POITOU

Enciclopedia Italiana (1935)

POITOU (A. T., 32-33-34)

Clarice EMILIANI
Georges BOURGIN

Antica provincia e regione della Francia occidentale situata tra la Bretagna e l'Angiò a N., la Turenna a NE., il Berry e la Marche a E., il Limosino a SE., l'Angumese, il Saintonge, l'Aunis a S., e l'Oceano Atlantico a O. Comprende gli attuali dipartimenti della Vienne, Deux-Sèvres, Vandea e piccola parte della Charente Inferiore e dell'Indre-et-Loire, con una superficie di circa 20.000 kmq. In senso geografico il Poitou è ristretto alla regione (soglia del Poitou) interposta tra i due Massicci antichi Armoricano e Centrale, che collega il Bacino di Parigi a quello aquitanico, mentre in senso storico la provincia comprende regioni diverse per aspetto e costituzione geologica.

La parte orientale, o Poitou vero e proprio, è un altipiano la cui ossatura risulta costituita da calcare giurassico che ricopre i terreni più antichi qua e là affioranti. L'altipiano, dal Limosino, dove raggiunge l'altezza di 255 m., declina dolcemente verso ovest; l'uniformità del rilievo, la scarsezza d'acqua alla superficie, dovuta alla grande permeabilità del calcare, la mancanza di alberi di alto fusto, rendono quanto mai monotono l'aspetto di questa parte del Poitou, nella quale la sola nota variata è data dalle valli profondamente incise, ricche di acqua. La parte occidentale o Vandea, si riattacca invece ai terreni cristallini del Massiccio Armoricano il cui limite è segnato all'incirca dalla valle del Thouet.

Graniti, scisti e arenarie ne compongono il suolo impermeabile che raggiunge i 285 m. nelle alture della Gâtine (M. Mercure). Una larga fascia di terreni recenti, formati dalle alluvioni della Loira e della Gironda, si stende lungo tutto il litorale, addentrandosi notevolmente nell'interno. A nord e a sud i terreni alluvionali del Marais Bretone e del Marais Poitevin, un tempo occupati da stagni e acquitrini, sono stati in gran parte acquisiti all'agricoltura mediante un secolare lavoro di bonifica. Il clima è oceanico con inverni non molto rigidi, ma prolungati e umidi; le precipitazioni che cadono in ogni stagione, diminuiscono man mano che si procede verso est, da più di 700 mm. nella regione costiera a meno di 650 nel Poitou centrale. Le acque della regione vanno per la maggior parte alla Loira per la Vienne e gli affluenti di questa (Thouet, Sèvre Nantaise, ecc.). Il resto del territorio invia le sue acque direttamente all'Atlantico con modesti corsi d'acqua (Vie, Lay, Sèvre Niortaise). L'economia della regione è basata sull'agricoltura e sull'allevamento; cereali, mais, patate sono le colture più diffuse nell'altipian0, un tempo coperto in gran parte da castagni, mentre nelle valli più riparate e ricche di acque prosperano colture orticole e prati artificiali. Erbe da foraggio, barbabietole e cavoli prevalgono nei terreni più umidi della Vandea e negli antichi marais. Importanza non minore delle coltivazioni ha l'allevamento dei bovini da latte e da ingrasso, degli equini (muli e asini) e degli ovini, montoni e capre, queste ultime prevalenti nelle regioni poco fertili, copperte di erica, ginestra e altri arbusti. Le risorse minerarie limitatissime si riducono ai bacini carboniferi di Vouvant e Chantonny: anche l'area occupata dalle saline tende a restringersi. La popolazione che nel complesso ha una densità poco elevata (intorno a 50 ab. per kmq.), è in lenta diminuzione; nel Poitou sud-orientale dove predomina la grande proprietà, gli abitanti vivono in prevalenza accentrati, mentre nella Vandea notevole è la percentuale di popolazione sparsa. Mancano grandi centri urbani e scarsi sono pure i centri di qualche importanza; in essi si sono localizzate le poche industrie. Poitiers (v.), capoluogo della regione con 41.546 ab. nel 1931, in posizione dominante le vie di comunicazione tra l'Aquitania e l'Île-de-France; Chatellerault sulla Vienne con l'antica industria della coltelleria e delle armi (17.702 ab.); Niort (v.), importante mercato agricolo (25.935 abitanti); La Roche-sur-Yonne (15.247 ab.); Parthenay (6308 ab.); Les Sables d'Olonne (13.660 ab.); Fontenay-le-Comte (9423 ab.); Luçon (6460 ab.), ecc.

