PIDGIN E CREOLE, LINGUE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)

PIDGIN E CREOLE, LINGUE

Maurizio Gnerre

(v. pidgin-english, XXVII, p. 164; creole, lingue, XI, p. 833)

Le lingue p. e c. parlate attualmente sono forse più di 200, presenti in tutti i continenti, con maggiore concentrazione nella fascia tropicale; in Europa sono presenti a causa di recenti immigrazioni. Non costituiscono una famiglia linguistica fondata su criteri genealogici, che mettono in evidenza origini comuni, ma piuttosto un raggruppamento che ha ragione d'essere in termini storici e socio-linguistici. Tutti i p. e c. condividono infatti alcune condizioni socio-culturali di formazione e di esistenza in parte simili.

Di solito si definisce pidgin (voce di trafila inglese dall'origine piuttosto oscura e controversa) un codice linguistico che si forma in situazioni di contatto plurilingue fra gruppi socio-culturali che per circostanze diverse si trovano a interagire, e il cui uso di solito è circoscritto a certi domini (per es., e frequentemente, quelli degli scambi commerciali) e coesiste con quello delle lingue materne di ciascun gruppo. Il processo di formazione di un p., caratterizzato di solito da un contatto linguistico disuguale in termini di posizione socio-economica dei gruppi, e non profondo, perché limitato a contenuti piuttosto ristretti, viene chiamato ''pidginizzazione''. Quando, a causa di circostanze alquanto diverse da un caso all'altro, l'uso di un p. si amplia ad altri domini d'uso, espandendo quindi non solo le sue funzioni socio-culturali ma anche il suo lessico e le sue possibilità morfologiche e sintattiche, può divenire lingua materna (e spesso unica) di un certo gruppo socio-culturale. In tali casi si parla di processi di ''creolizzazione''. Il creolo che ne emerge è considerato una lingua a pieno titolo, visto che è lingua materna di un certo gruppo socio-culturale che l'ha formata e in essa s'identifica. Oltre che caratteristiche comuni in termini storici e socio-linguistici, sembra che i p. e c. condividano anche una certa coerenza in termini tipologici, in special modo per quel che riguarda i sistemi verbali.

La maggior parte dei p. e c. conosciuti sono sorti come conseguenza dell'espansione coloniale europea, dal secolo 15° fino al 20°, in particolare nell'ambito del traffico di schiavi dall'Africa all'America. È probabile, però, che già all'epoca dell'espansione europea in diverse parti del mondo fossero usati p. e c. e anzi, per varie lingue non facilmente inquadrabili in una certa famiglia linguistica come per es. l'egiziano antico e il giapponese, sono state proposte ipotesi che cercano d'individuarne l'origine in remote situazioni di contatto linguistico e in processi di creolizzazione. A partire dall'Ottocento molti linguisti si sono occupati dello studio dei p. e c., intuendo che non si trattava di varietà ''storpiate'' di lingue europee, come erano (e sono) spesso considerate, bensì di lingue che si erano formate avvalendosi di lessici provenienti da una lingua europea o extra-europea e di sistemi morfologici e sintattici spesso non riconducibili a quelli di nessun'altra lingua parlata dai gruppi in contatto o a essi conosciuta. L'enfasi su questa caratteristica ha indotto a parlare di p. e c. ''basati'' su una lingua specifica (per lo più europea), limitandosi quindi a far riferimento solo all'origine della maggior parte del lessico di quel determinato p. o creolo. Fra i primi linguisti che si sono occupati di p. e c. è doveroso citare l'austriaco H. Schuchardt e l'olandese D. Ch. Hesseling, entrambi operanti fra l'Ottocento e il Novecento. Nel Novecento, dagli anni Sessanta in poi, i p. e c. hanno fornito degli spunti teorici molto rilevanti per le ricerche sugli universali del linguaggio e sulla socio-linguistica. Un dibattito importante sviluppatosi attorno agli studi di queste lingue ha avuto per oggetto le somiglianze che molti linguisti riconoscono fra p. e c. parlati in luoghi assai distinti fra loro. Le due tendenze principali emerse per spiegare tali somiglianze si rifacevano o a un'origine comune, a partire dalla lingua franca usata nel Mediterraneo per lo meno dall'Alto Medioevo in poi (un p. a base romanza chiamato anche sabir), oppure ad alcune tendenze universali presenti nella pragmatica e nell'uso delle lingue (o addirittura, come alcuni studiosi sostengono, nella mente umana) che spiegherebbero la somiglianza di alcune caratteristiche sintattiche e morfologiche.

Gruppi basati su lingue europee. - Di solito alcuni gruppi principali di p. e c. si riconoscono sulla base del criterio semplice della lingua europea su cui sono ''basati'' (secondo l'uso di questo termine sopra chiarito). Sotto l'aspetto cronologico i p. e c. di più antica attestazione (dal secolo 15° in poi, comunque posteriore agli scarsi documenti medievali della lingua franca del Mediterraneo) sono quelli basati sul portoghese, alquanto numerosi nei secoli della massima espansione marittima del Portogallo, fra i secoli 15° e 18°, specie lungo le coste dell'Africa e dell'India, dell'Indonesia e della Cina. Oggi si devono ricordare principalmente i c. di Capo Verde, di São Tomé e Principe e della Guinea Bissau che godono (con diversi statuti politici e giuridici) di un certo prestigio di lingue ''nazionali''.

