PICCARDIA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)

PICCARDIA

D. Sandron

(franc. Picardie)

Regione storica della Francia settentrionale, compresa entro gli od. dip. della Somme, dell'Aisne e dell'Oise.Il termine P. è documentato a partire dalla metà del sec. 13° nei testi dell'ambiente universitario parigino a indicare un territorio caratterizzato da un proprio specifico idioma: i Piccardi rappresentavano infatti una delle quattro nazioni dell'Università di Parigi assieme ai Francesi, agli Inglesi e ai Tedeschi. Bartolomeo Anglico (De proprietatibus rerum, XV) fu il primo a fornire, intorno al 1240, una definizione geografica della P., situandola tra la Francia, il Reno e il mare. Le sue principali città erano Beauvais, Amiens, Tournai e Arras; come P. superiore veniva indicata la zona più vicina alla Francia, mentre P. inferiore era detta quella limitrofa alle Fiandre e al Brabante.La P. non ha mai costituito un'unità politica o amministrativa, poiché nessuna dinastia riuscì mai a impiantarvi un solido feudo; al contrario, la regione fu sempre oggetto delle mire espansionistiche degli stati vicini, Normandia, Fiandre e regno di Francia. Solo nel sec. 15° venne istituito un governo di P., di natura amministrativa militare, che fu l'unico a portare il nome della provincia, ma la zona di competenza di questa circoscrizione subì continue variazioni.La geografia ecclesiastica della P. offre un quadro più stabile rispetto a quella politica. Tutte le diocesi situate nel territorio della P. appartenevano alla provincia di Reims, che perpetuava nel Medioevo i confini della provincia Belgica Secunda, costituita durante la riorganizzazione del Basso Impero. La maggior parte delle diocesi ebbe quali confini quelli delle città antiche: Amiens (Ambianum), Beauvais (Bellovacus), Soissons (Augusta Suessionum), Senlis (Civitas Silvanectum). Sul territorio dell'antico insediamento dei Veromandui, la sede episcopale fu trasferita, nel sec. 6°, da Saint-Quentin a Noyon. Inoltre, intorno all'anno 500, venne creata, per smembramento di quella di Reims, la diocesi di Laon.Dalla fine del sec. 3°, le città della P. si chiusero all'interno di anguste cinte murarie, erette nella maggior parte dei casi con materiali ricavati da edifici di età imperiale (Amiens, Soissons); questa situazione si protrasse sino alla fase di espansione delle città che ebbe inizio nell'11° secolo. La cristianizzazione, accompagnata da un forte movimento monastico, e una continuativa presenza del potere sovrano garantirono alla regione un certo fulgore artistico.In epoca merovingia, la regione assunse un ruolo strategico in ambito politico e religioso. Fu un territorio nodale nelle spartizioni del sec. 6°, in quanto Soissons era una delle capitali dei regni creati alla morte di Clodoveo (511) e di Clotario I (561); essa fu parte integrante della Neustria. Le valli dell'Oise e dell'Aisne furono sede di principesche dimore, uso che si prolungò anche in epoca carolingia (Quierzy, Choisy-au-Bac, Compiègne). La cristianizzazione della regione fu opera dell'episcopato e del sempre crescente insediamento monastico, in particolare con le fondazioni reali di Saint-Médard di Soissons attorno al 560 a opera di Clotario I e di Corbie nel sec. 7° a opera della regina Batilde. Nella diocesi di Laon si svilupparono le fondazioni di origine irlandese, nate dal monachesimo colombaniano (Saint-Jean-Notre-Dame a Laon). Gli scavi nelle necropoli hanno riportato alla luce importanti resti di arredi funebri (Goudelancourt-les-Pierrepont, Caranda, Bulles, Nouvion-en-Ponthieu, Vron; La Picardie, 1986) e sarcofagi con decorazioni a rilievo (Vorges, Montataire; Flèches-Mourgues, 1995), testimonianza di un'importante produzione seriale.Lo spostamento, in epoca carolingia, del centro di gravità politica verso E attenuò il ruolo della regione, che però, dopo la divisione dell'impero carolingio con il trattato di Verdun dell'843, riconquistò un posto di prestigio nella Francia occidentalis. Il territorio diventò un punto nodale per le opposte fazioni dei carolingi e dei seguaci di Roberto il Forte (m. nell'866). Malgrado i tentativi di Herbert de Vermandois (m. nell'843) per