pesca Ricerca e cattura degli animali (pesci, molluschi, crostacei ecc.) che vivono in ambiente acquatico (marino, fluviale, lacustre). Oltre a pesci, molluschi, crostacei, pinnipedi e cetacei, che vengono utilizzati soprattutto a scopo alimentare sia freschi sia conservati, molti altri animali sono oggetto di p. in quanto forniscono materie prime per industrie e commerci particolari (spugne, coralli, ostriche perlifere ecc.), oppure perché rappresentano ricchissime fonti di sottoprodotti: farine di pesci e crostacei, oli utilizzati in terapia o nell’industria. Inoltre, alcuni tipi di alghe (laminarie) sono la fonte principale di iodio. La p. si esercita con vari mezzi, o attrezzi da p. (come ami e lenze, collegati o no a canne da p., reti, nasse, fiocine, draghe ecc.), di solito stando sulla riva o sopra imbarcazioni (naviglio da p.).
La p. fu praticata durante il Paleolitico superiore, com’è documentato da ritrovamenti di ami diritti. Di alta antichità e di vasta diffusione fu la p.-raccolta (generalmente opera delle donne) di molluschi, crostacei e alghe, come appare dai cumuli di conchiglie, rifiuti o resti di pasti collettivi (køkkenmøddinger) sparsi lungo le coste dell’Europa settentrionale (Protoneolitico), dell’Australia e dell’America. Tra le 17 forme di p. distinte da G.-A. Montandon presso i popoli non europei, la p. con l’amo e la p. con reti e nasse sembrano essere le più diffuse; varie le forme di p. locali (con arco e frecce, con il laccio a nodo scorsoio, con il cormorano, con la remora ecc.). Presso alcune popolazioni è ancora largamente praticata, e con ottimi risultati, la p. a mano (che fu l’unico sistema usato nel Paleolitico inferiore e medio). A seconda del tipo, la p. presso le diverse popolazioni può essere individuale, familiare o collettiva.
Con il progredire dell’organizzazione economica e tecnologica vanno anche perfezionandosi vari sistemi di pesca, alcuni dei quali, con minime modifiche, sono tuttora in uso (v. fig.). Più che gli attrezzi, le cui forme nella maggior parte dei casi sono ormai consacrate dall’uso e dall’esperienza spesso di secoli, l’evoluzione dei sistemi di p. interessa il naviglio, che con l’invenzione dei motori ha subito profonde trasformazioni sia nella costruzione, sia nei modi e nelle possibilità d’impiego e nella sfera di azione, che si è andata facendo sempre più estesa.
L’attività di p. si differenzia a seconda del fine perseguito. La p. professionale è un’attività economica, spesso di tipo industriale, esercitata soprattutto in acque marine da pescatori e imprese di p. legalmente autorizzati ed effettuata in genere mediante reti, portate da apposite navi di varia grandezza (pescherecci), tonnare ecc. La p. scientifica è praticata da istituti specializzati, con fini di studio, ricerca e sperimentazione. La p. sportiva è esercitata a scopo ricreativo e amatoriale (è escluso per legge qualsiasi scopo di lucro) da singole persone mediante attrezzi come la canna da p., la bilancia, il rezzaglio, i nattelli e i parangali o per attività agonistica nazionale e internazionale, individuale o a squadre, caratterizzata dall’uso della canna come attrezzo principale.
La p. si differenzia anche per l’ambiente in cui si effettua. La p. di mare si distingue in p. costiera, p. locale e p. ravvicinata, p. d’altura, p. oceanica. Si hanno poi, oltre alla p. d’acqua dolce e alla p. valliva, la p. subacquea, sia professionale sia sportiva, effettuata solo in ore diurne con immersione subacquea in apnea del pescatore munito di armi quali fucile subacqueo e fiocina a mano.
