TORRI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TORRI, Pietro

Valentina Anzani

– Nacque a Peschiera il 9 ottobre 1665; fu battezzato lo stesso giorno con il nome Carlo, figlio di Bartolomeo Pietrotori e di sua moglie Marta (Peschiera del Garda, Archivio parrocchiale, Battesimi 1643-1696, sub data). Se l’identificazione è esatta, l’appellativo che egli ebbe per tutta la vita, Pietro Torri, sarebbe una riduzione del cognome (Bologna, 1976).

Adolf Sandberger (1900) incorse in una banale svista topografica collocando la nascita del musicista a Peschiera sul lago d’Iseo, un minuscolo borgo di pescatori (l’odierna Peschiera Maraglio, frazione di Monte Isola; irreperibili oggi i registri parrocchiali dell’epoca), anziché nella cittadina gardesana; già Carlo Schmidl (1938) rettificò il dato.

A detta di John Hawkins (1776), Torri studiò con Agostino Steffani, che per primo lo avrebbe promosso presso le corti tedesche.

È bensì vero che alcuni tratti stilistici accomunano i due autori e che Torri imitò i duetti di Steffani (ne compose molti; Timms, 2003, p. 303), ma non c’è altra evidenza di un discepolato diretto: esso potrebbe aver avuto luogo a Monaco di Baviera, prima che nel 1688 il musicista castellano si trasferisse di lì a Hannover.

Oltralpe la carriera di Torri iniziò come maestro di cappella a Bayreuth, dove nel 1687-88 rimpiazzò Ruggiero Fedeli. Il 19 febbraio 1688, per il compleanno di Sofia Luisa, consorte del margravio di Brandeburgo-Bayreuth, andò in scena il suo primo dramma per musica, L’innocente giustificato, nel quale si esibì anche come cantante nella parte del protagonista, Floridaspe. Il testo si rifà al Disperato innocente di Baldassare Pisani (Napoli 1673, musica di Francesco Antonio Boerio); lo stesso dramma, con il titolo Floridaspe, fu ripreso a Stoccarda nel settembre del 1701, non si sa se con la musica di Torri. A Bayreuth il musicista ebbe una breve relazione con la prima donna Giannetta Bernardi (Schiedermair, 1908, p. 13).

L’8 ottobre 1688 fu assunto a Monaco di Baviera come organista alla corte dell’elettore Massimiliano II Emanuele, con la paga annua di 700 fiorini (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Geheimer Rat, docc. 1-2). Il maestro di cappella in carica era Giuseppe Antonio Bernabei: a Torri spettò primariamente la composizione delle musiche per gli eventi di corte. Per quasi mezzo secolo al servizio dei Wittelsbach, gli elettori di Baviera, compose più di diciassette intrattenimenti (cantate e serenate, alcune delle quali per tornei, prologhi e divertissements), undici oratori, ventidue drammi per musica e qualche composizione sacra, tra cui la Missa pro defunctis del 1726 per la morte di Massimiliano II Emanuele e altre oggi perdute (Schaal, 1974, p. 318).

Durante la guerra austro-turca fu al seguito dell’elettore almeno nell’estate del 1689, quando questi era di stanza con l’esercito a Magonza (Schiedermair, 1908, p. 13). Nel novembre del 1689 compose a Monaco la cantata Fetonte; nel febbraio del 1690 concorse ai festeggiamenti per la visita dell’imperatore Leopoldo I con l’introduzione Gli oracoli di Pallade e Nemesi e l’oratorio Il Giobbe cristiano. L’anno dopo compose I preggi della Primavera, serenata eseguita nel castello di Leuchtenberg nell’Alto Palatinato e nell’estate del 1691 il dramma musicale Gli amori di Titone e d’Aurora.