Storia. - Il Poitou trovò storicamente la propria unità soprattutto attraverso l'esistenza di quella soglia del Poitou, che, formata dall'antico stretto, il quale unì i mari aquitani al Bacino di Parigi, ha avuto una parte notevole nella storia della Francia. La vita preistorica vi fu attiva, salvo che nei paesi di Gâtine e del Bocage, ed è attestata da tumuli, menhirs, dolmens e cromlechs. Nel Poitou si stanziò la tribù gallica dei Pittoni (Pictŏnes), i cui principali oppida furono Limonum (Poitiers) e Briva (Vieux-Poitiers). I Pittoni collaborarono con Cesare alla conquista della regione armoricana e alla disfatta dei Venetes. Nell'epoca gallo-romana sorsero le città di Mediolanum Santonum (Saintes), Limonum Pictonum (Poitiers) e Ratiatum, interamente scomparsa, salvo il nome (paese di Rais); l'economia rurale, lo sfruttamento minerario (a Melle, Broux, Allone), il commercio sviluppatosi nelle isole e nelle rade del nord e del sud, fecero di questa regione, amministrativamente integrata nell'Aquitania nuova e poi nella seconda Aquitania, una delle più ricche della Gallia. La diffusione del cristianesimo avvenne rapidamente, grazie all'attività di S. Ilario di Poitiers, gran nemico dell'arianesimo. Saccheggiato dalle bande di Vandali e di Alani che percorsero la Gallia al principio del sec. V, il Poitou fu conquistato verso il 462 dai Visigoti; ma questi vennero poco dopo a conflitto con i Franchi e a Vouillé, a 15 km. da Poitiers, Clodoveo sconfisse e uccise il re visigoto Alarico II. Da allora il Poitou seguì le vicissitudini degli stati franchi: passò a Clodomiro, re d'Orléans (511-524), a Clotario (524-561), a Cariberto (561-566), fu disputato tra i Neustriani e gli Austrasiani, venne preso da Clotario II (585-611), poi fu annesso al ducato d'Aquitania creato nel 681 e divenuto regno indipendente nel 717. Ma l'invasione saracena, arrestata da Carlo Martello nei dintorni di Poitiers (17 ottobre 732) ricondusse il Poitou all'Austrasia, nonostante gli sforzi dei capi aquitani (Eude, Hunald, Waïtre). Nonostante le miserie dei tempi, o forse proprio a causa di esse, si affermò allora la vita religiosa, specialmente monastica, con i monasteri di Saint-Croix, Noirmoutier, Saint-Maixent, Charroux, ecc., e con gli evangelizzatori che da essi uscirono (S. Amand, S. Romarico, S. Fridolino, S. Arbogasto, S. Emmerano). Sotto i Carolingi si tentò di combattere le paludi che, durante il periodo di profonda barbarie, s'erano estese alle foreste e alle lande. Ma la dominazione carolingia non poteva far presa, contrastata dal movimento di disgregazione che si verificò, del resto, fin da Carlomagno; il quale creò per suo figlio Ludovico il Pio il regno d'Aquitania. L'esistenza movimentata di questo regno, sotto Pipìno I, Carlo il Calvo, Pipino II, Carlo il Giovane, Ludovico il Germanico, fu complicata dalle invasioni normanne, a cominciare dall'820, e favorì la frammentazione feudale del regno di Francia. Nell'867 appare un titolo comitale ereditario del Poitou, posseduto da Ramnulfo II, capo guerriero come il suo coevo conte di Parigi. Questo stato feudale, ingrandito per opera di Ebles Mauzer con l'aggiunta dell'Aunis a occidente e del Limousin a oriente, si trovò costituito nel 935. Da allora, e fino al primo terzo del sec. XII, i possessori del Poitou cercarono per 133 anni di fare della regione il centro d'un vero stato, intitolandosi duchi d'Aquitania. Il primo principe della dinastia dei conti-duchi, Guglielmo V il Grande (994-1030), ebbe signoria su tutti i vassalli della regione di Poitiers, e anche su quelli di Velay, Gévaudan, Alvernia, Bas-Berry, Limousin, Marche, Périgord, Angumese, Saintonge e Poitou. Sposando la figlia del duca di Guascogna, egli