RIARIO, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RIARIO, Pietro

Massimo Giansante

RIARIO, Pietro. – Figlio di Paolo Riario e di Bianca della Rovere, Pietro nacque a Savona il 29 o il 30 aprile 1445.

La data di nascita si deduce dalla lapide sepolcrale, oggi nella cripta della basilica romana dei Santi Apostoli, in cui si legge che Riario morì all’età di 28 anni, otto mesi e sei giorni (Pope-Hennessy, 1964, tav. 112; Golzio - Zander, 1968, tav. 125).

Da Bianca, sorella di Francesco della Rovere, che fu papa dal 1471 con il nome di Sisto IV, Paolo Riario ebbe, oltre a Pietro, altri tre figli (Girolamo, Domenico, Bartolomeo) e tre figlie (Violante, Isabella, Petruccia). Dei numerosi nipoti e pronipoti, figli di Bianca, dei fratelli Raffaello e Bartolomeo e della nipote Violante, papa Sisto fece, come è noto, gli strumenti principali della sua azione politica (Paschini, 1940, pp. 241-247), elevandone alcuni al cardinalato (Giuliano, Pietro, Raffaele) e a importanti cattedre vescovili, e altri a cariche civili e militari (la prefettura di Roma per Leonardo, la signoria di Imola e Forlì per Girolamo). Pietro e Girolamo, figli di Bianca, furono però quelli in cui il papa riponeva le maggiori speranze e ai quali affidò gli incarichi più complessi e delicati. E Pietro, fra tutti, sembra fosse il prediletto dal pontefice, a giudicare almeno dal tono accorato con cui, nella citata lapide dei Santi Apostoli, ne piange la prematura scomparsa (Mancini, 1979, I, p. 16).

Entrato nell’ordine dei minori conventuali come membro della provincia ligure, Pietro completò la sua formazione nei più prestigiosi centri di studio italiani: Pavia e Padova, dove lo zio Francesco, anch’egli frate minore, aveva studiato e insegnato un trentennio prima, e poi Bologna, Siena e Ferrara; eletto provinciale della Liguria, insegnò teologia negli studi conventuali di Venezia e Padova (Ritzler, 1971, p. 51). Quando poi Francesco della Rovere fu nominato cardinale di S. Pietro in Vincoli, nel settembre del 1467, Riario lo seguì a Roma, nel ruolo di segretario. Il momento decisivo nella carriera pubblica di Pietro fu certamente il conclave dell’agosto del 1471, convocato per eleggere il successore di Paolo II. In quell’assemblea Pietro ebbe un ruolo molto attivo, nel far convergere il consenso dei diciotto cardinali presenti sullo zio, la cui candidatura era assai caldeggiata dal duca di Milano (Cobelli, 1874, pp. 258 s.). Le sue trame, probabilmente simoniache, risultarono efficaci e dopo otto giorni di conclave Francesco della Rovere fu proclamato papa (9 agosto 1471).

Sospinto dalla gratitudine e dalla fiducia di papa Sisto, Pietro Riario si avviò a una carriera ecclesiastica folgorante. Già dal settembre dello stesso 1471 vescovo di Treviso, Pietro fu creato cardinale il successivo 16 dicembre, all’età di ventisei anni, assumendo il titolo di S. Sisto (Cristofori, 1888, p. 79). Da quel momento le cariche si accumularono sulla sua persona, così come le relative, ricchissime rendite annuali: amministratore apostolico della diocesi di Valence e Die, dal 25 settembre 1472, e di quelle di Siviglia, dal 25 giugno 1473, e di Mende, dal 3 novembre 1473 (Eubel, 19142, pp. 165, 192, 248 s., 262); vescovo di Spalato dal 28 aprile 1473; arcivescovo di Firenze dal 20 luglio 1473; patriarca latino di Costantinopoli dal 23 novembre 1472 (pp. 154, 240). Agli incarichi diocesani si aggiunsero poi numerose sedi conventuali e monastiche, di cui Riario fu titolare (p. 16, n. 2). In sintesi, si sono potute calcolare in circa 60.000 ducati le sue rendite annuali complessive, che si rivelarono però insufficienti, a fronte di una vita pubblica e privata dispendiosissima e di un grave disordine amministrativo (Betti, 1963, p. 53). Generoso verso letterati e artisti e proprietario di una ricca biblioteca, Pietro non fu insensibile tuttavia verso le opere di carità, cui dedicò parte del suo ingente patrimonio (Ritzler, 1971, p. 52). Rimasero famose peraltro, nella società romana, le feste sontuose da lui organizzate, in particolare nel periodo carnevalesco (Genovesi, 1885).