Nel mare, la p. locale si effettua nelle acque marittime fino a una distanza di 6 miglia, mentre la p. ravvicinata si effettua entro una distanza che arriva, in base alle dotazioni di bordo, fino a 40 miglia dalla costa. I due tipi di p. in
La p. d’acqua dolce (o in acque interne o continentale) non ha in genere l’importanza della p. in mare; si esercita mediante reti fisse o a strascico, con trappole, ami ecc. Importante per le acque dolci la p. con lenze a traino o con la canna, diffusissima anche in Italia. Pure importante è la p. nelle valli salse, fra cui, in Italia, le più note sono quelle di
Lo sforzo di p. è definito dalla capacità di una nave in termini di stazza o forza motrice. L’Unione Europea ha intrapreso ormai da tempo una politica strutturale tendente alla riduzione progressiva dello sforzo di pesca.
3.1 Tipologie - La grande varietà di navigli pescherecci, dal minuscolo gozzetto a remi alla grande nave-stabilimento, ne rende difficile una divisione metodica e razionale. Una prima classificazione si può fare in funzione della località di p. e della durata della campagna, suddividendo il naviglio in costiero, nel caso che l’attività (limitata al più all’arco di un giorno e una notte) si svolga in acque relativamente vicine a una costa, e d’altura, nel caso che l’attività si svolga in zone molto distanti dalla costa e nell’arco di più giornate. Un’altra suddivisione è basata sui sistemi di p. adottati: p. con palangari, da aggiramento e a strascico. Il naviglio per la p. con palangari (o palamiti) è munito di particolari lenze (dette long-lines, termine che designa anche le navi che adottano questo sistema), lunghe fino a qualche migliaio di metri, sostenute da galleggianti e portanti a loro volta a regolari intervalli lenze da fondo, sugli ami delle quali è inserita l’esca; mediante verricelli, le lenze vengono filate in mare in una data zona e recuperate dopo un certo tempo; questo sistema, sempre meno usato, è idoneo in particolare per la p. dei tonnidi, ma richiede, se effettuato su scala industriale, la perfetta conoscenza delle condizioni oceanografiche delle zone di p. al fine del sicuro reperimento del pescato.
Il naviglio per la p. da aggiramento o da circuizione (mediante un tipo di rete detta purse-seiner «rete a forma di borsa») comprende una vasta gamma di unità, che va dalle dimensioni della piccola imbarcazione a quelle delle più moderne unità per la pesca del tonno, da 2000 t.s.l. Il sistema impiega una rete alta fino a 80-90 m e lunga fino a 1800 m; la nave, avvistato il branco, fila
Il naviglio per la p. a strascico (o a rimorchio) comprende anch’esso una vasta gamma di unità, che va dal piccolo peschereccio di uso locale a unità di oltre 10.000 t.s.l. Il sistema a strascico fa uso di una rete a foggia di sacco, rimorchiata dalla nave a bassa velocità (3-4 nodi); la bocca della rete è situata sul fondo, fino a 600 m di profondità, o a un’altezza diversa in funzione del tipo di cattura. Mediante i verricelli salparete, la rete viene portata a bordo, su alcuni tipi di nave, lungo un fianco (side-trawlers), su altri, più moderni, lungo uno scivolo poppiero (stern-trawlers). Lo strascico è idoneo per la cattura di ‘pesce bianco’ (merluzzi, naselli, sogliole ecc.) ed è adottato in massima parte da tutte le imprese di p. industriale, escluse quelle che si occupano della cattura e lavorazione del tonno. Molte navi di questo tipo, quando di stazza uguale o superiore a 500-1000 t, hanno a bordo macchinari per la lavorazione del pescato, che consentono la decapitazione e la sfilettatura, e il recupero dei sottoprodotti sotto forma di farina di pesce. Caratteristiche comuni al moderno naviglio da p. sono la propulsione con motori Diesel e un adeguato corredo di strumenti e apparecchi di ricerca, comprendente ecometri di vario tipo, ecoscandagli, batitermografi ecc. Tutte le navi da p. d’altura hanno a bordo un impianto frigorifero di capacità adeguata, in grado di refrigerare o congelare il pescato (a temperature che variano da 0 °C a −50 °C) e conservarlo nelle stive (a temperature che variano da 0 °C a −25 °C); la potenza dell’impianto si calcola in funzione della cattura giornaliera, che si aggira in certi casi sul centinaio di tonnellate.
