FARINI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)

FARINI, Pietro

Patrizia Salvetti

Nacque a Russi (Ravenna) il 23 giugno 1862, da Carlotta Buschini e da Leonida, mazziniano e garibaldino della famiglia di patrioti cui appartennero fra gli altri Domenico Antonio e Luigi Carlo Farini. Studiò farmacia a Roma, dove diventò militante del partito repubblicano. Nel 1882 in Romagna prese parte alla campagna elettorale in cui uscirono eletti alla Camera Andrea Costa e Amilcare Cipriani, grazie all'intesa tra repubblicani e socialisti.

Cominciò presto ad orientarsi verso il socialismo, collaborando al settimanale socialista di Ravenna Il Sole dell'avvenire, diretto da G. Zirardini. Allentò i legami col partito repubblicano nel 1886, quando la federazione repubblicana romagnola boicottò l'iniziativa di un gruppo di volontari che, guidato da M. R. Imbriani, intendeva sbarcare a Parenzo, in Istria, per vendicare il martire triestino G. Oberdan, del quale il F. era stato amico.

Tornato in Romagna nel 1887 da Roma, prese parte nel maggio 1889 al congresso di Rimini delle Società operaie affratellate romagnole. L'anno dopo partecipò alla fondazione della Confederazione repubblicana collettivista romagnola insieme con L. Sassi, C. Renzetti e G. Nardi. Nel 1892, in occasione della fondazione a Genova del Partito dei lavoratori italiani, il F. fu tra i primi ad aderirvi, distinguendosi nell'opera di propaganda socialista, inimicandosi così i vecchi compagni repubblicani. Trasferitosi a Ferrara per il suo lavoro di farmacista, fu tra i fondatori della prima sezione socialista della città e poi di numerose altre in diversi paesi della provincia. Fondò inoltre con l'on. A. Tedeschi il settimanale Il Pantalone (pubblicato a Copparo, Ferrara, 1894-1895), strumento di propaganda diretto ai contadini e ai lavoratori delle paludi di Comacchio.

Dopo un breve soggiorno a Reggio Emilia, dove collaborò assiduamente per i pochi mesi della sua esistenza al quotidiano socialista Il Punto nero, diretto da 0. Malagodi, tornò a Russi, dove proseguì l'azione di propaganda e organizzazione per il suo partito.

Per una manifestazione organizzata contro il Comune, seguita da scontri con la forza pubblica, fu arrestato e dovette scontare diversi mesi di carcere. A Russi fondò la Lega dei braccianti, partecipando nel 1901 al congresso di fondazione della Federterra (Federazione naz. dei lavoratori della terra). L'anno seguente, a Imola, rappresentò la sezione socialista di Russi al congresso nazionale del Partito socialista italiano (PSI).

A Russi intanto si intensificavano i conflitti tra socialisti ed ex compagni repubblicani, che minacciavano il F., boicottavano la sua farmacia, costringendolo a lasciare il paese.

Nell'ottobre 1902 si trasferì a Orte per dirigervi la locale farmacia cooperativa, fondata dalla Lega dei braccianti e contadini. Dopo circa sei mesi, chiamato dai socialisti di Terni, lasciò Orte per trasferirsi nella cittadina umbra, entrando nella locale farmacia cooperativa, e iniziò la direzione del periodico socialista La Turbina, che manterrà, con alcune interruzioni, per oltre quindici anni.

La sua attività politica fu da allora rivolta principalmente alle acciaierie "Terni", in un momento particolarmente difficile per il movimento operaio umbro che risentiva dei forti contrasti tra repubblicani e socialisti da un lato e all'interno del movimento socialista e sindacale dall'altro.

In queste difficili condizioni il F. assunse la direzione della Camera del lavoro di Terni, riorganizzandola in breve tempo: 33 leghe, alcune delle quali di contadini, vennero ricostituite e il movimento dei metallurgici della "Terni" riprese vitalità. A causa dei contrasti sorti in seno alla Camera dei lavoro, il F., di orientamento riformista, venne messo in minoranza dai repubblicani, guidati da C. Fusacchia e dai sindacalisti rivoluzionari nel febbraio 1905.

Anche all'interno della sezione socialista ternana i forti contrasti, in primo luogo la sua opposizione alla candidatura di Arturo Labriola alle elezioni politiche, lo portarono a fondare nel 1904 un gruppo autonomo, che mantenne il giornale La Turbina, e solo l'anno dopo si riunificò alla sezione socialista.

Nel 1906, in occasione del grande sciopero dei metallurgici della "Terni", il F., membro del comitato di agitazione, contribuì notevolmente alla riuscita della vertenza. L'anno seguente la "Terni" rispose opponendo una serrata che durò 93 giorni: il F., contrario alla conciliazione, organizzò gli aiuti agli operai, la cui resistenza tuttavia non portò ai risultati sperati: ciò riaprì la vecchia polemica tra quei repubblicani e sindacalisti che avevano sostenuto il compromesso e quei socialisti che, come il F., avevano predicato la resistenza.