L’incarico politico e diplomatico più rilevante, connesso alla carica di legato pontificio, fu la missione intrapresa nel 1473 in Italia settentrionale e finalizzata a rafforzare l’alleanza fra il pontefice, il duca di Milano e la Repubblica Veneta. Il risultato più significativo della missione di Pietro, preparato da trattative avviate fin dall’anno precedente, fu l’acquisto della signoria di Imola da Galeazzo Maria Sforza. Ottenuta Imola dai Manfredi, lo Sforza stava trattando la sua cessione a Lorenzo de’ Medici per un prezzo di 100.000 fiorini. L’operazione era assai sgradita al pontefice, che temeva l’ingerenza fiorentina nell’area romagnola e si inserì pertanto nella trattativa, inducendo Galeazzo Maria a cedere invece la signoria di Imola al nipote Girolamo Riario (Luzzati, 1987, p. 771). L’accordo con lo Sforza fu dunque concluso da Pietro nel gennaio del 1473 e coronato dalla promessa di matrimonio tra il fratello Girolamo, allora trentenne, e la figlia naturale di Galeazzo, Caterina Sforza, che all’epoca aveva appena dieci anni. Forte di questi legami familiari, Girolamo Riario iniziò la sua carriera politica: già il 16 febbraio 1473 una bolla pontificia lo nominava comandante generale delle truppe papali e governatore di Imola (Mancini, 1979, I, pp. 13 s.). Pietro, intanto, partiva verso Venezia per completare la sua missione. Verso la fine del 1473, però, in modo improvviso e apparentemente inspiegabile, si ammalò gravemente e dovette rientrare rapidamente a Roma, dove morì, non senza sospetti di avvelenamento, il 5 gennaio 1474.

Pietro fu sepolto nel presbiterio della basilica dei Ss. Apostoli, presso la quale stava innalzando un palazzo sontuosissimo, poi completato dal cugino Giuliano della Rovere (papa Giulio II), edificio che si ispirava al palazzo di San Marco, oggi palazzo Venezia, e che, nelle intenzioni del committente, avrebbe dovuto superare quel prestigioso modello (Paschini, 1940, p. 246). Il monumento funebre di Riario, opera pregevole realizzata in collaborazione da Mino da Fiesole e Andrea Bregno, era certamente già completato nel 1477; originariamente destinato al presbiterio è oggi conservato nella cripta della basilica dei Ss. Apostoli. Nel bassorilievo che sovrasta il sarcofago, Pietro è raffigurato in ginocchio accanto al fratello Girolamo, con lui presentato alla Vergine dai santi Pietro e Paolo (Pope-Hennessy, 1964, pp. 81, 337, tav. 112; Golzio - Zander, 1968, pp. 323, 340, tav. 125).

Le operazioni politiche portate a termine nella sua breve, ma intensa carriera, le committenze artistiche stipulate e il suo stile di vita produssero un grave debito, stimato dagli esecutori testamentari in più di 80.000 ducati e ripianato conferendo i benefici rimasti vacanti alla sua morte. Le sole suppellettili del suo patrimonio furono invece valutate 300.000 ducati e passarono, per volontà del pontefice, al fratello Girolamo (Paschini, 1940, pp. 246 s.).

Fonti e Bibl.: P. Bonoli, Istoria della città di Forlì, I-II, Forlì 1661, 18262; L. Cobelli, Cronache forlivesi, dalla fondazione della città sino all’anno 1498, a cura di G. Carducci - E. Frati, Bologna 1874; L. Genovesi, Una cena carnevalesca del cardinale P. Riario, Roma 1885; F. Cristofori, Storia dei cardinali di santa romana chiesa dal secolo V all’anno 1888, Roma 1888; A. Bernardi, Cronache forlivesi, dal 1476 al 1517, a cura di G. Mazzatinti, I-II, Bologna 1895-1897; C. Eubel, Hierarchia Catholica medii aevi, a cura di L. Schmitz-Kallenberg, II, Münster 19142; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940; U. Betti, I cardinali dell’ordine dei Frati Minori, Roma 1963; J. Pope-Hennessy, La scultura italiana. Il Quattrocento, Milano 1964; V. Golzio - G. Zander, L’arte in Roma nel secolo XV, Bologna 1968; R. Ritzler, I cardinali e i papi dei frati minori conventuali, in Miscellanea francescana, LXXI (1971), pp. 3-77; F. Mancini, Urbanistica rinascimentale a Imola da Girolamo Riario a Leonardo da Vinci, I-II, Imola 1979; P. Mettica, La società forlivese del Quattrocento dalla cronachistica cittadina, Forlì 1983; A. Vasina, L’area emiliana e romagnola, in Comuni e signorie nell’Italia nordorientale e centrale: Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Torino 1987, pp. 361-559; M. Luzzati, Firenze e l’area toscana, ibid., pp. 561-828; Storia di Forlì. Il Medioevo, a cura di A. Vasina, Bologna 1989.

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