MEDICINALI, PIANTE

Enciclopedia Italiana (1934)

MEDICINALI, PIANTE

Fabrizio CORTESI

Con questo nome, e anche con quello di officinali (da officina "farmacia"), s'indicano quei vegetali usati in terapia e che furono anche chiamati col nome di semplici.

L'uso delle piante officinali è antichissimo; esse hanno certamente costituito i primi, e per molti secoli, gli unici rimedî dell'uomo. Il loro uso è dovuto al riconoscimento di speciali proprietà dipendenti dal contenuto di composti varî (alcaloidi, glucosidi, saponine, principî amari, emodine, gomme, terpeni, mucillagini, oli grassi, olî essenziali), composti talora diffusi in tutto il corpo del vegetale, talora localizzati o più abbondanti in parti determinate. Quindi di alcune si usa tutta la pianta, di altre invece solo il legno o la corteccia o la radice, oppure i bulbi, i tuberi, le foglie, i fiori, i frutti, o i semi; la parte adoperata costituisce la droga.

Ne consegue che molte piante medicinali (giusquiamo, belladonna, stramonio, colchico, ecc.) sono anche velenose appunto per i principî attivi che contengono e devono essere adoperate con particolari cautele. Però è noto che piante velenose in un paese non lo sono in altri: infatti la cicuta maggiore, tossica da noi, non lo è in Scozia, lo stesso avviene per l'aconito che in Scandinavia è privo dei suoi principî velenosi; la canapa indiana ricca di principî attivi in Asia è inerte in Europa. Quindi la latitudine e l'ambiente esercitano senza dubbio un'influenza sull'attività delle piante medicinali. Altro coefficiente importante è la stagione, ossia l'epoca di raccolta: infatti è conosciuto da tempi molto antichi che le piante medicinali per essere efficaci non devono essere raccolte, salvo rare eccezioni, in ogni epoca dell'anno, ma solo in determinate stagioni nelle quali esse sono più ricche di contenuto attivo. L'epoca di raccolta, riconosciuta empiricamente attraverso una secolare esperienza, costituisce quello che gli antichi semplicisti e rizotomi chiamavano col nome di tempo balsamico. Così non bisogna raccogliere in genere i vegetali né quando sono troppo giovani, per dar tempo ai principî attivi di formarsi, né quando sono troppo vecchi, perché il contenuto ha subito profonde modificazioni; le foglie di digitale devono raccogliersi prima della fioritura, perché dopo i glucosidi scompaiono, le radici di altea a due anni di età, quelle di belladonna non devono essere troppo vecchie perché legnose, ecc.

Talune piante furono usate perché il loro corpo o taluno dei suoi organi rassomiglia a parti del corpo umano: così le foglie di pulmonaria somigliano al polmone, il tallo della fegatella al fegato, i tuberi di orchidee ai testicoli, ecc.: questa è la così detta segnatura degli antichi erboristi, alla quale si dava un'enorme importanza, ma che è assolutamente priva d'ogni base scientifica.