Dei p. e c. basati sullo spagnolo restano attualmente in uso alcuni creoli. Fra questi il più rappresentativo è il papiamentu delle Antille Olandesi, che gode di un certo prestigio socio-culturale. Nelle Filippine, nella regione di Zamboanga è parlata una varietà di spagnolo creolizzato. Altri p. e c. sono basati sull'olandese e fra questi bisogna ricordare l'afrikaans dei Boeri del Sud Africa.

I p. e c. basati sul francese, più numerosi di quelli già menzionati, sono parlati dall'Africa occidentale alle Antille, dall'America meridionale all'Oceano Indiano e all'Asia, sparsi in varie regioni dell'ex impero coloniale francese. Un c. di questo tipo, oramai quasi estinto, è ancora parlato nella Louisiana. Nelle Antille, ad Haiti, Guadalupa, Martinica, Grenada, St. Lucia e in varie altre isole, sono usate varietà di c. basate sul francese. Nell'Oceano Indiano varietà di c. di questo tipo sono parlate a Réunion, a Mauritius e alle Seychelles.

Il gruppo più numeroso di p. e c. è però quello basato sull'inglese, rappresentato da varietà alquanto diverse, parlate in tutti i continenti. In Africa occidentale sono usati vari p. e c. come quelli della Liberia, della Nigeria e del Camerun. Nella regione del Mar dei Caraibi sono parlati molti c. di questo tipo, come quelli della Giamaica, di Trinidad e di molte altre isole. Nell'America Meridionale sono parlati nella Guiana e nel Suriname; nell'America Settentrionale erano usate molte varietà oramai già estinte o piuttosto confluite nell'inglese standard o sub-standard, come il gullah, che era parlato un tempo sulle coste atlantiche dalla Carolina del Nord alla Florida. In Asia era conosciuto il p. a base inglese utilizzato in alcuni porti della Cina. Nell'Oceano Pacifico sono tuttora usati vari p. e c. basati sull'inglese, come nelle Hawaii, a Vanuatu, nella Nuova Guinea e isole circostanti e in molte altre isole. In Australia diversi gruppi di aborigeni utilizzano varietà di inglese pidginizzato.

In Eritrea e in Etiopia è stata segnalata una varietà di italiano pidginizzato; attualmente si sono sviluppate varietà di questo tipo fra lavoratori stranieri immigrati in Italia, usate in assenza di alternative.

Diverse varietà di tedesco pidginizzato sono state segnalate sia in Germania, utilizzate, come nel caso appena menzionato, da lavoratori immigrati, sia in regioni remote come la Nuova Guinea (a causa della colonizzazione di fine Ottocento).

Lungo la costa artica della Norvegia settentrionale era usato un tempo (dal secolo 18° fino all'inizio del Novecento) un p., il russenorsk, nel quale il lessico era tratto sia dal russo che dal norvegese. Altre varietà di p. basate invece sul russo erano parlate nelle regioni della Siberia meridionale, non lontane dalla frontiera cinese. Nell'Atlantico settentrionale, durante l'epoca delle navigazioni dei baschi, fra il secolo 16° e il 18°, fu usato un tipo di basco pidginizzato.

Gruppi basati su lingue extraeuropee. - Molti p. e c. sono basati su lingue di altre famiglie. Da menzionare in primo luogo le varietà di arabo che devono essersi formate nel corso dell'immensa espansione araba dal secolo 7° in poi, su cui esistono alcuni riferimenti. Oggi una varietà conosciuta di arabo pidginizzato è parlata nel Sudan meridionale. In Africa sono in uso vari p. e c. basati su lingue africane, specie lingue della famiglia bantu, e varietà che si basano su lingue ''franche'' di grande diffusione, come il sango, diffuso nella Repubblica Centroafricana e in regioni vicine, e lo swahili, diffuso in varietà diverse in vaste regioni dell'Africa orientale, dalla Somalia meridionale al Mozambico. Altri p. e c., parlati in altre regioni del mondo (o già estinti), sono basati sul malese, sullo hindī, sulla lingua delle Isole Figi, sul chinook (costa nord-occidentale dell'America settentrionale), sull'eschimese, sul tupi (in Amazzonia) e su molte altre lingue.

Caratteristiche strutturali comuni. - Le caratteristiche condivise da molti p. e c., ma in particolare dai creoli, si concentrano in special modo nei sistemi verbali, di solito organizzati su un sistema prevalentemente o esclusivamente aspettuale, e non temporale. S'identificano così gli indicatori morfologici e sintattici di vari ''aspetti'' dell'azione o della condizione espressa dal verbo, che possono essere di tipo abituale, completivo, progressivo, anteriore, oppure ''irreale'', se l'enfasi viene posta sulla non-esistenza o non-attuazione di una certa azione. Altra caratteristica condivisa da molti p. e c. è quella della presenza dei verbi ''seriali'', così chiamati perché tramite sequenze di due o più forme verbali vengono espressi concetti come ''per, a'', ''frase relativa'', ''comparazione'', e altri ancora. In molti c. la negazione viene espressa da una forma discontinua, costituita cioè da una parte che precede la forma verbale e una che chiude la clausola. Sono queste caratteristiche nel loro insieme che hanno suscitato in special modo l'interesse teorico dei linguisti per i p. e creoli.

Bibl.: J. A. Holm, Pidgins and Creoles, i, Theory and structure; ii, Reference survey, Cambridge 1988.

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