Politica di stabilizzazione

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

politica di stabilizzazione

Alessandro Flamini

Misura o insieme coordinato di misure introdotte per stabilizzare l’economia nel breve periodo intorno a un punto d’equilibrio in cui la capacità produttiva è utilizzata normalmente: le p. di s. sono dunque diverse da quelle per lo sviluppo (➔ politiche per la crescita) orientate a risolvere problemi strutturali e di lungo periodo. I mercati sono resi instabili da shock (➔) esogeni e tendono a seguire un ciclo caratterizzato dall’alternarsi di fasi in cui le risorse produttive possono essere sotto e sovrautilizzate. Ai periodi di sotto e sovrautilizzazione sono associati, rispettivamente, i costi sociali della disoccupazione e dell’inflazione. L’obiettivo della p. di s. è, pertanto, minimizzare le perdite cercando di ridurre ampiezza e frequenza delle fasi del ciclo economico (➔ ciclo economico).

Tipologia degli interventi e fonti di incertezza

Le p. di s. possono consistere in variazioni del costo e della disponibilità del credito (➔ politica monetaria), dell’entità e composizione di spesa pubblica, di tasse e trasferimenti (➔ politica fiscale), o della quantità di valuta nazionale presente sui mercati per orientare il tasso di cambio o mantenere un accordo di cambio (politica del cambio). Il tipo di p. di s. appropriata dipende dal tipo di shock che ha colpito o, verosimilmente, può colpire l’economia, così come dalla sua entità e durata. Dato che spesso è difficile valutare le caratteristiche di tali rari eventi, le migliori pratiche di p. di s. destinano notevoli risorse al loro studio. Implementare una p. di s. è reso difficile, oltre che dall’incertezza sulla natura e le caratteristiche degli shock, anche dall’incertezza sul funzionamento dell’economia e sul suo stato, in particolare sul livello normale di utilizzazione delle risorse. Nonostante questa alta insicurezza tenda storicamente a diminuire grazie all’avanzamento della conoscenza dell’economia, le p. di s. sono utilizzate con cautela, tralasciando aggiustamenti minori e obiettivi prefissati in termini di occupazione e crescita. Il timore, infatti, è che a causa delle poche informazioni verificabili, la politica di aggiustamento faccia deviare ulteriormente i mercati dal loro equilibrio di normale uso delle risorse. L’esito di una p. di s. dipende in buona misura da come essa influenza le aspettative degli agenti economici. Infatti, il sistema economico risponde a una p. di s. non solo attraverso l’influenza di questa sulle variabili correnti, ma anche e soprattutto attraverso l’impatto sulle aspettative degli avvenimenti futuri. L’interazione tra p. di s. e formazione delle opinioni su ciò che avverrà è una fonte di incertezza del funzionamento del mercato. La teoria dei giochi (➔ giochi, teoria dei) e delle decisioni (➔ decisione), tuttavia, offre spesso la possibilità di comprendere questa interazione e quindi di scegliere da parte dei responsabili della politica economica la strategia che massimizza l’efficacia nella stabilizzazione. Oltre a non avere un effetto certo, le p. di s. possono provocare un effetto non immediato. I risultati di una politica monetaria, per es., si raggiungono a partire da circa un semestre dopo la sua implementazione, arrivando all’impatto massimo dopo un anno, per poi affievolirsi nel terzo semestre. Anche le conseguenze sull’inflazione risultano distribuite nel tempo, raggiungendo il picco massimo intorno alla fine del quarto semestre. La presenza di questi ritardi nella trasmissione della politica economica motiva la non opportunità di reazioni a shock transitori.

Modelli e approcci quantitativi

Una p. di s. spesso richiede un giusto mix fiscale e monetario. Per es., un aumento della spesa pubblica per riportare l’occupazione verso il suo livello naturale tende ad accrescere il tasso d’interesse, quindi a ridurre gli investimenti privati. In questo caso, una politica monetaria accomodante permette di non comprimere la spesa privata. Un valido punto di partenza per discutere in termini qualitativi un problema di stabilizzazione economica nel breve periodo è il modello IS-LM (➔). Per analisi e previsioni quantitative di periodo più lungo, invece, il principale riferimento è quello neokeynesiano (➔ neokeynesiana, teoria), utilizzato da banche centrali, governi e istituzioni internazionali.