Il calendario del raccoglitore di piante officinali, per l'Italia, è il seguente: Gennaio: aconito (tuberi). - Febbraio: violetta (fiori). - Marzo: abete, pioppo (gemme); frangola, mezereo (corteccia); farfara, pesco, violetta (fiori), altea, angelica, bardana, belladonna, enula, genziana, lapazio, levistico, prezzemolo, tarassaco, valeriana (radice); arnica, calamo, gramigna, imperatoria (rizoma); dulcamara (fusto); sabina (sommità); orchidee (tuberi). - Aprile: frangola, mezereo, spinocervino (corteccia); farfara, pruno comune, violetta (fiori); giusquiamo, uva orsina (foglie); lichene islandico (tallo); le radici del mese precedente insieme con quelle di brionia, cicoria, pimpinella, saponaria. - Maggio: camomilla comune, rose, sambuco (fiori); altea, belladonna, digitale, malva, trifoglio fibrino, uva orsina (foglie); ciliege (frutti); adonide, alchemilla. capelvenere, coclearia, cicuta maggiore, farfara, millefoglie, ruta, salvia, tanacao, viola del pensiero (erba); colchico (semi); ciliege (peduncoli dei frutti o stipiti). - Giugno: altea, arnica, borragine, camomilla, malva, papavero rosso, rose, sambuco, tiglio (fiori); altea, arancio amaro, belladonna, cardosanto, cicoria, digitale, farfara, lauroceraso, malva, melissa, menta, noce, salvia, sambuco, stramonio, trifoglio fibrino, uva orsina (foglie); ciliege, fragole, papavero sonnifero (frutti); molte delle erbe precedenti insieme con assenzio, centaurea minore, equiseto, galega, issopo, marrubio, piretro, rosmarino, saponaria, timo volgare e serpillo; colchico (semi). - Luglio: molti dei fiori precedenti insieme con quelli di arancio, iperico, lavanda, verbasco; le stesse foglie precedenti; molte erbe precedenti insieme con quelle di erniaria, iperico, lattuga virosa, meliloto, ortica, pulegio, veronica; segala cornuta (sclerozi); lamponi, mirtilli, more, ribes (frutti); licopodio (spore); stafisagria (semi); granturco (stimmi); colchico (tuberi). - Agosto: oltre ai frutti precedenti anche quelli di spinocervino; altea, verbasco (fiori); giusquiamo, lauroceraso, malva, piantaggine, stramonio (foglie); angelica, anice, canapa, cicuta, coriandolo, cocomero asinino, fellandrio (frutti); quasi tutte le erbe del mese precedente; lattucario; licopodio (spore); luppolo (coni); belladonna, elleboro bianco (radice); giusquiamo, papavero, senape, stramonio (semi); aconito, colchico, orchidee (tuberi); carbone del granturco (spore). - Settembre: ginepro, spinocervino, sambuco (frutti); piantaggine, prezzemolo (foglie); agrimonia, borsa da pastore, equiseto, fumaria, mente varie, origano (erba); lichene islandico (tallo); angelica, belladonna, cicoria, genziana, liquirizia, robbia, saponaria, tarassaco (radice); arnica, calamo, felce maschio, gramigna, pimpinella, valeriana, veratro (rizoma); zucca, ricino, stramonio (semi); dulcamara (fusti); carbone del granturco (spore). Ottobre: ginepro, prezzemolo, sambuco, sorbo, spinocervino (frutti); agarico bianco (ricettacoli); lichene islandico; molti rizomi precedenti oltre a quelli di bistorta, imperatoria, ireos; cotogno, ricino, stramonio (semi). - Novembre: si raccolgono molte delle droghe del mese precedente oltre a arancio amaro (corteccia dei frutti), limone (frutti). - Dicenrbre: non si fa raccolta.

Data l'estensione longitudinale dell'Italia, le differenze di epoca vegetativa fra le Alpi e la Sicilia per le piante diffuse in tutto il paese è da 15 a 20 giorni: i dati precedenti sono particolarmente relativi all'Italia settentrionale e centrale. Nel mezzogiorno e nelle grandi isole la raccolta anticipa da 10 a 20 giorni. La raccolta deve essere fatta con cura, evitando le giornate di pioggia e le ore in cui le piante sono bagnate dalla rugiada, badando a non rompere le parti che devono essere disseccate, pulendo con cura gli organi dalla terra e dalle altre impurità. Le radici troppo grosse, i tuberi, i bulbi si tagliano a fette o a dischi o a rotelle. Si deve evitare di lasciare troppo ammassate le piante o le loro parti per impedire che fermentino o ammuffiscano: se nel raccolto si osservano fenomeni di riscaldamento è bene aerarlo, per evitare fermentazioni dannose.

Essiccamento. - Poche piante medicinali (lauroceraso, felce maschio) vengono utilizzate allo stato fresco; le altre devono essere conservate e il mezzo più rapido e adatto è l'essiccamento. Questo è tanto più perfetto quanto più è rapido e completo, ma deve essere eseguito con cura per evitare alterazioni e scomposizione dei principî attivi.

Il sistema più comune è quello di essiccare le piante o le loro parti all'aria aperta, ma è un cattivo metodo che deve abbandonarsi. perché le piante riacquistano nella notte la maggior parte dell'umidità perduta nel giorno e fermentano; è meglio ricorrere agli essiccatoi e alle stufe. L'essiccatoio è un granaio aerato, posto dí preferenza sotto il tetto, perché così viene scaldato dal sole, esposto a ponente o a mezzogiorno, con aperture capaci di far circolare l'aria, ma di facile chiusura per impedire l'azione diretta del sole, l'umidità notturna e la pioggia. Quivi, su impalcature o graticci, si dispongono le droghe in strati sottili che si rimuovono con cura e con grande frequenza. Alcune, come radici, tuberi, rizomi e bulbi, si legano in mazzi, così pure le sommità fiorite e le erbe, e si attaccano a cordicelle.

