Pornografia

Universo del Corpo (2000)

Pornografia

Piero Benassi

Il termine pornografia (che deriva, mediante il francese pornographie, dal greco πόρνη, "prostituta", e γραϕία, "scritto") sta a indicare la trattazione oppure la rappresentazione, attraverso scritti, disegni, fotografie, film, spettacoli ecc., di soggetti o immagini osceni, effettuata allo scopo precipuo di stimolare eroticamente il lettore o lo spettatore.

Relatività del concetto

La pornografia può essere considerata un'esibizione di organi o di atti sessuali finalizzata a provocare eccitazione. Come ogni altra espressione umana, essa risente fortemente della cultura del luogo e dei tempi in cui viene realizzata. Nel Palazzo del Tè di Mantova, edificato per le relazioni proibite dei Gonzaga, o in alcuni degli affreschi di Pompei sono raffigurate scene erotiche che nessuno interpreta come pornografiche, così come nessuno è eccitato dalla coppia a letto rappresentata nel Palazzo del Podestà di San Gimignano o di fronte ai nudi di Tiziano. Infatti, occorre distinguere fra il nudo proprio dell'arte erotica e il corpo nudo della pornografia. Inoltre, dai tempi dei Gonzaga o di Tiziano, è mutata la cultura e con essa la sensibilità. Nel Giudizio Universale della Cappella Sistina Michelangelo ha dipinto molti corpi nudi, in quanto nel Rinascimento il nudo non era considerato pornografico, come invece lo fu all'epoca della Controriforma quando, infatti, si ritenne opportuno coprire le figure michelangiolesche. I libri cinesi d'ammaestramento pedagogico per istruire alla sessualità una buona moglie sono invece considerati pornografici per l'Occidente. In Africa i missionari hanno costretto a vestirsi gli indigeni, che, invece, consideravano il nudo del tutto privo di significati erotici. L'effetto che un seno scoperto aveva fino a qualche anno fa attualmente ha perso gran parte del suo significato, se non è accompagnato da messaggi o stimolazioni più incisive, in quanto sono cambiati gli stimoli all'erotismo e di conseguenza i significati ritenuti pornografici, anche perché le nuove tecnologie mediatiche hanno determinato un rivolgimento nei gusti e nelle aspettative dei fruitori di tali messaggi.

Sono tutti esempi di come il fenomeno pornografico risulti condizionato da una serie di fattori ben individuabili e siano diverse le valutazioni interpretative circa quello che viene considerato pornografico o meno. Il binomio pornografia-tabu, sostenuto da correlazioni teoriche, concetti psicodinamici e dimostrazioni storiche, inquadra i limiti del lecito rispetto a quello che i tabu rifiutano. Tra le variazioni culturali della pornografia, si possono distinguere quella erotica, che stimola l'uso 'normale' della sessualità, da una pornografia che invece si riferisce a pratiche sadomasochistiche, omosessuali, incestuose che giungono fino al feticismo, al travestitismo e al transessualismo (Andreoli 1989).

Diffusione attuale

Negli ultimi anni del 20° secolo i dati sul consumo dei prodotti pornografici hanno segnalato un costante aumento. Rispetto ai tradizionali prodotti stampati, hanno avuto crescente successo le videocassette che permettono l'uso privato dei film e quindi una maggiore utilizzazione rispetto ai cinema 'a luci rosse'. Meno diffusi in Italia, ma molto altrove, sono i pornoshops, i quali offrono oggetti utilizzabili per un rapporto pornografico attivo che oltrepassa la semplice percezione visiva. Un'altra innovazione è rappresentata dall'erotismo telefonico che offre il godimento di una relazione variabile a seconda delle caratteristiche richieste, impiegando mezzi vocali e verbali fortemente evocativi. Nell'attuale società si è diffusa, inoltre, l'offerta multimediale di varia sessualità via Internet, che in questo campo si pone in alternativa all'esperienza dei rapporti umani diretti e pare rispondere al carattere 'intellettuale' della sessualità contemporanea, caratterizzata da una sofisticata elaborazione immaginativa. Per la sua perfezione tecnica, l'erotismo multimediale sembra consentire stimolazioni istintive finora racchiuse nell'immaginario privato, ma che oggi possono tradursi in corpose immagini ricche di sensorialità, sostitutive o anticipatorie degli eventi reali. Questo erotismo, che può facilmente sfociare nel pornografico, diventa sempre più un voyeurismo trasgressivo, a uso del singolo, ma anche di coppia e di gruppo; in alcuni casi utilizzato in luogo della pratica sessuale, è un fenomeno di parasessualità ascrivibile a difettoso sviluppo della personalità, oppure può rappresentare un sostituto di sessualità turbata dalla paura di contagio di malattie veneree, soprattutto dell'AIDS. In una dimensione tribale o comunitaria la raffigurazione di soggetti erotici o di atti sessuali assume prevalentemente un significato rituale e finalità estetiche; nella società di massa, contraddistinta da tendenze e aspettative anche molto differenziate, il realismo o il simbolismo erotico vengono contaminati dalla trivialità e dall'insistenza compiacente su perversioni sessuali, pratiche sadomasochistiche, voyeurismi ecc.

