Didascalica, poesia

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In senso lato, genere poetico cui si possono ascrivere tutte quelle opere che hanno quale fine essenziale l’informazione, come trattati scientifici, manuali divulgativi di varie discipline, esposizioni storiche e simili. La poesia d. unisce all’esigenza espositiva l’intento di temperare con l’arte l’aridità degli insegnamenti.

Padre della poesia d. è Esiodo, che nella Teogonia e specie nelle Opere e giorni ha dato il modello del genere. A Roma le opere più significative sono il De rerum natura di Lucrezio e le Georgiche di Virgilio. Oltre che la vita dei campi, la mitologia e la filosofia, hanno ispirato poemi d. anche l’astronomia (Arato), la medicina e farmacologia (Apollodoro e Nicandro), la geografia ecc., oltre s’intende, la precettistica letteraria (Ars poetica di Orazio). Nella poesia classica, il metro didascalico è in genere l’esametro, e solo sporadicamente il distico elegiaco e altri metri.

Vaste compilazioni didascaliche in versi, di natura enciclopedica, sono caratteristiche dell’epoca medievale: ricordiamo almeno il Roman de la Rose e il Trésor di Brunetto Latini. Nel 16° sec. fiorirono le opere didascaliche in versi: tra le opere più note sono da ricordare le Api di G. Rucellai, la Coltivazione di L. Alamanni, la Nautica di B. Baldi (tutti in endecasillabi sciolti che diverranno da allora il metro proprio della poesia d.; in terza rima sono il Podere e la Balia di L. Tansillo). Decaduto nel Seicento, il poema didascalico risorse nel Settecento trattando di arti e mestieri e di tutte le scienze. Ma i poemi settecenteschi appartengono più alla storia della cultura italiana che alla storia della poesia, se si fa eccezione per l’Invito a Lesbia Cidonia (1793) di L. Mascheroni e per il Giorno del Parini.

Fuori d’Italia, nel Cinquecento, si tornò alla poesia d. con tendenze scientifiche informative più che moraleggianti (C. Gauchet in Francia, T. Tusser in Inghilterra; vari poemi latini in Germania). Ma, all’infuori dell’enciclopedica La semaine di G. du Bartas, quasi sempre le opere di maggior rilievo sono le ‘arti poetiche’ (J. Vauquelin, M. Opitz ecc.), di cui si ebbero numerosi esempi sul finire del 17° sec. e nel corso del 18°: ricordiamo, per la Francia, il famoso Art poétique di N. Boileau-Despreaux e il Discours en vers sur l’homme di Voltaire; e, per la poesia descrittiva georgica, le Saisons di J.-F. de Saint-Lambert e i poemi di J. Delille. Anche la Germania ebbe allora una fiorente poesia d. con B.H. Brockes, F. von Hagedorn, J.J. Bodmer ecc., culminante nel poema sulle Alpi di A. von Haller. In Inghilterra i poemetti di A. Pope diedero il tono istruttivo e moraleggiante alla poesia del secolo. Nella seconda metà del Settecento appaiono già i segni di una nuova sensibilità, nelle Seasons del J. Thomson, e nella meditazione sentimentale di E. Young. Il Romanticismo, concependo la poesia come espressione d’intimi sentimenti, segnò la fine del genere.

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