PERSIA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

PERSIA (XXVI, p. 806; App. I, p. 927; II, 11, p. 522)

Giuseppe MORANDINI
Giovanni MAGNIFICO
Ettore ANCHIERI
F. G.

Gli studî sul territorio dell'Impero persiano si sono moltiplicati in quest'ultimo decennio con notevole intensità. Centro propulsore locale è l'università di Ṭeherān, che ha dato un notevole impulso a una maggiore e più profonda conoscenza di problemi sociali, delle condizioni di vita e delle possibilità di sviluppo delle diverse province. Anche la più efficiente organizzazione dello stato ha prodotto benefici effetti in tal senso, giacché si sono potuti individuare taluni aspetti che finora erano rimasti in ombra o alquanto trascurati, specialmente per quanto si riferisce alle regioni più periferiche e più lontane dalla capitale. Abbastanza significativi i frequenti viaggi di alcuni geografi come H. Bobek, A. Gabriel, ecc., che hanno portato a un ulteriore approfondimento delle conoscenze sulle regioni centrali e orientali; e di G. B. Castiglioni e G. Morandini, che hanno visitato di recente quelle sud-orientali. Maggiori contributi poi sono da ascriversi all'attività di tecnici di varie nazioni, francesi, statunitensi, italiani, allo scopo di accertare da un lato le possibilità di sviluppo di parziali regioni dell'Impero (zona del Caspio, Khūzistān, territorio di Kirmān, Belūcistan, ecc.), e dall'altro per ricerche più propriamente rivolte ad accertare le condizioni geologiche dei terreni, allo scopo di individuare nuovi territorî fertili nel campo delle risorse petrolifere. Tutte queste attività di ricerca fanno capo almeno da parte persiana all'Organizzazione del piano (Plan organisation of Iran: Planorg), creata nel 1949. Una buona base di lavoro è costituita dal materiale aereo fotografico del territorio, la cui possibilità di uso può sostituire, in parte almeno, l'esistenza di recenti e buone carte topografiche.

Popolazione. - Stando alle fonti più attendibili la popolazione dai 18.771.400 del 1950 sarebbe ulteriormente aumentata a oltre 20 milioni di individui, secondo quanto risulta dal prospetto.

Evidente anche da questi dati sommarî il notevole sviluppo demografico e anche le significative indicazioni della densità relativa della popolazione, che nell'ostan di Gilan è abbastanza elevata, mentre assai modesta permane in quelli del centro e sud-orientali, ove la porzione orientale della provincia di Kirmān, il Belūcistān (v., in questa App.) risulterebbe essere l'area meno abitata di tutta la Persia. Nel 1956 dieci città superavano i 100.000 ab. È probabile che anche qualcun'altra abbia raggiunto negli ultimi anni tale traguardo. Il fenomeno dell'aumento della popolazione non è però caratteristico delle sole città maggiori, ma anche delle minori e soprattutto di Abadan. Più scarso, salvo qualche rara eccezione, è l'aumento nei centri minori e negli innumerevoli villaggi sparsi in tutto il paese, anche se qualche progresso ha caratterizzato l'ultimo decennio.

Significativo anche l'intervento sempre più intenso di tecnici stranieri, per cui nel 1954 si contavano oltre 6000 Europei, di cui 200 italiani, certamente aumentati attualmente per la presenza di numerosi tecnici sia nel Belūcistān sia nelle concessioni di ricerche petrolifere.

Condizioni economiche. - L'agricoltura rappresenta sempre, se non altro come diffusione, l'attività più importante, che però, date le condizioni climatiche, è particolarmente legata al clima in generale e alle riserve idriche. Dei circa 150.000 km2 (un decimo della sup. totale) adibiti all'agricoltura, appena 20.000 sono irrigui, spesso con sfruttamento delle falde acquifere sotterranee mediante qānāth, le caratteristiche canalizzazioni sotterranee (a quanto si può calcolare, circa 60.000 km di canali sotterranei).

Tra le colture cerealicole il frumento (quasi 3 milioni di ha e quasi 30 milioni di q) e il riso (250 mila ha e quasi 5 milioni di q) rappresentano la fonte principale dell'alimentazione umana, mentre i 10 milioni di q di orzo, cui è adibito circa un milione di ha, è destinato agli equini. Tra le piante industriali occupa il primo posto il cotone con un quarto di milione di ha e una produzione pari a circa 720.000 q di fibra e un milione e un quarto di semi, caratteristico in particolare del Māzandarān e del Khorāsān; anche il tabacco, il tè e la barbabietola hanno una certa diffusione con una produzione destinata tutta al mercato interno. Non molto ampie le foreste, valutate rispetto all'area totale fra il 3,5% e l'11%.