Nelle librerie è in notevole aumento la manualistica erotica; superate le pubblicazioni dei rituali sessuali induisti-buddhisti, di moda fino a pochi anni fa, i testi attuali esplorano le frontiere di un erotismo più carnale, suggeriscono aspetti sempre più ludici, consigliano l'utilizzo di nuovi afrodisiaci e di farmaci contro l'impotenza o per potenziare le capacità sessuali e sollecitano un uso di nuove tecnologie al servizio del piacere sessuale. Nel cinema, il genere pornografico, presente sin dai primordi, è in pieno sviluppo; non mancano le pellicole dove la pornografia è usata come elemento drammatico, ma in genere gli spunti narrativi si perdono in mediocrità ripetitive, non ci sono veri drammi, ma nemmeno sogni o realistiche redenzioni: in questo mondo persiste un insistente squallore nel quale ogni mistero perde i propri connotati, in quanto ogni aspetto di affettività, emotività e potere oscilla in un ventaglio di espressioni sessuali dai confini sempre più incerti. Sono numerosi gli esempi di inserimenti pornografici nell'ambito della quotidianità, dal moderno design di oggetti di uso comune a tutte le riproduzioni, le illustrazioni e i richiami, anche di stile pubblicitario. In campo letterario, si devono distinguere le opere alle quali lo spunto o la partecipazione di un erotismo ragionevolmente introdotto ed equilibrato assicurano un interesse e uno stimolo alla lettura, dal pornografico letterario vero e proprio, in cui gli autori ricorrono alla ripetizione e all'esagerazione, a situazioni esasperate, con avventure erotiche in luoghi favolistici nel corso di viaggi immaginari ecc., e che ha un tono sempre teso e drammatico, descrive esperienze eccezionali, è privo di senso dell'humour, della contemplazione, del distacco e della logica, si sviluppa in situazioni di allarme o di angoscia nelle quali le valenze sadomasochistiche, distruttive e autopunitive sono reiterate per stimolare immaginazioni e pulsioni istintive inabituali.

La letteratura, il cinema e i mass media abbinano spesso l'erotismo incontrollato con la violenza, l'aggressività, gli impulsi, cioè aggiungono ingredienti idonei ad amalgamare aspetti dell'istintività che cercano soddisfazione sia tramite l'eros sia attraverso manifestazioni distruttive. Si realizza, dunque, una specie di connubio fra i due estremi, erotismo e senso di morte, in cui affetti, sentimenti, emozioni, passioni possono esplodere in forme drammatiche. Questo amalgama di pulsionalità istintiva può essere catalizzato dalla droga e dal connubio fra sesso e violenza. L'effetto droga rispecchia la ricerca, presente nella letteratura a carattere erotico-osceno ma anche in alcuni aspetti della realtà quotidiana, di piaceri assoluti e immediati, di evasioni e di fantasie liberatorie, e mette in gioco l'erotismo, più fantasticato che reale, ma anche il rischio della vita, in un sempre possibile abbinamento con la pornografia, alla ricerca di potenziamenti reciproci. Tuttavia sia la pornografia sia la droga stimolano la realizzazione di soddisfazioni istintuali che smorzano le funzioni del razionale, della conoscenza della realtà e della morale, per cui la contemplazione, la fantasia, il piacere, gli istinti tendono a sostituire l'azione, l'attività lavorativa e creativa, il dinamismo operativo. L'associarsi di queste due esperienze può suscitare fenomeni di depersonalizzazione, sia del proprio corpo sia della realtà esterna, può sottrarre alla latenza tendenze oppure impulsi sessuali prima controllati o ignorati, può infine provocare sentimenti di diffidenza, di ostilità, di odio, con possibili reazioni auto- ed eteroaggressive.

