VACCHELLI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

VACCHELLI, Pietro

Matteo Morandi

VACCHELLI, Pietro. – Nacque a Cremona il 21 aprile 1837 da Giuseppe, avvocato, e da Ignazia Nicolaj.

La famiglia, di antica tradizione notarile con consistenti addentellati massonici, aveva e avrebbe attraversato, con ruoli di potere sul territorio, tutti i regimi succedutisi dalla Rivoluzione al Risorgimento. Il nonno paterno Luigi, luogotenente di prefettura e regio procuratore presso la Corte di giustizia di Cremona ai tempi di Napoleone, poi consigliere aulico nel Supremo tribunale in Verona al ritorno degli austriaci, era stato decorato del titolo di cavaliere imperiale e della corona di ferro da Ferdinando I, mentre due dei suoi figli, il notaio Giuliano e l’ingegnere Camillo, presero parte nel 1848 al governo provvisorio, esprimendo l’ala moderata e gradualista del movimento patriottico locale. Il minore, Camillo, sarebbe diventato sindaco di Cremona dal 1864 al 1867, passando alla presidenza del Consiglio provinciale dal 1867 al 1868.

Ancora studente della facoltà politico-legale di Pavia, nel 1859 Pietro esulò in Piemonte, combattendo a Varese e a San Fermo tra i Cacciatori delle Alpi, agli ordini di Giacomo Medici. L’anno successivo, sempre al seguito dell’eroe del Vascello e in compagnia del concittadino Giovanni Cadolini, fu in Sicilia, a Milazzo, assumendo il 1° ottobre al Volturno il comando della compagnia cremonese, in sostituzione del ferito capitano Antonio Germani. Il coraggio dimostrato spinse Cadolini a proporlo per la medaglia d’argento al valor militare, «che poi non gli fu data, poiché il ministero di quel tempo fu molto avaro di onorificenze verso l’esercito meridionale» (La Provincia, 7 febbraio 1913). Nel frattempo, laureatosi tra una battaglia e l’altra nell’aprile del 1860, rientrò definitivamente a Cremona, dove il 16 maggio 1861 sposò Alessandrina Germani, figlia di un ricco possidente e commerciante del luogo, dalla quale nacquero Giuseppe (1864-1918), ingegnere libero professionista; Giovanni (1866-1940), avvocato, professore di diritto amministrativo a Pavia e poi all’Università cattolica di Milano; Nicola (1870-1932), militare e geografo, deputato al Parlamento; Tito (1874-1934), ingegnere.

Nella sua città Vacchelli prese subito parte attiva all’amministrazione della cosa pubblica: nell’autunno del 1863 fu eletto consigliere comunale e, nell’estate dell’anno seguente, membro del Consiglio provinciale. Giuseppe Manfredi, rievocandolo in Senato, lo presentò come il «nervo» dei due consessi, «anima de’ sociali istituti» (Archivio storico del Senato, Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913). Più volte assessore e facente funzione di sindaco, «acuto argomentatore» sui più svariati oggetti nelle discussioni amministrative locali (Gualazzini, 1965, p. 191), Vacchelli assurse ben presto a principale riferimento della Sinistra costituzionale cremonese, con punte di acceso laicismo. Nel settembre del 1863, a soli ventisei anni, aveva dato prova della sua preparazione in campo economico intervenendo al I Congresso agrario lombardo, tenutosi a Cremona. Già animatore dal 1859 della Società del tiro a segno, strumento di educazione civile e patriottica, nel 1861 era stato tra i fondatori della Società operaia e l’anno seguente aveva aderito all’Associazione emancipatrice, a favore di Giuseppe Garibaldi. Nel 1865 fu promotore della Società popolare di mutuo credito (poi Banca popolare) di Cremona, di cui restò presidente fino al 1883.

Nel marzo del 1868, dimessosi Stefano Jacini da deputato del collegio di Pizzighettone dopo una rielezione sofferta, inizialmente sfregiata dall’accusa di brogli, Vacchelli fu eletto alla Camera, acclamato come il ‘candidato naturale’ di quel collegio, che già rappresentava in Consiglio provinciale. Ma la mancata rielezione in Provincia nel luglio del 1869 lo spinse a rimettere il mandato, nella convinzione che non esistesse evidentemente tra lui e «considerevole parte della cittadinanza, pel cui voto [sedeva] in Parlamento, quel consenso di idee che deve correre fra gli elettori ed il loro deputato» (Corriere cremonese, 28 luglio 1869). Ripetutamente proposto per le elezioni dal 1870 al 1874, rifiutò sempre, invitando anzi a concentrare i voti su altri candidati.