Tra il 1692 e il 1701 l’elettore, cui l’imperatore aveva assegnato il governatorato dei Paesi Bassi spagnoli, si stabilì a Bruxelles con parte della corte e della cappella musicale, guidata da Torri, con un organico ridotto e risorse contenute. Vi fu eseguito l’oratorio S. Vinceslao, oltre forse ad altri due, di cui si conservano le partiture non datate, S. Landelino e Abelle; quest’ultimo fu ripreso a Monaco nel 1734. Nel 1694 fu nominato ordinario della cappella privata del sovrano, con la paga di 1100 fiorini annui (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/ 385, Hofkammer, doc. 1). Nell’ottobre del 1695 compose la cantata Il giorno festivo per l’onomastico dell’elettore. In data incerta tra il 1693 e il 1696 sposò Marie-Anne-Christine Rodier, nata nel 1673, sorella del maestro di ballo di corte François Rodier (Dubowy, 2006, col. 954). Prima del ritorno a Monaco nel 1701 nacquero due figli, Ferdinand Maria e Karl Joseph (o Clemens).

Nel gennaio del 1695, all’epoca delle nozze dell’elettore con Teresa Cunegonda Sobieska di Polonia, una cantante bolognese di nome Anna Maria Torri entrò al servizio della neoelettrice, ma non è possibile documentare se si tratti di una parente del compositore (Junker, 1920, p. XIV; Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Kurbayern, Hofzahlamt, 1691, 1695).

Per il Carnevale del 1696 Torri si recò a Hannover su raccomandazione di Steffani, allora impegnato in missioni diplomatiche, come suo temporaneo sostituto, e ivi compose il dramma per musica Briseide; il testo del dramma è attribuito a Francesco Palmieri in una partitura londinese (Timms, 2003, pp. 67, 366), a Francesco Passarini nella ripresa veneziana del 1702 con musica di Giuseppe Boniventi. La remunerazione ammontò a 800 talleri (i due terzi della paga annua del collega) e la moglie, danzatrice, fu omaggiata di quattro medaglie (Fischer, 1903, p. 22).

Torri rientrò a Monaco nel 1701; nel gennaio seguente vi fu eseguito un suo «torneo». Consapevole di non poter aspirare alla carica di maestro di cappella, ancora ricoperta da Bernabei, nel 1702 chiese a Steffani di intercedere per lui presso Sofia Carlotta di Hannover, elettrice di Prussia, la quale però declinò la richiesta: «j’admire sa science et il chante à mon goût, qui est assez difficile», disse, ma non intendeva privare l’elettore di Baviera di un musicista del suo rango (Junker, 1920, p. XIV). Nel 1703 fu promosso a direttore della cappella personale dell’elettore e il suo salario raggiunse i 1400 fiorini, un compenso assai elevato rispetto ai salariati di corte, e che continuò a crescere (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Geheimer Rat, docc. 3-5; Hofkammer, docc. 4-6).

A Monaco l’11 ottobre 1701 nacque la figlia Anna Margaretha Louisa, cui ne seguirono altre due, Maria Anna Josepha Regina, nata il 5 febbraio 1704, e Anna Catharina, nata il 21 maggio 1716 (Monaco, Domarchiv, Taufbücher, 1701, 1704, 1716; gli atti battesimali confermano anche l’avanzamento di carriera del padre). In documenti successivi i nomi delle figlie variano ed esse sono identificate rispettivamente anche come Maria Ludovica, Theresia e Anna Catharina (o Maria Anna).

Nella guerra di successione spagnola Massimiliano II Emanuele si schierò al fianco dei francesi contro Carlo VI d’Asburgo, nella speranza di prenderne il posto sul trono imperiale, ma nel 1704 fu sconfitto. L’imperatore lo mandò dunque di nuovo a Bruxelles fino al 1714, stavolta in esilio. Al suo seguito aveva ancora Torri, del quale, nominato maestro di cappella nella cattedrale dei Ss. Michele e Gudula (Junker, 1920, p. XV), in quegli anni – tra Bruxelles, Lille, Valenciennes e il castello di Raismes, dove il fratello di Massimiliano II Emanuele, Giuseppe Clemente, vescovo di Colonia, era stato a sua volta obbligato a stabilire la propria residenza – furono eseguiti suoi oratori (La vanità del mondo, 1706; Le martyre de St. Eustache, 1708; Giacobbe [Rebecca], 1709; S. Genesio martire, 1710; Abelle, 1711; L’innocenza oppressa in s. Vinceslao martire, 1712; Ss. Cipriano e Giustina martiri, 1714), la pastorale Enone (1705) e il prologo L’homme endormi (1712). A Valenciennes nel 1710 confezionò un pasticcio di arie proprie e di Steffani per il dramma in sei atti Le peripezie della fortuna o Il Bajazetto (poi ripreso a Liegi nel 1716; cfr. Zuber, in Das Musikleben am Hof..., 2012, pp. 153-155, 166 s.), una di tante opere in musica desunte dalla tragedia Tamerlan ou La mort de Bajazet di Nicolas Pradon. Nel 1712 fu eseguito il dramma per musica L’innocenza difesa da’ numi e nel 1714 il divertissement Le réciproque e la cantata Le triomphe de la Paix (per festeggiare i trattati di Utrecht e Rastatt). Arruolato nelle file dell’esercito elettorale vi era anche, come colonnello di cavalleria, un fratello di Torri, Bernardo (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Ratsprotokolle, 1717).