preparò l'annessione di questo paese, effettuata nel 1032 da suo figlio Guglielmo VI o Guy-Geoffroy (1030-1058). Dopo Guglielmo VII (1088-1121), Guglielmo VIII (1127-37) fu l'ultimo di quei grandi principi, il cui torto, specialmente nei due ultimi, fu quello di disperdere le loro forze in troppe imprese. Tuttavia, coronati e consacrati come re nella cattedrale di S. Stefano a Limoges, essi furono, in definitiva, i più temìbili concorrenti dei Capetingi e cercarono d'incorporare nei loro dominî tutti gli elementi centrifughi della Francia meridionale. Poco mancò che la fusione con la parte meridionale della Francia non avvenisse dopo Guglielmo VIII, grazie al matrimonio di sua figlia col principe Luigi, figlio di Ludovico il Grosso e futuro Luigi VII. È noto che il divorzio tra Luigi VII e Eleonora fece passare l'Aquitania e le sue dipendenze nelle mani del re d'Inghilterra Enrico II, al quale Eleonora andò in moglie. Questa unione era stata in qualche modo preparata dalle relazioni economiche del Poitou con la Gran Bretagna e anche dai caratteri originarî d'una civiltà che, per idioma, forme intellettuali e tendenze morali, si opponeva effettivamente a quella della Francia capetingia. Questa, tuttavia, finì con l'imporre il proprio dominio dopo un secolo di conflitti (1137-1242) con i Plantageneti. Ma il successo dei Capetingi fu reso possibile solo dai frequenti voltafaccia politici della feudalità del Poitou (case di Lusignano, Mauléon, Lezay, Taillebourg, Angoulême), la quale detestava la fiscalità britannica e i costumi scandalosi di Enrico II e dei suoi figli. La pace di Chinon, imposta da Filippo Augusto a Giovanni Senzaterra (18 settembre 1214) non aveva dato al re di Francia l'intero Poitou: la conquista della parte meridionale venne effettuata da Luigi VIII (1224); ma il paese, nel quale Enrico III d'Inghilterra conservava partigiani, soprattutto nelle città, non fu veramente assoggettato se non dopo la dispersione delle coalizioni feudali e la dimostrazione militare di S. Luigi a Taillebourg (21 luglio 1242). L'amministrazione del Poitou, rovinata da tante guerre, venne allora affidata al fratello di S. Luigi, Alfonso di Poitiers, che conservò questo appannaggio per 29 anni, applicandovi una così scrupolosa regolarità fiscale e giudiziaria, da permettere di ripararne le rovine e, soprattutto, eliminando totalmente la feudalità e consentendo lo sviluppo della borghesia urbana e delle popolazioni del contado. Riunito alla corona da Filippo III l'Ardito nel 1270, alla morte di suo zio, il Poitou continuò a servir di appannaggio a due figli di Filippo il Bello: Filippo il Lungo (1311-16) e Carlo il Bello (1316-23), nonché al primogenito del primo re della casa di Valois, Giovanni il Buono (1344-61). In quest'epoca, e in relazione allo sviluppo demografico della regione, il papa Giovanni XXII creò a spese della diocesi di Poitiers le diocesi di Maillezais e di Luçon (1317). Una parte dei vantaggi conseguiti fu compromessa durante la guerra dei Cent'Anni (1340-1453), nata in parte dalla rivendicazione del ducato d'Aquitania fatta dal re d'Inghilterra. Fu alle porte di Poitiers che Giovanni il 19 settembre 1356 fu sconfitto e preso prigioniero dal Principe Nero e i trattati di Londra e di Brétigny (1359-60), nonostante le proteste presentate dai deputati del Poitou agli Stati generali, riportarono la regione sotto il dominio inglese, dopo un'unione di 156 anni con la Francia. Il dominio britannico, abilmente mantenuto dal Principe Nero e dal connestabile d'Aquitania Jean Chandos, non doveva però durare che 10 anni: Carlo V, aiutato dal tradimento dei signori feudali del Poitou e dall'ingegno militare di Du Guesclin, ricuperò il paese tra il 