Grande estensione territoriale è destinata alla pastorizia, ancora di frequente tipicamente nomade, che si ricollega all'industria dei tappeti, il cui mercato è sempre vivace. In complesso l'allevamento ovino e caprino si calcola che raggiunga i 30 milioni di capi, tre milioni i bovini, poco meno di due gli equini, e quasi due milioni i bufali. Di un certo interesse anche la pesca del Caspio, con produzione annua di circa 50.000 q di caviale. La base economica della P. è costituita dal petrolio, la cui utilizzazione è proseguita a ritmo sempre crescente, anche con modifiche in quella che era la precedente struttura industriale e commerciale.

La nazionalizzazione degli impianti (v. oltre) ha portato a un più diretto intervento dello stato e alla partecipazione, all'individuazione e utilizzazione dei campi petroliferi, anche di compagnie non appartenenti ai gruppi anglo-americani. In particolare l'Italia, e sembra anche il Giappone, ha stipulato contratti che prevedono lo sviluppo negli anni futuri delle disponibilità petrolifere persiane, le quali nel decennio 1947-57 si sono all'incirca raddoppiate (da 20 a 40 milioni di t). Poiché la P. non dispone di oleodotti verso il Mediterraneo, come altri paesi del Medio Oriente, si è potenziata la grande raffineria-deposito di Abadan. L'attuale area di sfruttamento è localizzata nella porzione sud-occidentale e i campi petroliferi sono collegati dagli oleodotti con Abadan e solo in piccola parte con Kirmānshāh, ove viene raffinato il prodotto per il consumo locale, la cui distribuzione avviene però in buona parte a mezzo di recipienti da piccole misure, anziché col rifornimento di impianti-cisterna fissi. Ciò costituisce ancora un sistema notevolmente costoso, arretrato, e che ostacola la larga diffusione dei mezzi di comunicazione automobilistici.

Per quanto sia accertata l'esistenza di varî altri prodotti del sottosuolo, assai pochi sono quelli sfruttati, come il carbone; d'altra parte va tenuto conto, nei piani di tali sfruttamenti, delle situazioni mondiali e della possibilità di inserimento nell'economia mondiale. Scarsa importanza presentano alcuni altri aspetti dell'industria persiana. Così, arretrata e deficitaria è la produzione di energia elettrica, con poco più di 300.000 kW installati nel 1954, dei quali meno della metà a disposizione dell'industria. Un impianto idroelettrico è in costruzione nelle prossimità di Ṭeherān. Sempre modesti anche gli impianti tessili (lanifici 35.000 fusi e 500 telai, cotonifici 338.000 fusi e 4485 telai, setificio 8000 fusi e 225 telai che servono il mercato interno e che sono in via di sviluppo); limitata al mercato interno è anche l'industria zuccheriera e quella del tabacco e qualche altra consimile.

Comunicazioni. - Al completamento di alcuni tronchi ferroviarî di modesta importanza si è venuta sostituendo nell'ultimo decennio una spinta abbastanza sensibile allo sviluppo della rete stradale interna e agli allacciamenti con l'estero.

Un certo sviluppo ha preso la rete interna con la costruzione o sistemazione delle strade dalla capitale verso il Caspio, di cui il tronco per Pahlavī è quasi tutto asfaltato, così come il tronco Ṭeherān-Qumm; può calcolarsi un totale di 3000 km asfaltati. Assai migliorate sono anche le comunicazioni col confine iracheno, che si riallacciano al sistema che fa capo a Beirut, mentre, se buona è la strada fino a Tabrīz, non altrettanto può dirsi dei collegamenti con la Turchia, per quanto siano utilizzabili e percorribili. Di una certa importanza sono le principali strade per l'interno e di qui verso le zone orientali e meridionali, tutte strade in macadam, ma tenute in modo abbastanza discreto da un'organizzazione statale di cantonieri. Così la Qumm-Iṣpahān con diramazione verso Shīrāz e verso Yezd-Kirmān con prosecuzione poi per Zahedān verso oriente e per Bender Abbās verso sud. A Zahedān perviene anche l'arteria periferica Ṭeherān-Meshhed-Zahedān, su cui si svolge parte del traffico col Belūcistān persiano. Completano tali maggiori direttrici alcuni tronchi minori, ma abbastanza efficienti; tuttavia si può dire che in complesso, malgrado i notevoli progressi già effettuati e quelli in corso, la rete è ancora piuttosto limitata; in complesso 11.000 km in macadam e altri 12.000 abbastanza sistemati.

