Polidoro

Enciclopedia Dantesca (1970)

Polidoro

Giorgio Padoan

Figlio di Priamo e di Latoe, secondo Omero sarebbe stato ucciso da Achille (cfr. Il. XX 406 ss., XXII 46 ss.); secondo i tragediografi e i poeti latini, P., figlio minore di Priamo e di Ecuba, fu inviato con un ricco tesoro presso il re trace Polimestore (in D. Polinestore) dal padre, il quale, dubitando del destino di Troia, credette in tal modo di porlo al sicuro, essendo Polimestore legato al vecchio re troiano da amicizia e da parentela (gli era genero, avendone sposata la figlia Ilione); ma questi, appena seppe che Troia era stata presa e arsa dai Greci, uccise P. per impadronirsi del suo tesoro.

D. lesse la storia di P. in Virgilio e in Ovidio, dove la triste sorte del giovinetto è ampiamente ricordata. Secondo il racconto virgiliano (Aen. III 22-68), prima tappa della lunga peregrinazione di Enea fu la Tracia: dove l'eroe, svellendo per caso un cespuglio di mirto per adornarne un'ara, vide uscir sangue dagli arbusti schiantati. L'orrendo prodigio gli fu chiarito da una voce gemente, quella di P. appunto, che narratagli la propria triste fine gli spiegò come la ferrea selva di dardi che l'aveva mortalmente trafitto si fosse mutata in arbusti. Enea, rese solenni esequie all'anima del misero P., lasciò subito quel " litus avarum " (donde gli esegeti medievali dell'Eneide indicarono nella sosta in Tracia allegoricamente il vizio dell'avarizia). Diversa è la versione ovidiana: Polimestore, ucciso P. con la spada, si disfece del cadavere gettandolo in mare da una rupe (Met. XIII 429-438); lo scoprì casualmente sulla battigia la madre Ecuba, giunta lì con i Greci vittoriosi che l'avevano ridotta a schiavitù; e la misera madre vendicò il delitto cavando con le unghie gli occhi al genero assassino (Met. XIII 533-575). Vedi ECUBA; Polimestore.

Alla narrazione ovidiana paiono rifarsi entrambi gli accenni danteschi a P.: in If XXX 18 è ricordato il disperato dolore di Ecuba quando del suo Polidoro in su la riva / del mar si fu... accorta; e il delitto di Polimestore è - secondo quanto dice Ugo Capeto - tra gli esempi di avarizia (cfr. Met. XIII 434) gridati dalle anime della quinta cornice purgatoriale, ma più degli altri bollato per l'efferato tradimento: e in infamia tutto 'l monte gira / Polinestòr ch'ancise Polidoro (Pg XX 115). Ma la poesia virgiliana ha offerto a D. uno spunto ben più degno di rilievo: la fantasia del poeta infatti fu profondamente colpita dalla metamorfosi di P. in pianta e dalla descrizione del sangue stillante dall'arbusto strappato: idee che riprese magistralmente nell'episodio di Pier della Vigna (If XIII 22-51 al v. 48 è rinvio preciso alla narrazione di Virgilio).

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