Pornolalia

La pornolalia è ormai utilizzata a tutte le età e da tutti i ceti sociali. Tale forma di linguaggio ha infatti enormemente dilatato i propri confini, contestualmente al graduale ridursi degli eufemismi, dei tabu terminologici, delle metafore. L'uso e l'abuso delle parole a contenuto erotico, sessuale e genitale, si possono prospettare come una vera e propria mentalizzazione dell'istinto che si realizza a livello verbale per dare un rinforzo e un potenziamento di significato nel rapporto comunicativo. Pornolalia si può definire come l'espressione di un'aggressività verbale, che in passato era essenzialmente maschile, ma che ora si è sviluppata molto anche nel linguaggio femminile, quasi come mezzo di autoaffermazione e rivendicazione della parità dei due sessi. Anche il bambino prova un gran piacere nel dire le parolacce: pur se ne ignora il significato, ne coglie al volo l'effetto dirompente e dissacratorio e le reazioni che provocano attorno a lui; l'impulso più immediato è, quindi, a ripeterle (Vegetti Finzi-Battistin 1994). Inoltre, il linguaggio osceno è molto vicino al corpo e alle sue funzioni, evoca impressioni tattili, olfattive, uditive, adatte a esprimere le pulsioni infantili, specie anali e genitali, ed è composto di parole che infrangono argomenti tabu, diversi tra loro, ma ugualmente intoccabili: il sacro, il sesso e gli escrementi. Nell'adolescenza, che riattualizza le trasgressioni e le dissacrazioni, specialmente se realizzate insieme al gruppo sociale, la pornolalia fa parte del linguaggio di gruppo, rappresenta forza, coesione e convalida l'identità verbale e comportamentale. Vanno poi considerati i fattori ambientali e sociali che ritardano lo sviluppo verso la maturità della personalità e che quindi mantengono a lungo comportamenti ed espressioni anche pornolaliche che si continuano mediante un condizionamento automatizzato.

Interpretazioni

La letteratura psicoanalitica sui principi costitutivi del perverso sessuale ha evidenziato, in particolare, che l'erotizzazione è una delle cure primitive della paura: quando una forma di angoscia infantile riprende vigore nella vita adulta, uno dei molti modi per fronteggiare questa crisi è il rafforzamento dei sistemi di erotizzazione primitiva, cioè di una sorgente originaria delle più svariate perversioni. Le angosce più profonde possono rappresentare il nucleo propulsore delle più varie patologie sessuali che, in fase di esasperazione, si abbinano spesso a fatti violenti, quali espressione concreta d'impulsi che esplodono e si scaricano tramite forme di aggressività; la criminalità a sfondo sessuale ha spesso questa patogenesi. Inoltre, nella nostra società si vanno palesando nuove tecniche erotiche in cui oscenità e violenza, insieme, sono più accentuate che nel passato. In questo scenario, la pornografia rappresenta un aspetto di dissoluzione della sessualità che si inserisce in una costellazione di crisi profonda dei valori, di negazione violenta e anche spietata del pudore, inteso come struttura portante della storia interiore dell'individuo. Il pudore del singolo non va confuso con il cosiddetto comune senso del pudore, che spesso è chiamato in causa proprio per circoscrivere il fenomeno pornografico.

In ogni caso, il pudore può essere ricondotto alla delimitazione dei confini tra il lecito e il proibito, mentre alla pornografia vanno riconosciuti una componente ossessiva, in quanto comportamento ritualizzato fondato su un desiderio irrealizzato, e un suo affondare nei fantasmi più o meno perversi, universalmente presenti nell'inconscio individuale. Analizzando gli aspetti psicologici e antropofenomenologici del pudore, questo può essere inteso come barriera di protezione nei confronti dei valori affettivi che connotano la vita individuale nei suoi vari modi di manifestarsi (De Vincentiis-Callieri 1974); l'eros pubblicizzato dimostrerebbe che gli impulsi sessuali si sono scissi da quelli affettivi. Rispetto al pudore, l'analisi antropofenomenologica valuta una serie di condizioni necessarie al suo costituirsi: il corpo, l'altro o gli altri, il guardare e l'essere guardati.

La genesi del pudore è relazionale, di spazialità, di distanza, di stimoli sensitivo-sensoriali, ed è espressione esistenziale ambigua perché può essere autentica o inautentica a seconda della sua fungibilità nel mondo dei rapporti interpersonali. L'incontro, il rapporto, la mondanità possono, dunque, oscillare in un'estensione ubiquitaria, dall'ossessionante pudicizia alla più sfrenata pornografia: in questo modo oggettuale (pudico od osceno) l'orizzonte esistenziale risulta povero o comunque costellato di oggetti anodini, senza rapporti dinamici, senza storia e quindi senza valori da offrire o da rappresentare. Oltre a ciò, sono noti gli aspetti psicopatologici nell'ambito sia del pudore sia dell'eros pornografico, con una serie di fenomeni che tendono in molti casi a unificarsi nella loro patologia (v. oltre). E. Borgna (1989), richiamando i fondamenti etici dell'esistenza umana, osserva che i valori hanno una costituzione eidetica autonoma e assoluta, che non può essere infranta senza rompere quell'ideale gerarchia in cui la dignità della persona ha un'importanza assoluta; il fenomeno della condotta pornografica s'inserisce nella costellazione della profonda crisi dei valori. La persona, con il suo corpo, viene reificata e parcellizzata dalle pulsioni della libido narcisistica che mantiene la cecità, il mutismo e l'anonimato di un oggetto strumentalizzato dalla cultura di massa.

