FRECCIA, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FRECCIA, Pietro

Lia Bernini

Nacque a Castelnuovo Magra, alle pendici delle Alpi Apuane, il 24 luglio 1814 da Giuseppe e Francesca Nicolai, primogenito di sette figli (Alizeri, 1866, p. 305 n. 1). Trasferitasi la famiglia a Carrara, dove il padre andò a lavorare nelle cave, il F., all'età di dieci anni, fu mandato a imparare il mestiere di sbozzatore di statue: per qualche mese lavorò nell'officina di F. Bologna, poi in quella di B. Gianfranchi, che, a circa sedici anni, lo condusse con sé a Firenze dove il F. decise di trasferirsi definitivamente. Pur non avendo frequentato scuole o accademie, il F. riuscì a formarsi un'educazione artistica basata sullo studio delle opere d'arte antica e contemporanea presenti nel capoluogo toscano e sull'attenta osservazione del dato naturale secondo l'insegnamento di L. Bartolini.

Lavorò dapprima nello studio dello scultore F. Pozzi, poi presso il Bartolini e, infine, nella bottega di E. Santarelli, del quale tradusse in marmo le statue dell'Immacolata Concezione (nella cattedrale di Montpellier) e di Michelangelo (nel loggiato degli Uffizi a Firenze).

La prima opera documentata del F. è un busto di Giovanetto in gesso, esposto all'Accademia di belle arti di Firenze nel 1838 (Gazzetta di Firenze, 13 ott. 1838). Lasciato il Santarelli, aprì uno studio in proprio in via Larga (oggi via Cavour), vicino al chiostro dello Scalzo (Firenze. Guida…, 1852, p. 34); qui scolpì una Psiche "in procinto di aprire il vaso del belletto datole da Proserpina", il cui modello in gesso fu esposto all'Accademia di Firenze nel 1839 (Gazzetta di Firenze, 8 ott. 1839). All'Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana tenutasi a Firenze nel 1850 presentò una Psiche sedente (Catal., 1850; Rapporto…, 1851); il primo modello di Psiche, che tiene nella sinistra un vasetto, nella destra una ciotola e una colomba sulla spalla, fu inviato l'anno successivo all'Esposizione universale di Londra (The Illustrated London News, 5 luglio 1851, p. 92 con ill.; La grande Esposizione di Londra, in Giornale illustrato, 28 ott. 1851, p. 365 con ill.), dove fu acquistato per essere portato a Praga (Sborgi, 1988, p. 475).

L'Alizeri (1866, p. 313) parla, invece, solo di una Psiche che "seduta in atto di verginale raccoglimento contemplava sé stessa nel simbolo della farfalla", descrizione che corrisponde piuttosto alla Psiche del Pozzi oggi nella collezione Martelli a Firenze; secondo il medesimo autore, inoltre, il modello in gesso di tale statua sarebbe stato donato dalla vedova del F. allo scultore Giovanni Battista Cevasco.

Attorno al 1840 il F. fece venire a lavorare presso di sé i fratelli Clearco, Ermenegildo e Giovanni. Di questi solo Clearco e Giovanni furono anche autori di lavori originali. Nel 1840 espose all'Accademia di Firenze il busto di un Marchionni (Izunnia, 1840, p. 175) e il gruppo in gesso di Amore e Fedeltà (Gazzetta di Firenze, 10 ott. 1840).

In gran parte debitrice nei confronti degli elementi della statuaria funebre tradotti in chiave domestica (Cultura neoclassica…, 1972, p. 42 n. 15), quest'ultima opera, patetica e aggraziata, fu assai apprezzata dai critici contemporanei (Izunnia, 1840, p. 176). La traduzione in marmo del gruppo, firmata, fu esposta all'Accademia nel 1847. Acquistata nel 1860 presso gli eredi dello scultore e posta dapprima nel palazzo della Crocetta, poi nella Galleria dell'Accademia, fu infine collocata nella Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti.

