ARAGONA, Pietro d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ARAGONA, Pietro d'

Silvano Borsari

Terzogenito di Alfonso duca di Calabria e di Ippolita Sforza, nacque il 31 marzo 1472. Furono suoi maestri Aurelio Bienato e, successivamente, Giuniano Maio, mentre fu suo governatore Galeotto Carafa. Nel contratto di matrimonio stipulato il 16 ag. 1483 per le nozze tra Francesco d'Aragona e Isabella del Balzo, figlia di Pirro principe di Altamura, era inserita una clausola secondo la quale, in caso di morte di Francesco, Isabella doveva sposare l'A., ma questa clausola non fu osservata ed alla morte di Francesco Isabella sposò Federico d'Aragona, il futuro re di Napoli, né l'A. si sposò mai, in quanto anche un altro progetto di matrimonio tra lui ed Eleonora di Guevara, figlia di Pietro marchese del Vasto, voluto da Ferdinando I per far sì che l'eredità del Guevara passasse nella famiglia d'Aragona, non ebbe seguito perché alla morte del marchese la vedova fuggì con le figlie, né Ferdinando poté convincerla a tornare nel Regno.

Nel 1486 l'A. fu inviato in Calabria come luogotenente generale, avendo sempre al suo fianco come governatore Galeotto Carafa.

Qui egli trovò una situazione abbastanza delicata. La terra di San Marco, appartenente al principe di Bisignano, si era ribellata al suo signore ed aveva chiesto di diventare demaniale, ciò che il re non voleva concedere, per non inimicarsi il principe di Bisignano. Inoltre Castelfranco, terra appartenente anch'essa al medesimo signore, era venuta in lotta con Cosenza, ed i Cosentini avevano chiesto che essa venisse sottoposta alla giurisdizione del luogotenente regio di Cosenza, ed anche questo fatto poteva suscitare l'ostilità del principe. Ancora, Amantea non voleva restare sotto il governo di Giovanni Tommaso conte di Maddaloni, ed infine tutta la provincia era minacciata dalla parte del mare da un assalto dei Francesi, per cui bisognava fortificare i castelli costieri, eventualmente sottraendoli momentaneamente al governo dei loro signori feudali, come nel caso di Pizzo. Alla concreta risoluzione di tutte queste questioni provvedeva sostanzialmente lo stesso re Ferdinand I in persona con frequenti istruzioni inviate all'A. ed alle persone che lo circondavano; e del resto la durata della luogotenenza dell'A. in Calabria fu breve, in quanto egli tornò a Napoli il 21ag. 1487. L'anno seguente fu colpito da una malattia alle gambe, per cui rimase a letto per oltre due mesi, subendo anche un'operazione. Ad ogni modo le cure dei due medici Iacopo Varavallo e Clemente di Vico riuscirono a guarirlo, almeno momentaneamente. La sua guarigione sembrava definitiva, e nel 1489 scese a giostrare nel fossato di Castel Nuovo; ma ben presto la malattia lo colpì nuovamente.

Egli morì in Napoli il 17 febbr. 1491 nella casa già appartenuta a Pirro del Balzo. Fu sepolto in S. Maria la Nova in Napoli.

Fonti e Bibl.: Cronaca di Napoli di Notar Giacomo, a cura di P. Garzilli, Napoli 1845, pp. 125, 165, 172; Joampiero Leostello, Effemeridi delle cose fatte er il Duca di Calabria (1484-1491), a cura di G.Filangieri Napoli 1883, pp. 151-153, 161-162, 165, 171, 177, 220, 238; N. Barone, Le cedole di tesoreria dell'Archivio di Stato di Napoli dall'anno 1460 al 1504,in Arch. stor. per le prov. napol., IX(1884), pp. 634, 635; Regis Ferdinandi Primi Instructionum Liber (10 maggio 1486-10 maggio 1488), a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, nn. XXI, XXXV, XLIV, LXIIL LXXIII e pp. 264-265; B. Croce, Giovanni Cosentino, in Aneddoti di varia letteratura, 2 ediz., I, Bari 1953. pp. 95-96, 101.

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