instaurare un grande principato territoriale con al centro Saint-Quentin, Soissons e Laon, e le ambizioni della casata di Blois-Champagne, o, a un livello più modesto, quelle della dinastia dei signori di Coucy nel sec. 12°, la P. non fu mai sede di un regime politico forte. Una delle costanti della sua storia a partire dall'Alto Medioevo è stata quella di avere avuto la funzione di terra di confine, a protezione della zona centrale del bacino di Parigi.Anche se i re riuscirono a mantenere una loro presenza nelle valli dell'Oise e dell'Aisne durante i secc. 10°-12°, i principali beneficiari della ricostituzione dei poteri che si andò compiendo in quel periodo sembra siano stati i vescovi e le principali comunità monastiche e canonicali; ciò ebbe esiti sulla straordinaria ricchezza dei monumenti della regione.L'annessione al dominio della Corona sotto Filippo II Augusto (1180-1223) del Valois e del Vermandois, successivamente alla contea di Amiens, concentrò l'amministrazione regia nei capoluoghi del baliato del Vermandois (con sede a Laon), di Amiens, Clermont-en-Beauvaisis e Senlis.Durante il periodo carolingio, la riforma religiosa ebbe in P. alcune delle sue più brillanti manifestazioni, per es. nella chiesa di Saint-Médard di Soissons, la cui cripta, malgrado i notevoli rimaneggiamenti successivi, offre un'interessante testimonianza dell'ambiziosa architettura dell'epoca (Defente, 1996), con le sue tre camere che si aprono su un corridoio trasversale, formula ripresa nella cripta funeraria di Saint-Quentin. L'abbazia di Corbie, la cui prospera comunità sciamò a Corvey in Westfalia, fu sede di un prestigioso scriptorium (Mérindol, 1976). Centula/Saint-Riquier, abbazia costruita tra il 790 e il 799 dall'abate Angilberto I (m. nell'814), genero di Carlo Magno, fu una delle punte avanzate della riforma ecclesiastica carolingia. Grazie a un disegno del sec. 11°, compreso nel Chronicon Centulense del monaco Ariulfo (m. nel 1143), andato disperso nel 1719, ma noto attraverso due copie del sec. 17° (Petau, 1613; Acta Sanctorum Ordinis sancti Benedicti, 1677), è stato possibile proporre una ricostruzione e un'interpretazione dei vari edifici di questa abbazia modello di epoca carolingia, valendosi anche degli scavi archeologici (Bernard, 1974), raffrontati al testo della Institutio de diversitate officiorum di Angilberto (Heitz, 1980). La chiesa abbaziale di Saint-Riquier realizzava in tutta la sua complessità il collegamento tra architettura e liturgia (cicli pasquali, reliquie, processioni), consentendo di sviluppare grazie a un simbolismo formale evocazioni di Roma e di Gerusalemme. L'imponenza assunta dal corpo occidentale, occupato da una grande torre multipiano, offre uno dei primi esempi di Westwerk. La chiesa costituì un vero e proprio modello, ripreso, durante i primi anni di regno di Ludovico I il Pio (814-840), nella ricostruzione della cattedrale di Reims.Quanto rimane della chiesa di Notre-Dame-de-la-Basse-Oeuvre a Beauvais costituisce una delle più interessanti testimonianze dell'architettura preromanica. La chiesa risale alla fine del sec. 10°, al tempo dell'episcopato di Hugues, predecessore del vescovo Hervé (m. nel 998), cui per molto tempo è stato attribuito il merito della fondazione. Gli scavi (Vernat-Chami, 1996) hanno consentito di appurare che si trattava di un edificio di tipo basilicale, lungo m 70 ca. e dotato di transetto, sulla cui crociera doveva elevarsi un campanile. L'alzato della navata centrale, a struttura lignea, privo di scansioni, è tipico della tradizione architettonica carolingia. Provengono da questa chiesa frammenti di vetrata e un affresco raffigurante la testa di Cristo (Beauvais, Mus. Dép. de l'Oise).Per molto tempo la P. è stata ritenuta una regione di scarsa produzione artistica in età romanica, soprattutto se confrontata alla vivacità della Normandia nella stessa epoca; in realtà il grande fervore di opere del successivo periodo gotico ha portato alla sparizione di numerosi monumenti dell'11° e della prima metà del 12° secolo. Le grandi cattedrali gotiche hanno infatti preso il posto di edifici più antichi che erano stati ricostruiti o rimaneggiati nei secoli