DAUNOU, Pierre-Claude-Francois

Enciclopedia Italiana (1931)

DAUNOU, Pierre-Claude-François

Luigi Foscolo BENEDETTO

Nacque a Boulogne-sur-Mer nel 1761; morì a Parigi il 20 giugno 1840. Prete oratoriano, docente fin dai più giovani anni nelle scuole della propria congregazione, fu guadagnato dalle idee del suo secolo e portò alla causa della Rivoluzione il sincero entusiasmo di una giovinezza seria e generosa. Al movimento rinnovatore collaborò dapprima con opuscoli, con articoli di giornale. Nel 1792 entrò nella vita pubblica, mandato alla Convenzione dal dipartimento del Pas-de-Calais. Restò fedele in ogni tempo al suo primo ideale di giustizia, di ordine, di umanità. Si oppose alla condanna a morte di Luigi XVI, fu uno dei 74 deputati che firmarono una protesta contro i fatti del 31 maggio e 2 giugno 1793, gesto che gli valse quattordici mesi di prigionia nelle carceri del Terrore; membro egli stesso di quel Comitato di salute pubblica che lo aveva perseguitato, fu alieno da ogni vendetta e da ogni eccesso; resisté, per quanto fu in lui, alla nascente dittatura del Bonaparte. Riuscì ad acquistarsi un largo prestigio politico (ebbe, il 4 agosto 1795, la presidenza della Convenzione e fu uno dei cinque nelle cui mani fu concentrato il potere esecutivo dell'Assemblea; fu due volte presidente del Consiglio dei cinquecento; fu chiamato quasi all'unanimità alla presidenza del Tribunato), ma non ebbe mai la forza, materiale e morale, indispensabile a un capo. Quando non fu il tecnico di questioni speciali, fu per eccellenza il legislatore. Prese parte attivissima alle discussioni sulla costituzione del '93; fu il relatore e il principale autore della costituzione dell'anno III; commissario del Direttorio nella Repubblica romana (1798), fu lui a preparare la costituzione che avrebbe dovuto reggere l'effimera repubblica; fece ogni sforzo perché la costituzione dell'anno VIII conservasse qualcosa della libertà repubblicana.

Il Bonaparte, infastidito del suo spirito critico e liberale, lo eliminò dal Tribunato. Fu la fine della sua carriera politica. Venne eletto deputato dopo la Restaurazione (1818, 1828, 1830, 1831), entrò nel 1839 alla Camera dei pari, ma senza più esercitare alcuna influenza. Si può considerare come suo ultimo atto politico importante l'opuscolo Essai sur les garanties individuelles que réclame l'état actuel de la société (1818), che ebbe larga eco anche in Italia: bilancio delle rivendicazioni indispensabili che l'Europa rivoluzionaria trasmetteva all'Europa liberale.

Costretto ad appartarsi dalla vita pubblica, il D. cercò di crearsi una situazione come studioso. Già nel 1797, avendo perduto per sorteggio il suo posto all'assemblea legislativa, aveva, in attesa di una rielezione, assunto la direzione della biblioteca del Pantheon (l'attuale Bibliothèque Sainte-Geneviève). Nel 1804 fu da Napoleone nominato archivista dell'Impero: toccò a lui nel 1811 trasportare da Roma a Parigi gli archivî pontifici. Venne destituito dalla Restaurazione (1816). Ma nel 1819 il ministro Decazes gli affidava, per aiutarlo, la cattedra di storia e di morale al Collège de France. I suoi corsi (1819-1830), pubblicati dopo la sua morte (Cours d'études historiques, 1842-1849, voll. 20), oggi ingenui ed inutili, provano la serietà e la nobiltà delle sue intenzioni. Nel 1830 fu reintegrato agli archivî dal Guizot. Il D. esplicò pure una fervida attività come membro dell'Institut, alla cui creazione contribuì validamente e a cui fu ascritto fin dal 1795. Fu per molti anni il redattore princinale del Journal des savaints (1816-1838); collaborò col Naudet alla continuazione del Recueil des historiens de France (XIX-XX); diede una grande quantità di articoli all'Histoire littéraire de la France (XIII-XXI) ed è opera sua il Discours sur l'état des lettres en France au XXe siècle (pubblicato anche a parte nel 1869). Degne di nota le pagine da lui consacrate a M.-J. Chénier (1811), al Laharpe (1826); le sue commemorazioni del Ginguené (1817), di Fr. Thurot (1833), di Caussin de Perceval (1835), di Mongez (1835), di Destutt de Tracy (1836), di Silvestre de Sacy (1838), di Parent Réal (1839), di Vandenbourg (1839), di Van Praët (1839). Il D. lasciò dei frammenti di Mémoires pour servir dà l'histoire de la Convention (editi dopo la sua morte), notevoli per la loro asprezza antigiacobina.

Bibl.: Da vedere, per l'elenco completo delle opere e per i dati biografici, il volume di A. H. Taillandier, Documents biographiques sur P.-C.-F. Daunou, Parigi 1842. Degno di nota, per la sua subdola svalorizzazione, quello di Sainte-Beuve, Portraits contemporains, ed. 1889, IV, pp. 273-362.

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