positivismo Indirizzo filosofico del 19° sec., il cui iniziatore è il francese
Per il positivismo logico ➔ neopositivismo.
1. Le accezioni del termine positivo
Diverse sono le accezioni elencate da Comte nel Discours sur l’esprit positif (1844). La prima è quella di reale, in opposizione a chimerico; e con questo si indica il volgersi della nuova filosofia a ricerche accessibili all’intelligenza umana, con esclusione dei misteri impenetrabili di cui si occupava la filosofia anteriore. La seconda accezione è quella di utile, in contrapposizione a ozioso; indica cioè il carattere pragmatico della nuova filosofia, rivolta al miglioramento della condizione dei singoli e della società. In una terza accezione il termine indica l’opposizione tra certezza e indecisione, ossia l’attitudine della filosofia positiva a costituire «l’armonia logica nell’individuo e la comunione spirituale nella specie», in luogo di perseguire i continui dubbi delle filosofie precedenti. Una quarta accezione è quella di preciso in contrapposizione a vago, e designa la tendenza della filosofia positiva a raggiungere il grado di precisione compatibile con la natura dei fenomeni e con l’esigenza dei nostri bisogni, mentre la vecchia filosofia conduceva a nozioni vaghe che potevano diventare patrimonio comune attraverso una disciplina imposta e fondata su un’autorità soprannaturale). La quinta accezione designa il positivo in contrapposizione al negativo, e indica che la filosofia positiva non ha il compito di distruggere ma di organizzare. Tali definizioni possono valere come caratterizzazione dello stadio più avanzato dello sviluppo intellettuale (e storico) dell’uomo, il raggiungimento della sua piena maturità. Questo stadio viene chiamato da Comte appunto ‘positivo’, ed è il terzo stadio dopo quello teologico e quello metafisico. Tale successione è per Comte la legge dei tre stadi che ha validità universale ed è verificabile sia nel corso storico (con riferimento particolare alla storia europea), sia nello sviluppo delle scienze, sia infine nello sviluppo psicologico individuale. Raggiungere lo stadio positivo significa liberarsi da criteri non scientifici nella considerazione dei fenomeni; significa non ricorrere più a entità immaginarie soprannaturali come nello stadio teologico, o ad astrazioni personificate come nello stadio metafisico. Nello stadio positivo l’intelletto si limita rigorosamente ai fatti e alle loro relazioni: alla causa subentra la legge, alla ricerca del perché la ricerca del come, all’assoluto subentra il relativo. Il nuovo mondo comtiano realizza l’imperativo dell’altruismo ed è aperto a una religione il cui dio è l’Umanità e che non lascia alcun posto al trascendente.
Con J.S. Mill il p. assume una configurazione diversa da quella conferitogli da Comte. In realtà Mill si collega alla tradizione empiristica inglese e in sostanza ha in comune con Comte soprattutto la parte negativa della sua filosofia, il rifiuto di ogni ricorso a spiegazioni teologiche o metafisiche: il suo System of logic (1843) si fonda sul più rigoroso sperimentalismo. Sul piano politico la concezione di Mill è individualistica e liberale, mentre lo Stato di Comte è rigidamente organizzato. Mill è vicino a Comte in fatto di filosofia della religione, anche se poi svolge diversamente questo punto comune. Si è visto che Comte non esclude il sentimento religioso, e anzi prospetta una sua espansione nello stadio positivo. Neppure Mill lo esclude. Nei suoi Three essays on religion (postumi, 1874) parla di un dio finito, ossia non onnipotente, un principio buono non assoluto, che dunque deve fare i conti con
Un atteggiamento analogo si riscontra anche in altri pensatori che si richiamano al positivismo.
Un analogo presupposto gnoseologico è presente in H. Spencer, che parla di una conoscenza relativa del condizionato e di un incondizionato inconoscibile. La religione rappresenta la consapevolezza di questo mistero e la rappresenta tanto meglio quanto più rinuncia a raffigurarlo e si limita a prendere atto della sua presenza-assenza. Da una parte dunque la scienza, dall’altra la religione, con due ben distinte sfere di competenza. Tuttavia per Spencer queste due sfere non sono irrelate, perché il condizionato, il fenomeno è manifestazione della realtà assoluta, e dell’incondizionato abbiamo tuttavia coscienza senza averne conoscenza. La filosofia ha il compito di generalizzare i risultati delle scienze, e questi risultati consentono a Spencer di formulare una teoria dell’evoluzione di applicazione universale. Nell’evoluzione sociale egli prevede un punto di approdo in cui i contrasti saranno appianati, in cui individuale e sociale, privato e pubblico saranno conciliati. In vista di questo approdo Spencer sostenne in sede di dottrina politica tesi contrarie a ogni intervento dello Stato. Spencer fu il filosofo positivista che ebbe maggior fortuna: negli ultimi quarant’anni dell’Ottocento la sua filosofia ebbe una diffusione enorme. Critico dell’inconoscibile di Spencer è l’italiano R. Ardigò, il quale non ammette un diverso e più autentico piano di realtà, ma si attiene al fatto e al verificabile. Il fatto viene accertato attraverso l’apprensione diretta, alla quale seguono le operazioni riflessive che distinguono. Questo passaggio da un originario indistinto a successive distinzioni è un fatto del pensiero, ma è anche un fatto reale: la realtà stessa viene specificandosi in questo senso, onde ogni distinto è a sua volta indistinto rispetto a distinti ulteriori.
Il p. ebbe diffusione anche in
3. Mentalità positivistica e spirito scientifico
La mentalità positivistica fu feconda di risultati nel senso che promosse lo studio ‘scientifico’ di molti fenomeni. Particolarmente notevoli furono le suggestioni che dalla nuova mentalità vennero agli studi storici e alle discipline sociali. Nacque un nuovo metodo storiografico, attento soprattutto a fattori ambientali, sociali, razziali, teso a comporre su queste basi il quadro d’insieme entro cui comprendere gli avvenimenti nelle loro molteplici connessioni, il ruolo delle singole personalità storiche (H.T. Buckle, W.E.H. Lecky, H.-A. Taine,
Né vanno dimenticati i meriti del p. nei riguardi del rinnovamento della legislazione scolastica e penale. Si ebbe l’affermarsi di un p. pedagogico (in Italia