In senso lato si comprendono nel naviglio da p. le baleniere, come pure le unità che, pur non avendo a bordo attrezzature per la cattura, appoggiano una flotta da p. effettuando la lavorazione, o il semplice trasporto in stive frigorifere, del pesce catturato da altre unità più piccole.
3.2 Il naviglio italiano- Per quanto riguarda l’Italia, in passato si distingueva genericamente nell’ambito del naviglio di legno per azione ravvicinata, che andava dal gozzetto a remi per la p. alla lenza o per le piccole reti di circuizione (giacchio), alle varie barche a remi e a vela per azione costiera con reti alla deriva (menaidi del Tirreno, trabaccoli dell’Adriatico) o di circuizione (lampare della
Tra le unità tirreniche, molto diverse scendendo dalla
Nell’Adriatico si trovano barche con forme molto diverse passando dalle coste pugliesi alle rive piatte romagnole e venete: dalla brazzera (di Brazza in
Nelle lagune venete unità speciali sono la bragagna a tre alberi con vele latine, la battana, il sandolo, il topo, a remi e a vela, molto più piccoli; si hanno inoltre le unità per la p. con i palangari: i pieleghi adriatici e il palamito armato da 6 remi e dalle vele. Altre imbarcazioni sono quelle per la p. alla fiocina del pesce spada: le feluche e gli ontri dello Stretto di
4. Fattori geografici e riflessi ecologici
La produttività delle acque è in relazione con un complesso di fattori ambientali – fisici e biologici – che possono agire variamente gli uni nei confronti degli altri nel determinare l’incremento del popolamento in generale, o anche favorire certe specie a danno di altre. Nel mare, per es., i prodotti della p. variano a seconda della latitudine, della profondità delle acque e dell’estensione della platea continentale e della natura dei fondali. In linea di massima sono particolarmente ricchi di individui, e perciò più pescosi, i mari freddi (in quanto più ossigenati) e poco profondi (perché la penetrazione della luce solare permette sul fondo la vita di vegetali accrescendo la possibilità di nutrimento dei pesci). La temperatura e la salinità hanno un’influenza diretta su alcune specie di pesci che non possono sopportarne le variazioni, e anche indiretta in quanto determinano il comportamento degli organismi di cui i pesci stessi si nutrono. Il comportamento di alcune specie di pesci può subire profonde modificazioni in concomitanza con il periodo di maturità sessuale, durante il quale si manifestano esigenze nuove, tanto da determinare in alcuni casi spostamenti di masse enormi di pesci periodici (aringhe) o migratori anadromi (salmone) o catadromi (anguilla). Anche le correnti marine possono avere un’influenza determinante sulla produttività in quanto trasportano ingenti masse di plancton, che rappresenta il nutrimento per molte specie di pesci adulti e di forme larvali, e che con le spoglie degli organismi che lo compongono arricchisce i fondi marini di sostanze organiche, le quali favoriscono il rigoglioso svilupparsi della vita animale e vegetale.
Meritano un cenno, infine, i fondamenti biologici dell’attività peschereccia, al cui studio si dedicano istituti particolari. Oltre alle esigenze ambientali e al comportamento delle singole specie, hanno importanza altri caratteri biologici dei pesci: la loro maggiore o minore fecondità, le modalità della loro riproduzione ecc. Così, malgrado la straordinaria prolificità di molti pesci di mare, specialmente in alcune località come piccole baie o lungo certi tratti di litorale, non è inopportuno stabilire divieti e limitazioni tendenti a favorire la riproduzione di certe specie. Per contro può essere utile la cattura di altre specie che, come gli squali, provocano distruzioni talvolta superiori a quelle operate dall’uomo. In ogni caso è necessario aver cura di non alterare i complessi equilibri che regolano ogni attività biologica e che sono determinati da una serie di fattori, alcuni dovuti all’ambiente, altri alle azioni e interazioni delle singole specie, ai rapporti fra esse e le fonti di nutrimento. Nelle acque interne, sia che si tratti di ambiente lentico (laghi) o lotico (fiumi), cioè di ambienti più o meno limitati, è assai più facile la rottura o l’alterazione degli equilibri biologici preesistenti a danno di tutte o della maggior parte delle specie di pesci viventi in un determinato bacino. I sistemi di p. possono avere nelle acque dolci influenze ancor più nocive che non in mare: particolarmente dannosa la p. con esplosivi o con veleni, sistemi che pertanto sono vietati. Le modificazioni del letto dei fiumi e la costruzione di dighe possono distruggere i luoghi di riproduzione o impedire la migrazione di certi pesci come i salmonidi. In linea di massima, sono poi da evitare le immissioni di specie estranee a un determinato bacino o quanto meno queste vanno fatte con opportune cautele, per non alterare l’equilibrio faunistico con danni spesso gravi. D’altra parte, però, nelle acque dolci, specialmente in alcuni casi, è possibile ovviare almeno in parte agli inconvenienti lamentati, sia con l’immissione di avannotti (➔ piscicoltura), sia con accorgimenti tendenti a limitare gli effetti degli inquinamenti o diretti a favorire le migrazioni.