Un certo sviluppo ha preso negli ultimi anni la navigazione aerea. Ṭeherān è dotata di un buon aeroporto internazionale con possibilità di scalo per i grandi apparecchi moderni e toccato da alcune linee di traffico internazionale per l'Asia di SE. Abbastanza organizzata l'aviazione civile interna dell'Iran Air, i cui apparecchi (DC 3 e Convair in prevalenza) possono servirsi degli abbastanza numerosi aeroporti, di cui sono munite quasi tutte le città, nonché numerose località di una certa importanza. Ciò consente anche un servizio postale aereo regolare, assai utile per centri fino a qualche anno fa estremamente isolati.

Commercio estero. - A titolo di esempio si riportano qui sotto i dati dell'esportazione e importazione relativi al 1955-56:

seguono ancora Giappone e India all'esportazione, Francia e Cecoslovacchia all'importazione con aliquote minori.

Finanze. - Il finanziamento e la realizzazione dei piani settennali di sviluppo è affidato alla su ricordata organizzazione del piano. Il primo di tali piani prevedeva una spesa totale di 27 miliardi di rial; la spesa effettiva ammontò, invece, a soli 6 miliardi essendosi ridotto il flusso di fondi originalmente previsto. Il secondo piano settennale, approvato nel marzo 1956, prevedeva una spesa di 70 miliardi di rial, che dovrebbe essere finanziata totalmente con i profitti derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi.

La Bank Melli Iran (Banca Nazionale dell'Iran), di proprietà dello stato, è l'istituto di emissione e la principale banca commerciale del paese. Il sistema di tassi di cambio multipli, in vigore dal marzo 1946, è stato abolito nel marzo 1956, essendo stato introdotto un unico tasso di 75,75 rial per dollaro S. U. A.

Storia. - Un'Assemblea costituente, riunita dal 21 aprile all'8 maggio 1949, introdusse alcuni emendamenti alla Costituzione del 1906. I più importanti riguardano l'istituzione di una seconda camera, il Senato (Senā), di 60 membri, di cui 30 elettivi, nonché il diritto di veto e quello di scioglimento del Parlamento da parte del capo dello stato. Nel 1957 fu introdotto un nuovo emendamento che portava il numero dei membri del Maglis da 136 a 300 membri, con un mandato quinquennale invece che biennale.

Dopo la felice conclusione, nell'immediato dopoguerra, della crisi dell'Azerbāigiān, la P. dovette affrontare una serie di crisi ministeriali, originate dalle difficoltà economiche interne e dagli strascichi dell'occupazione alleata. Dai primi mesi del 1948 al 26 giugno 1950, ben 5 furono i gabinetti che governarono il paese. Sotto il primo di essi (del gen. Ali Razmara) ebbe origine la crisi del petrolio, che si protrasse per più anni. Il 17 luglio 1949 il primo gabinetto di Mohammed Said aveva firmato con l'AIOC (Anglo-Iranian Oil Company) un accordo addizionale per lo sfruttamento dei campi petroliferi, in cui venivano migliorate le condizioni fatte alla Persia. L'opposizione non giudicò favorevolmente tale accordo e il 20 giugno 1950 fu nominata una commissione parlamentare straordinaria per il petrolio, sotto la presidenza di Moṣaddeq. Dopo alcuni mesi di lavoro, questa commissione propose, per bocca di Moṣaddeq, la nazionalizzazione dell'industria petrolifera, e il 1° gennaio 1951 il Maglis respinse in conseguenza l'accordo addizionale del luglio 1949. Il generale Razmara, che si era dichiarato contrario alla nazionalizzazione, venne assassinato il 7 marzo 1951. Durante il breve gabinetto di Hussein Ala (8 marzo-27 aprile), il Parlamento approvò all'unanimità la proposta di nazionalizzazione e sotto il governo del suo successore, Moṣaddeq, fu approvata la legge relativa (30 aprile). Dopo i reiterati e vani tentativi per impedirne l'applicazione, il governo britannico deferì la questione alla Corte internazionale di giustizia (26 maggio 1951). Il governo persiano dichiarò l'incompetenza della Corte a giudicare della controversia, e la Corte emise il 22 luglio 1952 analoga dichiarazione. Nel frattempo, anche il Consiglio di sicurezza, adito dalla Gran Bretagna, rimandava sine die la discussione della questione (26 settembre 1951). Non approdarono ad alcun risultato né le trattative fra l'AIOC e il governo persiano, né i negoziati ripresi con la mediazione del governo statunitense e con la visita del rappresentante del presidente Truman, Averell Harriman, a Teheran e a Londra, né i tentativi di compromesso compiuti, fra l'inizio del 1952 e il marzo 1953, attraverso la Banca Internazionale per la Ricostruzione, in seguito a proposte congiunte anglo-americane.

