PORCELLANA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

PORCELLANA

L. Caterina

Gli studiosi occidentali dividono la p. in due tipi: p. dura e p. tenera. La p. dura è una scoperta cinese avvenuta già in tempi antichi, ma perfezionata durante la dinastia Tang (618-906). I varî tentativi d'imitazione realizzati in Europa, allorché cominciano ad arrivare i primi esemplari, portano invece alla produzione della p. tenera.

Ciò che comunemente si definisce p. dura o vera p. è un tipo di ceramica dura, bianca, compatta, translucida, sonora se percossa, impermeabile, cotta a temperature tra i 1.280° e i 1.400° C. È composta da un'argilla bianca refrattaria (caolino) e da una roccia feldspatica (petunzè), sostanze che portate a temperature elevate fondono producendo una matrice vitrea.

Il caolino prende il nome dai monti Gaoling nella provincia cinese del Zhejiang, non lontano da Jingdezhen, il più importante centro di produzione ceramica. Petunzè, più correttamente in cinese baidunzi, «piccoli blocchi bianchi», è invece il termine adoperato nel XVIII sec. dai Gesuiti, per indicare la roccia feldspatica che, polverizzata e ridotta in forma di mattoni rettangolari, è pronta per essere inviata alle manifatture di porcellana.

Il nome «porcellana» deriva da porcella, la conchiglia di alcuni molluschi gasteropodi marini del genere Cypraea, che ha come caratteristica, per l'appunto, la bianchezza. Tale termine è adoperato per la prima volta dai Portoghesi per la somiglianza tra questo tipo di conchiglia e le p. che cominciano a essere esportate in Europa.

La p. può essere ricoperta da un'invetriatura feldspatica che fonde a una temperatura simile a quella richiesta dal corpo; oppure si può prima cuocere il corpo a una temperatura adatta per la fusione, ottenendo così il biscuit, e poi lo si può ricoprire, in seconda cottura, con un'invetriatura a bassa temperatura.

Il nome cinese per p., ci, si applica a tutto il materiale ceramico che cuoce ad alte temperature e pertanto include pure il grès, mentre il termine tao si riferisce a ciò che cuoce a basse temperature. Anche le invetriature sono essenzialmente di due tipi, quelle a bassa temperatura, di solito fuse con piombo ma spesso anche alcaline, e quelle ad alte temperature, che sono alcaline e feldspatiche. Le invetriature al piombo producono colori chiari: verde dall'ossido di rame, marrone e ambra dall'ossido di ferro, porpora dall'ossido di manganese, blu dall'ossido di cobalto, turchese dall'ossido di rame in un'invetriatura libera dal piombo. Le invetriature a temperature elevate producono colori scuri, a eccezione del blu cobalto e del rosso rame: l'ossido di ferro in diverse concentrazioni e in diverse condizioni di cottura dà luogo a una vasta gamma di colori dal grigio al verde, marrone, blu lavanda, ruggine; il nero si ottiene invece da una combinazione di ferro e manganese. La cottura può avvenire in due modi: in atmosfera ossidante quando si lascia penetrare l'aria nel forno; in atmosfera riducente quando si riduce l'entrata d'aria nella fornace chiudendone la bocca in maniera da diminuire la quantità d'ossigeno immessa nella camera di cottura. Ed è quest'ultimo il procedimento maggiormente adoperato dai cinesi.

