Plutarco

Dizionario di filosofia (2009)

Plutarco Pensatore ed erudito (Cheronea, Beozia, 47 d.C. ca


ivi dopo il 120). Studiò ad Atene presso il platonico Ammonio; incarichi politici lo portarono più volte a Roma, dove fu introdotto negli ambienti della corte imperiale. Fu arconte a Cheronea, poi sacerdote del tempio di Delfi (dal 95 fino alla morte). Gli scritti che gli sono attribuiti sono tradizionalmente distinti in due gruppi: Opere morali (Τὰ ἠϑικά) e Vite parallele (Βίοι παράλληλοι). Le opere morali, raccolte in corpus da Massimo Planude (1296), sono solitamente distinte in dialoghi e diatribe; accanto a problemi di specifico carattere etico-filosofico, esse affrontano vari argomenti che vanno dalla storia della filosofia, alla politica, letteratura, scienze, musica, e testimoniano la vastità degli interessi di P., grande erudito e rappresentante esemplare della cultura greca della sua età. È difficile individuare le fonti dei suoi scritti e rintracciare un chiaro sviluppo del suo pensiero, come pure definire una cronologia delle opere, sebbene si possa arguire che quelle sulla religione delfica siano posteriori al suo sacerdozio. Dal punto di vista filosofico, il pensiero di P. è un’espressione tipica della cultura della tarda età ellenistico-romana, nella quale – in un comune sfondo platonico – si inseriscono suggestioni e influenze di varia origine, sia filosofica (aristotelismo, neopitagorismo, scetticismo; soltanto epicureismo e stoicismo sono esplicitamente rigettati da P.) sia religiosa (in partic. religioni misteriche orientali). In campo etico, seguendo le concezioni aristoteliche, P. distingue nell’anima tre aspetti e pone il canone della condotta nella medietà delle passioni dominate e controllate dalla parte razionale. Da ciò deriva la tranquillità spirituale (εὐϑυμία) elevata a virtù suprema. Lo stesso principio deve ispirare anche la politica che è, per P., l’arte di placare le folle e di conservare la pace. Nel dominio romano egli vede realizzate le esigenze di una politica di pace. Da tale atteggiamento politico verso Roma è guidata la costruzione delle Vite parallele, scritte per dimostrare le analogie, ma anche le differenze, fra personaggi illustri greci e romani. Il tratto caratteristico delle Vite è l’indagine dell’intera storia di Roma e della Grecia attraverso l’ethos dei personaggi. Oltre a 4 biografie isolate (quelle di Artaserse II, Arato di Sicione, Galba, Otone) sono esaminate le vite di 22 coppie di personaggi, uno greco e uno romano (Teseo e Romolo, Licurgo e Numa, ecc.), di cui all’inizio, nel Proemio, sono messe in luce le affinità, e alla fine, nel paragone (σύγκρισις) vengono mostrate le differenze, denunciando nel confronto l’esistenza di due mondi, due culture, due civiltà che si integrano reciprocamente nell’Impero romano. P. ebbe fortuna già tra i contemporanei; nel Medioevo bizantino fu apprezzato più come filosofo che come storico, e la sua fama si diffuse anche in paesi di lingua non greca. L’Umanesimo guardò a P. sia come testimonianza di una tradizione della filosofia religiosa antica, sia come maestro di vita e di virtù civili, iniziando in tal modo una nuova fortuna di P., autore di ‘vite esemplari’ in cui l’etica dell’onore e della magnanimità trovò a lungo i suoi modelli.

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