Sono prodotti della p. le carni e le altre parti edibili di animali acquatici forniti dalle attività di p. e di acquicoltura. In base a criteri riconosciuti a livello internazionale, tali prodotti si suddividono in pesci di acqua dolce, pesci diadromi (pesci che vivono indifferentemente sia nelle acque marine sia in quelle dolci, come per es. il cefalo), pesci marini, crostacei e molluschi.
La produzione mondiale di pescato ha fatto registrare, fin dai primi anni 1980, un costante incremento quantitativo: 97,4 milioni di t nel 1990, oltre 100 milioni di t nel 1995, 123 milioni di t nel 1999, fino ai 143 milioni di t del 2006. Nonostante si siano venuti valorizzando alcuni nuovi distretti di p. (quali, per es., gli spazi marini al largo delle coste cilene, peruviane e del
In Italia, l’attività di p. (299.000 t nel 2006, 48° posto nella classifica mondiale) è modesta, sia in termini assoluti sia in relazione alla spiccata marittimità del paese. Allo scarso incremento produttivo si è accompagnato, dagli anni 1990, un peggioramento della composizione qualitativa, essendo aumentata l’incidenza di specie ittiche meno pregiate. La mancata espansione della quantità di pescato è da far risalire alla scarsità di risorse ittiche dei nostri mari, resa più rilevante dall’intensità dello sfruttamento e dall’aggravarsi dell’inquinamento. A ciò si sono aggiunte le limitazioni alla p. d’altura, connesse all’ampliamento delle acque sottoposte a sovranità nazionale da parte di quei paesi mediterranei (Libia, Tunisia, Algeria, Malta e paesi ex iugoslavi) nelle cui acque, abitualmente e con maggiore frequenza, s’indirizzava il naviglio italiano a mano a mano che si accrescevano la stazza media e la potenza e parallelamente si riducevano le opportunità nelle acque costiere nazionali. Pari limitazioni, inoltre, si sono avute in quei distretti di p. oceanica cui accedeva la flottiglia italiana attrezzata allo scopo (Golfo di
Il regime giuridico internazionale della p. si riferisce in particolare alla p. effettuata nelle acque marine e si basa sulla distinzione tra mare territoriale e alto mare (Mare).
In base al diritto internazionale generale, nel mare territoriale lo Stato costiero gode di diritti esclusivi in materia di p. e sfruttamento delle risorse biologiche ivi presenti. Ai sensi della Convenzione di
La cooperazione internazionale nella regolamentazione della pesca. - Ai fini della regolamentazione e del controllo delle attività alieutiche, nonché della conservazione delle risorse ittiche nelle acque marine, di particolare rilievo sono le attività svolte dalle competenti organizzazioni internazionali, sia universali che regionali.
Nell’ambito dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, ad esempio, è stato istituito il Comitato permanente delle pescherie (COFI, Committee on Fisheries), aperto alla partecipazione di tutti gli Stati membri della FAO. Esso ha il compito di elaborare programmi di intervento nel settore della p., monitorare il livello di inquinamento delle risorse marine, proporre regolamenti per la gestione degli stock di pesce e coordinare le attività delle organizzazioni regionali istituite per gli stessi fini. In ambito europeo, la p. costituisce una politica comune dell’Unione Europea (Pesca. Diritto dell’Unione Europea).