precedenti. Inoltre, dalle notizie sui monumenti ancora esistenti sino alla Rivoluzione francese, come la chiesa abbaziale di Notre-Dame di Soissons, Saint-Lucien di Beauvais o Saint-Corneille di Compiègne, emerge il quadro di una ricchezza artistica che nulla aveva da invidiare alle regioni vicine. A questi esempi occorre aggiungere le scomparse chiese di Saint-Martin-aux-Jumeaux di Amiens, le abbazie del Gard, di Saint-Josse-sur-Mer, di Saint-Nicolas-aux-Bois. Le rovine della chiesa abbaziale di Dommartin (Enlart, 1895), così come i resti della decorazione scultorea di Corbie (Amiens, Mus. de Picardie), testimoniano la grandiosità e l'alto livello della produzione artistica monumentale; le architetture ancora esistenti sono in generale di dimensioni più modeste, come le navate di Bertaucourt e di Airaines, e il coro di Lucheux, nella diocesi di Amiens (Thiébaut, in Oursel, Deremble-Manhès, Thiébaut, 1994).Pur non essendosi conservato quasi nessuno dei grandi monumenti religiosi dell'epoca, la grande quantità di chiese rurali indica l'intensa produzione architettonica che si ebbe a partire dalla fine del sec. 11°, incoraggiata dai primi effetti della riforma ecclesiastica, che portarono alla restituzione da parte dei laici dei beni usurpati, all'insediamento del monachesimo riformato e delle comunità canonicali, con la conseguente riparazione e ricostruzione dei luoghi di culto.La durevole fase di sviluppo di cui godette la regione spiega il progressivo ampliamento dei beni ecclesiastici. L'esempio della chiesa di Rhuis (dip. Oise), uno dei pochi edifici della regione a essere stato oggetto di scavi (Durand, 1996), è rivelatore di tale tendenza.L'analisi della decorazione scultorea monumentale (Johnson, 1989) ha evidenziato la predilezione nelle valli dell'Oise e dell'Aisne, dalla navata della chiesa di Morienval sino ai tanti campanili in pietra della zona, per una decorazione geometrica tendente all'astrazione, a rilievo quasi appiattito, che appare come una delle peculiarità locali.Da tempo si è insistito nel sottolineare la precocità della P. nella storia dell'arte gotica. Qui si trovano infatti i più antichi esempi di volte ogivali, nelle antiche diocesi di Beauvais e di Soissons, e in particolare nel deambulatorio della chiesa abbaziale di Morienval, sicuramente databile verso il 1130, ma che non ha esercitato l'influenza per molto tempo attribuitagli (Prache, Johnson, 1996), come per altro Saint-Lucien di Beauvais (Henriet, 1983).È indubbio che edifici di maggiore rilevanza, come Saint-Germer-de-Fly (Henriet, 1985), hanno adottato molto precocemente non soltanto la volta ogivale, elemento che di per sé non è sufficiente a definire come gotica una struttura, ma anche un alzato regolarmente scandito, che sottolinea la successione delle campate e, in un rigoroso quadro di divisione dello spazio interno, sviluppa le dimensioni delle aperture, privilegiando i vuoti rispetto alle parti in muratura. Un edificio come Saint-Etienne a Beauvais - di cui ancora sussiste la navata dell'epoca, edificata intorno alla metà del sec. 12° - costituisce una delle rare testimonianze di rilievo della corrente artistica, coeva a Saint-Denis.I cantieri delle cattedrali avviati attorno al 1150 hanno di certo rappresentato dei potenti poli di attrazione, a Noyon (prima del 1150), come a Senlis, seguiti dopo pochi anni da Laon (ca. 1160) e da Soissons (braccio sud, ca. 1176). Senza questi passaggi risulterebbe impossibile spiegare la fisionomia di un cantiere come quello di Saint-Leu di Esserent, il cui coro presenta molti punti di contatto con quello della cattedrale di Senlis.La corrente assunse una straordinaria ampiezza negli ultimissimi anni del sec. 12°, con i cantieri del coro di Soissons, che con Chartres aprì la strada a una soluzione di alzato a tre livelli giganteschi, nel quale l'apertura di altissime finestre è resa possibile dal perfezionamento del sistema degli archi di spinta a doppia rampa. Nella cattedrale di Amiens, iniziata intorno al 1220, e in quella di Beauvais, intorno al 1225, vennero parzialmente attuati dei progetti portati ai limiti delle possibilità tecniche.L'ambiziosa concezione di questi monumenti si ripercosse sull'architettura monastica: la chiesa abbaziale cistercense di Longpont (consacrata nel 1227) ricalca i modelli proposti dal vicino cantiere della cattedrale di Soissons. Di riflesso, le altre grandi chiese cistercensi, come Royaumont, e nella regione Ourscamps e Vauclair, vennero anch'esse trascinate in questo fervore costruttivo.