Politica industriale

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

politica industriale

Patrizio Bianchi

Vasta area di interventi che le autorità di governo possono compiere per orientare e controllare il processo di trasformazione strutturale di un’economia. L’assunzione di fondo è che il processo di industrializzazione svolga la funzione di guida dell’intero processo di trasformazione dell’economia e che quindi, agendo su questo, sia possibile indirizzare il più generale meccanismo del mutamento strutturale del Paese.

Politica industriale e Stato moderno

In questa ampia accezione, le p. i. sono connaturate con l’affermazione dello Stato moderno e con l’emergere del capitalismo. Infatti è con lo sviluppo del capitalismo che la capacità di organizzazione della produzione diviene ricchezza delle nazioni; con l’espandersi della produzione si determinano, infatti, rapporti di forza fra imprese e gruppi sociali, che all’interno del Paese alterano le relazioni fra classi sociali e all’esterno mutano i rapporti fra i Paesi stessi. D. Landes (nella sua opera: The unbound Prometheus: technological change and industrial development in Western Europe from 1750 to the present, 1969) ricorda, per es., che il re di Prussia, in risposta alla rapida espansione industriale dell’Inghilterra, avviò una serie di interventi per accelerare lo sviluppo dell’industria del Paese, avvertendo come una dipendenza economica dalla nuova potenza industriale inglese divenisse essa stessa sudditanza politica nei confronti della Gran Bretagna.

Politiche industriali macroeconomiche e microeconomiche

Tutti i Paesi hanno agito sull’organizzazione della produzione per rafforzare il potere stesso dello Stato. In questo senso possiamo individuare macro e micro p. i., le prime rivolte a delineare azioni di indirizzo e controllo dell’intera struttura produttiva, le seconde intese ad agire direttamente su specifiche industrie e mercati. Alla prima tipologia appartengono sia le politiche di regolazione di settori monopolistici sia quelle di tutela della concorrenza, le quali ‒ nella loro formulazione rivolta a definire specifiche condizioni di mercato ‒ determinano anche le modalità di organizzazione dell’industria corrispondente. Politiche macroindustriali sono anche le politiche di definizione di standard tecnici per la formazione delle caratteristiche dei prodotti, così come le politiche di tutela dei diritti di proprietà intellettuale e di brevettazione, che assicurano l’esclusività temporanea di sfruttamento di un’invenzione. Le politiche macroindustriali sono quindi l’insieme degli interventi normativi e regolatori che definiscono il contesto istituzionale e legale in cui si promuovono le attività industriali. Le politiche microindustriali sono invece interventi volti a favorire l’innovazione di specifici comparti, o ad aumentarne i volumi produttivi; tali obiettivi sono perseguiti anche attraverso acquisti da parte della pubblica amministrazione (come nel caso degli armamenti o delle ferrovie), o attraverso protezioni tariffarie o incentivi diretti, che alterano le convenienze produttive o localizzative di determinati ambiti in confronto ad altri nello stesso Paese, oppure ad attività direttamente in competizione in altri Paesi. Nelle prime fasi dello sviluppo, o in fasi di rilancio dopo crisi postbelliche o pesanti recessioni, tutti gli Stati hanno utilizzato strumenti per accelerare i processi di crescita degli apparati produttivi, sostenendo anche con aiuti specifici processi di rapida accumulazione, che tuttavia potevano portare a un’alterazione del funzionamento del mercato.

Unione Europea e orientamenti generali

Nella seconda metà del 20° sec., e in particolare in Europa fin dal Trattato istitutivo della Comunità Europea (➔ Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità Europea), firmato a Roma il 25 marzo 1957, è stata posta sempre più attenzione alla formulazione di politiche pubbliche rivolte a sostenere la capacità di innovazione e la competitività delle imprese, senza tuttavia generare distorsioni del mercato. L’Unione Europea ha definito in modo sempre più preciso vasti programmi a sostegno dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, e nel contempo ha realizzato interventi volti a strutturare sul territorio relazioni di cooperazione fra imprese, finalizzate a innalzare la produttività e la competitività dei sistemi industriali; ha inoltre promosso azioni a sostegno della formazione del personale coinvolto in tali processi di riorganizzazione e sviluppo produttivo, consolidando anche una variegata e spesso non efficace azione di tutela del mercato. Le p. i. si orientano soprattutto a sostenere i processi di innovazione delle imprese, con particolare attenzione da una parte alla politica della ricerca precompetitiva e dall’altra all’ambito della diffusione dell’innovazione. Dopo l’attenzione accordata alle politiche di privatizzazioni di imprese pubbliche realizzate alla fine degli anni 1990, è stata posta grande enfasi sulle politiche di liberalizzazione dei servizi pubblici, imponendo però specifiche regole per la tutela dei consumatori. Cruciale resta tuttavia la possibilità di valutare i costi e i risultati di tali politiche di intervento sulla struttura dell’industria e i comportamenti delle imprese.

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