Nel 1843 è ricordato un busto del Torricelli per la tribuna di Galileo agli Uffizi, dove però risulta essere di F. Nenci. L'anno successivo, all'Esposizione dell'Accademia, presentò un Busto muliebre in gesso, probabile modello per quello in marmo della pittrice romana Idda Botti Scifoni, morta a Firenze in quello stesso anno (M. Missirini, Biografia d'Idda Scifoni… romana, in Giornale del commercio, 26 giugno 1844). Il marmo, firmato e datato 1846, fu esposto all'Accademia lo stesso anno (Gazzetta di Firenze, 6 ott. 1846) e posto nel 1869 sulla tomba della pittrice nel chiostro di S. Croce (oggi nel sotterraneo: Tarchiani, 1936).

Ancora nel 1844 il F. realizzò un Pastorello che accarezza una pecora (esposto all'Accademia lo stesso anno: ubicazione ignota), e il gruppo in gesso di Amore e Imene (ubicazione ignota, non ne fu fatta la versione in marmo: Ricoglitore fiorentino, 5 ott. 1844; Giornale del commercio, 23 ott. 1844).

Esposta nel 1846 alla Promotrice di Torino e riprodotta nell'Album, quest'ultima opera, tra le più significative realizzate dal F., rappresenta Amore in atto di cadere tra le braccia di Imene che cerca di rianimarlo.

Recava la data 1846 un busto in marmo dello zar Nicola I, che insieme con quello del barone C. de Hügel apparteneva alla collezione di A. Demidov a Firenze (Palais de San Donato, 1880, p. 487: ubicazione ignota). Probabilmente in seguito al successo ottenuto nella capitale sabauda, il re Carlo Alberto di Savoia commissionò al F. un Giove per lo scalone del palazzo reale di Torino, che però non venne eseguito a causa delle vicende politiche del 1848-49. Nel 1848 eseguì per la chiesa dei cappuccini di Varsavia il Monumento funebre della moglie del conte polacco F. Buyno.

Commissionata in precedenza a F. Pozzi, morto nel 1844, l'opera era costituita da un basamento su cui poggiava la figura della sposa scomparsa e da un bassorilievo con la raffigurazione del marito e dei figli piangenti (Alizeri, 1866, p. 313).

Del 1848 è anche il medaglione commemorativo di Cristoforo Landino posto sulla tomba del letterato rinnovata per volere del granduca Leopoldo II di Toscana nella parrocchiale di S. Donato a Borgo alla Collina nel Casentino. Nello stesso periodo gli fu anche offerto di scolpire una delle ventotto statue di Toscani illustri per il loggiato degli Uffizi; ma declinò l'invito poiché per tale commissione, riservata ad artisti toscani, avrebbe dovuto rinunciare alla propria cittadinanza del Regno di Sardegna (Cevasco, 1856). Appartiene agli stessi anni anche un David (ubicazione ignota).

In seguito a una ferita riportata a Curtatone, nel 1848 morì il fratello Clearco. Due anni dopo, in un periodo indubbiamente segnato da questo grande dolore, arrivò la commissione cui il F. deve la fama. Alla morte del Bartolini (gennaio 1850), infatti, lo scultore G.B. Cevasco ebbe l'incarico dal Comune di Genova di trovare un esecutore per il progetto bartoliniano del monumento a Cristoforo Colombo da collocarsi in piazza Acquaverde. Individuato nel F. lo scultore adatto a tale impresa, l'8 marzo 1850 l'Accademia di Genova approvò la scelta.

La prima pietra del monumento era stata posta nel 1846 in occasione dell'apertura a Genova dell'VIII Congresso degli scienziati italiani. Il Bartolini, incaricato dal Comune di eseguire la statua di C. Colombo, quale simbolo di progresso scientifico e morale, aveva lasciato soltanto alcuni schizzi a penna e un modello in gesso appena abbozzato della figura, vestita all'antica.

Il F. chiese di poter interpretare diversamente il grande navigatore rappresentandolo in costume storico all'italiana, cosa che poteva "nobilitare e semplicizzare la figura e renderla più riconoscibile a colpo d'occhio" (Sborgi, 1983-85, p. 337).