Nel 1715 Massimiliano II Emanuele tornò in Baviera e Torri fu reinsediato con la carica di consigliere elettorale e direttore della cappella musicale, con lo stipendio di 2000 fiorini annui (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Geheimer Rat, doc. 8). Nel 1717 gli morì la suocera, Ludovica Rodier, e il compositore si trasferì con la famiglia e il fratello nella casa di questa, nel Kreuzviertel (Grundbuchamt München, Grundbuch Kreuz-Viertel, 1630, c. 590; Junker, 1920, p. XVII).

A Monaco la corte disponeva, se non di cospicue risorse economiche, quantomeno di un organico più ampio (nel 1714 l’elettore rigettò per ragioni di parsimonia il suggerimento della consorte, all’epoca residente in Venezia, di arruolare Antonio Vivaldi; Werr, 2010, p. 68). La produzione di Torri ne guadagnò in termini di qualità e quantità. All’occasione il musicista italiano poté disporre di cantanti ospiti di primissimo piano nel panorama internazionale, come Antonio Bernacchi, Carlo Broschi (Farinelli), Giovanni Carestini, Faustina Bordoni, Margherita Durastanti, e quasi ogni anno dovette rifornire la corte di almeno un’opera nuova per celebrare le ricorrenze della famiglia elettorale: nell’agosto del 1715 diede il prologo La reggia dell’Armonia nonché L’innocenza difesa da’ numi (genetliaco del principe Carlo Alberto); nell’agosto 1716 compose la serenata La Baviera per il rientro del principe Carlo Alberto dall’Italia (Zedler, 2016); in ottobre Astianatte (dramma di Antonio Salvi, dall’Andromaque di Jean Racine), ripresa con modifiche anche nell’inverno del 1717 con il titolo Andromaca; nel febbraio del 1719 un epitalamio per le nozze del principe Ferdinando Maria, e in ottobre La Merope di Apostolo Zeno (onomastico dell’elettore). Nel 1720 compose, su versi di Zeno, ambo le opere del genetliaco e dell’onomastico dell’elettore, in luglio Eumene, in ottobre Lucio Vero. In agosto ricevette un’aggiunta straordinaria al salario di 100 maximilian d’or (ovvero pistole; Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Hofkammer, doc. 7). Nel 1719 l’elettore assegnò a uno dei figli di Torri uno stipendio annuo di 200 fiorini perché continuasse gli studi a Ingolstadt (doc. 9; Maier, 1891, p. 76).

Nell’estate del 1721 per i compleanni dell’elettore e del principe ereditario Carlo Alberto compose due cantate e in ottobre, per l’onomastico del primo, il dramma L’amor d’amico vince ogni altro amore (ossia il vecchio Pirro e Demetrio di Adriano Morselli rimesso a nuovo). Un anno dopo, in ottobre, Carlo Alberto sposò Maria Amalia, l’arciduchessa d’Austria: dopo la sconfitta dell’elettore durante la guerra di successione spagnola, l’unione tra l’erede bavarese e la figlia minore di Giuseppe I sanciva la ritrovata concordia tra le due dinastie: per i grandiosi festeggiamenti Torri produsse Adelaide, dramma nuovo di Salvi, e La publica felicità, componimento «per introdurre e accompagnare un carosello», scritto appositamente da Pietro Pariati. Nel 1723, per l’onomastico dell’elettore, diede una Griselda, dramma di Zeno; nell’ottobre del 1724, in seguito alla nascita della principessina Maria Antonia, Amadis di Grecia, dramma di Perozzo de’ Perozzi (da Antoine Houdar de La Motte); nel 1725 Venceslao di Zeno; l’anno dopo, in osservanza del lutto per la morte del duca Massimiliano II Emanuele (26 febbraio 1726), non vi furono spettacoli.

