DEINOS, Pittore del

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

DEINOS, Pittore del

E. Paribeni

Ceramografo attico, operante entro l'ultimo quarto del V sec. a. C.

Un primo nucleo delle sue opere venne isolato da E. Pfuhl e assegnato a un Pittore di Atalanta, partendo dal cratere a calice n. 300 di Bologna con la singolare figura dell'eroina stante, ignuda, in uno schema che è stato ripetutamente messo in relazione con l'Afrodite dell'Esquilino. In seguito per il gruppo di opere sempre in aumento si scelse come punto centrale il dèinos di Berlino n. 2402. Il Pittore del Deinos dipinge unicamente grandi vasi, specialmente crateri, e tra questi, crateri a campana. Tra le più significative accessioni alle 33 opere a lui assegnate da J. D. Beazley è da ricordare quella di una hydrìa con figurazione delle Peliadi di Atene proposta da S. Papaspiridi Karouzou, e quella, più rassicurante, di un cratere recentemente acquistato dal British Museum, sostenuta da P. Corbett. Quest'ultima opera, assegnata un tempo da J. D. Beazley al Pittore di Lykaon, serve anche a illustrare e confermare la relazione da maestro ad allievo ripetutamente postulata tra questi due artisti. Il Pittore del Deinos esprime la sua ricca e varia personalità in vaste pitture di stile narrativo alla maniera del Pittore di Kadmos, con piani sovrapposti e una gran fioritura di figure accessorie, così come in opere più serrate e compatte in cui le qualità compositive e la musicalità dei contorni hanno più risalto. Le qualità essenziali del così detto stile fiorito trovano quindi espressione in lui più compiutamente che in qualsiasi altro. Allo stesso tempo, nella radiosa festività delle sue figurazioni appare un così sottile equilibrio e un così elevato senso formale da farci misurare il peso delle disfatte svenevolezze e degli appassionati languori del Pittore di Meidias e soci. Il giovinetto coppiere del frammento di Palermo, Hippomenes fluidamente scorciato, Hera fosca e aggrondata sul trono magico, per non citare che alcuni esempi fra molti, costituiscono per la solidità della struttura e la scorrevolezza del segno alcune delle immagini più felici e più rappresentative di questo momento artistico. Mentre con una trasposizione altrettanto felice, al tono epico-tragico delle figurazioni mitiche del Pittore di Lykaon egli sostituisce un mondo fantasioso, lieve e alleggerito, come se i suoi eroi adolescenti e avventurosi partecipassero piuttosto che della severità moraleggiante dell'epica, del clima dei poemi cavallereschi.

Bibl.: P. Jacobstahl, Gött. Vasen, 53; E. Pfuhl, 586, 600 (Atalanta Maler); J. D. Beazley, Vasenm. rotfig., 447; id., Vas. Pol., 69, 81; id., Red-fig., 89; S. Papaspiridi, Karouzou, in Ephem., 1945-46, 22; P. E. Corbett, in Brit. Mus. Quart., XVII, 1952, p. 73.

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