I vasai cinesi, fin da tempi antichi, hanno cercato di realizzare una ceramica bianca, i cui primi e importanti esempî si hanno già in epoca Shang (c.a 1600-1100 a.C.). In questo periodo, infatti, si comincia ad adoperare il caolino modellando pezzi in ceramica bianca la cui cottura avviene a c.a 1.200° C in fornaci che appaiono nettamente migliorate rispetto a quelle neolitiche, grazie ai progressi conseguiti nel campo della metallurgia. Le fornaci piccole e costituite da due camere sovrapposte, comunicanti mediante cinque fori, uno rotondo centrale e quattro ovali laterali, sono alimentate nella camera inferiore, di modo che il calore, attraverso i fori, passa nella camera superiore dove è sistemato il vasellame. I vasai devono, però, affrontare non pochi problemi per la scarsa plasticità del materiale, per la difficoltà della lavorazione e per l'estrema durezza raggiunta in cottura a causa della mancanza di componenti fusibili. L'altro grande risultato riguarda la scoperta dell'invetriatura, cioè di quel rivestimento vetroso che può formarsi accidentalmente sul corpo dei pezzi durante la cottura a temperatura elevata per la presenza dei componenti necessari, quali caolino, quarzo, feldspato o altro minerale contenente ossido di potassio o di calcio. Ceramica bianca di epoca Shang è stata ritrovata nella provincia dello Henan ad An'yang, capitale del regno.

Nei periodi successivi i maggiori progressi riguardano un tipo di grès pesante con un rivestimento di colore verde che può variare dal verde mela al verde oliva, antenato del céladon, prodotto nella Cina meridionale in una zona tra le provincie del Jiangsu e del Zhejiang corrispondente all'antico regno di Yue, da cui poi prenderà il nome.

Con la riunificazione del paese sotto la dinastia Sui (581- 618 d.C.) si ha il convergere di due tradizioni, quella settentrionale (Henan, Hebei, Shanxi, Shaanxi) della ceramica bianca e quella meridionale (Zhejiang, Jiangxi, Sichuan, Jiangsu, Anhui) della ceramica verde.

In epoca Tang, e precisamente alla fine dell'VIII e agli inizi del IX sec., si giunge alla realizzazione della vera e propria p. in seguito allo sviluppo della ceramica bianca. Il processo di perfezionamento, per cui dal grès, attraverso il grès porcellanoso, si arriva alla p., si svolge tra la prima metà del VII sec. e la prima metà del IX secolo. Tutte queste distinzioni tra i vari materiali su cui dibattono gli studiosi occidentali sono del tutto estranee ai cinesi che, come si è già avuto modo di dire precedentemente, adoperano un unico termine ci per i tre tipi. Centri di produzione sono nella provincia dello Henan (Hebiji, Jianxian, Mixian, Dengfengxian, Gongxian) e nella provincia dello Hebei (Quyang, un sito a NO di Dingxian, scoperto nel 1941 dall'archeologo giapponese F. Koyama e poi nel 1952 scavato dagli archeologi cinesi Chen Wanli e Feng Xianming; Neiqiu dove si produceva il vasellame Xingzhou di cui si parla nel Chajing, il «Classico del tè», opera scritta alla metà del periodo Tang da Lu Yu).

Le fornaci per cuocere ceramica ad alte temperature sono a forma di ferro di cavallo con il focolare situato in una fossa all'estremità più stretta, mentre sul lato opposto una parete forata o una fila di pilastri ravvicinati regolano il tiraggio. Nel frattempo, a Tongguanzhen vicino Changsha nella provincia dello Hunan, comincia già ad apparire in forma rudimentale la fornace ascendente, cioè con camera di combustione costruita sul pendio di una collina. Tale tipo di fornace si svilupperà soprattutto a partire dal successivo periodo Song (960-1279) e sarà noto come «fornace a drago». Un'importante innovazione della fine della dinastia Tang è costituita dall'uso di caselle, cioè di contenitori di argilla refrattaria in cui si sistema il vasellame nel forno per proteggerlo dai cambiamenti troppo bruschi di temperatura, dal fumo e dalle impurità che si sviluppano durante la cottura.

Sembra che la p. sia prodotta per la prima volta nel Sud, nella provincia del Jiangxi, dove si trovano in abbondanza caolino molto puro e con un basso contenuto di ferro e pietra feldspatica o petunzè. Scarsa è finora la documentazione a tale proposito e manca pure il materiale datato.

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