Petto

Enciclopedia Dantesca (1970)

petto

Luigi Blasucci

Il termine ricorre abbastanza spesso nella Commedia, mentre presenta scarse occorrenze nelle altre opere, nel Fiore e nel Detto.

Nel suo significato fisico ha un impiego pressoché esclusivo nel poema, e più precisamente nelle prime due cantiche, in connessione con la varia rappresentazione del corpo ivi presente. Per es. nella figurazione di anime e di guardiani: Farinata s'ergea col petto e con la fronte (If X 35: " idest pectore resupinato et fronte clara; quasi dicat magnifice et superbe ", Benvenuto); il centauro Chirone si guarda al petto, là dove le due nature son consorti (XII 70 e 83; cfr. anche Pg XXIV 123 doppi petti, uno umano e uno equino); Catone ha ‛ di pel bianco misti ' i capelli, de' quai cadeva al petto doppia lista (Pg I 36). Oppure nella descrizione fisica dei supplizi: gl'iracondi si percotean non pur con mano, / ma con la testa e col petto e coi piedi (If VII 113); l'indovino Tiresia ha fatto petto de le spalle / ... e fa retroso calle, " cammina all'indietro " (If XX 37); Maometto con le man s'aperse il petto, / dicendo: " Or vedi com'io mi dilacco!... " (XXVIII 29); i due fratelli Alberti ‛ stringono ' i petti, sono cioè talmente vicini da avere 'l pel del capo... insieme misto (XXXII 43); Mordret è presentato come quelli a cui fu rotto il petto e l'ombra / con esso un colpo per la man d'Artù (v. 61: " stando l'uomo col petto al sole, di retro mostra l'ombra, et essendo rotto il petto sì, che passasse di là, verrebbe ancora rotta l'ombra, e sotto questa fizione parla lo autore, a mostrare che il colpo passò da l'uno lato all'altro ", Buti). Si veda inoltre If IX 49, XIV 107, XIX 125, XXII 129, XXIII 50, XXXI 47 e 75, XXXIV 29, Pg II 81, III 111, V 126, X 132, XXIII 102, Pd XXV 112 (dove la presentazione di s. Giovanni, Questi è colui che giacque sopra 'l petto / del nostro pellicano, a parte la trasposizione simbolica Cristo-pellicano, è da ricondurre alla fonte scritturale: " Petrus vidit illum discipulum, quem diligebat Iesus... qui et recubuit in cena super pectus eius ", Ioann. 21, 20; e cfr. anche 13, 23). E ancora Cv I XI 10, Fiore CCV 3, Detto 207.

Il termine può essere riferito anche ad animali o mostri: e petti de le starne sono un boccone prelibato per Forese (Rime LXXV 2); Gerione là 'v'era 'l petto, la coda rivolse (If XVII 103; cfr. anche il v. 14); Pg XXXI 113, dove l'espressione al petto del grifon seco menarmi significa " presso a ", " davanti a "; Pd XXI 14, con riferimento a una costellazione: Saturno sotto 'l petto del Leone ardente / raggia mo misto giù del suo valore, per cui il Porena rimanda a XVI 37-39 al suo Leon... venne questo foco [Marte] / a rinfiammarsi sotto la sua pianta.

L'immagine fisica può a sua volta far parte di un'intera locuzione con valore metaforico: Cv IV IX 17 è da ferire nel petto a le usate oppinioni, quelle per terra versando; If XIV 72 li suoi dispetti / sono al suo petto assai debiti fregi (" come i fregi sono ornamento al petto, così i dispetti di costui sono debito tormento all'anima sua ", Boccaccio).

Usi fraseologici: Pg IX 111 tre volte nel petto... mi diedi, " mi battei il petto ", secondo il rito penitenziale (cfr. VII 106 e Pd XXII 108); Fiore XXXIX 13 poca gente porrebbe... petto / al lavorio, " darebbe opera ", " si affaticherebbe "; If VIII 116 Chiuser le porte que' nostri avversari / nel petto al mio segnor, " in faccia ", bruscamente e villanamente; Detto 208 a Dio a petto / mi par esser la dia / ch'i' veggio quella Dia, " di fronte a Dio. ".

In accezione ugualmente fisica il vocabolo può indicare l'interno del p. in quanto sede di particolari fenomeni fisiologici, specialmente connessi con la presenza del cuore: Vn XIV 4 mi parve sentire uno mirabile tremore incominciare nel mio petto da la sinistra parte; XXXIV 10 9 Piangendo [i sospiri] uscivan for de lo mio petto; Pg XXX 99 lo gel che m'era intorno al cor ristretto, / spirito e acqua fessi, e con angoscia / de la bocca e de li occhi uscì del petto.

Sul presupposto fisico del p. quale sede del cuore si fondano i vari significati traslati del vocabolo relativi alla vita affettiva; e, come per ‛ cuore ' (v.), si potrà distinguere anche in p. un'idea di affettività in senso stretto, coincidente con la passione o desiderio amoroso; Rime CXVI 73 fatto ha d'orgoglio al petto schermo tale, / ch'ogni saetta lì spunta suo corso; / per che l'armato cor da nulla è morso; Pd III 1 Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto; e un'idea di affettività in senso lato, coincidente con la nozione generica di " sentimento ", o addirittura di " animo ", " spirito ": Pg I 18 l'aura morta / che m'avea contristati li occhi e 'l petto (meno attendibile la spiegazione fisica proposta dal Del Lungo e dal Porena: " la respirazione "); XV 54 non vi sarebbe al petto quella tema; XXIV 153 nel petto lor troppo disir non fuma; Pd XIV 91 non er'anco del mio petto essausto / l'ardor del sacrificio. In Rime CIV 87 l'espressione Morte al petto m'ha posto la chiave sembra significare " Morte mi ha chiuso il cuore, se ne è fatta padrona ", e quindi " sono in punto di morte " (come interpreta il Sapegno; cfr. N. Sapegno-W. Binni-G. Trombatore, Scrittori d'Italia, I, Firenze 19539, 179); ma non è escluso che vi si debba vedere un riferimento all'opinione medica medievale sul cuore come sede della vita.

In quest'ambito semantico allargato, p. può designare anche la sede dell'ispirazione poetica, il luogo in cui penetra il soffio divino di Apollo: Pd I 19 Entra nel petto mio, e spira tue (dov'è anche operante il ricordo letterario, richiamato dal Mattalia, dell'invasamento di vati e sibille: cfr. Aen. VI 78-79 " magnum si pectore [vates] possit / excussisse deum ", e 101 " stimulos sub pectore vertit Apollo ").

Al limite, il p. può essere riguardato anche come sede dell'intelligenza, e il vocabolo valere allora " mente ", " intelletto ": Pg XXV 67 Apri a la verità che viene il petto; Pd XIII 37 Tu credi che nel petto onde la costa / si trasse... / quantunque a la natura umana lece / aver di lume, tutto fosse infuso.

In due passi dell'opera dantesca, infine, p. si pone come sineddoche della persona stessa, nella fattispecie Catone l'Uticense, con implicito riferimento alle sue doti morali: Cv IV V 16 O sacratissimo petto di Catone, chi presummerà di te parlare?; Pg I 80 Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega, / o santo petto, che per tua la tegni (ma per la provenienza dell'espressione santo petto a proposito di Catone, ferma restando la paternità dantesca della sineddoche, v. Lucano Phars. IX 255 " Erupere ducis sacro de pectore voces "; inoltre II 285 " arcano sacras reddit Cato pectore voces ", e IX 554-555 " Nam cui crediderim superos arcana daturos / dicturosque magis quam sancto vera Catoni? ").

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