Nel 1876, sempre a Cremona, creò la Banca sociale, un piccolo istituto di credito ordinario specializzato nelle operazioni su lino e cereali, oltre che nell’anticipo di fondi su titoli pubblici o privati di particolare solidità, di fatto complementare alla Popolare.

Tre anni dopo, a seguito della nomina a senatore del mazziniano Mauro Macchi, deputato del collegio di Cremona dal 1860, Vacchelli fu indicato come suo successore, inizialmente appoggiato anche dalla Società costituzionale, con l’autorevole avallo dell’amico Cadolini, ormai sostanzialmente legato alla Destra.

Riuscito vincitore, sedette alla Camera ininterrottamente dal 1879 al 1895, interessandosi in particolare di argomenti finanziari e fiscali e, più in generale, di tematiche economico-sociali. Nello stesso 1879 fu chiamato a prender parte alla Commissione per la liquidazione dei debiti del Comune di Firenze, guadagnandosi la cittadinanza onoraria.

Nell’attività parlamentare partecipò ai dibattiti sul riordinamento del credito agrario, sulla riforma e la riscossione delle imposte dirette, sulla revisione della legge comunale e provinciale, sull’organizzazione degli istituti di emissione, sulla circolazione monetaria e l’abolizione del corso forzoso, nonché sulla statizzazione delle Ferrovie, sull’imposta fondiaria e sulle riforme delle leggi elettorali. Contrario al suffragio universale «se prima non procede d’assai l’istruzione delle masse» (Interessi cremonesi, 9 maggio 1880), Vacchelli sostenne però la necessità di allargare la base elettorale e di applicare lo scrutinio di lista, affinché gli interessi generali prevalessero su quelli di campanile; nel contempo, auspicò una soluzione moderata della questione sociale, nel timore che, «lasciandola dimenticata», si alzasse un giorno «minacciosa» (ibid.).

Dal luglio del 1883 all’aprile del 1884 fu segretario generale del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio nel quinto gabinetto Depretis. Successivamente lavorò alla legge 15 aprile 1886 concernente la personalità giuridica delle società di mutuo soccorso e nel 1887 presentò un progetto di legge, insieme al romagnolo Luigi Ferrari, volto a istituire una Cassa pensioni per gli operai, provvedimento che fu approvato soltanto nel 1898. Nel 1894 presiedette la Commissione dei quindici che esaminò i provvedimenti finanziari del governo Sonnino.

Di lui scrisse Telesforo Sarti (1890, p. 941), il noto biografo ottocentesco di parlamentari italiani: «Io credo che oggi giorno pochi in Italia conoscano come lui, con tanta perfezione e con tanta sicurezza, tutto l’enorme meccanismo della cosa pubblica, in qualunque ramo, per piccolo che sia, e in ogni sua forma, divisione e suddivisione. Non avrà una vasta coltura né letteraria, né storica; non si sarà torturato il cervello nello approfondire i problemi economici dal lato disputabilissimo delle teorie, ma qui nel laberinto intricato e vasto dell’organamento amministrativo, nella rete multiforme, infinita dei pubblici servizi – che infine costituiscono il sotto suolo dello Stato – lui è re nel significato più anticostituzionale della parola».

In sede locale, Vacchelli promosse nel 1883, e presiedette fino al 1905, il Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, artefice di un importante canale aperto nel 1890 e detto inizialmente di Marzano, dal nome della località lodigiana in cui si trova la presa sull’Adda. A detta già dei contemporanei, l’opera, poi intitolata a suo nome, rappresentò insieme e forse più della Banca popolare, sulle cui risorse sempre contò, «la più grandiosa» e «monumentale» fra le sue creazioni, quella «nella quale è cementata ampia ed ardita l’idea dell’amministratore Pubblico, la previggenza sociale e politica del poderoso legislatore» (Interessi cremonesi, 21 luglio 1913).

Fu soprattutto da qui che nel 1902 gli derivò la nomina a cavaliere del lavoro, per essersi particolarmente segnalato nel miglioramento fondiario.

Frattanto in Parlamento Vacchelli, da sempre vicino alle posizioni del bresciano Giuseppe Zanardelli, esortava l’amico a riorganizzare la Sinistra in opposizione a Francesco Crispi, non tanto prospettando un avvicinamento ai radicali, pericoloso a suo dire per l’identità della Sinistra stessa, ma invitando a non perdere di vista le questioni sostanziali, specie di natura finanziaria. In tema di pubbliche libertà, minacciate dai provvedimenti crispini del 1894, si pronunciava rifiutando «gli eccessi dei metodi dell’attuale gabinetto», ma guardandosi altresì di separare troppo la difesa della libertà dalla salvaguardia dell’ordine (Cambria, 1989, p. 650).

