COMPARINI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)

COMPARINI (Comparini Rossi), Pietro

Mario Bencivenni

Nacque a Montecatini Val di Cecina (Pisa) il 2 dic. 1833 da Pietro e da Annunziata Mori. Frequentò l'Accademia di belle arti di Firenze presso cui ottenne nell'anno 1856 un premio in meccanica teoretica e conseguì il diploma della scuola di architettura (Firenze, Arch. dell'Accad. di belle arti, 1856). Terminati gli studi, completò la sua formazione professionale con sette anni di pratica presso lo studio di G. Poggi. Nel 1862 lo lasciò perché nominato ingegnere di prima classe presso l'ufficio tecnico delle Ferrovie livornesi. Durante questo incarico, gli furono affidati la realizzazione degli edifici della linea livornese e il progetto e la direzione dei lavori per la stazione di Pisa. Inoltre in questo periodo il C. consolidò i suoi rapporti con i Fenzi, banchieri fiorentini proprietari delle Ferrovie livornesi ed in particolare con Carlo Fenzi, che fu uno dei suoi principali committenti. Nel 1863 viaggiò per l'Europa, come risulta dalla lettera 61 conservata nella Bibl. della Soprint. alle gallerie di Firenze.

Dopo qualche anno tornò a collaborare coi Poggi quando questi, dal 1865, divenne il protagonista del piano di ingrandimento urbanistico deciso per accogliere a Firenze la capitale del regno, e fu impegnato sotto la direzione del Poggi nei lavori di sistemazione di piazza Cavour, di porta alla Croce e del piazzale Michelangelo.

Sempre a questi, anni e alle tematiche del riordinamento urbanistico care al Poggi sono riconducibili alcuni progetti del C. mai realizzati: un progetto di riordinamento del centro del 1865 e un progetto di apertura di due grandi arterie di collegamento rispettivamente fra il ponte alla Carraia e il Bargello e fra piazza S. Felice e porta Romana (Crest-Zangheri, 1978).

Fra il 1865 e il 1873, dopo averne redatto i progetti, il Poggi incaricò il C. di dirigere i lavori di ristrutturazione del palazzo della famiglia Valery a Bastia (G. Poggi, Disegni di fabbriche eseguite per commissioni particolari, I, Firenze 1886, tavv. 38-41)e della cappella gentilizia commissionata dalla baronessa Favard de Langlade per la sua villa di Rovezzano, Firenze (ibid., II, ibid. 1887, tavv. 15-20).

Alla fine degli anni Sessanta il C., grazie ad una segnalazione del Poggi, ottenne il primo incarico di un certo prestigio (Poggi, 1909). Il Fenzi, per conto del socio e congiunto Gustavo Oppenheim, gli affidò l'incarico di progettare e dirigere i lavori di un villino da costruirsi sopra un terreno acquistato nel 1869 in una ansa del nuovo viale del Colli, che da porta Romana conduceva al piazzale Galileo (Firenze, Arch. stor. del Risorgimento, Carteggio Fenzi).

Il villino Oppenheim (oggi villa Cora) è un edificio a pianta quadrata con la facciata principale caratterizzata da un corpo centrale aggettante formato, al piano rialzato, da una loggia chiusa a tre arcate alla quale si accede da una terrazza con doppia scalinata laterale, e, al primo piano, da tre finestroni con cimasa arcuata e balaustra inseriti in superfici delimitate da quattro semicolonne ioniche. Ai lati del corpo centrale aggettante e lungo le pareti laterali le superfici sono scandite da una massiccia cornice marcapiano sulla quale poggiano al primo piano oblunghe finestre, con cappello sorretto da mensoline, che replicano simmetricamente quelle del piano rialzato. La facciata posteriore, che guarda verso il piazzale Galileo, fu concepita dal C. come replica più modesta della facciata principale e con un ingresso centrale provvisto di una marquise in ferro e cristalli per accogliere le carrozze (Ricordi di architettura, 1878).

Con, questa opera, che fu terminata alla fine del 1872 e che ancora oggi rappresenta, assieme alla villa Tivoli, una delle emergenze architettoniche più significative del viale dei Colli verso porta Romana, il C. si affermò definitivamente fra gli operatori che caratterizzarono la vicenda architettonica fiorentina della seconda metà dell'Ottocento. Questa affermazione fu sottolineata dalla successiva conferma accademica e professionale: del 1876 è infatti l'ammissione all'Accademia di belle arti e dell'anno successivo la nomina ad accademico residente (Firenze, Arch. dell'Accad. di belle arti, f. 1882, e Arch. dell'Accad. del disegno, Ruoli del soci ...);sempre del 1876 è anche l'iscrizione del C. al Collegio degli architetti e ingegneri di Firenze del quale fece parte fino alla morte e nel quale ricoprì (1881) anche la carica di consigliere (Atti del coll. degli architetti ...).

Nel corso di questi anni il C. fu impegnato in altri lavori di varia importanza: nella decorazione degli interni del "Palazzo del Marchese Alfieri" (Firenze, Arch. stor. del Risorg., Carteggio Fenzi, f. 81, lettera 590), nel progetto e realizzazione della villa di Frassineto e dell'annessa chiesa (Cresti-Zangheri, 1978) e nel 1879 nei lavori di restauro al palazzo Fenzi a Firenze.

