel caso che una delle due repubbliche fosse costretta a entrare in guerra, e si promettevano reciproco aiuto contro la propaganda nemica fatta nei loro territorî contro l'altro dei due stati. Infine si obbligavano a risolvere gli eventuali dissensi per via di accomodamenti amichevoli oppure sottomettendo le questioni controverse o alla corte internazionale di giustizia dell'Aia oppure al tribunale arbitrale eletto ad hoc. Il trattato fu conchiuso per la durata di cinque anni con validità dal giorno della ratifica, che fu fatta il 15 marzo 1922. Con il trattato di Lány fu sanzionata dopo il precedente accordo economico anche l'amicizia politica, il cui scopo, benché non espresso, fu l'appoggio reciproco contro ogni tentativo tendente a cambiare lo statu quo. Il trattato di Lány alla sua scadenza nel 1927 non fu più rinnovato.

Bibl.: Sborník zahraniční politiky československé (Rivista della politica estera cecoslovacca), II, Praga 1921; Zahraniční politika (La politica estera), I, ivi 1922; J. Papoušek, Eduard Beneš, ivi 1924.

La battaglia di Praga.

La battaglia di Praga, più nota col nome di battaglia della Montagna Bianca, fu combattuta l'8-9 novembre 1620 durante la guerra dei Trent'anni fra le schiere dei protestanti e quelle dei cattolici. Le forze dei protestanti (30.000 uomini), agli ordini dell'elettore palatino Federico e del principe Cristiano d'Anhalt, si erano raccolte attorno alla città, sperando di poter quivi resistere con fortuna alle forze cattoliche di molto superiori, operanti agli ordini di Massimiliano di Baviera, comandante nominale, ed effettivamente guidate dal Tilly. Delle truppe cattoliche faceva parte un corpo napoletano agli ordini del generale Carlo Spinelli. I cattolici avanzatisi a Praga attaccarono l'8 novembre 1620 le posizioni dei protestanti, ottenendo alcuni successi, salvo nel settore principale, occupato dagli Ungheresi, dove furono respinti. Prese allora l'offensiva in questo settore lo Spinelli con i suoi Napoletani, fiancheggiato da truppe vallone, riuscendo dopo aspra lotta a occupare le contese posizioni. I protestanti si rifugiarono in Praga, e il Tilly decise di attaccare il giorno seguente la città. Napoletani e Valloni chiesero e ottennero, in premio del valore dimostrato, di muovere primi all'assalto, ma alla vista dei preparativi di attacco, la città si arrese.