In applicazione della legge di nazionalizzazione dell'industria petrolifera venne subito costituita la National Iranian Oil Company, che prese possesso dei campi e degli impianti di cui era già concessionaria l'AIOC.

Il 25 settembre 1951 furono allontanati tutti gli impiegati britannici. Nel corso della crisi vi furono violente manifestazioni antibritanniche e antiamericane, cui presero parte attiva elementi del Tūde (partito comunista). Moṣaddeq, per poter far fronte alla grave crisi economica causata dalla paurosa contrazione della produzione e della vendita del petrolio e alla crisi politica determinata dalla decisa opposizione degli ambienti conservatori persiani, che temevano uno slittamento del regime interno verso il comunismo, cercò di assumere sempre maggiori poteri. Lo scià lo destituì una prima volta nel luglio 1952 e affidò il governo a Qavām es-Sulṭaneh. Questi dovette fuggire, dopo pochi giorni, dalla P., a causa di violente manifestazioni popolari. Il nuovo gabinetto Moṣaddeq ruppe il 22 ottobre 1952 le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna. Nell'aprile 1953 esplosero nuovamente contrasti tra Moṣaddeq e lo scià, per la tendenza del primo ministro a limitare i poteri del capo dello stato. Anche nel paese si fecero sentire contro Moṣaddeq aspre accuse di ambizioni dittatoriali. Il 15 agosto 1953 lo scià lo destituì una seconda volta e nominò al posto suo il gen. Zahedi. Il che non avvenne senza gravi disordini, talché lo scià dovette lui stesso abbandonare, il 16 agosto, la Persia. La crisi fu risolta il 19 agosto con un pronunciamento militare capeggiato dal gen. Zahedi e con l'arresto di Moṣaddeq e dei suoi collaboratori.

Il governo persiano riallacciò allora le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna (5 dicembre 1953) e le trattative per il petrolio, che condussero, il 5 agosto 1954, alla stipulazione di un accordo per la formazione di un consorzio internazionale di cui entrarono a far parte i sette maggiori cartelli petroliferi mondiali. In virtù di tale accordo la compagnia persiana otteneva in pagamento il 12% del petrolio grezzo esportato. Questa combinazione sollevò nel 1958 e 1959 vivaci critiche e rivendicazioni di una maggiore partecipazione persiana agli utili del consorzio.

La politica persiana dopo la caduta di Moṣaddeq prese una decisa svolta filo-occidentale, e gli aiuti militari americani, che datavano già dal 1947, si intensificarono; numerosi furono pure gli aiuti e i prestiti di carattere economico. Il nuovo orientamento condusse il governo persiano ad aderire, il 12 ottobre 1955, al Patto di Baghdād tra Iran, Turchia, Pakistan e Gran Bretagna. In vista di tale adesione, il gen. Zahedi si dimise il 6 aprile 1955. Gli succedette l'ex premier Hussein Ala, al quale subentrò, il 3 aprile 1957, Manuchehr Eqbal. In questi ultimi anni la P. si fece assertrice di una politica di stretta collaborazione con i paesi del Patto di Baghdād e di un'attiva partecipazione americana agli affari del Medio Oriente. Il 5 marzo 1959 la P. firmò con gli S. U. A. un patto bilaterale di mutua difesa che sollevò aspre proteste dell'URSS e peggiorò ulteriormente i rapporti persiano-sovietici.

Bibl.: G. B. Castiglioni, Appunti geografici sul Belucistan Iraniano, in Rivista geografica italiana, LXVII (1960), pp. 109-52; D. N. Wilber, Iran: past and present, Princeton 1958; Royal Inst. of Internat. Affairs, The Middle East - A Political and economic survey, 3ª ed., Londra 1958; R. Aghababian, Législation iranienne actuelle, vol. II, Lois constitutionnelles, code civil iranien, status particuliers, Parigi 1953; per la controversia anglo-persiana per il petrolio vedi petrolio, in questa App.

Esplorazione archeologica.