Tra i critici contemporanei l'intervento del F. riscosse giudizi discordi: secondo alcuni infatti esso dipendeva in gran parte dal modello bartoliniano, secondo altri mostrava una notevole libertà interpretativa (Cultura neoclassica…, 1972, p. 200).

Il modello, terminato dal F. poco prima di morire e pagato 36.000 lire, fu esposto al pubblico e lodato da P. Tenerani (Alizeri, 1866, pp. 336 s.); trasportato in seguito a Carrara, fu sbozzato da B. Gianfranchi, l'antico maestro del F., e scolpito da A. Franzoni (1861). Una replica era stata ordinata dalla città di Washington.

Al monumento, che verrà inaugurato dopo la morte del F., il 28 sett. 1862, lavorarono altri scultori: S. Revelli, G.B. Cevasco, A. Costoli, E. Santarelli, S. Varni, G. Gaggini, esecutori dei bassorilievi e delle statue delle Virtù. È possibile che il F. avesse eseguito anche uno di questi bassorilievi, successivamente non inserito nel monumento, poiché a Carrara, sulla facciata dell'ex studio Berretta in via Cavour, n. 30, si trova un bassorilievo con Colombo che presenta ai reali di Spagna i frutti della nuova terra, attribuito al F. dalla tradizione orale. Ma, se il soggetto è identico a quello scolpito dal Cevasco per il monumento di Genova, la composizione risulta tuttavia differente.

A Genova il F. fu ospite della nobildonna Teresa Corsi Pallavicini. Fra i ritratti scolpiti per i suoi committenti genovesi si ricordano quello della Corsi Pallavicini (1853), della contessa Carcano, di Luigi Dati, di Francesco Carega, del generale Giovanni Basta. Nel periodo immediatamente antecedente al soggiorno genovese il F. aveva eseguito per il principe Demidov un Gesù Bambino (ubicazione ignota: Collection…, 1870, p. 156 n. 232) e per un signor Houblon, inglese, un S. Giovanni Battista la cui replica in marmo, di proprietà del figlio del F., Clearco, fu presentata all'Esposizione italiana del 1861 a Firenze (ubicazioni ignote).

Tornato a Firenze dopo il soggiorno genovese, il F. eseguì un busto della Beatrice di Dante, che fu riprodotto anche in piccole dimensioni (1854-55), e per M. Uzielli, residente a Londra, una Innocenza (1854: entrambe le opere sono di ubicazione ignota). Sempre per l'Uzielli nel 1846 aveva eseguito le copie della Venere dei Medici e del Mercurio degli Uffizi. Come copista di statue antiche il F. aveva anche scolpito, per il principe Demidov, la Giocatrice di aliossi degli Uffizi (Collection…, 1870, p. 156 n. 231). Nel 1854 è ricordato un Ritratto virile in marmo esposto in settembre alla Promotrice. Ancora il Demidov nello stesso anno gli commissionò le piccole statue delle Quattro stagioni in sembianza di fanciulli, delle quali il F. riuscì a eseguire, alla fine del 1855, solo l'Autunno e l'Inverno.

Rimasto semiparalizzato in seguito a una caduta dall'impalcatura durante la lavorazione del modello del Colombo, il F. riuscì tuttavia a lavorare fino all'estate del 1855, quando fu ricoverato nell'ospedale per malati di mente di Firenze. Assistito dalla moglie Maria Casini, dalla quale aveva avuto da poco un figlio, chiamato Clearco in memoria del fratello, il F. morì il 22 luglio 1856 (Alizeri, 1866, p. 351). Fu sepolto nel cimitero delle Porte Sante vicino al pittore G. Bezzuoli. Il modello in cera di una Pietà fu regalato all'amico Cevasco, che nel 1891 lo lasciò all'Accademia ligustica di Genova. Nel 1855 era morto suicida il fratello Giovanni e l'anno dopo morirà Ermenegildo.

Di mano di Clearco si trovano menzionati all'esposizione annuale dell'Accademia di belle arti di Firenze due busti nel 1839 (Gazzetta di Firenze, 8 ott. 1839), quattro in gesso nel 1840 (ibid., 10 ott. 1840), uno virile in gesso nel 1841 (ibid., 7 ott. 1841, dove è erroneamente riportato il nome Odoardo F.), tre in gesso nel 1842 (ibid., 13 ott. 1842).