È lecito ipotizzare che verso la metà del sec. 13° la distribuzione monumentale delle chiese parrocchiali, che all'incirca coincise con la geografia degli attuali comuni, fosse stata interamente rinnovata. Si tratta della più importante spinta edilizia verificatasi nelle aree rurali della regione.Nelle zone urbane, la costruzione di grandi chiese, soprattutto cattedrali, non rappresentò un fenomeno isolato. A esso si accompagnò il ripristino degli edifici annessi - palazzi episcopali (Crépin-Leblond, 1987), spazi canonicali (case dei canonici, chiostri, sale capitolari, ospizi) -, modificando profondamente un tessuto urbano in piena trasformazione e che il potere ecclesiastico tentava manifestamente di continuare a dominare. Le difficoltà di proseguimento dei lavori nel cantiere della cattedrale di Amiens (Erlande-Brandenburg, 1977), le ripercussioni di quello di Laon (Saint-Denis) o di Soissons (Sandron, 1997), sono rivelatori del profondo mutamento in atto nelle città della P., che si dotarono di nuove e più ampie cinte murarie di tipo filippeo, con torri semicircolari di fiancheggiamento (Laon, Coucy-le-Château).La vivace politica edilizia è testimoniata dalla costruzione di torri circolari, per i rappresentanti del potere regio, nelle città di Laon, Montdidier e Péronne. Nessuna di esse è più esistente, ma il loro impatto regionale è riconoscibile dalle tante copie che ne sono derivate, come a Nesles-en-Dole, una fortezza concepita sul modello del castello di Dourdan.Nei grandi cantieri delle chiese vennero realizzate decorazioni pittoriche e scultoree particolarmente innovative. Malgrado le distruzioni che hanno colpito le cattedrali di Soissons e di Noyon, la regione annovera ancora cicli scultorei di grande qualità, in particolare il portale ovest della cattedrale di Senlis, che mostra il più antico esempio conservato della rappresentazione monumentale dell'Incoronazione della Vergine (Senlis, 1977). Nei portali occidentali della cattedrale di Laon l'immagine mariana trova ulteriore amplificazione, suggerendo poi il tema e il trattamento formale per il portale centrale di Saint-Yved di Braine. I più modesti portali di Saint-Pierre-au-Parvis a Soissons, di Saint-Pierre-des-Minimes a Compiègne, di Athies nei pressi di Péronne, di Saint-Nicolas di Amiens (perduto), di Saint-Etienne di Corbie, mostrano, insieme a ulteriori esempi, l'affermarsi nella seconda metà del sec. 12° del portale con decorazione figurata (Lapeyre, 1960).La monumentalizzazione che si riscontra nell'architettura intorno al 1200 toccò anche la scultura, e la decorazione dei portali della facciata della cattedrale di Amiens si impose rispetto a qualsiasi altra precedente realizzazione. In una composizione perfettamente organizzata è qui rappresentata una visione della Chiesa centrata sull'idea della salvezza, cui contribuiscono i profeti e le storie dell'Antico Testamento, rappresentati rispettivamente nei contrafforti e nei basamenti, i personaggi del Nuovo Testamento e la Vergine, raffigurata in posizione di rilievo nel portale sud, cui fa pendant a N il portale di Saint-Firmin, consacrato ai santi della diocesi che esaltano le glorie della Chiesa locale. La facciata ovest di Amiens rappresenta il più completo complesso scultoreo degli anni 1220-1240, nella filiazione della facciata di Notre-Dame di Parigi e del transetto di Chartres, precedentemente alla fioritura degli anni quaranta del sec. 13°, che sancisce il primato di Parigi nelle arti figurative.Nel portale, detto di Saint-Honoré o della Vierge dorée, del braccio sud del transetto, lo stile non è unitario: la maggior parte delle scene del timpano, come la Madonna del trumeau, manifesta quell'eleganza tipica dell'arte degli ultimi anni del secondo quarto del sec. 13° a Reims e a Parigi.L'influenza di Parigi divenne del resto manifesta