Negli ultimi anni della sua vita, fra il 1880 e il 1882, il C. fu impegnato nella progettazione e direzione del lavori del palazzo Sarzana-Fici, che fu, dopo la costruzione del villino Oppenheim, l'incarico di maggior prestigio degli ultimi anni della sua attività (Atti del Consiglio comunale, 1881; Firenze, Soprint. gall., lettera n. 24).

Il palazzo fu costruito sopra un lotto del terreno cosiddetto della "Vagaloggia" sul "Lungarno Nuovo", nell'angolo formato dall'attuale lungarno Vespucci e da via Curtatone, proprio di fronte a quella villa Favard, capolavoro del vecchio maestro Giuseppe Poggi, che influenzò sensibilmente gran parte delle costruzioni del nuovo quartiere signorile sorto in quegli anni fra la via del Prato e il fiume. Anche nell'edificio per i Sarzana-Fici, a pianta rettangolare, ritorna il tema, già sperimentato dal C. nel villino Oppenheim, della sezione centrale della facciata principale messa in evidenza da aggetti architettonici. Sopra un basamento interrotto da piccole aperture, la facciata che guarda l'Arno è caratterizzata da una serie di cinque finestrone, arcuate al centro, quasi a mo' di serliane, e con cimasa a cappello le due laterali, inscritte in lesene ioniche poggianti su pilastrini che interrompono la balaustra; al piano superiore, sopra un balcone a balaustra, il motivo del piano rialzato è ripetuto con cinque finestroni a timpano circolare inscritti in paraste corinzie; sopra un ricco fregio interrotto da piccole aperture quadrate, in corrispondenza delle finestre dei due piani sottostanti, completa l'edificio un coronamento a balaustra, oggi scomparso a causa di una sopraedificazione posteriore (Ricordi di architettura, 1885).

Degne di nota, in quanto documento di un'attività più modesta e degli interessi del C., sono anche alcune relazioni pubblicate in periodi e in occasioni diverse. Per conto del comune di Fucecchio compilò una Relazione... sul progettato distacco del Valdarno di sotto dal Compartimento fiorentino (Firenze 1865) per dimostrare l'inopportunità di passarlo sotto quello pisano. Nel 1878, a conferma del suo prestigio accademico, il C. tenne una Relazione al Comizio artistico fiorentino, nella quale si discussero alcuni interventi di restauro e ampliamento della Galleria degli Uffizi e nella quale si propose di utilizzare, per l'ampliamento della galleria, i quartieri monumentali del secondo piano di Palazzo Vecchio collegati alla fabbrica degli Uffizi dal cavalcavia del corridoio vasariano (Di alcuni provvedimenti..., Firenze 1878).

Nel 1881, pochi mesi prima della morte, infine il C. partecipò con un progetto (a stampa, Firenze 1881) al primo concorso "d'idee" per la realizzazione in Roma di un monumento nazionale in onore di Vittorio Emanuele II.

Confermando la sua formazione di urbanista presso il Poggi e al tempo stesso una disinvoltura decisamente provinciale, propose di dedicare al primo re d'Italia una grande piazza comprendente e isolante il Pantheon, che doveva risultare dall'incassamento di un vasto spiazzato di oltre 20.000 mq, fra quattro nuove strade per il cui allineamento sarebbe stata necessaria la demolizione delle due chiese di S. Maria in Aquiro e di S. Maria Maddalena.

Il C. morì a Firenze il 10 apr. 1882.

Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell'Accad. di belle arti, f. 1856, inss. 72, 84; f. 1882, ins. 3;Ibid., Soprintendenza alle Gallerie, Biblioteca, ms. 352, II, lettere, 24, 61, 139;Ibid., Arch. dell'Accademia del disegno, f. Atti 1875, Biografie e memorie di Professori accademici defunti, c. 25; Ruoli dei soci professori e onorari della 1ª classe-1857, ad vocem;Ibid., Arch. stor. del Risorgimento, Carteggio Fenzi, ff. 79-82;Comune di Firenze, Atti del Consiglio, Firenze 1881, pp. 51-54; Atti del Collegio degli architetti ed ingegneri in Firenze, anni 1877-1982; Ricordi di architettura... (Firenze), a cura, di G. Roster-R. Mozzanti-C. Corinti-E. Bartoli, 1878, n. 6, tav. VIª; n. 7, tav.Iª; 1885, n. 5, tav. IV; Ricordo del cav. prof. P. C. R., ingegnere architetto, Firenze 1882; E. Bacciotti. Florence, Firenze 1883, p. 282; E. Grifi, Saunterings in Florence, Firenze 1909, p. 398;G. Poggi, Ricordi della vita e docum. d'arte. Firenze 1909, p. 17;M. Puccioni, Il Risorgimento nell'opera, negli scritti, nella corrispondenza, di Piero Puccioni, in Rass. storica del Risorg., XVI (1929), p. 460; C. Cresti-L. Zangheri, Archit. e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, p. 67; Le Officine Michelucci e l'industria del ferro in Toscana 1834-1918, Pistoia 1980, pp. 239 s.

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