Benché i principali monumenti e siti archeologici della P. siano stati rilevati dai viaggiatori europei fin dal secolo 17°, un'esplorazione sistematica del patrimonio archeologico è cominciata solo da pochi decennî, intorno al 1930. Da allora in P. si sono succedute e spesso affiancate le campagne di scavo europee ed americane, cui, in un secondo tempo, si sono aggiunte quelle direttamente condotte dal Servizio Iraniano delle Antichità. I più famosi scavi sono stati quelli di Persepoli nel Fārs, la residenza reale degli Achemenidi, brillantemente iniziati nel 1932-34 da E. Herzfeld, proseguiti nel 1935-39 da E. F. Schmidt, e a partire dal 1940 continuati dal governo persiano: essi hanno messo in luce il più grandioso complesso monumentale dell'età achemenide, permettendo la ricostruzione di varî palazzi regi (Apadāna, Tripylon, Harem di Serse, Sala delle cento colonne, ecc.), con propilei, gradinate e dipendenze, e recuperato una splendida messe di rilievi e iscrizioni, d'importanza fondamentale per la storia politica e artistica della P. antica. Ancora all'opera dello Herzfeld, il quale ha legato il suo nome a tutta questa prima fase di esplorazione archeologica della P., si deve lo scavo della zona di Pasargadae, ove accanto alla tomba di Ciro si son rimessi in luce tre palazzi dello stesso sovrano; mentre allo Schmidt si deve, nella zona di Naqsh-i Rustam, la scoperta (1936) di quella che, con l'altra di Paikuli, resta la più importante iscrizione storica di epoca sasanide, le cosiddette Res gestae divi Saporis (Shāpūr I), incise in pahlavico e in greco sulla Ka‛ba-i Zardusht, con molta probabilità un tempio del fuoco. Sempre nella provincia del Fārs vanno menzionati la ricognizione dei palazzi sasanidi di Sarvistān e Fīrūzābād, ad opera di A. Stein, e gli scavi di Bīshapūr diretti da R. Ghirshman (1936-41), con lo studio del palazzo di Shāpūr I e i rilievi del suo trionfo su Valeriano. Né vanno dimenticate le fruttuose campagne epigrafiche di R. Frye e W. Henning.

Fuori del Fārs, che resta la zona archeologicamente più importante della P., per esser stata culla e sede delle due maggiori dinastie nazionali, bisogna ricordare nel Giurgiān gli scavi dello Schmidt a Shāh Tepe e Tepe Ḥiṣār, ricchi di risultati per l'età preistorica; nel Khūzistān, le esplorazioni archeologiche di A. Stein a Mālāmīr col ritrovamento di rilievi neo-elamiti, e di statuaria in bronzo e marmo, partica ed ellenistica; gli scavi del Ghirshman a Cinghā Zanbil, che dal 1952 hanno rimesso in luce la città elamica di Dur Untash; e la continuazione sotto Mecquenem e Ghirshman degli scavi di Susa, iniziati dai Francesi sin dalla fine del secolo scorso; in questo centro d'incontro fra la civiltà mesopotamica e l'iranica, la esplorazione ha fruttato insigni opere d'arte di entrambe quelle culture, e la sua ceramica ha fornito la chiave per la ricostruzione e fissazione cronologica di buona parte della protostoria dell'Asia Anteriore. Un'altra provincia periferica assurta negli ultimi decennî ad alto interesse archeologico e artistico è il Luristān (a nord del Khūzistān), con i suoi bronzi (armi, monili, oggetti votivi e rituali), che hanno aperto un nuovo e discusso capitolo nella storia dell'arte iranica; essi ne rappresenterebbero una speciale fase, fiorita attorno alla fine del 2° e agli inizî del 1° millennio a. C. Questi bronzi provengono in gran parte da ritrovamenti e scavi clandestini; ma sondaggi e scavi regolari hanno condotto anche nel Luristān (Tell Giyān e altrove) tutti i maggiori archeologi finora nominati, da Herzfeld e Ghirshmam a Schmidt e Stein. Al Ghirshman stesso si devono nel ‛Irāq ‛Agiamī gli scavi di Tepe Siyalk, presso Kāshān, importanti per la preistoria. A ritrovamenti fortuiti, la scoperta di singoli tesori di oreficeria e argenteria: i più insigni sono gli ori di Hamadān e di Zīviye nel Kurdistān (1947), mentre nel Māzandarān, a Kalār Dasht, si è avuto nel 1948 il primo importante ritrovamento su suolo iranico di argenteria sasanide, finora nota solo da reperti della Russia meridionale.

Vedi tav. f. t.

Bibl.: E. Van den Berghe, Archéol. de l'Iran ancien, Leida 1959.

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