anche in architettura a partire dalla metà del sec. 13° (Sainte-Chapelle a Saint-Germer-de-Fly, parti alte dei cori delle cattedrali di Amiens e di Beauvais).La seconda metà del sec. 13° annovera nella regione esempi scultorei pregevoli, con quanto resta del jubé della cattedrale di Amiens (Baron, 1990; Lernout, 1992) e statue isolate (Madonne di Saint-Jacques di Compiègne e di Marle; Madonna detta di Abbeville, Parigi, Louvre).Dell'arte vetraria, nonostante le rilevanti distruzioni, si conservano testimonianze di grande importanza, come le vestigia, del sec. 12°, della vetrata della chiesa abbaziale di Saint-Germer-de-Fly (Grodecki, 1965b), rimontate nella Sainte-Chapelle del sec. 13°, come pure due pannelli con scene della Genesi, provenienti dalla regione di Senlis, recentemente acquisiti dal Mus. Mun. della città. Tra questi esempi va inoltre ricordato il rosone settentrionale della cattedrale di Laon, che presenta la raffigurazione delle Arti liberali. Il complesso absidale di questa cattedrale, assieme ai resti dell'abside della cattedrale di Soissons, costituisce anzi una delle più importanti testimonianze di arte vetraria realizzate intorno al 1200.Sulla base di riscontri stilistici, è stato possibile accertare la presenza nel cantiere della collegiata di Saint-Quentin del Maestro di Saint-Eustache, il cui intervento nella navata della cattedrale di Chartres, intorno al 1220, è stato individuato da Grodecki (1965a).Le cattedrali di Amiens e di Beauvais conservano parte delle loro vetrate originali del sec. 13°; quelle di Beauvais furono notevolmente restaurate nel sec. 14°, a seguito dei danni provocati dal crollo delle volte del coro nel 1284 (Cothren, 1996).Dal secondo terzo del sec. 14° la P. subì una profonda crisi artistica. La guerra dei Cento anni, che produsse tremendi disastri nella regione, fu causa di estese rovine. Il conflitto anglo-francese richiese il restauro o la costruzione di alcune fortezze rappresentative del potere dei principi. In particolare, Luigi I di Valois duca di Orléans (1372-1407) fece ricostruire il castello di Pierrefonds, diede inizio alla costruzione del castello della Ferté-Milon e acquistò Coucy-le-Château, profondamente rimaneggiato dall'ultimo signore del luogo, Enguerrand VII (m. nel 1397). L'apparato decorativo di queste fortezze è andato in gran parte distrutto, ma dall'iconografia cortese e dalla finezza di esecuzione delle parti restanti è dato intuire a quale livello di raffinatezza formale fosse pervenuta l'alta società cavalleresca della zona (Mesqui, 1988). Questi cantieri esercitarono un'influenza sulle più modeste fabbriche locali di Septmonts, Rambures, Berzy-le-Sec e Montépilloy.La crisi generalizzata attraversata dal paese alla fine del Medioevo non interruppe tutte le attività artistiche in Piccardia. Lo testimonia anzitutto la costruzione del contrafforte (il Beau Pilier) della cattedrale di Amiens. Anche il proseguimento della costruzione della basilica di Saint-Quentin risale alla fine del sec. 14° e ai primi anni del 15°; di questa fase edilizia va ricordata in particolare la facciata del braccio settentrionale del transetto, che è opera dell'architetto Gilles Largent (Héliot, 1967).Tra i musei e le collezioni della P., oltre alle raccolte di Amiens (Mus. de la Picardie), Compiègne (Mus. Mun.), Laon (Mus. Archéologique Mun.), Noyon (Mus. Mun.), Senlis (Mus. Mun.) e Soissons (Mus. Mun.) e il Mus. Dép. de l'Oise a Beauvais, vanno menzionati le collezioni del Mus. de l'Archerie et du Valois a Crépy-en-Valois, che raccolgono un rilevante numero di opere scultoree della regione, principalmente della fine del Medioevo, e i musei dipendenti dall'Inst. de France a Senlis (abbazia di Chaalis, Mus. Jacquemart André) e a Chantilly (Mus. Condé), che conserva, tra l'altro, il Salterio della regina Ingeborga (9, già 1695), le Très Riches Heures del duca di Berry (65, già 1284) e la maggior parte delle miniature provenienti dal Libro d'ore di Etienne Chevalier, dipinte da Jean Fouquet. La Coll. de Manuscrits Anciens di Chateau-Thierry, infine, conserva interessanti esempi di opus anglicanum.

Bibl.:

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