Alle elezioni del maggio del 1895, polarizzatasi ormai ovunque la competizione sul tema ‘pro o contro Crispi’, Vacchelli non riuscì eletto, disconfermato dai suoi concittadini che gli preferirono il radicale Ettore Sacchi, sostenuto dal voto dei socialisti.

Il 4 giugno di quell’anno fu nominato presidente del Consiglio provinciale di Cremona, carica che mantenne fino al 14 luglio 1899, mentre il 26 ottobre 1896 fu fatto senatore, esordendo a palazzo Madama con un applauditissimo discorso sul disegno di legge per il risanamento degli istituti di emissione e le guarentigie della circolazione bancaria.

Tra il giugno del 1898 e il maggio del 1899 Vacchelli assunse con il gabinetto Pelloux la titolarità del ministero del Tesoro, dove cercò di portare avanti un programma di «finanza democratica» (Lettera di L. Roux a G. Giolitti, 9 aprile 1899, in Giovanni Giolitti al governo, in Parlamento, nel carteggio, III, 1, Il carteggio, a cura di A.A. Mola - A.G. Ricci, Foggia 2009, p. 484). Con Fortis fu infine ministro delle Finanze per soli quarantasei giorni, dal 24 dicembre 1905 all’8 febbraio 1906.

Da sempre oggetto della satira dei contemporanei per il suo aspetto trasandato («si va vestito malamente / diranno ch’è un ministro che s’è messo / in de li panni der contribuente», Trilussa, 2004, p. 1546), morì a Roma il 3 febbraio 1913.

Fonti e Bibl.: Notizie sulla famiglia d’origine sono contenute in M. Morandi, L’altra faccia della professione. Impegno civile e passioni umanistiche dei professionisti cremonesi dall’Unità al fascismo, in I professionisti a Cremona. Una storia pluricentenaria, a cura di V. Leoni - M. Morandi, Cremona 2011, pp. 35-37, 42-43. Più specifici sul personaggio sono invece T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici di tutti i deputati e senatori eletti e creati dal 1848 al 1890 (legislature XVI), Terni 1890, pp. 941 s.; Id., Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto. Profili e cenni biografici di tutti i senatori e deputati viventi, Roma 1898, pp. 546 s.; Archivio storico del Senato, Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 febbraio 1913 (commemorazioni di G. Manfredi, L. Torlonia, G. Cadolini, E. Sacchi); Cremona a P.V. XX luglio MCMXIII, Cremona 1913; E. Michel, V. P., in Dizionario del Risorgimento nazionale. Dalle origini a Roma capitale, diretto da M. Rosi, IV, Milano 1937, pp. 517 s.; F. Soldi, Risorgimento cremonese, 1796-1870, Cremona 1963, ad ind.; U. Gualazzini, Il primo secolo di vita della Banca popolare di Cremona (1865-1965), Cremona 1965, passim; B. Loffi, P. V. (1837-1913), in Cremona. Rassegna della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, XII (1982), 3-4, pp. 49-61; G. Fiameni, Origini e vicende dell’associazione di mutuo soccorso tra gli operai di Cremona (1862-1892), in Ricerche. Istituto cremonese per la storia del movimento di liberazione, 1983, n. 1, pp. 35-56; B. Loffi, Consorzio irrigazioni cremonesi. Cento anni, Cremona 1986, pp. 47-52; R. Cambria, Alle origini del Ministero Zanardelli-Giolitti. L’ordine e la libertà, parte II, in Nuova Rivista storica, LXXIII (1989), 5-6, pp. 649-651; M. Morandi, Cremona e la battaglia per l’elettività del sindaco, in I sindaci del re. 1859-1889, a cura di E. Colombo, Bologna 2010, pp. 101-118; Id., V. P., in Bollettino storico cremonese, n.s. XVIII (2011-2012), pp. 411-413, numero speciale: Dizionario biografico del Risorgimento cremonese; Id., Cremona civilissima. Storia di una politica scolastica (1860-1911), Pisa 2013, ad indicem. Un saggio della satira contro Vacchelli è contenuto in Rivista economica e bollettino finanziario commerciale, 6 maggio 1894, p. 3, nonché nella ricordata poesia di Trilussa, Li novi [...] ex futuri. I. P. V. (1893), ora in Id., Tutte le poesie, Milano 2004, pp. 1545 s., 1726 s.

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