PERIPHAS. - 1

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

PERIPHAS (Περίϕας)

A. Bisi

1°. - Nome di un eroe troiano sconosciuto alle fonti letterarie, la cui raffigurazione compare soltanto su un'anfora calcidese della metà del VI sec. a. C., a figure nere, con ritocchi bianchi e rossi, da Vulci, ora alla Bibliothèque Nationale di Parigi.

Una scena mostra alcuni guerrieri che si armano per la battaglia: tutte le figure hanno i proprî nomi: così è Demodoco il personaggio nudo che si adatta una gambiera, mentre Ippolita gli porge lancia e scudo, Segue Tyxis a cavallo accanto a Tox... con la faretra dietro le spalle, arco e freccia in mano, il quale conversa - o, più verosimilmente, prende commiato - da Clito. Segue P., di profilo a destra, ma con la testa volta all'indietro, verso il gruppo formato dall'eroe con l'arco e dalla donna; egli è nudo, con gambiere, spada a bandoliera, lancia nella destra e un enorme scudo rotondo con quattro pendagli nella parte interna imbracciato nella sinistra; al di sotto dell'elmo crestato con aderenti paraguance sfuggono i lunghi capelli a boccoli. Accanto a lui è un fanciullo ignudo, privo di iscrizione, indi un vecchio, Polibo. Chiude la scena all'estrema destra Glauco col suo scudiero (?), entrambi a cavallo.

Il Gerhard suppose che avessimo qui Paride, Ettore, Priamo, Ecuba, Astianatte, cioè un episodio dell'epopea troiana, rispettivamente nelle figure di Tox... (che egli leggeva erroneamente κλυτότοξος = illustre nel dardo, fondendovi il nome della donna, Clito), P., Polibo, della donna a colloquio col portatore dell'arco, e del fanciullo, che è probabilmente solo uno schiavetto aiutante i guerrieri nelle operazioni della vestizione. Contrasta con questa ipotesi anche il fatto che la tradizione epica e mitica greca conosce un Polibo re di Corinto, un altro sovrano di Sicione, ecc., onde non si vede la necessità di questa onomastica traslata; anche il nome P. è attestato (cfr. qui sotto, n. 2), per la qual cosa non ha fondamento la spiegazione del Gerhard, Περίϕας = περιϕανής, insigne, splendido, soprannome di Ettore.

Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, col. 1971, s. v., n. 4. Sull'anfora vulcente: E. Gerhard, Auserlesene greichische Vasenbilder, III, Heroenbilder, Berlino 1874, pp. 84-7, tavv. CXC-CXCI; S. Reinach, Rép. Vases, II, Parigi 1900, p. 95, nn. 2-3. Per le iscrizioni: C.I.G., IV, Berlino 1877, p. 103, n. 7381; P. Kretschmer, Die griechischen Vaseninschriften, Gütersloh 1894, pp. 64-5, n. 5.