Condannato nel 1907 a un anno di carcere per diffamazione della "Terni", venne arrestato nel maggio 1908. Nell'ottobre dello stesso anno tuttavia venne liberato per evitare che, candidato del PSI alle imminenti elezioni politiche del 1909, riuscisse per protesta ad essere eletto deputato. Non eletto in quella occasione, nello stesso anno divenne presidente della sezione postelegrafonici di Terni.

Protagonista delle manifestazioni inscenate in Umbria contro la guerra di Libia nel 1912 e leader di una dura lotta dei contadini di Sangemini nel 1913, divenne nello stesso anno membro del comitato direttivo della federazione socialista umbra. Candidato socialista alle elezioni politiche del 1913 a Terni, non fu eletto deputato, ma venne eletto l'anno dopo consigliere comunale, oltre che riconfermato presidente della sezione postelegrafonici di Terni.

Lo scoppio della prima guerra mondiale lo vide attivamente impegnato nelle manifestazioni antinterventiste organizzate in Umbria. Fatto oggetto di ripetute violenze da parte di gruppi di interventisti, cominciò da allora ad avere gravi problemi agli occhi, che lo porteranno alla progressiva perdita della vista. Il F. non interruppe tuttavia la propria attività. Durante e dopo la guerra si spostò su posizioni di estrema sinistra all'interno del suo partito. Al congresso socialista tenuto a Roma nel 1918 fu eletto membro della direzione del partito come intransigente, per dimettersene l'anno seguente per i dissensi che la minoranza rivoluzionaria nutriva nei confronti della maggioranza del partito, incapace, a suo parere, di raccogliere ed incanalare le spinte rivoluzionarie che venivano dalle grandi agitazioni del dopoguerra. Si tenne quindi per qualche tempo in disparte, evitando anche di partecipare al successivo congresso socialista tenuto a Bologna nel 1919, non identificandosi né con le posizioni dei massimalisti né con quelle della frazione comunista di A. Bordiga.

Eletto deputato nel collegio di Perugia nelle elezioni del novembre 1919, riportando oltre 70.000 preferenze, l'anno seguente venne eletto anche consigliere comunale a Terni e, nel 1921, consigliere provinciale a Perugia.

Al congresso socialista di Livorno nel gennaio 1921 rappresentò i massimalisti ternani, pur rimanendo critico verso le scelte del PSI nel dopoguerra.

Alle elezioni politiche del 1921 non fu rieletto: dopo un breve periodo di assenza riprese attivamente la sua azione politica, mettendosi dal 1921 alla direzione del periodico socialista di Terni Umbria proletaria e aderendo nel 1922 alla frazione terzinternazionalista del PSI. Nel quadro della lotta contro il fascismo contribuì ad organizzare il movimento degli Arditi del popolo in tutta l'Umbria: al loro congresso tenuto a Roma nel luglio 1922 fu eletto membro del Comitato politico.

I fascisti ternani lo presero di mira, la farmacia e la sua casa furono completamente devastate e il F. fu costretto a rifugiarsi a Montecelio, presso Roma. Proseguendo tuttavia il suo impegno politico attivo, fu candidato nella lista di Unità proletaria alle elezioni della primavera del 1924. Nell'estate dello stesso anno aderi al Partito comunista d'Italia, quando la frazione terzinternazionalista del partito socialista si fuse con i comunisti: il F. divenne allora membro del comitato federale comunista dell'Umbria.

Ormai ultrasessantenne e quasi privo di vista, sospese la sua attività politica: costantemente vigilato nei suoi trasferimenti prima a Viterbo, poi a Genova, nel 1928 venne cancellato dal casellario politico centrale. Emigrò poi in Unione sovietica, dove trascorse i suoi ultimi anni a Mosca, ospite della Casa dei veterani della rivoluzione.

Il F., onorato dal suo partito come "l'uomo di tutte le battaglie" (come lo aveva definito G. Menotti Serrati), morì a Mosca nel novembre del 1940.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, ad nomen; A. A. Quaglino, Chi sono i deputati socialisti della XXVI legislatura, Torino 1920, ad nomen; La Turbina (settimanale socialista di Terni), 1903-1921; Umbria proletaria (Organo della Federazione socialista umbra aderente al Partito socialista italiano, Terni), 1921-1922; A. Marabini, Il 75 compleanno di P. F., in Lo Stato operaio, XI (1937), 5-6, pp. 338-344; P. F., una vita per il socialismo, in Cronache umbre, II (1959), Suppl. al n. 3; T. Detti, Serrati e la formazione del PCI, Roma 1972, ad Indicem; Enc. biogr. e bibl., A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, ..., ad nomen; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, ad vocem; Il movimento operaio italiano. Diz. biogr. ..., a cura di F. Andreucci-T. Detti, II, pp. 305-308.

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