Fonti e Bibl.: Necr.: G.B. Cevasco, in Gazzetta di Genova, 29 luglio 1856 (poi in Le Arti del disegno, 16 ag. 1856, pp. 261 s.); F. Mariotti, in Monitore toscano, 6 ag. 1856; A.M. Izunnia, Sui principali oggetti di pittura e scultura esposti alle Belle arti. Scultura, in Giornale del commercio, 28 ott. 1840, pp. 175 s.; Società Promotrice delle belle arti in Torino. Album della pubblica Esposizione del 1846, Torino 1846; Catal. dei prodotti greggi e lavorati della Toscana… alla Esposizione… nell'anno 1850 nel… palazzo della Crocetta, Firenze 1850, p. 61 n. 16; Rapporto… della pubblica Esposizione dei prodotti naturali e industriali della Toscana… nel… palazzo della Crocetta, Firenze 1851, p. 390; W.B. Spence, Firenze. Guida alla capitale dei granduchi (1852), a cura di A. Brilli, Siena 1986, pp. 34 s., 37; Catalogo della Esposizione delle belle arti in Firenze, Firenze 1854, p. 7 n. 47; P.C.F., Viaggio attraverso l'Esposizione italiana del 1861, Firenze 1861, p. 53; Catalogo della Esposizione italiana, Firenze 1862, p. 360 n. 9208; G.E. Saltini, Le arti… in Toscana da mezzo il sec. XVIII ai dì nostri, Firenze 1862, p. 32; T. Dandolo, Panorama di Firenze. L'Esposizione nazionale del 1861. La villa Demidoff a San Donato, Milano 1863, pp. 308 s.; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell'Accademia, III, Genova 1866, pp. 301-354; Collection de San Donato. Tableaux… (catal. di vendita, Firenze, 1870), Paris 1870, pp. 155 s., nn. 229-232; F. Alizeri, Guida… per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, pp. LII, 283, 450; Palais de San Donato. Catalogue des objets d'art… (catal. di vendita, Firenze, 1880), Paris 1880, p. 487 nn. CXVII, CXXII; A.R. Willard, History of modern Italian art, London-New York-Bombay 1898, p. 118; A. Borzelli, Prime linee di una storia della scultura italiana nel sec. XIX, Napoli 1912, pp. 86 s.; G. Rouchès, L'architecture et la sculpture en Italie de 1789 à 1870, in Histoire de l'art…, a cura di A. Michel, VIII, 1, Paris 1925, p. 192; N. Tarchiani, La scultura italiana dell'Ottocento, in Novissima Enc. monografica illustrata, Firenze 1936, p. 26; M. Tinti, L. Bartolini, II, Roma 1936, p. 103; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1956, p. 299; Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale (catal.), a cura di S. Pinto, Firenze 1972, pp. 42 s., 199 s.; 19th century English and continental sculpture, Christie's, Londra, 16 luglio 1979, p. 9 n. 99, tav. 6; Sculpture and works of art, ibid., 20 nov. 1979, p. 20 n. 103, tav. 12; F. Sborgi, Colombo, otto scultori e un piedestallo, in Studi di storia delle arti, 1983-85, n. 5, pp. 331 s., 336-338, 341, 343, figg. 125 s.; La scultura nel XIX secolo.Atti del XXIV Convegno di storia dell'arte, a cura di H.W. Janson, Bologna 1984, pp. 50, 55 n. 6; C. Sisi, Il cimitero romantico di S. Croce, in S. Croce nell'Ottocento (catal.), Firenze 1986, pp. 129, 132 n. 30, 164; F. Sborgi, in La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, II, Genova 1988, pp. 345, 348, 475; G. Beringhelli, Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, p. 131; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, I, Lodi 1994, pp. 481 s.; A. Panzetta, Dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento, Torino 1996, I, p. 132; II, tav. 369; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 401.

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