Polinesia

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Polinesia

Katia Di Tommaso

Isole pacifiche e lussureggianti

La Polinesia delle isole del tesoro, dei paradisi terrestri lussureggianti, delle danzatrici con le corone di fiori al suono dell’ukulele: non è più quella dei romanzi d’avventura, ma non è nemmeno troppo cambiata. Centinaia di isole lontanissime tra loro sono tenute insieme da una base culturale comune e da problemi comuni

Un arcipelago di arcipelaghi

Polinesia è il nome convenzionale dato all’insieme delle terre emerse di un’enorme regione – il Pacifico a est della linea del cambiamento di data – che a sua volta è parte dell’Oceania: centinaia di isole di formazione corallina (come gli arcipelaghi che compongono la Repubblica di Kiribati) e, in qualche caso, vulcanica (come le Samoa).

Le isole più settentrionali e più estese sono le Hawaii, vulcaniche, già colonia spagnola e oggi Stato degli usa; le più meridionali sono le piccole Tubuai o Isole Australi, territorio francese, e le Pitcairn, britanniche; la più orientale è l’Isola di Pasqua, appartenente al Cile. La maggior parte degli arcipelaghi polinesiani è ancora soggetta a paesi esterni alla regione, a seguito della colonizzazione europea e americana.

Sono Stati indipendenti solamente le Samoa (in parte statunitensi) e Kiribati; secondo alcuni rientrano nella Polinesia anche le isole Tuvalu, Figi e Tonga, pure indipendenti.

Le distanze tra queste isole sono enormi: migliaia e migliaia di chilometri, che gli antichi Polinesiani hanno coraggiosamente coperto con imbarcazioni semplici e molto efficienti. Il popolamento è recente: le prime spedizioni partirono dalla Melanesia intorno al 3° secolo a.C. e il processo si concluse verso il Mille.

Natura e cultura

Da quando (16° secolo) gli europei cominciarono a navigare nel Pacifico e a scoprire una a una le varie isole, la Polinesia ha subito una colonizzazione di fatto, diventata ufficiale tra Otto e Novecento.

L’arrivo degli europei, come altrove, ha sconvolto gli equilibri ecologici e culturali di tutte queste isole: la popolazione è molto aumentata, le risorse naturali non sono più sufficienti, agricoltura e pesca rendono poco e hanno perso importanza, le culture locali si sono indebolite. Solo il turismo rimane come possibile via di sviluppo: il clima, tropicale ma temperato dal mare, è sempre dolce e attraente, le popolazioni sono ospitali e hanno usi decisamente esotici; fiori e frutti, uccelli e pesci non finiscono di stupire i visitatori. Ma anche questa rischia di diventare una forma di colonialismo, della quale i Polinesiani non sono molto soddisfatti.

La ricchezza delle isole è modesta o scarsa, le infrastrutture poche o assenti: non c’è modo di vivere all’antica – perché i colonizzatori hanno stravolto le condizioni di un tempo – e non si può vivere come nei paesi da cui vengono i turisti – perché la ricchezza che rimane nelle isole è troppo modesta. Molti emigrano, tutti rimpiangono il passato, che è stato forse idealizzato più del necessario, alcuni approfittano della nuova situazione.

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