Plutone, pianeta

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Plutone, pianeta

Lara Albanese

Il pianeta più piccolo

Plutone, nono pianeta del Sistema Solare, è un piccolo mondo, freddo e inospitale, con una superficie ghiacciata e un’atmosfera rarefatta. La sua orbita, di tanto in tanto, intercetta quella di Nettuno; il suo unico satellite, Caronte, ha dimensioni tanto poco differenti da Plutone da farli considerare dagli astronomi come un unico sistema formato da due pianeti. A causa della sua grande distanza dalla Terra, Plutone è stato individuato solo nel 1930

Il pianeta e il suo satellite

Il nono e il più piccolo pianeta del Sistema Solare si chiama Plutone. È talmente piccolo che lo supera per dimensioni addirittura la Luna, il nostro satellite; la sua massa pari a 1,293 x 1022 kg è appena due millesimi della massa terrestre, mentre il diametro è compreso fra 2.300 e 2.400 km.

La superficie di Plutone è formata da una coltre ghiacciata di metano, monossido di carbonio e azoto. La temperatura del pianeta oscilla fra -228 °C e -238 °C. Dal 1988 sappiamo inoltre che Plutone ha una propria atmosfera. In quell’anno, infatti, il pianeta è passato di fronte a una stella che non è scomparsa di colpo: la luminosità dell’astro è diminuita gradatamente e questo si può giustificare solo supponendo che la stella fosse coperta prima dall’atmosfera del pianeta e poi dal pianeta vero e proprio. L’atmosfera di Plutone è molto rarefatta e quando il pianeta si allontana dal Sole (pianeti) può ghiacciarsi.

L’orbita di Plutone è inclinata di ben 17° rispetto all’eclittica ed è estremamente eccentrica, tanto che in alcuni casi interseca l’orbita di Nettuno, facendo perdere per qualche tempo a Plutone il primato di pianeta più lontano dal Sole. Per completare la sua orbita attorno al Sole Plutone impiega 247,9 anni terrestri.

L’unico satellite di Plutone si chiama Caronte; ha una massa che molti studiosi valutano in circa un tredicesimo di quella di Plutone, un diametro di circa 1.270 km e ruota a una distanza da Plutone di circa 19.640 km. Secondo alcuni astronomi sarebbe meglio parlare di Plutone e di Caronte come di un sistema doppio di pianeti piuttosto che di un pianeta e del suo satellite proprio perché i loro diametri sono molto vicini e i loro moti si influenzano fortemente. La superficie di Caronte è decisamente diversa da quella di Plutone in quanto formata da acqua ghiacciata. Nel 2005 sono state scoperte altre due piccole lune del pianeta, che aspettano di essere battezzate.

La scoperta di Plutone e di Caronte

Fu l’astronomo Percival Lowell – noto per le sue ricerche su Marte – che, per spiegare alcune irregolarità dei moti di Urano e Nettuno, suppose per primo l’esistenza di un ‘Pianeta X’. Le irregolarità delle orbite di Urano e Nettuno si potevano giustificare immaginando l’esistenza di un piccolo pianeta che, in qualche modo, facesse sentire anche la sua attrazione gravitazionale. Lowell sperava che capitasse qualcosa di simile a ciò che aveva portato alla scoperta di Nettuno, individuato nel 1846 esaminando il moto irregolare di Urano. Le cose furono però un po’ più complicate. Il pianeta non fu avvistato da Lowell nonostante le sue meticolose e minuziose ricerche e l’Osservatorio di Flagstaff in Arizona, presso il quale egli lavorava, dopo la sua morte avvenuta nel 1916, smise di andarne alla ricerca per oltre un decennio. La scoperta di questo piccolo pianeta avvenne soltanto nel 1930 quando il giovane astronomo Clyde William Tombaugh riuscì a individuarlo, sempre grazie agli strumenti dell’Osservatorio di Flagstaff.

Anche Caronte fu scoperto in maniera un po’ insolita. Nel 1978 l’astronomo James Christy notò in una fotografia che la forma di Plutone era ‘a pera’. Suppose allora che il pianeta avesse un grande satellite (o almeno un satellite di dimensioni non troppo diverse dalla sua) in grado di deformarlo con la sua forza di gravità, come in effetti è stato poi dimostrato. Si ipotizza che Caronte sia stato prodotto dal materiale espulso da Plutone dopo una collisione con un altro corpo celeste di grandi dimensioni, analogamente a quanto molti astronomi pensano sia accaduto nel caso della Luna.

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