Pisello

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Nome comune della pianta erbacea Pisum sativum (v. .) e del suo legume. Il genere Pisum, della famiglia Fabacee e molto affine a Lathyrus, comprende poche specie, rappresentate da piante annuali, con fusto nano o rampicante, foglie con cirro terminale ramoso, provviste di 1-3 paia di foglioline e di stipole ampie e cuoriformi, fiori in grappoli da 1-3, legumi grandi contenenti 5-10 semi globosi o compressi. Il p. è noto in diverse varietà ben distinte: elatius, del Mediterraneo e dell’Asia occidentale fino all’India, comune in Italia in boschi e siepi, distinto particolarmente per i peduncoli molto più lunghi delle stipole, per le dimensioni dei fiori, lunghi 2-3 cm, e per i semi globosi; è considerato il capostipite di tutte le forme coltivate di p.; arvense, detta comunemente rubiglio, probabilmente sorto con la coltura, coltivato per foraggio, come pianta da erbaio e per i semi eduli, si distingue dal precedente per i peduncoli subeguali alle stipole, i fiori piccoli, lunghi 1,5-2 cm e i semi cuboidi, per lo più neri o rosso ruggine o screziati; vulgare o hortense, che è il p. comune o da orto, pianta glauca, con fiori bianchi, su peduncoli di lunghezza variabile, semi lisci o rugosi, di colore normalmente uniforme e chiaro (biancastro, giallo, verde). Esistono varietà di cui si consuma il solo seme allo stato verde o secco e varietà di cui si mangia l’intero baccello allo stato fresco.

Il p. richiede terreni freschi, buone concimazioni e molte cure; nei paesi meridionali si semina in autunno e in quelli settentrionali in primavera. Di tutte le Fabacee coltivate è il più soggetto agli attacchi di parassiti sia animali, sia vegetali.

In medicina pisellismo, complesso di fenomeni morbosi (emolisi, emoglobinuria ecc.), simili a quelli provocati dal favismo, scatenati dall’ingestione di piselli o dall’inalazione di polline o anche semplicemente dal contatto con la pianta di piselli.

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