Pesciolini d'argento e collemboli

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

pesciolini d’argento e collemboli

Giuseppe M. Carpaneto

Insetti senza ali

Vengono chiamati pesciolini d’argento i più comuni rappresentanti dell’ordine dei Tisanuri, piccoli Insetti privi di ali che vivono in ambienti umidi. In particolare li conosciamo bene perché nelle nostre case si insinuano, tra i libri e sotto i quadri. I Collemboli sono minuscoli Insetti, anch’essi privi di ali e capaci di saltare, che vivono invece soprattutto nel terreno umido

Ali e mascelle

In passato gli entomologi dividevano gli Insetti in due sottoclassi: Apterigoti e Pterigoti. I primi comprendevano gli Insetti primariamente atteri, ovvero che derivano da antenati anch’essi privi di ali; i secondi, invece, erano tutti quelli alati (farfalle, mosche, vespe, libellule e così via) o che hanno perso le ali in seguito a particolari adattamenti (pulci, cimici, pidocchi). Al giorno d’oggi, i sistematici hanno scoperto che Apterigoti e Pterigoti non sono ben separabili. Attualmente vengono riconosciuti due grandi gruppi di Insetti, non più in base alla presenza o all’assenza delle ali, ma per la forma dell’apparato boccale.

I più primitivi vengono considerati gli Entognati, ovvero quelli che possiedono i pezzi boccali (mascelle e mandibole) internamente alla cavità orale. Agli Entognati appartengono i Collemboli, i Dipluri e i Proturi, tutti di piccole o piccolissime dimensioni, generalmente legati al terreno umido. Agli Ectognati, invece appartiene la grande maggioranza degli Insetti, quelli in cui i pezzi boccali sono situati esternamente alla cavità orale. Fra questi, troviamo anche un gruppo di Insetti piccoli e privi di ali che, in passato, erano considerati Apterigoti: sono i Tisanuri, meglio conosciuti come pesciolini d’argento.

Proturi e Dipluri

I Proturi sono caratterizzati dall’assenza di antenne: questi piccoli Esapodi («che possiedono sei arti», altro nome degli Insetti) sono ciechi e usano il primo paio di zampe come organi tattili, al posto delle antenne, per orientarsi nel suolo umido. Sono lenti e si nutrono di piccolissimi invertebrati.

I Dipluri comprendono le comuni e fragilissime campodee, diffuse nei terreni umidi: si riconoscono per la presenza di due antenne e due cerci, appendici lunghe e sottili situate all’estremità dell’addome. I cerci sono organi sensitivi di tipo tattile che permettono a questi animali di percepire ciò che avviene dietro di loro. Nonostante l’aspetto fragile, i Dipluri sono predatori e si nutrono di altri minuscoli invertebrati. Molto interessanti sono i membri della famiglia Iapigidi, che possiedono i cerci trasformati in un paio di pinzette con cui afferrano la preda e la portano alla bocca formando un anello con il proprio corpo.

Collemboli

fig.

I Collemboli costituiscono un gruppo assai numeroso e importante nell’ecologia del suolo. Insieme agli Acari e ai Nematodi, i Collemboli rappresentano il contingente più numeroso di animali che vivono nell’humus e nella lettiera di foglie morte. Possiedono un organo, detto furca, con il quale compiono salti enormi rispetto alle loro piccolissime dimensioni (v. fig.). Molti Collemboli si nutrono di funghi del suolo e quindi controllano lo sviluppo eccessivo di questi organismi che altrimenti invaderebbero il terreno. È incredibile il numero di questi piccoli animali nel suolo: in un metro quadrato di terreno agricolo degli Stati Uniti sono stati calcolati 100 milioni di Collemboli!

Tisanuri

I pesciolini d’argento delle nostre case appartengono all’ordine dei Tisanuri, si tratta di Ectognati atteri di piccole dimensioni. Comprendono circa 350 specie sparse in tutto il mondo; le cinque specie che vivono nelle abitazioni umane sono cosmopolite poiché, viaggiando clandestinamente nei bagagli dell’uomo, si sono diffuse in tutto il mondo. Possiedono un corpo affusolato, antenne più o meno lunghe e tre cerci all’estremità dell’addome. Le femmine depongono uova da cui nascono piccoli non molto differenti dai loro genitori; mancano quindi di metamorfosi e di fasi larvali. Prediligono gli ambienti umidi come il suolo e la lettiera forestale dove si muovono agilmente. Molti si rifugiano sotto le pietre e le cortecce degli alberi morti. Si nutrono di materia organica in decomposizione, funghi, licheni e alghe. Probabilmente, è stato proprio il loro legame con gli ambienti umidi a spingerli inizialmente a frequentare le capanne dell’uomo adattandosi a vivere dei rifiuti umani e delle muffe che vi abbondavano. Oggi si trovano soprattutto nelle cantine e nei depositi di libri.

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