Pietro I il Grande

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Pietro I il Grande

Massimo L. Salvadori

Un grande zar dispotico e modernizzatore

Vissuto a cavallo tra Sei e Settecento, lo zar Pietro I fu chiamato il Grande per gli eccezionali risultati da lui conseguiti. Suoi obiettivi furono la modernizzazione anzitutto militare e amministrativa di una Russia profondamente arretrata e la sua trasformazione in una grande potenza aperta all’Europa. Per conseguirli fu spietato con il suo popolo e condusse ripetute guerre

Le guerre contro Turchia e Svezia

Pietro Romanov nacque a Mosca nel 1672. Morto il padre Alessio, la Russia cadde in un periodo di disordini che ebbe fine quando Pietro, liberatosi della tutela della sorella Sofia, prese saldamente il potere nelle proprie mani, nel 1689. Affascinato dallo sviluppo dei più avanzati paesi europei, decise di mandare la Russia a ‘scuola’ dall’Occidente.

Nel 1697-98 guidò egli stesso un viaggio d’istruzione in Prussia, Olanda e Inghilterra, da cui tornò con la decisione di creare una flotta militare e un esercito moderni, per affrontare la Svezia, che impediva con i suoi possedimenti l’accesso al Mar Baltico, e la Turchia, che bloccava l’accesso al Mar Nero. Dapprima si volse contro i Turchi, conquistando nel 1696 il porto di Azov, quindi contro gli Svedesi. Le guerre contro la Svezia, guidata da Carlo XII, durarono dal 1700 al 1721. Nel 1709 Pietro sconfisse Carlo a Poltava. Fu una importante svolta, che consentì in seguito alla Russia di acquisire saldamente l’accesso al Baltico. La Turchia riuscì nel 1711 a riconquistare Azov. La pace infine stabilita con la Svezia nel 1721 diede alla Russia il possesso della Carelia, dell’Ingria e della Livonia.

Le riforme dello Stato con il metodo del dispotismo

Deciso a cambiare radicalmente il suo paese e i vecchi costumi, Pietro impose ai dignitari scandalizzati il taglio delle barbe, simbolo dello spirito tradizionale, e a cortigiani, militari e funzionari abiti di foggia occidentale.

Riformò nel 1700 il calendario bizantino, sostituendolo con quello giuliano. La Chiesa ortodossa fu sottoposta allo Stato e i suoi beni furono secolarizzati o soggetti a carico fiscale. La reazione fu furiosa, ma Pietro, accusato di essere un Anticristo, stroncò ogni opposizione senza pietà, a partire da quella del figlio Alessio, il quale – divenuto centro della resistenza alla politica del padre – fu giustiziato nel 1718. Nel 1711 lo zar creò un Senato con poteri consultivi. Le regioni dell’impero furono suddivise in governatorati.

Un regolamento generale varato nel 1720 fissò i criteri ai quali dovevano attenersi i funzionari statali. Le gerarchie militari e amministrative furono regolate nel 1722 da una tabella dei ‘ranghi’. Deciso a premiare il merito, Pietro stabilì che i nobili iniziassero il servizio militare come soldati semplici e che i contadini potessero diventare ufficiali. L’esercito, liberato dai mercenari, adottò ordinamenti europei e fu basato sulla coscrizione obbligatoria. Venne creata una base industriale, con il ricorso al lavoro forzato e l’utilizzazione di tecnici occidentali, finalizzata soprattutto alle esigenze dell’esercito e della flotta.

Consapevole dell’importanza dell’istruzione per lo sviluppo militare e civile del paese, Pietro creò un sistema d’istruzione nazionale, diretto in primo luogo a potenziare le scienze e le tecniche. Egli fu inoltre il fondatore dell’Accademia delle scienze.

Nel 1703, volendo sottolineare in maniera simbolica l’occidentalizzazione della Russia, lo zar fondò alle foci della Neva una nuova capitale, San Pietroburgo, servendosi di illustri architetti europei.

I grandi punti deboli dell’opera di Pietro, che morì a San Pietroburgo nel 1725, furono l’asservimento dell’intera società allo Stato, l’aver mantenuto i contadini in una condizione di servaggio e l’incapacità di favorire lo sviluppo di ceti borghesi in grado di assumere nelle proprie mani il progresso economico e sociale.

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