La competenza comunitaria in materia di p. discende dalle norme del Trattato di
Le prime misure comuni nel settore della p. risalgono al 1970, con l’estensione ai pescatori della CEE di uguali possibilità di accesso alle acque territoriali degli Stati membri. Ulteriori misure hanno successivamente riguardato la creazione di un mercato comune dei prodotti della p., mentre una specifica politica comune in materia di p. è stata adottata nel 1983 e riformata radicalmente nel 2002.
L’agricoltura e la p. sono ora unitariamente disciplinate nella parte I, titolo III (artt. 38-44) del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (UE), ossia il Trattato sulla CE, come revisionato dal Trattato di Lisbona del 2007.
L’attività agonistica, disciplinata dalla Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (FIPSAS), è organizzata in gare nazionali e internazionali relative a tre settori: acque interne, acque marittime e p. subacquea. Il regolamento prescrive che i concorrenti non devono ostacolarsi reciprocamente nella manovra degli attrezzi e devono restare ognuno al posto che gli è stato assegnato; salvo penalizzazioni, vince chi cattura in un determinato periodo di tempo una maggiore quantità in peso di pescato. Il ricavo del pescato venduto viene devoluto a organizzazioni umanitarie (per es., a favore dell’UNICEF). Lap. nelle acque interne può essere generica (senza indicazioni o limitazioni di prede: p. pratica, p. al colpo, p. alla mosca) ovvero specifica (cioè con prede di varietà prestabilita: p. alla trota in torrente, p. alla trota in lago); a queste gare si aggiungono quelle di lancio, prove tecniche effettuate per valutare le doti di abilità in distanza e in precisione del pescatore il quale deve centrare bersagli di differente grandezza posti orizzontalmente, a distanza variabile, su prato e su acqua. La p. nelle acque marittime si divide in p. dalla costa (o p. da riva), che comprende le gare con canna da molo e con canna da lancio in presenza di onde frangenti (surf-casting), e p. dalla barca, chesi articola in p. individuale(con canna, con bolentino a coppie, alla traina costiera, alla traina d’altura o alla grande traina, conosciuta anche come big game), p. d’altura alla deriva (più nota come drifting: p. drifting o p. d’altura in drifting).
Le gare di p. subacquea si svolgono in un tratto di mare delimitato da boe (campo di gara); i concorrenti, entro il tempo massimo di cinque ore, devono catturare quante più prede possibile; il peso di ognuna non può essere inferiore a quello minimo stabilito per quella gara (a parità di peso totale, un coefficiente di gara consente di assegnare più punti a chi avrà catturato più prede); inoltre non sono validi, ai fini della classifica, i cefalopodi, i batoidei, le aragoste. I pescatori si immergono in apnea, senza quindi l’ausilio di autorespiratori, muniti di fucili con propulsione a molla (o a elastico o ad aria compressa od oleopneumatici), di coltelli e di raffi, con il corpo protetto da mute in neoprene per l’isolamento dal freddo; indossano sul viso una maschera di gomma con vetro incorporato e munita di tubo con boccaglio per la respirazione in superficie. Per segnalare la propria posizione in superficie, ogni pescatore deve essere assicurato con una sagola al pallone o boetta di segnalazione (segnasub) che porta una bandiera rossa con striscia diagonale bianca; tale caratteristica bandiera deve essere mostrata anche dall’eventuale barca d’appoggio.
A partire dalla metà degli anni 1970 si disputano inoltre gare di caccia fotografica subacquea, nelle quali il sub è munito solo di macchina fotografica. Si distinguono due tipi di prova: una sportiva (effettuata in apnea), l’altra tecnica (effettuata con l’ausilio di autorespiratori).
8. La p. nella religione e nel folclore
Nei luoghi dove la p. ha una grande importanza economica ciò traspare anche nella religione e nel folclore, come tra gli Inuit la cui principale divinità è la ‘signora degli animali marini’. Ma riti, cerimonie e superstizioni relative alla p. non mancano anche presso i popoli con tecnologie più complesse. Ogni barca è battezzata con un nome e porta l’immagine dipinta di qualche santo/">santo tutelare (s. Andrea, s. Nicola,