Il nuovo elettore Carlo Alberto si trovò a far fronte a difficoltà finanziarie che imposero un certo ridimensionamento degli intrattenimenti musicali: tuttavia la produzione di Torri non ne risentì. Salvo diversa menzione, i seguenti drammi furono tutti del nuovo poeta di corte, Domenico Lalli (pseudonimo di Sebastiano Biancardi), che gli dedicò anche due sonetti d’encomio (inclusi nelle sue Rime, Venezia 1732, pp. 141 s.): nel maggio del 1727 l’Epaminonda, dato fuori stagione per la nascita del principe Massimiliano Giuseppe; nell’ottobre del 1728 Nicomede (da Pierre Corneille) per la visita dell’elettore palatino Francesco Ludovico; nell’ottobre del 1729 Edippo (da Corneille); nell’ottobre del 1731 L’Ippolito (da Racine) e nel 1733 Ciro, dramma di Leopoldo de’ Villati, per la visita dell’elettore di Colonia, Clemente Augusto. Per le quaresime 1730, 1731 e 1733 Torri compose gli oratori Elia (Villati), Abramo (Lalli) e Gionata.

Il 9 marzo 1732, ultraottuagenario, morì il maestro di cappella di corte Bernabei. Il 18 aprile 1732 lo stipendio di Torri salì a 2500 fiorini annui (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Geheimer Rat, doc. 9; Hofkammer, doc. 12), e il 31 gennaio 1733 fu infine ratificata la nomina a maestro di cappella, incarico che di fatto svolgeva da più di quarant’anni. Le ultime opere date a Monaco furono una ripresa della Griselda del 1723 nel Carnevale del 1735 e l’anno dopo Catone in Utica, dramma di Pietro Metastasio.

Morì a Monaco di Baviera il 6 luglio 1737 (Monaco, Domarchiv, Totenbuch, 1737). Il 22 marzo 1731 era deceduta la moglie (ibid., 1731).

Diverse ordinanze elettorali testimoniano che la corte sostenne la famiglia del musicista arilicense anche dopo la morte: il 12 settembre 1737 Carlo Alberto saldò le spese del funerale (Monaco, Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Hofamtsregistratur I, 466/385, Hofkammer, doc. 17), il 16 ottobre 1737 accordò alle due figlie nubili, che avevano ereditato solo la casa, una pensione di 200 fiorini annui, poi rinnovata nel 1750 in seguito a una loro supplica al suo successore Massimiliano Giuseppe (ibid., docc. 19-23). I figli maschi ricoprirono posizioni di rilievo: Ferdinand Maria, ammogliato, divenne segretario del gabinetto del vescovo di Monaco e Frisinga e morì senza figli nel 1756; Karl Joseph divenne canonico (ibid., Verlassenschaftsakten 65/56, doc. 12). Una delle due figlie sposò il controllore reale Raimond; i due ebbero un figlio, Philippus, che prese la tonaca (Kremer, 1956-1957, p. 3). Il fratello di Torri, Bernhardt (Bernardo) sposò una donna di nome Theresia ed ebbe tre figli: Maria Anna, Joseph Clemens e Franz Joseph; i maschi fecero carriera nell’esercito (Junker, 1920, p. XXV).

Le musiche prodotte per conto degli elettori erano di pertinenza della corte bavarese e pertanto non fruirono di vasta circolazione. La Bayerische Staatsbibliothek di Monaco conserva quasi tutte le partiture delle opere di Torri e i relativi libretti. Oltre a opere e oratori Torri produsse anche cantate per voce sola, basso continuo e strumenti, cantate per soprano e basso continuo, duetti. Quanto allo stile, egli aderiva a quello che genericamente si può definire ‘veneziano’ di fine Seicento, ma via via seppe adattarsi all’evoluzione delle forme drammatiche e alla nuova koinè stilistica dilagante in Europa per impulso dei compositori di formazione napoletana e dei grandi cantanti del momento. Si conformò alle esigenze delle corti presso cui servì, assorbendo anche talune influenze francesi, nelle forme di danza, nella cura del declamato, nei brani d’assieme e nei recitativi accompagnati.