1370 e il 1375. Il Poitou non doveva più tornare all'Inghilterra, neanche quando gl'Inglesi vinsero contro la Francia altre partite durante il regno di Carlo VI e agl'inizî di quello di Carlo VII. Amministrato per 46 anni da Jean de Berry, fratello di Carlo V che a lui lo aveva concesso in appannaggio, il Poitou fu anzi uno dei centri della resistenza e poi della rivincita francese sotto Carlo VII, che, dal 1418, trasferì a Poitiers la sede del suo governo. La decisione di valersi di Giovanna d'Arco per "bouter les Anglais" fu presa da Carlo VII a Poitiers (marzo 1429); e quando egli fu ridivenuto re di Francia (1436) lavorò a sbarazzare il paese dalle bande di "Écorcheurs" che lo "mangiavano". Da allora e fino alle guerre di religione (1560) il Poitou ebbe vita tranquilla; le grandi famiglie che ne erano originarie: La Trémoille, Mortemart, Rochechouart, Chabot, La Rochefoucauld, Vivonne, Gouffier, servirono la monarchia; la rinascita agricola, industriale e commerciale arricchì la regione, che nel frattempo si trovò abbastanza orientata verso le cose dell'intelletto, da consentir di collegare, in parte, alla rinascita del Poitou Rabelais e Agrippa d'Aubigné. Ma questo medesimo orientamento spiega la gravità che nel Poitou assunsero le guerre di religione (1569-1589). Roccaforte del calvinismo francese, teatro, spesso disputato, di battaglie, il Poitou aderì tuttavia abbastanza presto alla causa d'Enrico di Navarra, salvo il capoluogo, il quale cedette solo nel 1594. Ma i risultati della lotta, tra cui la fame e l'anarchia feudale, si rivelarono spaventevoli. L'anarchia feudale si prolungò fino alla dittatura di Richelieu, specialmente durante la minorità di Luigi XIII. In parte originario del Poitou e in parte legato alla regione per le funzioni episcopali ricoperte a Luçon, il Richelieu schiacciò a La Rochelle le ultime tracce della sedizione calvinista, e nel Poitou la Fronda non prese il carattere che gli antecedenti regionali avrebbero potuto far prevedere. A partire dal 1660 la regione non fu più che una provincia obbediente: dal 1654 al 1789 vi si succedettero 25 intendenti, tra cui alcuni di grandi meriti, come Basville, Le Nain, De Blossac. La regione si mantenne sempre divisa in tre diocesi e vi si verificarono, forse più intensamente che altrove, i fenomeni economici e sociali che segnarono, in quel periodo, l'evoluzione della Francia: vi furono infatti particolarmente gravi la decadenza economica e il regresso demografico. Fu la Rivoluzione, favorita dall'Assemblea provinciale del 1787, che rigenerò il Poitou, formando nelle sue linee essenziali il dipartimento della Vienne. È vero che la lotta degli Azzurri e dei Bianchi, reclutati i primi nella pianura, nella zona paludosa e nelle città, i secondi nei paesi tradizionalisti della Gâtine, del Bocage e delle campagne, compromise i risultati utili della rivoluzione liberale: la guerra della Vandea fu in gran parte alimentata dal Poitou. La riorganizzazione consolare e la repressione del brigantaggio segnarono, verso l'anno VIII, gl'inizî dell'era moderna: del passato è solo sopravvissuto fino a tempi recenti, lo scisma della "Petite Église", costituita dagli oppositori reazionarî del concordato del 1801.

Bibl.: V., in generale, i lavori e i documenti pubblicati nelle due grandi raccolte: Société des Archives historiques du Poitu e Mémoires de la Société des Antiquaires de l'Ouest; v. anche le bibliografie alle voci aquitania; poitiers. Inoltre: Auber, Histoire générale... du Poitou, voll. 8, Poitiers 1885-1888; P. BOisonnade, Histoire du Poitou, Parigi 1915. Sui conti: H. Beaucher-Fileau e A. Albrier, Dict. histor. et généal. des familles du Poitou, 2ª ediz., Poitiers 1891-1893, voll. 2.