PROUDHON, Pierre-Joseph

Enciclopedia Italiana (1935)

PROUDHON, Pierre-Joseph

Guido Calogero

Pensatore politico ed economista francese, nato a Besançon il 15 gennaio 1809, morto a Parigi il 19 gennaio 1865. Di umile famiglia, poté, con una borsa di studio, entrare nel collegio della sua città natale; ma a 18 anni lavorava già come tipografo, pur continuando tenacemente a studiare. Comproprietario, dopo una diecina d'anni, di una tipografia, superò nel 1838 gli esami per il conseguimento del baccellierato, e ottenne una pensione triennale dall'accademia di Besançon. Pubblicava, nello stesso tempo, i suoi primi scritti e cominciava a lavorare intorno al problema della proprietà: nacque così, nel 1840, il suo primo lavoro importante sull'argomento (v. sotto), che attrasse l'attenzione del Marx. Impiegato a Lione nel 1842, si trasferì nel 1846 a Parigi, dove intensificò le sue relazioni con i circoli degli economisti e dei socialisti, e conobbe tra gli altri il Marx, il Bakunin, il Blanc. Caduto nel 1848 Luigi Filippo, fu eletto rappresentante del popolo all'Assemblea nazionale e si diede tutto allo studio del problema economico e finanziario, propugnando la sua riforma della vita sociale sulla base della rigorosa equazione del valore al lavoro e quindi dell'eliminazione di ogni forma di prezzo del denaro. All'Assemblea nazionale egli tradusse questo suo programma in proposte immediate, concernenti intanto una moratoria di ogni debito e una riduzione delle rendite: ma non ebbe successo. Eletto Luigi Napoleone presidente, il P. fu all'opposizione: e ciò gli procurò, poco più tardi, tre anni di prigione, ai quali cercò di sottrarsi fuggendo nel Belgio. Ma, tornato in patria e riconosciuto, dovette scontarli. Ancora in carcere, sposò, sulla fine del 1849, Eufraise Pigard. Uscito di prigione, pubblicò il libro sulla Révolution sociale, in cui cercava d'indurre il nuovo imperatore a prendere le parti della stessa rivoluzione sociale: ma dovette disilludersi. Nel 1858, apparso il libro De la justice dans la révolution et dans l'église, venne di nuovo arrestato e condannnato a tre anni di prigione. Fuggito a Bruxelles, gli fu condonata la pena dall'imperatore: ma solo alla fine del 1862 tornò a Parigi, dove meno di tre anni dopo moriva.

Ingegno vivace e multiforme, il P. si formò sotto l'influsso di varie correnti ideali, ciascuna delle quali rispondeva a un certo aspetto del suo temperamento. Più direttamente influenzato, nel campo delle teorie sociali e politiche, dal Fourier e dal Saint-Simon, il P. derivò anche dal Hegel e dai hegeliani di sinistra, attraverso Marx e Bakunin, una certa impronta, sia pure estrinseca, di metodo dialettico, di cui si scorge l'efficacia, per es., nel Système des contradictions économiques. Ma il suo pensiero dipende soprattutto nel campo sociale dal Rousseau e in quello economico dallo Smith: egli è infatti un riformatore sociale che vuole realizzare, sul piano della vita economica e sulle tracce della nuova scienza liberistica, quell'affrancamento dell'uomo dalla servitù e dalla disuguaglianza, che sul piano sociale e politico è stato attuato in teoria dal Rousseau e in pratica dalla Rivoluzione francese. Alla rivoluzione politica del cittadino, del borghese, deve seguire quella economica del lavoratore. A fondamento delle teorie e dei programmi che il P. elabora per il raggiungimento di questo fine, egli pone di conseguenza la riduzione smithiana di ogni valore economico al lavoro che lo ha prodotto. Nel campo economico ogni ingiustizia deriva infatti per il P. dal fatto che la distribuzione del valore non corrisponde esattamente a quella del lavoro: egli tende perciò a restaurare lo scambio diretto del lavoro con i beni e ad abolire la moneta e tutto ciò che da essa deriva in quanto diventa capitale. Si vede con ciò l'affinità che lega P. al Marx nel punto di partenza, e la distanza che al punto d'arrivo separa invece il "mutualismo" (cioè il principio dello scambio diretto dei beni col lavoro) del primo dal comunismo, sfociante in un capitalismo di stato, che propugna il secondo. E l'antitesi è accentuata dal fatto che, mentre nel Marx l'interesse economico soggioga il senso politico e porta decisamente verso l'idea di una dittatura del proletariato, dal P. la giustizia ed eguaglianza economica è veduta sempre in funzione non solo di giustizia ed eguaglianza sociale, ma anche e anzitutto di libertà politica: donde, poi, le sue polemiche contro l'eccessiva intromettenza dello stato e contro ogni forma di potenza ecclesiastica, sia di laici sia di chierici, e le sue difese del federalismo, in seno alle nazioni e al disopra delle nazioni. S'intende quindi come il Marx salutasse con entusiasmo i primi scritti del P. e finisse invece per stigmatizzarlo come borghese e liberale; e come al pensiero del P. si siano ricollegate, e ancora si ricolleghino, specie in Francia, le correnti non decisamente comunistiche del socialismo e le affini ideologie etiche, politiche e sociali (sindacalismo soreliano, federalismo, mutualismo, pacifismo, ecc.).

Moltissimi sono gli scritti del P.: una bibliografia si può trovare nel saggio sotto citato del Santonastaso, pp. 183-86. Edizione complessiva per quanto non completa, è quella intitolata muvres complètes, in 26 voll., Parigi 1867-70, a cui fa seguito la Correspondance, in 14 voll., Parigi 1875. Scritti principali (per ordine cronologico e con l'indicazione della prima edizione, avendo essi avuto quasi sempre molte ristampe e versioni in varie lingue): Qu'est-ce que la proprieté? (Parigi 1840); De la création de l'ordre dans l'humanité, ou principes d'organisation politique (ivi 1843); Système des contradictions économiques, ou philosophie de la misère (ivi 1846: è ad essa che il Marx rispose con la Misère de la philosophie, Bruxelles 1847); La révolution sociale demontrée par le coup d'état du 2 décembre (ivi 1852); Philosophie du progrès (ivi 1853); De la justice dans la révolution et dans l'église; nouveau principe de philosophie pratique (voll. 3, ivi 1858); La guerre et la paix: recherches sur le principe et la constitution du droit des gens (voll. 2, ivi 1861); Théorie de l'impôt (ivi 1861); Du principe fédératif et de la necessité de reconstituer le parti de la révolution (ivi 1863). Tra le pubblicazioni postume: De la capacité politique des classes ouvrières (Parigi 1865); Théorie de la propriété (Bruxelles 1866). Antologia di scritti del P. a cura e con introduzione di C. Bouglé, nella silloge Réformateurs sociaux, Parigi 1930.

Bibl.: G. Santonastaso, P., Bari 1935, che a pp. 186-94 dà una larga (anche se non completa: cfr. perciò anche Überweg-Österreich, Grundriss d. Gesch. d. Philosohpie, V, 12ª ed., Berlino 1928, p. 70) bibl. sul P.; cfr. inoltre: C. A. Sainte-Beuve, P.-J. P., sa vie et sa correspondance, Parigi 1872; K. Diehl, P.-J.P., seine Lehre und sein Leben, voll. 3, Jena 1888-96; A. Desjardins, P.-J. P., voll. 2, Parigi 1896; A. Mülberger, P., Leben und Werke, Stoccarda 1899; H. Bourgin, P., Parigi 1901; A. Menzel, P., Tubinga 1933.