Fonti e Bibl.: I documenti bavaresi sono compendiati in Junker, 1920, e Kremer, 1956-1957.

J. Hawkins, General history of the science and practice of music, V, London 1776, pp. 30 s.; J.J. Maier, Archivalische Excerpte über die herzoglich-bayerische Hofkapelle, in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, VI (1891), pp. 76 s.; A. Sandberger, Ausgewählte Werke des kurfürstlich bayerischen Concertmeisters Evaristo Felice Dall’Abaco, I, Leipzig 1900, p. XIV; G. Fischer, Musik in Hannover, Hannover-Leipzig 1903, p. 22; L. Schiedermair, Bayreuther Festspiele im Zeitalter des Absolutismus, Leipzig 1908, pp. 12-14; H. Junker, P. T.: Ausgewählte Werke, I, Leipzig 1920; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1938, p. 610; K. Kremer, P. T. und seine Kammermusikwerke, München 1956-1957; R. Schaal, Ein unbekanntes Inventar der Münchner Hofkapelle aus dem Jahre 1753, in Convivium musicorum. Festschrift Wolfgang Boetticher, a cura di H. Hüschen - D.-R. Moser, Berlin 1974, pp. 309-324; C. Bologna, Dalla musica post-rinascimentale ai giorni nostri, in E. Paganuzzi et al., La musica a Verona, Verona 1976, pp. 226 s.; G. Lazarevich, T., P., in Grove music online, 2001, https://doi.org/10.1093/gmo/ 9781561592630.article.28187 (25 giugno 2019); I.M. Groote, P. T.: un musicista veronese alla corte di Baviera. Con la prima edizione moderna della musica per il torneo “Già dall’Isser ameno” (1718), Verona 2003; C. Timms, Polymath of the baroque: Agostino Steffani and his music, Oxford 2003, pp. 67, 76, 127, 221, 303, 366; N. Dubowy, T., P., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 954-957; R. Strohm, Die klassizistische Vision der Antike: Zur Münchner Hofoper unter den Kurfürsten Maximilian II. Emanuel und Karl Albrecht, in Archiv für Musikwissenschaft, LXIV (2007), pp. 77-104; S. Werr, Politik mit sinnlichen Mitteln. Oper und Fest am Münchner Hof (1680-1745), Köln-Weimar-Wien 2010, ad ind.; Das Musikleben am Hof von Kurfürst Max Emanuel, a cura di S. Hörner - S. Werr, Tutzing 2012 (in partic. J. Riepe, «De’ Bavari monarchi glorioso germoglio». Musik am Kurkölner Hof zur Regierungszeit des Kurfürsten Joseph Clemens, Bruder Max Emanuels, pp. 53-83; J.-Ph. von Aelbrouck, Max Emanuels Aufenthalt in Brüssel und die Opéra du Quai au Foin (1682-1697), pp. 119-125; B. Zuber, P. T. und das Wittelsbacher Musiktheater im Exil, pp. 127-169; Th. Betzwieser, Intertext, Hypertext, Pastiche: zum ‘Parodie’-Problem in P. T.s “Le Triomphe de la Paix”, pp. 171-185; M. Jahrmärker, Repräsentation im Wettstreit. Französische Stilzitate und musikalisch-theatralische Festelemente in T.s Drammi per musica, pp. 201-250; I.M. Groote, Kontrapunkt und Philosophie: P. T.s “Sol di pianto”, pp. 309-321); B. Over, From Munich to “foreign” lands and back again: relocation of the Munich court and migration of musicians (c. 1690-1715), in Musicians’ mobilities and music migrations in early modern Europe, a cura di G. zur Nieden - B. Over, Bielefeld 2016, pp. 91-133; A. Zedler, P. T.s Serenata “La Baviera” für ein Fest am Münchner Hof, in Frühneuzeit-Info, 27 (2016), pp. 54-61; Süddeutsche Hofkapellen im 18. Jahrhundert, a cura di S. Leopold - B. Pelker, Heidelberg 2018, pp. 8, 11, 370 s., 373-375, 379, 382, 405.

Si ringrazia Daniela von Aretin per la consulenza gentilmente prestata.

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