Le stufe sono di varî tipi, ma si basano sull'uso d'una sorgente di calore artificiale regolabile a volontà fino al grado dovuto; l'aria calda circola nell'ambiente e si rinnova quando è carica di vapor acqueo. Anche qui le piante si dispongono come nell'essiccatoio. La temperatura iniziale deve essere di 20-25° e innalzarsi fino a 35-40° senza altro aumento, per evitare la cottura delle droghe nell'acqua di vegetazione. L'essiccatoio serve per le piante aromatiche, la stufa per le altre, specie per le parti legnose.

In seguito al disseccamento si ha perdita in peso che varia a seconda delle piante, delle parti, della stagione, delle località, ecc.

I dati medî qui indicati rappresentano in chilogrammi il prodotto secco di 1 kg. di droga fresca. Radici: altea, 0,250-0,340; angelica, 0,200-0,265; belladonna, o,380; bardana, 0,300; liquirizia, o,330; saponaria, 0,320; sedano, 0,300; tarassaco, 0,220; valeriana, 0,290. - Bulbi, tuberi, rizomi: calamo, 0,250; colchico, 0,340; felce maschio, 0,250-0,320; gramigna, o,400; imperatoria, 0,220; scilla, o, 180-0,220. - Gemme: abete, 0,385; pioppo, 0,360. - Fusti, cortecce: dulcamara, 0,930; frangola, 0,400; mezereo, o,500. - Foglie, erbe: altea, 0, 150; arancio amaro, 0,460; assenzio, o,260; belladonna, 0, 180; cicoria, 0, 160; cicuta, o, 180; centaurea minore, 0,260; coclearia, 0, 180; digitale, 0, 180; giusquiamo, 0, 135; malva, 0,215; melissa, 0,220; menta piperita, 0,215; salvia, o,225; stramonio, 0,450; timo, 0,330; trifoglio fibrino, 0,220; uva orsina, o,200. - Fiori: arnica, o,200. camomilla, 0,260-0,340; arancio, 0,250; lavanda, 0,390; malva, 0, 110; papavero rosso, 0,085-0,100; rose, o, 180-0,240; sambuco, 0,250; tiglio, 0,300; verbasco, o, 180-o,200; zafferano (stimmi), 0,200; mirtillo (frutti), 0, 160.

Distribuzione delle piante officinali in Italia e colonie. - La flora italiana, dato il vario aspetto del suolo, è ricca di piante officinali e aromatiche.

Sono diffuse in tutta la penisola: Adonis autumnalis, altea, assenzio, bardana, belladonna, borragine, camomilla, capelvenere, centaurea minore, cicoria, cicuta maggiore, colchico, dulcamara, elleboro bianco, farfara, felce maschio, finocchio, frangola, ginepro, giusquiamo, gramigna, iperico, lapazio, malva, more, parietaria, piantaggine, rosolaccio, saponaria, sambuco, stramonio, tiglio, tarassaco, valeriana, viola del pensiero e viola mammola.

Si trovano solo in talune regioni: aconito, Adoms aestivalis, A. Cupaniana, A. vernalis, angelica, arnica, calamo aromatico, convallaria, fellandrio, genziana gialla, lauro, lichene islandico, licopodio, mirtillo, psiglio, ricino, sabina, scilla, stafisagria, trifoglio fibrino, uva orsina, verbasco.

Si trovano tanto in Sicilia quanto in Sardegna: adonide, altea, bardana, belladonna, borragine, capelvenere, cicoria, cicuta, colchico, dulcamara, farfara, felce maschio, finocchio, ginepro, giusquiano, gramigna, lapazio, lauro, liquirizia, malva, more, parietaria, piantaggine, ricino, rosolaccio, sambuco, saponaria, scilla, stafisagria, stramonio, tarassaco, viola del pensiero, viola mammola, verbasco.

Si trovano in Sicilia: coloquintide, fellandrio, frassino da manna, Plantago media, senape, valeriana. Si trovano in Sardegna: digitale, genziana. A queste si possono aggiungere alcune piante aromatiche di più largo uso come: lavanda, melissa, menta, origano, rosmarino, salvia, serpillo, timo ecc., le quali sono qua e là diffuse nel territorio italiano e assai frequenti. Nelle colonie italiane dell'Africa crescono invece: acacie da gomma, cassie, che forniscono la sena, coloquintide, stramonio, lino da seme, Meriandra benghalensis, ricino, tamarindo, Carum copticum o aiovan (preziosa sorgente di timolo), henna, mirra, incenso, aloe; inoltre, in dette colonie, è resa possibile la coltivazione di talune altre piante officinali che crescono in altre regioni subtropicali o tropicali.

