Popoli del mare

Dizionario di Storia (2011)

popoli del mare


Definizione moderna (ispirata ai testi egiziani) delle popolazioni che invasero il Vicino Oriente tra la fine del 13° e l’inizio del 12° sec. a.C. Dai testi egiziani si conoscono due eventi principali: sotto Merenptah (1230 a.C. ca.) alcuni gruppi di origine mediterranea (eqwesh, lukka, shekelesh, teresh e sherdana) si unirono all’invasione dei libici nel Delta occidentale; poi sotto Ramses III (1190 ca.) un più consistente complesso di invasori (peleset/filistei, zeker, shekelesh, danuna, weshesh) arrivò alle soglie del Delta orientale dopo aver travolto l’Anatolia (khatti, arzawa, qode), Cipro (alashiya) e la Siria (karkemish, amurru). Le raffigurazioni di Ramses III sulle pareti del tempio di Medinet Habu mostrano l’avvicinamento marittimo (su lunghe navi) e terrestre (su carri pesanti), la grande battaglia e le caratteristiche acconciature e armature degli invasori. La spiegazione data dagli egiziani per questa pressione è la carestia, probabilmente dovuta a una serie di annate aride (che la dendrocronologia documenta). Questa visione migratoria e per grandi eventi è, però, in parte da ridimensionare: il testo di Ramses sembra mettere insieme a scopo celebrativo vari episodi minori, e i coevi testi di Ugarit denunciano l’arrivo di piccoli gruppi di navi. Inoltre gli sherdana sono attestati come mercenari nel Levante e in Egitto già prima delle invasioni. Anche certi indicatori archeologici (sarcofagi filistei, ceramica submicenea) sono presenti nel Levante prima dell’episodio di Ramses III. Comunque dai testi di Ugarit sappiamo di uno sbarramento per mare e per terra stabilito dagli ittiti in Anatolia occidentale, sbarramento che fu evidentemente travolto. L’effetto di devastazione è ben documentato archeologicamente, con la distruzione di numerose città in Anatolia e nel Levante (da Khattusha a Ugarit), e l’effetto politico è evidente (fine dell’impero ittita, ritrazione dell’Egitto entro i suoi confini). Invasione dunque vi fu, e funse da fattore moltiplicatore per la crisi socioeconomica latente nel Mediterraneo orientale: i livelli di urbanizzazione e di aggregazione politica crollarono nell’Egeo, in Anatolia e nel Levante, e occorsero tre secoli per tornare a livelli analoghi a quelli del Tardo bronzo. L’invasione segna convenzionalmente il passaggio dall’Età del bronzo all’Età del ferro, con una complessa ristrutturazione socioeconomica, politica, territoriale e con l’adozione di nuove tecnologie (in particolare la metallurgia del ferro). Considerando che il moto migratorio travolse e coinvolse innanzi tutto il mondo miceneo, per spostarsi poi verso est, si pensa che la provenienza ultima fosse nella Penisola Balcanica. L’identificazione mediterranea dei vari popoli è in qualche caso ovvia (eqwesh = achei, lukka = lici), in altri ipotetica (sherdana = sardi?, shekelesh = siculi?, teresh = etruschi?). Lo stanziamento finale è noto per i filistei (costa palestinese), per i danuna (Cilicia), per gli zeker (tra filistei e fenici).

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