Anche dal punto di vista giuridico la pornografia si pone nel quadro dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume, e in particolare contro il pudore (art. 529 c.p. riguardante la definizione legale dell'osceno, in riferimento agli atti e agli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore). Questa norma è formalmente esplicativa, in quanto individua il significato del termine osceno in riferimento all'effetto o al risultato sociale dei comportamenti e degli oggetti così qualificati, ammettendo anche la possibilità di un osceno non offensivo per il comune sentimento del pudore, di cui peraltro manca una specifica definizione, rinviata a un'interpretazione giurisprudenziale forzatamente aperta o elastica. In riferimento alla qualità dell'attuale vivere sociale, alla salute mentale e alle possibili manifestazioni di violenza collegabili a fenomeni pornografici, si può affermare che la pornografia riguarda una violenza suggestiva che permea tutta la società consumistica e cerca d'imporre al consumatore, soprattutto a quello poco in grado di difendersi dalla pressione dei mass media, beni di nessuna utilità materiale, ivi compresa una sessualità degradata. La pornografia può, quindi, nascere anche dalla frustrazione di non riuscire a ottenere i beni consumistici, come fenomeno sostitutivo e come risposta dell'individuo a un ambiente denso di stimoli egoistici.

Gli pseudovalori della società consumistica costituiscono la premessa logica a un uso della pornografia come riferimento a modelli comportamentali molto attuali e sempre più valorizzati e pubblicizzati. Secondo alcuni, il comportamento sessuale illustrato dalla pornografia facilita reazioni che portano alla violenza, che può giungere fino alla criminalità sessuale (Ferracuti-Solivetti 1976). Sono tuttora numerosi i dati da verificare: in particolare se la criminalità sessuale possa essere collegata a un maggiore o a un più precoce consumo di pornografia, oppure se abbiano più importanza i fattori endogeni, riducendo quindi il ruolo della pornografia a fattore sociale capace di scatenare determinate reazioni solamente in individui diversi dagli altri per certi tratti di personalità. Questi dati non risultano ancora del tutto conosciuti, ma resta acquisito che i contenuti violenti dei materiali pornografici potenziano, nella loro combinazione, le valenze istintive pulsionali, e sono tali da contribuire al diffondersi di specifici comportamenti criminali.

Altre indagini, come pure differenti orientamenti ideologici, sostengono che la pornografia, quale mezzo idoneo a liberare, a catalizzare oppure a metabolizzare tensioni o impulsi sessuali altrimenti irrisolvibili, possa produrre effetti catartici tali da contribuire alla risoluzione di problemi sessuali e da lenire problemi e angosce esistenziali con conseguente riduzione di forme di aggressività. Nel DSM-IV (Diagnostic and statistical manual of mental disorders), dell'American psychiatric association (1994), oltre alle più svariate disfunzioni sessuali, anche i disturbi d'identità in genere e in particolare tutte le perversioni sessuali (v. perversione) ‒ feticismo, 'frotteurismo', zoofilia, pedofilia, esibizionismo, voyeurismo, sadismo, masochismo, trasvestitismo ‒ sono elencati e descritti come casi clinici di disturbi psichici. È possibile che alcune di queste patologie trovino in qualche fenomeno di oscenità sessuale un compenso o un sollievo terapeuticamente valido. D'altra parte, è certo che le sollecitazioni provocate da perversioni pornografiche, eventualmente associate a violenza, a carico di soggetti già vulnerabili nei loro comportamenti sessuali, possono rappresentare fattori patogeni per la salute mentale, a maggior ragione se si tratta di soggetti con immaturità caratteriale, con difetti di sviluppo intellettivo o con disturbi o tratti abnormi della personalità.

Bibliografia

American psychiatric association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-IV), Washington, APA Press, 19944 (trad. it. Milano, Masson, 1995).

V. Andreoli, Pornografia e cultura, "Rivista sperimentale di freniatria", 1989, 113, 6, pp. 1432-49.

P. Benassi, Pornografia e salute mentale, "Rivista sperimentale di freniatria", 1989, 113, 6, pp. 1355-67.

E. Borgna, La reificazione del corpo, "Rivista sperimentale di freniatria", 1989, 113, 6, pp. 1424-31.

G. de Vincentiis, B. Callieri, Psicologia e psicopatologia del pudore, Roma, Il Pensiero Scientifico, 1974.

F. Ferracuti, C.M. Solivetti, La pornografia nei mezzi di comunicazione di massa con speciale riguardo alla televisione, "Quaderni del servizio opinioni della Rai", 1976, 25, p. 70.

S. Vegetti Finzi, A.M. Battistin, A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Milano, Mondadori, 1994.

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