Coltivazione delle piante medicinali. - La coltura di molte fra queste piante è consigliabile perché permette di avere sopra superficie limitate una grande quantità di prodotto di facile raccolta, che può essere agevolmente essiccato o lavorato a seconda delle necessità dell'industria. Inoltre con la coltivazione è possibile applicare i metodi moderni di selezione e di concimazione migliorando il prodotto con l'aumento della percentuale di principî attivi sui quali si basa il valore commerciale delle droghe.

Infatti s'è visto che la belladonna, lo stramonio e il giusquiamo con concimi azotati dànno una maggior quantità di foglie, più ricche di alcaloidi; la senape nera, l'anice, il finocchio, il coriandolo con concimazioni fosfatiche sviluppano maggior quantità di semi e di frutti; nel luppolo il nitrato di soda determina una produzione maggiore di coni. Gli Olandesi con le colture di china a Giava, per selezione e innesto, hanno ottenuto cortecce più ricche di alcaloidi. Inoltre v'è la possibilità di acclimazione di piante di altre regioni: è stato dimostrato che il papavero da oppio cresce benissimo in Italia e dà un considerevole rendimento di morfina. P. R. Pirotta e F. Cortesi nel R. Orto botanico di Roma hanno ottenuto buoni risultati dalle colture di cascara sagrada, podofillo peltato, idraste, che sono piante dell'America Settentrionale.

Infine con la coltura s'impedisce la distruzione di talune specie che vanno diventando rare allo stato spontaneo.

Stabilizzazione. - Allo scopo di evitare alterazioni e conseguente perdita di principî attivi in molte droghe vegetali alcuni autori consigliano di stabilizzarle. Il processo di stabilizzazione consiste nel sottoporre le droghe vegetali, appena raccolte, a un trattamento che uccida immediatamente le loro cellule per evitare appunto le azioni enzimatiche che, per quante cure si usino, non possono evitarsi durante il disseccamento; si suole per lo più esporre le piante, per una o due ore, entro speciali recipienti, a vapori di alcool e poi si fanno disseccare con le cautele sopra indicate. La stabilizzazione è consigliabile per droghe i cui principî attivi sono facilmente alterabili come, per es., per le foglie di digitale.

Legislazione sulle piante officinali. - Il 6 gennaio 1931 è stata promulgata in Italia una legge sulla disciplina della coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali, allo scopo di ovviare a molti inconvenienti lamentati da lunghi anni e ai quali era necessario porre un freno. Tale legge obbliga tutti coloro che fanno commercio di piante officinali a essere debitamente autorizzati per mezzo del diploma di erborista, rilasciato in seguito a un corso teorico-pratico svolto presso le università; obbliga tutti coloro che raccolgono piante medicinali a munirsi di una carta di autorizzazione; impedisce la raccolta distruttiva, perché il Ministero dell'agricoltura e foreste deve periodicamente indicare di quali piante è permessa e di quali è proibita la raccolta; istituisce un controllo sulle droghe soggette all'esportazione e su quelle facilmente deteriorabili e crea una commissione consultiva tecnica presso la propria sede per coordinare e disciplinare il movimento relativo alle piante officinali.

Questa legge, frutto degli studî di apposita commissione, ha colmato una grave lacuna e ha messo l'Italia in prima linea fra le nazioni che si sono interessate dell'utilizzazione e lo sfruttamento di dette piante.

V. tavv. CXLVII e CXLVIII e tavv. a colori.

Bibl.: F. Cortesi, Botanica farmaceutica, Torino 1910; id., Il problema della produzione delle piante medicinali in Italia, in Natura, VIII (1916); id., La crisi delle piante medicinali e le nostre colonie africane, Roma 1919; id., Le piante da profumi, da aromi e da essenze delle nostre colonie africane, Roma 1919; Comitato Nazionale per le piante medicinali, aromatiche ed estrattive in Italia e colonie, Relazione generale dei lavori compiuti dal 1915 al 1919, Roma 1919, con 14 tavole ill.; A. Valenti, F. Cortesi, E. Carlinfanti, Codice delle piante medicinali, parte 1ª: Piante medicinali italiane, con 40 tavole in nero e a colori, Roma 1925; Disciplina della coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali, Legge 6 gennaio 1931 e Regolamento, Roma 1932; F. Cortesi, Norme generali per la raccolta, la preparazione e la conservazione delle piante medicinali e aromatiche, Roma 1932.

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