TROMPEO, Pietro Paolo

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

TROMPEO, Pietro Paolo

Arnaldo Bocelli

Scrittore, nato a Roma, di famiglia piemontese, il 2 dicembre 1886. Professore di lingua e letteratura francese nell'università di Roma, prima (dal 1923) come incaricato, poi (dal 1930) come titolare, è stato condirettore della rivista La Cultura (1930-33) e direttore (aprile 1948-febbraio 1949) della Fiera letteraria.

Formatosi alla scuola del De Lollis, fin dai suoi primi studî, condotti nell'ambito della letteratura francese, specie del Sei, Sette e Ottocento, e della letteratura italiana, soprattutto moderna, egli ha mirato a conciliare filologia e psicologia; il concetto umanistico dell'arte e della cultura con una sensibilità sottilmente romantica (sulla quale gli spiriti cristiani di un altro suo maestro, Giulio Salvadori, non hanno mancato di esercitare il loro influsso); la distinzione crociana di poesia e non poesia con un gusto, alla Sainte-Beuve, per il ritratto morale di un autore o di un'epoca, per una erudizione risolta in superiore aneddotica (Nell'Italia romantica sulle orme di Stendhal, Roma 1924; Rilegature gianseniste, Milano-Roma 1930).

Dal critico e dal rhétoricien si è venuto così svolgendo il "lettore" e il saggista, che di un libro o di un autore, di una pagina di poesia o di una postilla filologica si serve di tramite alla creazione letteraria, squisita per misura ed eleganza (Il lettore vagabondo, Roma 1942; Carducci e D'Annunzio, ivi 1943): specie là dove, toccando di argomenti che più intimamente parlano al suo affetto di studioso o di uomo (come nelle prose ispirate da quella sua Roma, insieme, cristiana e dannunziana: Piazza Margana, Roma 1942; La scala del sole, ivi I945; Tempo ritrovato, ivi 1947), il suo stile si arricchisce di un segreto, e poetico, accento di memoria.

Bibl.: P. Martino, in Revue de littérature comparée, IV, 1924, p. 527 segg.; V. Lugli, in Corriere padano, 8 ottobre 1931; F. Crispolti, Indagini sopra il Manzoni, Milano 1940, pp. 45-53; C. Linati, in L'Ambrosiano, 20 giugno 1942; G. Macchia, in Primato, 1° ottobre 1942; E. Bonora, in Leonardo, novembre-dicembre 1942; G. Pasquali, in Corriere della sera, 12 gennaio 1943; A. Cajumi, in La Nuova Stampa, 12 settembre 1946.

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