Policlèto il Vecchio

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Scultore greco di Argo (attivo 460-420 a. C. circa). Fu il più grande maestro della scuola peloponnesiaca nell'età aurea dell'arte classica, e dagli scrittori antichi è spesso menzionato insieme con Fidia e a lui paragonato. Emerito bronzista, pare non abbia mai scolpito in marmo: Plinio (XXXIV, 9) lo dice coetaneo e condiscepolo di Mirone (che tuttavia era forse un po' più vecchio), e c'informa ch'egli soleva usare la lega eginetica del bronzo, mentre Mirone si atteneva alla deliaca. Le fonti antiche (da Aristotele Etic. VI 7 e da Cicerone Brutus LXXXVI 296, a Plinio Nat. Hist. XXXIV 50 e 55, a Quintiliano, a Valerio Massimo) esaltano il suo stile armonioso, la perfezione delle proporzioni, lo studio attento dell'anatomia umana nei numerosi capolavori, dal Doriforo al Diadumeno, dall'Eracle al Cinisco e allo Xenocle.

Vita e opere

Detto il Vecchio per distinguerlo dallo scultore omonimo e concittadino vissuto nel sec. IV. Fu operoso tra il 460 e il 420 a.C. circa. Discepolo di Agelada, ricordato spesso nelle fonti accanto a Mirone e Fidia. Cicerone, Plinio, Quintiliano parlano del suo stile, più maturo di quello mironiano, dello studio rigoroso sulle proporzioni, sulla simmetria, sul ritmo del corpo umano, che concretò nelle sue opere e su cui scrisse il celebre trattato detto Canone di cui abbiamo due frammenti. Usò il bronzo con la lega eginetica; preferì il soggetto dell'atleta che gli permetteva di esprimere il suo ideale di proporzione ritmica, creando il capolavoro del Doriforo, ossia portatore di lancia, noto in più copie, nudo, stante con una gamba leggermente scartata. Unico caso di artista che crei un'opera per rappresentare l'arte stessa. Questo ritmo gravitante, si trova in altre opere, quali il Diadumeno, cioè il giovane atleta in atto di cingere una benda, noto anch'esso in più copie, lavoro della maturità del maestro, l'ideale policleteo della pura bellezza è qui portato alla massima perfezione, mentre l'armoniosità del ritmo rivela l'influsso della scuola attica; l'Eracle, di cui la copia migliore è quella Barracco, in atto di riposo con la sinistra sul fianco e la destra reggente la clava; il Cinisco, atleta di Mantinea, di cui si è trovata la base a Olimpia, riconosciuto con probabilità nell'Efebo Westmacott di Londra e in altre copie; il Discoforo, noto in più copie; la statua del fanciullo Xenocle, di cui possediamo la base a Olimpia. Le fonti ricordano altre statue atletiche. Tra le copie pervenuteci delle Amazzoni di Efeso, eseguite da P., Fidia, Cresila e Fradmone, ritmo e stile permettono di riconoscere quella policletea nel tipo di Berlino; da monete e da una copia della testa possiamo ricostruire il tipo del grandioso simulacro di Era che (420 circa) P. eseguì per Argo. Ebbe molti alunni e continuatori, di alcuni dei quali la tradizione letteraria ci riferisce i nomi, mentre molte sculture a noi giunte si possono attribuire alla sua scuola; questa si protrasse nel sec. IV, finché Lisippo rinnovò con la genialità della sua arte, l'indirizzo della scuola argiva.

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